Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 1 - 15 gennaio 1909

RIVISTA POPOLARE .. 01 Politica, Lettere e Scienze Sociali Oirettore: Prof. NAPOLEONJiUJ OLAJA.NNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese HaHa : anno. lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 ( Un numero separato Cent. 30 4mministrazione: C01·so Vittorio Emanuele, n.0 115 - NAPOLI A11110 XV - Num. 1 ABBONAMENTO POSTALE Uoma, 1~ Gennaio l U09 SOMMARIO Noi: I bollettini militari e l'opera del deputato Micheli - Ragli di muletti. .... marini - La superstizione cattolica cerca sfruttare ignobilmente la sventura nazionale - Verso la pace e verso la maggiore iniquità - Anno nuovo e costumi vecchi di Guglielmone - L'impudenza e l'imprudenza degli organi della Corte imperiale austriaca - I consoli italiani contro l'Italianità nella Dalma1ia - La ghigliottina in Francia - Stefano Canzio - N. C. Felice Dagnino - La Rivista: La grande manifestazione di dolore nazionale - Oott. Nap. Colajannl : Alla vigilia di uns crisi economica ? - V. Galante : La questione della magistratura in Italia dopo le riforme del 1907 - Sperimentalismo sociale - ArrlcoSerpierl: Restauraz:one delle foreste -- Dott. Leone Salvatore: Un grave problema sanitario - Mario PIio: Stelloncini letterari - Rivista delle Htvest,e: La guerra dei nostri tempi (Deutsche Revue) - La marina mercantile e l'uguaglianza della bandiera (Rivista coloniale) - Il fenomeno del rincaro generale delle merci (L'Economista) - Ln lealtà femminile (La Ruvue) - Il temperamento nella politica (Die Zukunft) - Recensioni. GLI fiVVENIMENTI e GLI UOMINI I bollettini militari e l'opera del deputato Mlohell. - La catastrofe calabro-sicula sotto molti aspetti è assai più grave di una guerra combattuta tra uomini; non si trova del tutto inopportuno, perciò che a Messina ed a Reggio sia stato proclamato lo stato di assedio. L'anormalità delle condizioni richiede provvedimenti eccezionali; specialmente dove c'è tutto da rifare e molte cose da impedire. Il guaio sta nella scelta degli uomini, che devono avere in mano i sommi poteri; in questa scelta il governo italiano in genere non è stato mai felice. Per restare in Sicilia e convincersi della esattezza ,uatematica di ciò che affermiamo basta rievocare il nome del generale Morra di Lavriano, Regio Commissario straordinario all' epoca dei Fasci. Oggi si è stati, par~, più infelici del solito colle nomine a Regi Commissari del generale Mazza a Messina e del generale Tarditi a Reggio. Tutti i giornali compresi quelli ministeriali, sono pieni di lamenti, contro la loro opera, quindi noi non abbiamo bisogno di enumerare i provvedimenti improvvidi o crudeli attestanti la l0ro boria e la lor:o insipienza. Della loro opera non rimangono che i Boflettini quotidiani del generale Mazza - quello che minacciò di fucilazione il prof- Albanese, solo perchè la sua nave, i suoi mezzi e la sua opera di chirurgo voleva destinati soltanto ai feriti. Che assurda pretesa neh?--non rimangono ri patiamo , che i Bollettini lquotidiani del generale Mazza, che non sono quelli di Napoleone I e della grande armata ... L'occasione, però, ha rivelato che a Messina c'è un uomo, che ha mente, onore e volontà per agire con sapienza, con rapidità, con sensi di umantà. E' il De-· putato Micheli, il genero e il successore del compianto Basetti, nella rappresentanza parlamentare. Perchè non nominare lui Regio Commissario straordinario 1 almeno a Messina, dove egli ha piantato le proprie tende e dove si moltiplica in prò dei rimasti e per iniziare la risurrezione della bella e sventurata città? Ah no! Egli è un clericale feroce, egli è un borghese ... In quanto al clericalismo l'ostacolo non sarebbe insuperabile. Non se ne scandalizzerebbero i democratici, che in lni ammirano l'uomo profondamente umano. Non dovrebbe rifuggirne il governo, di cui fa parte l'onorevole Tittoni. Ma egli è un borghese .. Ecco la vera, la grande e insuperabile difficoltà. Ma se c'è un ministro della guerra borghese-, perchè non ci potrà essere un Regio Commissario straordinario borghese ? Noi siamo sicuri che a lui ufficiali e soldati ubbidirebbero meglio che ad un gallonato alla rococò, il quale . non ha saputo mettere in evidenza cho la propria inettitudine. + Ragll di muletti ..... marlnl.-Matteo Imbriani chiamava muletti i giornalisti che mangiano alla greppia dello Stato e che non hanno altra funzione se non di vituperare quanti dicono qualche dura ve• rità sul conto dei superiori, che somministrano loro_, più o meno largamente la biada. Napoleone Colajanni ha sentito dietro di sè non poche volte i ragli assordanti di tali muletti; mai, però, furono tanti quanto dopo la denunzia della vergognosa imµreparazione, degli errori e delle colpe del Ministero della .Marina. Egli è divenuto il calunniatore nato e ir:- correggibile ! Lo ha detto l'accusato, il ministro Mira.bello; e ba.- sta. Ma il Ministro ha risposto con sciocche insolenze alle accuse precise e schiaccianti ... e non altrimenti che colle insolenze sciocche. Che importa? Quanto maggiore è la difficoltà della difesa onesta tanto più forti e più accordati devono essere i ragli dei muletti. Ma tutti i più importanti giornali, ohe hanno mandato corrispondenti sui luoghi del disastro - compresi quelli ministerialissimi-hanno dato ragione a Colajanni ... Motivo di più per tentare vanamente di non farla sentire al pubblico. Ma le accuse di Colajanni sono state ribadite inesorabilmente da deputati e senatori ultra monarchici, taluni sfegatati militaristi. .. quali Durante, Orlando di Livorno, Torlonia, Di Bugnano, Arlotta ... Niente paura da parte dei muletti! Colajanni rimane i1 solo, autentico, calunniatore ... Lasciamo che il canagli,1me giornalistico ,continui nel suo mestiere e si g11adagni la biada ragliando e

