Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 24 - 31 dicembre 1908

R I VI S T A P O P O L A R E 655 Bosnia ed Erzegovina sia un rtffare interno dell'Impero degli Absburgo rassomiglia né più nè meno alla pretesa di un ladro che si crede leso nei suoi diritti se la polizia vuole andare a frugare in casa s119.per vedere se c' è la refurtiva ..... Il I inguaggio d' Iswolski si deve riconoscere che è strettamente conforme al diritto, per quanto debba riuseire sbalorditivo il fatto, che in Europa la Russia si eriga a rivendicatrice del diritto. La Russia altresì potrebbe invocare nn precedente favorevole ad essa. La Russia ebbe imposto dai vincitori della gnerra di Crimea il trattato di Parigi, che la umiliò e le impose delle restriziolli nel Mar Nero. Aspettò il momento buono non per lacerare quel trattato, ma per invocarne corrett,amente la revisione da un' alt,ra Conferenza, qnella di Londra. La Russia avrebbe potuto impunelllente lacerare il trattato quando la Francia, che lo aveva imposto di accordo coll'Inghilterra e col piccolo Piemonte nel 1856 , fu resa impotente dalla guerra del 1870-71; ma essa rispeLtò le f0rme ed invocò ed ottenne la revisione. Altrettanto oggi essa 6sige dell'Austria-Ungheria. Ma la nostra alleata non vuol saperne. Che avverrà? Si va verso la guerra? Certamente la Francia e l'Inghilterra e tutti i piccoli Stati balcanici- meno la Rumenia e la Bulgaria,-la Turchia e la Greci&. stanno colla Russia. E l' .Italia? Se avesse un ministro autorevole ; se fossero vere e reali le intese di Tittooi con Iswolski e d' Arenthal non dovrebbe riuscire impossibile all'Italia di rendere un grande servizio alla causa della pace interponendosi tra l'Austria e la Rut>sia. Ma se non riuscisse in tale difficile compito? Allora an iverebbe il momento critico di decidersi : combattere contro la Francia e contro il buon diritto non ·potrebbe - il popolo non la seguirebbe; rimarrebbe paralizzata e iuvisa a tutti, ai nemici e agli alleati. Se gli avvenimenti incalzassero , adunque , non le resterebbe che denunziare la Triplice e prepararsi colla maggiore virilità possibile ad affrontarne le conseguenze, cominciando dallo sbarazza:-si di un Ministero, uel quale il paese non ripone alcuna tiducia; di un Ministero, che rispetto alla politica estere. sarebbe rappresentato dai due elementi più fiacchi , dall' on. Tittoni e dall' on. Casana; e dovrebbero essere i due ministri più grandi per l'animo e per l'intelletto, onde affrontare la grave situazione con probabilità di successo e per ispirare il massimo di fiducia nel popolo. Noi non dirigiamo la politica estera; nemmeno possiamo correggere la pubblica opinione. Perciò, sebbene avessimo preferito una buona intesa coli' Austria in base al rispetto dei diritti degli Italiani irredenti, visto che ciò allo stato attuale è quasi impossibile, crediamo che l'Italia incorra nel minor pericolo e nel minor danno, uscendo dall'equivoca posi1/.ioneattuale. Ad uscirne an0he ci costringe la dichiarazione d' Iswolski, che abilmente nel suo interesse , ha insistito sull'intesa coll'Italia, e come una conseguenza naturale « del fatto che ambedue le potenze sono ugualmente ine teressate alla conservazione dello status quo nella « penisola balcanica e al mantenimento della indipen- ~ denza politica ed economica degli Stati balcanici•. Andrea Canta.lupi , che vede bene di solito nella politica estera e nelle cose austro-germaniche ritiene che anche l'Austria Ungheria potrebbe acconciarsi ad un concetto espresso in 1rna forma così generica. Noi siamo di avviso opposto. Crediamo che nella dichiarazione d' Iswolski, l'Austria Ungheria vedrà la