2 RIVISTA POPOLARE rileviamo qualche osservazione, che vorrebbe essere meno canagliesca. . . . Un giornale Sardo ha rimproverato al Cola1anm la sua ineducazione perchè ha posto un paragon0 - ed i paragoni esso dice sono odiosi/ - tra l'azione della ' ' • marina russe. e qnel la della marina italiana. Il p:.>Veracc10 non sa che in questo basso mondo, mancando un metro mancando l'assoluto criterio per giudicare, non ci è ~he un modo solo per rilevare le deficienze e gli errori alla correzione; quello della comparazione. In un altro più autorevole, nel Popolo romano di Chauvet, un certo~ comandante Ronca.gli si è preso il gusto di rievocar·e un suo articolo di dieci an~i o~ Hono, nel quale in risposta a Casaretto ed a Colarnnm si affermava, che in Italia non c'è megalomania navale, e che per la flotta non bisognava lesinare le decine ~ forse le centinaia di milioni. Ne conclude che se oggi la flotta non ha navi ospedali, se è deficiente e impreparata ... la colpa è di Oolajanni che ha fatto le turpi campagne di accuse contro la megalomania navale ... L'allegro comandante Ronca.gli con sfacciataggine piuUosto unica che rara e con ignoranza semplicemente piramidale arriva ad tdfermare che la mobilitazione per la dimostrazione contro la Turchia nella primavera del 1908 fu veramente compiuta in 48 ore, ma che se ora non si potè ripetere la prova egli è che allora si era ... in aprile e ora si era in dicembre, durante le feste di Natale ... Cosi rimane dimostrato, che non si può essere pronti che... in aprile. Ma i giapponeai assalirouo improvvisamente la flotta russa ... in febbraio. Screanzati ! Ma la. gravità del fenomeno Roncagli v.iene da questa circostanza : La T1ibuna, il giornale ufficioso per eccellenza, nel N.0 del 15 Gennaio ha un' articolo in risposta ad uu intervista del!' Avanti con un ufficiale superiore sulle Leggende della nostra Marina, in cui nè più nè meno si ripetono le amenità del collaboratore del Popolo Romano. Dunque al Ministero della Marina non si sa trovare altra giustificazione della impreparazione se non questa : gue1·ree terremoti sono pregati di sopraggiungere in primavera ! ! I signori austriaci, se non vogliono essere giudicati tali restano pregati di non assalire la nostra flotta ... in Dicembre. Eppure proprio nel mese scorso i pericoli di guerra sono stati più forti che mai!!! Ciò non può interessare il Comandante Roncagli, che non ammette che un possibile nostro nemico turbi le feste del Santo Natale ... Lasciamo da parte le ingenuità grottesche del comandante Roncagli, veniamo al sodo della sua argomentazione ch'è poi quella nota: se deficienzee impreparazioni ci sono nella marina la colpri è di Colajanni che impedì le maggi01·i spese... Maggiori spese ci furono. Il bilancio ordinario della Marina non subi mutamento nel decennio; ma quello straordinario, col quale per lo appunto avrebbe dovuto provvedersi, ad esempio, ad una nave ambulanza - da un milione nel 1897-98 passò a 31,2g4,819 nel 1906-907. La differenza non è piccola. Ma dove la malafede del Comandante Roncagli è addirittura vergognosa è nel tentativo di far 0redere ai minchioni che se maggiori speE<enon si fecero per la marina la colpa -fu... Colajanni. Orbene sa dire questo signore che trova ospitalità nel giornale di Chauvet se e quando il Ministero della Marina domandò milioni e che gli furono negati dalla Camera, senza o con l'opera di Colajanni? Il Parlamento non negò mai un centesimo per le spese militari; e tut,ta l'opposizione assai tie. pida, non del solo Colajanni, ma di tutta l'estrema sinistra nou fu che affermazione platonica; e quando si votarono gli ultimi 150 milioni per la Marina Colajanni non prese la parola e la maggiore opposizione venne alla proposta da un rivoluzionario della forza dell'on. Maggiorino Ferraris ! ** * I giornali più seri, che non si sono associati completamente alle critiche fatte dall'on. Oolajanni un solo rimprovero gli hanno mosso: quello di averle formulate in un momento inopportuno. Ma questo è l'argomento più stantio e sfata.Lo dal1' esperienza. Lasr.iando da parte le minori occasioni nelle quali gli si mosse l' identico rimprovero, ricordiamo che: dissero inopportuno il momento in cui Colajanni denunziò la Banca Romana, perchè si se ·10teva il credito degnamente rappresentato dal sig. Taulongo; dissero inopportune le sue rivelazioni snl proclama di Pefralia e sul trattato di Bisacquino nel 1894 perchè menomava l'opera patriottica di Crispi; dissero inopportune le sue denunzie contro la magistratura perchè non si dovevano discreditare cohro che... vendevano la giustizia; dicono inopp01·tune oggi le sue critiche contro la marina, perehè fanno conoscere allo straniero le sue deficienze, mentre bisogna aspettare un'altra Lisca per fargliele apprendere ... Insomma per i prudenti e sapienti critici dell' on. Colajanni si devono chiudere le stalle solo dopo che sono scappati i buoi. Cosi le critiche sono inopportune quando dev0no servire a prevenire i malanni.; e sono perfettamente inutili quando i malanni ci hanno colpito! + La superstizione oattolloa cerca sfruttare Ignobilmente la sventura nazionale. Un giornale clerico-nazionalista di Parigi ha osato affermare, con balordaggine superata soltanto dalla inumanità, che il disastro spaventevole che ba colpito Messina risponde alla previsione della pastorella di La Salette e si. deve al fatto che da Mes8ina nel 1860 salpò Garibaldi per la operazione massonica, di cui lo scopo reale era la disfruzione del potere temporale. Insomma il terremoto non fu che l'effetto della collera di Dio..... A questi stupidi e scellerati clericali francesi ha risposto nell' Aur01·e Paolo Giacinto Loyson con queste nobili parole: < Prendiamo atto, signore, dell'abbiezion,e della vostra fede, e la confermiamo per vostra onta. E il vostro Dio, è il vostro Dio Moloch, il vostro Dio Sciacallo che per vendicarsi di Garibaldi e compiere l'oracolo di La Salette ha schiacciato 150 mila di queste creature sotto le rovine fumanti della Sicilia. Degli esseri umani hanno agonizzato per otto giorni fra torture di cui Daute stesso avrebbe avuto paura: è per sua gloria I Migliaia di uomini fuggendo sono impazziti per averle vedute: è per sua vendetta ! Delle madri hanno cullato sul loro seno le teste troncate dei loro bambini; è per sua gioia , è per sua volnttà ! Ecco il vostro Dio ! L'avete detto. Il vostro Papa stesso ha dovuto rinnegarlo: egli contende ai suoi ar-. tigli i superstiti , apre le porte ai e reprobi >, in via loro dei letti dal Vaticano. Roma, la causa dell'immolazione, Roma. stessa ha avuto più viscere. Ma una cosa almeno deve essere stabilita, prima che i nostri confratelli d'Italia siano colpiti di stupore leggendo l'articolo citato da noi; ed è, che se era riservato alla lingua francese l'obbrobrio di esprimere tali brutalità la stampa francese è la prima a sconfessarlo con tutto il suo schifo , ponendo coluro uhe l' hanno osato al bando della Francia e della nmanità >. In Italia il fanatismo clericale non ha avuto la sfacciataggine di quello francese; ma ha cercato tirare acqua al proprio mulino , ribadendo le più vergognose superstizioni nell'animo di popolazioni abbrutite dalla miseria e dall'aualf~betidmo, affermando scioccamente che se certi paesi sono stati s!l!vati dal terremoto ciò si dovette all'intervento miracoloso dei rispettivi santi protettori e madoc.ue protettrici. Co::;la Cutania, all'indomani del terremoto si portò in giro µer la città i.l:velo di S. Agata; ad Aci S. Antonio la popolazione delirante rendeva 0111aggiocon banda e mortaretti a S. Antonio

RIVISTA POPOLARE 3 protettore, altrove si festeggiavano solennemente Madonne con diversi cognomi; e sempre perchè avevano fatto il miracolo di salvare i rispettivi paesi protetti da loro..... Oggi, ali' alba del secolo XX, dovrebbe sembrare superfluo, anche ridicolo, il compito di combattere cosi sciocche superstizioni alimentate dall' affarismo pretesco, che verrebbe, forse , rinnovare a proprio benefizio le aberrazioni dell' anno Mille, quando in attesa della profetizzata fine del mondo, preti e frati si arricchirono colle donazioni degli imbeeilli che in tal modo credettero assicurarsi un posto in paradiso. Ma giacchè il tentativo di fanatizzare gl'ignoranti in Sicilia è stato fatto , e non senza successo in alcuni punti, rrediamo opportuno di aggiungere una breve osservazione all'eloquente apostrofe del Loyson. Messina si sa che è sotto la protezione della Madonna della lettera. La si chiama Madonna della lettera perchè la madre di Gesù Cristo quando i santi apostoli, anzi il capo degli apostoli S. Pietro, se ben ricordiamo, vennero in Sicilia a predicare il Vangelo, si degnò di scrivere una lettera affettuosa , tutta· di suo pugno, ai buoni cittadini di Messina ...... Messina adnnqne era sotto la protezione della Madre di Dio; e Messina ci teneva tanto alla sna protettrice, che da parecchi anni era governata da 11nConsiglio comunale in grande maggioranza clericale e sottoposto agli ordini del Cardinale. Se Messina, cattolica e clericale, fu sempre bersagliata dai terremoti , mentre Costantinopoli turca e Londra protestante ne furono sempre preservati non sarehbe lecito desumerne. che ad allontitnare il terribile flag-elio valga di più la credenza in Maometto e il ripudio delle credenze cattoliche che la protezione della Madonna della lette1·a , Ancora. Se il velo di S. Agata-chiaritosi del resto del tutto impotente ad evitare la distruzione per terremoto di Catania nel 1693-e la statua di S. Antonio valsero ora a preservare i rispettivi paesi dal terremoto, non si dovrebbe argomentarne che la Madonna, la Madre di Dio , presso il Padre eterno conta meno di altri santi? O si deve supporre che si fosse vergognosamente addormentata e avesse dimenticato i propri protetti nell'infausta alba del 28 dicembre 1908? Di piu. La Madonna, la Madre di Dio, è una: i cogeomi diversi la lasciano una e sola. C!:ie la si adori sotto il nome di Madonna della lettera come a Messina o di Madonna del Carmine, come a Napoli, o di Madonna di ·vattela a pesca in cento altri Riti è sempre la stessa Madonna : di Madri di Dio non ce ne dovrebbe essere che una I Ora delle due l'una: o la stessa Madonna è impotente a Messina e miracolosamente efficace altrove e si cade nell'assurdo; o la stessa Madonna protegge una città e colpisce un' altra che le è più devota e si cade in un altro più grave incouvenienté , perchè la si dovrebbe giudicare capricciosamente malvagia ..... Abbiamo toccato queeto tasto con viva ripugnanza; ma il fanatismo dei preti e l' ignoranza crassa di talune popolazioni ci ha imposto questo doloroso dovere. + Verso la paoe e verso la maggiore lntqultA. - L'accordo t.ra la Turchia e l'Austria-Ungheria è raggiunto e il pericolo di guerra imminente sembra scongiurato. Non mancano le critiche vivaci ed anche giuste a.Il' accordo; vengono dalla Russia, dalla Serbia, dal Montenegro, da quanti in ogni parte del mondo dell'opera della diplomazia non vorrebbero vedere esulata del tutto la giustizia. Ora tra le ingiustizie diplomatiche del momento attuale la maggiore e più dolorosa certamente è quelle che si riferisce alla sorte di Creta, che rimane sotto il dominio sovrano della Turchia e di cui non si riconosce il voto per l'annesneeeione aJla Grecia, mentre si riconosce il fatto compiuto per la proclamazione della indipendenza della Bulgaria. La disparità di trattamento è veramente scellerata. Bene ha fatto, a.dunque, l'on. Galli a presentare unll. interpellanza sulle dichiarazioni del Gran Visir, fatte nella Camera dei Deputati della Turchia, che vorrebbero fare ritenere definitiva la soggezione di Creta ali' Impero Ottomano-di Creta eroica, che tanto saugue ha sparso per ottenere l' unione alla Grecia. Noi della soluzione pacifica di questa fase della quistione balcanica siamo lietissimi, perchè i danni di una guerra europea sarebbero stati di gran lung.a superiori ai benefici morali e politici, che avrebbero potuto derivarne. Vorremmo augurarci, però, che la diplomazia europea e sopratutto quella delle quattro potenze che comandano realmente nell' isola di Creta sentisse un pò di pudore. Riconoscendo l' nnione di Creta alla Grecia non si provocherebbe che una platonica protesta della Turchia ; e noi siamo sicuri, che i giovani turchi pei primi finirebbero coll' adattarsi al fatto compiuto; tanto più che la Turchia non ese1cita più alcun dominio su Creta, dove comandano le quattro potenze - Inghilterra, Russia, Francia e Italia - che si assuusero la missione di ristabilirvi l' ordine. In questo caso la Turchia liberandosi di questa effimera sovranità ci guadagnerebbe anche in dignità. + Anno nuovo e costumi vecchi di Gugllelmone. - Roberto Michels ci ha dato la macchietta o il macchione dell'Imperatore di Germania e ci ha fatto sapere come e perchè il popolo tedesco lo tollera e sino ad un certo punto lo ama. L'articolo di Michels doveva essere pubblicato nel numero del 15 dicembre , ma per vari motivi non potè esserlo che pochi giorni or sono. Se egli lo avesse scritto dopo il primo gennaio avrebbe arricchito ·10 schizzo coll'ultimo suo discorso ai generali dopo lettura ed a commento di un articolo del generale Schlieffern, ex capo dello Stato maggiore. Come ad un collega in giornalismo la Deutsche Revue gli aveva comunicato le bozze di stampa. In questo discorso-commento l'Imperiale Tartarin si mostrò pessimista ; e non a torto : chè , in verità, mercè la politica di Guglielmo II, la Germania è circondata da inimicizie e da diffidenze. Perciò egli volle sapere se poteva sempre contare illimitatamente sui suoi generali. Si capisce che la risposta fu affermativa. Questa rentr~e dell'Imperatore nella politica estera ha eccitato il ma.l'umore della stampa, che non ha dimenticato l'affare del Daily Tel.egraph, la ramanzina che gli fece il Reichstag e la sua solenne promessa ... di non accordare più interviste politiche. Noi non prestammo fede a tale promesse, come non ne prestiamo a quelle dei ragazza.Mi viziati. Ben altre lezioni occorrerebbero per indurlo a mutare costumi, che non siano quelle verbali. Bisognerebbe costringerlo, per lo meno , a mutare aria. E i socialisti 'tedeschi non hanno la forza di costringerlo. Aspettano la catastrofe marxista ?! + L'Impudenza e l'Imprudenza degli organi della Corte Imperlale austriaca- - Nella una. nimità del dolore, cui ha partecipr.to tutto il mondo civile per la sventura, che ha colpito la Sicilia e la Calabria accanto alla nota vergognosamente stonata del giornale nazionalista francese, di cui ci occupiamo in un altro stelloncino, va rilevata quella peggiore di alcuni giornali di Vienna quali la Volkszeitung, il Montags l' Armk Zeitung ... Essi rispecchiano il pensiero dei clericali e dei militaristi; ma specialmente rispecchiano quello dell' Arciduca Ferdinando, il futuro Imperatore d'Austria-Un-