cresima della morte della Triplice, il cui battesimo venne celebrato col discorso Fortis. In un solo caso possiamo sperare uell' allontanamento dello spettro maledetto della guerra e nella successiva evoluzione pacifica delle nostre relazioni internazionali: in quello cioè che l'Italia riesca a farla da intermediaria. + I sooialistl ungarlol. - Leonida Bis-.,olati nel- !' Avanti cortesemente ci osserva che i socialisti del1' Impero vicino non sono venuti meno alla prova., perché hanno vigorosamente insistito nella stampa e nel Reichsrath in favore dell'Università italiana a. 'l1rieste. Noi avevamo già rilevato il fatto; ma non questo soltanto avevamo osservato. Un egregio socialista triestino poi ci scrive scagionando gli amici del suo partito dell' aiuto apportato a.I Ministero aust1·iaco votando i bilanci; voto suggerito dal desiderio di non farlo uscire dall'orhita costituzionale. E l'intenzione avrà potuto essere buona; ma troppo ingenua. Il rispetto del regime parlamentare in Austria ci pare un deside,·atum , che potrà realiz • zarsi soltanto quando prevarrà il sistema federale. E poi devono essere i socialisti cosi teneri della legalità? Ma dello stato di animo del rappresentant~ dei socialisti italiani soggetti ali' Austria si ha avuto una prova recente , che non depone in favore della sua imparzialità verso ..... l'Italia. L' on. Pittoni nella intervista col redattore dell'Italia all'estero ha detto che nella e Camera italiana ha vinto il patriottismo « militarista; e cht1 il suo atteggiamento ha portato • un grave colpo alla migliore intesa austro-italiana ». La Vita gli ha risposto in modo salato e pepato ricordandogli che alla Camera Italiana ,si erano pronunziate delle parole, non gradite all'Austria: ma che l' Am;tria l'ha provocata con ftttti gravi, coi continui armamenti alla frontiera .... E l'on. Pittoni che deplora le chiacchie1·e tace sui fatti. Noi che abbiamo giudicato inopportuno il discorso Fortis e non possiamo essere sospettati di alcuna tenerezza per la causa del militarismo ci sentiamo nel dovere di dire che il linguaggio del Pittoni a difesa del1'Austria rassomiglia perfettamente quello del lupo che rimproverava all'agnello d1 in torbidl:l.rgl i le arq ue. NOl A vren10il bloccoden1ocratico controil bloccoreazionario? Giudicammo sereuamente sin dal primo momento la destituzione di Campanozzi ; all'indomani della sua elezione non ci resta, che interpretare il fatto, per quanto in oani elezione ci siano dei fattori per cosi dire impo 0 nàerabili, che sfuggono all'analisi. L' elezione di Antonìo Campanozzi nel Collegio di Biandrate fu una protesta contro la sua punizione e perciò contro il governo, che la promosse? Si deve al risentit1;.ento di uno dei candidati caduti a primo scrutinio e che credeva di aver diritto alla preferenza dei monar~hici_? O . segr~a . p~ramente e semplicemente una vutona dei socialisti? Non ci vuole molto acume per riconoscere che i tre fattori hanno contribuito a determinare la riuscita dell'ex funzionario delle Po~te e Telegrafi. La protesta crediamo ci sia nei dirigenti piuttosto che nella massa elettorale; se tutti gli elettori fossero stati guidati dal movente di dar torto al aoverno che ha punito, il fenomeno sarebbe gra- ~issimo 'e il suo signicato andrebbe a colpi re non il ministero Giolitti soltanto , ma il principio di aoverno in sè , lo Stato ; sarebbe il trionfo della ~narchia, da cui rifugge il riformismo socialista. Invero è innegabile , che la ragione in sè e per sè sul caso Campanozzi stava dalla parte del goveno; che non sarebbe possibile governare per qualunque

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