4 RIVISTA POPOLARE gheria, e di tutti gli Arciduchi che formano la Corte Dicono quei giornali che il terremoto è stata nna terribile lezione toccata agli I tali ani e che dovrebbe persuaderli a badare ai fatti loro e a non ingerirAÌ nella grande politica interns.zionale. So~giungono, con singolare sfacciataggine, che si dovrebbe amqiirare la grande generosità dell'Austria, " che non approfitta « della catastrofe siciliana per passare la frontiera e e invadere l'Italia ..... • Nessuna parola sarebbe bastevole, per quanto rovente, a stigmatizzare siffatto linguaggio, incomprensibile in bocca di alleati, indegno di uomini civili, che hanno cuore ed in coot1·asto tanto stridente con quello di tutte 1e altre nazioni del mondo. Nè a diminuire la dolorosa impressione di tali sfoghi sciacalliani dei clericali e dei militaristi austriaci può bastare la nota dell' ufficioso Fremdenblatt, che vorrebbe togliere importanza ai cennati giornali. Il linguaggio degli organi delle Corte austriaca. è l'indice più sincero dei sentimenti, che vi prevalgono e di ciò che dobbiamo e possiamo attenderci da un giorno all'altro. Il monito è severo e non andrà perd11to. Riesce più doloroso a noi, che per le ragìoni tante volte esposte avevamo sperato che i due paesi a.l di quà e al di là dell'Isonzo potessero vivere sempre in pace; ma non dobbiamo e non possiamo dimenticarlo, I giornali austro-ungarici non si sono mostrati solamente impudenti ed inumani; ma a,nche imprudenti. Essi dimenticano che l'Austria è circondata da nemici, che aspettano il momento opportuno pe~ isbranarla. E se l'Italia. in quel momento si nnisse a loro? • I consoll ltallanl contro l'Italianità nella Dalmazia. - L'Austria ne ba fatto una delle sue : ha sbandito la lingua italiana come lingua ufficiale dalla Dalmazia.· I vi prevalgono gli Slavi-croati e se si fosse preteso che essi non dovessero servirsi della propria lingua negli atti ufficiali si sarebbe preteso cosa assurda ed ingiusta; ma tutti gli Slavi-croati intendono l'italiano, ch'è l'idioma, che li ha iniziati alh, civiltà. Perciò si poteva lasciare l'una e l'altra lingua.L'Austria, invece, mentre nega l'Università agl'italiani dell'Impero, dà un altro colpo all'italianità sbandendo la lingua di Dante dalla Dalmazia. Come se non bastassero le ostilità contro gli italiani da parte del governo austriaco, ai loro danni cospirano quelli che dovrebbero esserne i naturali difensori, cioè i consoli del Regno d'Italia, se è vero ciò che dice il Ris01·gimento di Zara. I vi c' é un Regio console , che tutte le sue simpatie le riserba ai Croati alle cui feste e solennità si affretta ad intervenire. Invece rifugge da quelle degli italiani, come se fossero degli appestati. Gl'Italiani della Dalmazia sperano che Barzilai porti la coea alla Camera; e noi ci associamo a loro, quantunque convinti della inutilità del richiamo . • La ghigliottina In Francia. - Ci manca tempo e spazio per dire all'orrendo spettacolo che la Francia ha dato colla quadruplice esecuzione della pena di morte di Bethune; ce ne occuperemo ampiamente nel prossimo numero. + Stefano Canzio. -- Mentre siamo in macchina e lei manca ìl tempo per dirne diffusamente, ci giunge da triste nuova deìla morte di Stefano Canzio, vittima el proprio cuore e del proprio coraggio. Una polmo- !-ite presa per dar opera e consiglio nello spegnimento di un incendio, ha spezzato una vita spesa tutta per la patria. Stefano Canzio fu uno dei generllli che e del suolo plebeo la patria esprime » di quei generali che nascono ed operano in tempi eroici, come quelli che circondarono Napoleone e Garibaldi. E Canzio fq tra i più cari all'Eroe, che gli dette in moglie la figliuola Teresita. Fu uno dei mille; fece la campagna del Trentino, fu a Mentana e a Digione, dove rifolse il suo valore al comando dell'esigua ma eroica cavalleria dei volontari dei Vosgi .A Prenois, sopratutto, egli si copri di gloria.. Fu p8r poco tempo rappresentante di Ferrara alla Camera. Propose, uno dei primi, la. riduzione della reo - dita. Studiò e formulò un progetto di organizzazione militare che ci avrebbe dato un esercito più agile, meno costoso e meglio rispondente ai fini della difesa nazionale. Ne ebbe molte lodi, ma il progetto rimase progetto perchè l' elemt>nto militare lo combattè vigorosamente. E l'opposizione si spiega: Stefano Canzio era un generale che aveva guadagnato il diritto a comandare, guardando in faccia al nemico e conducendosi eroicamente al fuoco, mentre gli altri sono i generali di Custoza e di Adua, quei generali cbe hanno bisogno di settimane per studiare il piano di salvataggio per le vittime dei tremuoti. E tra un generale degno della epica Musa d'Ariosto e quelli che tutto al più sono degni di quella allegra di Offembach, il mondo ufficiale italiano non poteva esitare nella scelta. Canzio muore a 72 anni, un'età che non gli pesava sulle spalle vigorose e che non gli impediva di lavorare come un giovine di trenta e di correre a portare il suo aiuto in un incendio. Come è triste vedere ogni giorno assottigliarsi le fila di quegli uomini che poco o nulla pensarono a sè stessi e che tutto dettero per darci una patria; uomini che non vissero 1-,er buscar ciondoli e medaglini, ma per rendersi ntili, sempre che furono richiesti della loro opera e del loro consiglio ! NOI Felice Dagnlno. - Il vecchio cospiratore, il più vecchio ed uno dei più cari tra. gli amici di Ginseppe Mazzini, che fu tante volte ospitato in sua casa. e nella villa Giuseppina, è morto nella fede repubblicana immutata! Egli scompari in un momento in cui l'Italia ha rivolto la propria attenzione alla grande catastrofe della Sicilia e della. Calabria; perciò la sua morte è passata quasi inosservata. Chi scrive lo conobbe nel 1868 per mezzo di una lettera di presentazione di Mazzini e ricorda ancora dopo quarant'anni con quanta emozione entrò nel fa. moso Caffè del teatro Carlo Felice per consegnargliela. D'allera in poi restò sempre legato a lui da affettuosa amicizia. N. C. AI NOSTRI ABBONATI-Preghiamo vivamente i nostri abbonati di volerci mandare, senza alcuna responsabilità da parte loro, indirizzi di amici e conoscenti che possano, con probalità, abbonarsi alla rivista. Li preghiamo ancora , volendo diffondere la Rivista , che riteniamo utilissima per la formazione del carattere, tanto deficiente in Italia, di voler procurare qualche nuovo abbonato.

RIVISTA POPOLARE 5 La~ranm~a~ensitfaziane ~i~alanraezionale Quanti hanno assistito alla seduta della Camera dei Deputati del giorno 8 corrente ne hanno riportato una impressione profonda , incancellabile. Dai più vecchi frequentatori di Montecitorio non si ricorda nulla di simile. Il numero degli intervenuti era enorme·; le tribune erano gremite come mai non si erano viste; ma più che del numero la grandiosità della n.1ani• festazione risultava dalla commozione , dal dolore intenso che si leggeva su tutti i volti, dalla unanimità dei sentimenti, che tutti esprimevano. Clericali e liberali, destra e sinistra, monarchici) repubblicani e socialisti erano accomunati in un solo sentimento. E con ragione. L' immane catastrofe, che aveva straordinariamente fatto riunire la Camera dei Deputati, per la perdita <li uomini, pel numèro dei feriti, per 1a distruzione di due belle e rigogliose citta e di gran parte delle rispettive provincie equivale ad una serie di battaglie sanguinose perdute, dei più disastrosi bombardamenti che si siano avuti nella guerra , del disperdimento in tutte le direzioni di un grande esercito i cui componenti hanno portato dapertutto il terrore ! Quando il Presidente della Camera , commosso e lagrimante si levò, un brivido corse per tutta l'assemblea, e tutti, quasi spinti <laun meccanismo elettrico si levarono silenziosi in piedi. Molti, giovani e vecchi, piangevano. Il discorso elevato e sobrio dell'on. Marcora pronunziato con voce interrotta dai singhiozzi, seguito da quello non meno opportuno del Presidente del Consiglio, rispecchiò degnamente i sentimenti che animavano l'assemblea. L'applauso entusiastico scoppiò nel momento in cui l' on. Giolitti promise solennemente che Messina e Reggio risorgeranno dalle rovine e che lo Stato italiano ne assumeva formalmente l'impegno. E questo fu atto di virilità necessaria nel momento della sventura inenarrabile. Nessun dubbio : la manifestazione dei giorno 8 fu la riaflermazione spontanea, unanime, profondamente sentita della unita morale d'Italia. Essa conferma il pensiero di Ernesto Renan, e cioè : che il ricordo delle comuni sventure è uno dei fattori più poderosi del sentimento nazionale. La Rivista Allavigilidaiunaeriseieonomiea? (,) . Nicola Trevisonno, un sindacalista buono, modesto e studioso, ha pubblicato nel ~ Giornale degli Economisti (Novembre) un importante articolo dal titolo: Altre crisi economichein vista. (La condotta di Istituti di emissione e di banche di credito mobiliare in Italia e altrove), cui ne dà una maggiore le I usinghiere e gravi parole di presentazioue, fattane dal principe degli economisti italiani : da Mafieo Pantaleoni. ( r) Questo articolo dove va essere pul:blicato nel numero del r 5 Dicembre 1908; e non lo fu per vari motivi. Intanto il Trevisonno nel G. degli economisti di dicembre ne ha pubblicato un altro interessante, men partigiano e pessimista, aull'eserci,io delle ferrovie dello stato. Mi pare utile riassumerlo e farlo segmre da poche considerazioni. I. Dice il Trevisonno: « Leroy Beaulien è stato troppo ottimista giudicando che la crisi degli Stati Uniti sia entrata nel periodo di convalescenza. L'ottimismo è derivato dal fatto che egli non portò la sua attenzione su tutti gli elementi della situazione. Comunque se passa la crisi americana che ebbe le sue gravi ripercussioni in Europa , e specialmente in Germania, pare che se ne prepari qualche altra in lta!ia, che dalla prima fu la meno colpita». « E' doveroso anzitutto constatare che gli Istituti di emissione segnano un grande, un colossale progresso, nelle loro condizioni, paragonando quelle attuali con quelle del 1894 >>. « La Banca d'It,,lia, che in una alla eredita della Banca Romana alla fine di quell'anno aveva circa mezzo miliardo d'immobilizznioni, le vide ridotte a 40 milioni nel 1907. Risultato eccellente, per quanto attenuato dal fatto che in esso entra la riduzione del capitale sociale. Comunque alla fine del 1907 il patrimonio della Banca era già risanato, il capitale sociale ricostituito, la riserva intatta in 52 milioni di lire, pari al 29 °lo del capitale. Sotto questo aspetto La Banca d'Italia si trova in condidizione migliore di altri Istituti di emissioni esteri», « La circolazione sua alla fine del 1907 aveva il 78 °/0 di riserva metallica, che in cifra assoluta Jmmontava a 1,250 milioni. Il progresso è stato colossale. I tre Istituti di emissione alla fine del 1894 avevano una riserva metallica di 513 milioni; la videro tuplicata a 1588 milioni nel 1907, mentre la loro circolazione aumentava appena del 74,80 °/°, passando da 1051 milioni a 1837. La proporzione tra la riserva e i bigliet ti (escius;;1la riserva dei debiti a vista) eh' era del 44,33 °/ 0 nel 1894 saliva a 73,30 °/0 nel 1907. « In Francia e in Germania c'è stata diminuzione nel rapporto; lieve aumento in Austria-Ungheria. Il merito principale del lieto fenomeno spetta al paese che ha lavorato ed ha risparmiato ». « Col risanamento della circolazione, colla scomparsa del cambio, l'Italia esce dall' isolamento monetario ed è esposta a subire più direttamente e più vivamente il contraccolpo e l'urto delle vicende del mercato internazionale del denaro. E fu la savia condotta della Banca d' Italia che permise nello scorso anno l'aumento della sua massa metallica senza inasprimento del cambio ed a tenere la ragione dell' interesse in una misura inferiore ai mercati monetari del mondo - eccettuata la Francia ». « Nel 1908 le cose mutaro:10 e spuntarono i segni precursori di una crisi minacciosa dovuta agli eccessi della speculazione e alla insana politica finanziaria del governo ». « C'è una crisi di sopraproduzione - produzione maggiore del consumo - sul vino, nelle industrie siderurgiche e minerarie, nelle industrie chimiche; c'è la deficiente raccolta del grano; e' è il disastro delle ferrovie ec. Si aggiunge la causa soggettiva di sfiducia e di scoraggiamento del mercato ». « I corsi dei principali valori nazionali, riflettono in una certa misura la situazione del paese .. Ed

6 RIVlSTA POPOLARE essi sono enormemente deprezzati. Il rialzo delle rendite costituisce una non confortante contropartita del fenomeno. Poichè se la rendita è ad un prezzo così elevato , ciò dipende dal fatto ehe il denaro sfiduciato dalle insidie del mercato, trova più conveniente lasciare gl' impieghi aleatori e ricercare la rendita con un interesse minore, ma sicuro». « Altro indice di depressione è quello della bilancia economica; che ci è sfavorevole. L'eccedenza delle importazioni sulle esportazioni è cresciuta da 323 milioni e mezzo nel 1905 a 760 milioni nel 1907 ». « Il fenomeno è tanto più grave in quanto la importazione dei metalli preziosi - non calcolata nel primo dato - ch'era stata di 83,328,300 lire nel 1908 contro una esportazione di 3,711,300 nei primi otto mesi del 1908 la importazione discese a 7,507,500 e la esportazione a 10,249,000. Questa emigrazione delle risorse metaliche per l' estero caratterizza tutte le vigilie delle grandi crisi economiche: il capitale estero che non si sente sicuro nel nostro paese riemigra per l'estero per trovarvi un compenso rimuneratore più sicuro ». o: Altro indice delle crisi sta nell' aumento dei fallimenti; che per quanto si sa nel 1908 presentano un aumento di almeno il 15 °/0 a contronto della· progressione degli anni precedenti. I fallimenti più colossali nel 1908 sono stati quelli delle industrie cotoniere che han risentito pure della scossa prodotta della gran~e serrata inglese »;· l< Le stanze di compensazione offrono anche esse segni <li depressione. Si erano fatte operazioni in quella della Banca d'Italia a Genova, Milano, Roma, Firenze, per circa 38 miliardi nei primi otto mesi del 1906; si salì ad oltre 39 nel 1907; si discese a poco più di 28 nel 1908 ». « La speculazione di borsa ci dice che il cambio su Parigi cominciò ad esserci sfavorevole; e lo è più che durante la crisi acutissima degli Stati Uniti nell'autunno del 1907 ». « Infine: la rapidità con cui si svolge la circolazione monetaria; la instabilità dei noli marittimi; la diminuzione di rimesse di danaro dei nostri emigrati sono altrettanti motivi di sconforto ». ccIl denaro sconfortato dagli impieghi aleatori affluì nelle Casse postali di risparmio, perchè era impiego alieno da rischi. Infatti nel 1907 i depositi aumentarono del 19,079 °/0 sull'anno precedente mentre nel 1906 l'aumento era stato dell'8,631 % e non aveva mai superato il 13,144 °fo. E tutto questo denaro fu assorbito-una vera spoliazione 1dall' azienda ferroviaria. E se domani la erbi costringesse i depositanti a ritirare i propri risparmi per far fronte ad altri bisogni, es~i non riavrebbero in cambio che... semplici certificati delle ferrovie dello Stato! » cc L'azione dello Stato è degna di critica perchè mentre esso colle sue leggi sorveglia gl'Istituti di emissione , lascia liberi altri Isrituti di credito. Così mentre la Banca d'Italia era intenta a riedificare, altre Banche private si adoperavano a demolire. Non sono bastate le rovine dei mobiliari nostrani e stranieri, per aprire gli occhi ai direttori internazionali degli Istituti italiani 1 » « L'azione morbosa esercitata dalle Banche di credito risulta evidente dall'esame comparativo di lacuni capitoli del Bilancio del Credito italiano e della Banca Commerciale da un lato; del Crèdyt Lyonnais, della Societè generale, dal Comptoir nationale rl'Escompte, del Crèdit Industriel et Commerciai e della Societè Marseillaise àall'altro: Istituti ltalian i Istituti francesi Titoli di proprietari ec. 12,31 °lo 3,86 °lo Portafoglio 38,00 • 54,32 1 Riporto 59, 14 • 9,53 11 « I due istituti italiani contro una somma di 216,000;000 fornita dal pubblico hanno una somm::i. di 226,000,000 di riporto; in Francia contro 3,270 milioni non si hanno che 400 milioni di riporto >>. « Destinare la maggior parte delle risorse degli Istituti, costituite prevalentemente dal denaro pubblico, raccolto sotto varia forma , in impieghi di valori pubblici - dei quali sarebbe interessante forse edificante conoscere il dettaglio - e in operazioni di carattere speculativo, e quindi al massimo grado rischiose, significa astrarre completamente dal considerare i pericoli ai quali si è esposto ; significa andare incontro al pericolo della paralisi ; significa preparare da sè la crisi; significa preparare la catastrofe dal momento in cui il pubblico corre a ritirare i depositi e questi si trovano immobilizzati in titoli in portafoglio che non sono rapidamente realizzabili ». « Le conseguenze dell'azione esercitata dalle Società di credito si possono misurare dalla gonfiatura borsistica dei valori delle società per azioni, che risulta da questi dati: Capitalenominaledelle società per azioni italiane 1 Gennaio904 1 Gennaio905 1 Gennaio906 1 Gennaio907 Lire Lire Lire Lire I ,584,000,000 I ,936,000,000 2,338,000,000 2,52 I 1000 1000 Valoredi borsa delle azionimedesime 31Dlcemb.904 30 Seltem.905 30 Novem.906 30 Ottobre907 • Lire Lire Lire Lire 2,418,600,000 3,277,000,000 3,716,900,000 3,263,000,000 153 °lo- 1,j9,25 °lo• 158,86 °lo 122,74 °lo E sicçome i valori più seri non avevano a quelle date partecipato al movimento generale di rialzo se ne deve argomentare, che mentre in media la plus valenza massima (nel 1905) fu del 69,25 per cento, non pochi valori erano più che duplicati. « Nessuna meraviglia, quindi, se avvennero de~ fallimenti e si deve alla Ban(a d'Italia, se non s1 ebbe una vera catastrofe. Essa salvando la Bancaria mostrò, come si possono fare dei salvataggi bene in tesi; e in tale occasione introdusse una novità : fece assumere agli amministratori della Bancaria una personale responsabilità » « Gl'Istituti di credito entrano nell' ingranaggio della speculazione emettendo le azioni del _valore nominale di 100 lire, a 200 ed anche a 300. Se il pubblico non corre a comprarle grossi stok di azioni rimangono in loro possesso e ne sostengono il prezzo nella speranza di venderle; considerando che il pubblico in generale compra sempre quando i prezzi sono alti e vende quando sono bassi. « La speculazione, in mancanza del capitale, sapendo che gli Istituti sono interessati a mantenere il prezzo compra a fine mese; ma ha bisogno di • dare i titoli a riporto. In sostanza i titoli rimangono dove sono; ma passano dal conto dei titol~ di proprieta a quello di operazioni di riporto. Gh Istituti poi spingono in alto i prezzi per scaricare

R I VI S T A PO PO L A k E 7 sul mercato, nei momenti della esaltazione, i titoli, che hanno in portafoglio; e quando lo scarico è avvenuto provocano il ribasso essi stessi-lesinando il denaro pei riporti o facendolo pagare troppo caro - per ricomprarli e realizzare vistosi guadagni, col più sfacciato aggiotaggio ». « E' necessario adunque che lo Stato intervenga per frenare lo slancio e l'ardimento nella speculazione delle nostre Banche, a tutela anche del pubblico che affida ad esse i propri capitali. « Se s'ingerisce delle Casse di risparmio, b cui azione è frenata dalla legge, può ingerirsi pure degli Istituti di speculazione ». « Anche quando si e parlato di fatti criminosi, come fodicano alcune inchieste giudiziarie eseguite a Genova ed a Milano, la speculazione disonesta è rimasta indisturbata per influenze politiche. C' e da sospettare che ci sia questa influenza pel fatto che la Banca commerciale su nove consiglieri italiani, ha sei senatori ed un deputato ; il Credito italiano ha due senatori ed un deputato ». « E' necessario, quindi, per ragioni politico-morali di diminuire il contrasto tra il regime di massima libertà, di cui godono gl' Istituti di speculazione e quello limitativo degli Istituti di emissione ». « Un provvedimento che s'impone è quello di restituire maggiore ampiezza agli Istituti di emissione, di accogliere i depositi e togliere i limiti imposti dalla legge bancaria del 1893 per favori re le banche libere di allora ch'erano ìl Credito momiliare e la Banca generale. « Ma non ostante questi freni, siccome gl'Istituti di emissione sono più sicuri, i depositi sono cresciuti di circa 109 milioni a 31 ottobre 1907 a l50,6 a 20 febbraio 1908. Ed è questo uno degli indici della paura che ha il pubblico e della sfiducia sulla speculazione ». « Il passato , perciò, ammonisce che si devono frenare gli Istituti liberi che colle loro speculazioni sono i veri fattori della crisi. Ma il governo invece di escogitare rimedi emette titoli ferrovia rii , per assorbire gli altri pochi risparmi, che restano sul mercato! « I provvedimenti opportuni sarebbero i seguenti: 1. Giovare alle industrie col liberismo , specialmente coll'abolizione del dazio sul grano, che scemerebbe il costo della vita ». « 2. Impedire che qualsiasi lstituto bancarit) investa i depositi a risparmio in imprese industriali. « 3. Obbligare le Banche di speculazione a pubblicare ogni sabato o in ogni decade la propria situazione in modo chiaro e sincero , col diritto nel governo di verificare l'esattezza delle situazioni ». « 4. Invitare le Casse ordinarie di risparmi e le Banche popolari a federarsi , per facilitare la circolazione dei risparmi da una regione all' altra nei momenti di crisi ». « 5. Favorire la corrente migratoria verso paesi dove la vita, la libertà e gli averi sono validamente garantite ». « 6. Far cessare gli attuali sperperi ferroviarii o per lo meno impedirne di maggiori ». « 7. Fare che lo Stato non chieda nuovi sacrifici al paese e nuovi crediti al mercato, evitando la emissione del nuovo titolo ferroviario ». II. Le osservaz10me mie saranno brevi. Mi associo pienamente alla cnt1ca severa che il frevisonno fa all'azione delle Banche private di credito - e tipicamente alla Banca Commerciale e al Credito Italiano - in favore della speculazione e riesce assai istruttivo il confronto tra le Banche trancesi e le italiane sulla parte assegnata ai riporti che rappresentano uno degìi espedienti più comodi per coloro che esercitano il criminoso agiotaggio. Per lo stesso motivo, però non sò dargli ragione del giudizio severo, che emette contro la legge bancaria del 1893 che pose freni ai depositi presso le banche di emissione. Quei freni erano necessari perchè gli Istituti che hanno in cassa molti milioni cercano impiegarli; e quando utili investimenti non t~ovano, si danno quasi per necessità alla speculaz10ne. Ciò aveva insegnato l' esperienza precedente. E le Banche private, in parte, alla deplorata speculazione, oggi forse si danno per investire comunque; depositi copiosi. Ciò spiegherebbe il fenomeno, non lo ginstificherebbe. La 'Rjvista sin dai primi numeri dello scorso anno biasimò aspramente esaminando le conseguenze ddla crisi americana, la gonfiatura borsistica dei titoli industriali e bancari, che doveva inesorabilmente cot1durre alla loro caduta. Anche ciò insegnava l'esperienza del periodo 1881-87. E' poi assolutamente contraria alla verità la spiegazione maligna che il Trevisonno dà della limitazione imposta dalla legge del 1893 ai depositi presso le Banche di emissione. « Si volle favorire il Credito Mobiliare egli dice ! » Ma il Frascara che lo rappresentava, anzi lo riassumeva, fu uno degli avversari più acerbi della legge bancaria del 1893 ed il Credito mobiliare, quando la legge fu votata era già fallito ! Esagera alquanto l'impartanza dei fallimenti come indici di una crisì prossima. Come, poi, la serrata dei cotonieri inglesi abbia danneggiato i cotonieri italiani e ne abbia provocato i fallimenti non so vedere. La serrata diminuendo la produzione inglese, invece, avrebbe dovuto giovare a1 produttori italiani. Non attribuisce il giusto peso alla· ripercussione della crisi americana sulla vita economica italiana e su tutto il gruppo finale degli indici di crisi, che si connettono al fenomeno della emigrazione e sulla industria dei trasporti. Tali indici si può essere sicuri che muteranno a misura che le condizioni della repubblica nord-americana miglioreranno. Invece sono di accordo con lui, e perciò col Pantaleoni che ne è il patrono, nel giudicare le conseguenze della sopraprod uzione del vino. Ma qnesto dato non induce al ravvedimento l'impenitente liberista agrario? Che CQSadovrebbero coltivare questi poveri diavoli di proprietari di terre ed i contadini se la vite è una sventura, se gli agrumi non vanno più , se il grano, dato il regime <li libera concorrenza non dovesse più essere coltivato? Dovrebbero darsi all'allevamento del bestiame? Ma pensì il Trevisonno, pensi il Pantaleoni, che allora, specialmente nel mezzogiorno e in Sicilia dove la pastorizia brada s'impone, che allora bisogna sfollare la terra dei suoi abitatori: i montoni dovranno magiare gli uomini ! Quali siano le grandi muncipalizzazioni, che in ltali:1. possano contribuire a generare la crisi, in verità , non so ; e amerei conoscerlo. In ogni modo bisogna protestare contro il significato che si da

8 RlVlSTA POPOLARE all' aumento della nostra rendita 3,75 0 f°. Se il fenomeno deve attribuirsi allla sfiducia del capitale ad investirsi sugli altri impieghi aleatori se ne potrebbe conchiudere che il rinvilio degli altri titoli di Stato stranieri dovrebb essere assunto come indice di prosperità delle altre nazioni, che pur se ne dolgono amaramente. E dire che i piagnoni italiani per tanti e tanti anni nel corso basso della nostra rendita pubblica trovarono un indice di depressione .... Non dubiti, però, il Trevisonno ; il ribasso lo vedremo, se, come è assai probabile, ingenti spese militari saranno votate, e se dagli avanzi moderati nel nostro bilancio passeremo ai deficit classici del 1888-94 ! Dissi che le Banche di emissione prima della legge del 1893 e quelle di credito oggi in parte furono sospinti a favorire la speculazione per investire comunque i depositi. Ma questi benedetti depositi in quale ramo dell' attività economica devono essere investiti se quasi tutte le industrie so120 in crisi di sopraproduzione? Parrebbe che nella difficoltà degli investimenti utili quelli che oflre la Cassa depositi e prestiti debbano essere preferiti ; e la Cassa depositi e prestiti era divenuta la grande fornitrice di capitali alle provincie ed ai comuni, che hanno grande bisogno di rinnovare tutto i loro antiquati organi, che hanno bisogno di scuole, di acqua di strade, di sventramenti ecc. per mettersi a livello dei corpi locali dei popoli civili. Ma in un momento di iurgenza la Cassa Depositi e prestiti venne distratta da tale funzione e i suoi depositi servirono all' azienza ferroviaria met-. tendo in grande imbarazzo Comuni e provincie. Questo fatto il Trevisonno lo biasima aspramen te come una spoliazione (! ?) pericolosa se la crisi dovesse aggravarsi e si dovesse avere un run dei depo• sitanti alle casse di risparmio postali. E allora dovrebbe considerarsi come un provvedimento savio-salvo le modalità e i dettagli - la creazione dei titoli ferroviari, che mirano a restituire la Cassa depositi e prestiti alla sua funzione ed a restituirle la perduta elasticità. Invece Il Giornale degli economisti si scaglia aspramente contro questa legge, eh' è stata una conseguenza necessaria del passaggio delle ferrovie allo Stato. In quanto ai rimedi proposti non sono minori le mie riserve. Sul primo osservo che il farmaco soltanto in parte riescè gradito all' ammalato. Poichè se gli industriali accettano di buon grado l' abolizione del dazio sul grano, vedono come il fumo negli occhi il ritorno al liberismo industriale. E questo, forse, potrebbe giovare come freno alla sopraproduzione ... facendo chiudere parecchi opifici. Il secondo sarebbe draconiano e riuscirebbe di conforto al primo nello arrestare i progressi della industrializzazione dell' Italia, che pare riesca ostica anche all' amico Guerci. Beato lui ! Ottimi il terzo e il quarto. Cervellotico il quinto: ìo Stato rispetto all' emigrazione non può fare, in quanto alla sua direzione, più di quello che fa ed è str~no che dall'organo massimo del liberismo e dell' individu~lismo anarcheggiante partono incitamenti ad un più attivo intervento. Il consiglio contenuto nel sesto certo non può che ritenersi lodevole; e in quanto al settimo è del tutto in contraddizione colla critica fatta alla spoliazione (I) della Cassa Depositi e prestiti facendo in vestire i suoi depositi nei certificati ferroviari. Come potrebbe rientrare essa nei suoi capitali e nella sua funzione se non avvenisse la emissione del nuovo titolo ferroviario per quel miliardo eh' è impegnato e in gran parte speso? Se mai il consiglio sarebbe molto tardivo I Ho serbato per ultimo una osservazione fatta dal Trevisonno, che mi ha fatto molto piacere specie perchè ha visto la luce sul Giornale degli Economisti e coll' approvazione dell' amico Pantaleoni. Vi si è gettato un grido di allarme perchè l' eccedenza importazioni sulle esportazioni cresce e a fine anno sorpassera forse il miliardo: una cifra veramen te sbalorditiva ; questa eccedenza è tanto più grave in quanto è accompagnata da una straordinaria diminuizione nella importazione dei metalli preziosi e da un aumento nelle loro esportazione. Comincio da questo secondo fatto. A fine ottobre l' esportazione dei metalli preziosi da poco più di 4 milioni quanto era a fine ottobre 1907 sali a poco più di 15 ; invece l'importazione che era stata alle stesse date di 154 milioni discese ·a 18 milioni circa. Il fenomeno ha la sua gravità; ma a non esagerare l'allarme bisogna tener conto di queste cir• costanze: le riserve metalliche dei nostri istituti di emissione sono aumentate in misura confortante e tale da strappare parola di elogio vivissimo allo scrittore del Giornale degli Economisti. Si deve anche aggiungere che le importazioni auree nel 1908 riuscirono anche forse superiori alla manifestazione statistica pei rimpatri numerosissimi dei nostri einigrati : portarono essi stessi il denaro che restando in Americét avrebbero mandato. Inoltre nel triennio 1905-907 c'era stata una importazione di 479 milioni e mezzo circa contro una esportazione di poco più di 22 milioni. Forse lo stock metallico era superiore al bisogno dell'Italia; certamente - e ciò si desume da tutto l'articolo del Giornale degli Economisti - se fosse stato investito in Italia avrebbe aumentato la sopraproduzione, che si è deplorata; e infine l' Italia non poteva sottrarsi alla conseguenza della fame di oro americana, che dapertutto ne ha cercato e preso. L'Italia meno delle aftre nazioni europee se ne è risentita perchè ha visto aumentare le riserve degli Istituti di emissioni senza che queste abbiano dovuto correre alla estrema difesa inasprendo fortemente il tasso d'interesse dello sconto. Intanto per la osservazione finale e data l' interpretazione pessimistica che si è assegnata alla modificazione del fenomeno giova avvertire che mentre in regime protezionista si era visto tale colossale eccedenza nelle importazioni dei metalli preziosi nell'ultimo triennio, in quello 1885-87, che viene segnalato come il periodo culminante della prosperità a regime liberistico ci tu una eccedenza di esportazione: questa raggiunse i 338,679,000 e la importazione restò a 292,884,400. Mi addoloro anche _io della enorme eccedenza nella importazione; ma si deve tener conto di una circostanza: 1 ° la eccedenza delle importazioni sulle esportazioni è stata eccezionalmente gonfiata dalle commissioni ferroviarie; 2° nelle importazioni figurano molte materie prime o semi manifatturate, che servono alle industrie nostre. Comunque, io avrei preferito che il fenomeno non si fosse verificato. Dovrebbero rallegrarsene

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