584 RIVISTA POPOLARE siano spaziose e in qualche punto monumentali e grandissime per una buona aerazione e per dare il benessere del sole al!'I. massime parte degli ambienti. I corsi, i giardini, i parchi di ventano così l'appendice lcgica e necessaria della strada, e soddisfano a quei bisogni straordinari di movimento e a quel!a sete di arie, di luce, di spazio e di libertà che I' organismo umano sente perìodicamente a ristorare delle fatiche e degli esaurimenti ordinari. Il bimbo convalescente, la madre inferma, il vecchio valetudinario, la folla dei giorni di festa e delle epoche di generale commovimento devono avere e trovare gli spazi straordinari adatti per questi straordinari, ma pur certi e ricorrenti bibisogni. d) Spese di pubblico decoro. - Sono i Musei, i teatri, i parchi monumentali; i palazzi dei pubbiici servizi, obbedienti, nella lcro disposizione e nella loro linee esterne, a certi requisiti di bellezza e di grandiosità, atti a testimoniare dell'evoluzione intellettuale e mcrale di un popolo. Qui veramente sta la parte più delicato e sempte più discutibile della pubblica spesa. Come nessuaa casa, per modesta che sia, può e deve sottrarsi a certi bisngni di bellezza, ai quali provvede qualche volta anche un piccolo vaso di fiori o una modestissima eleo-- grafia, così nessuna città può e deve sottrarsi ad una certa espressione della sua vita civile. Quì più che mai ciò che domina è la proporzione della finalità che si vuole raggiungere coi mezzi finanziari di cui si dispone, conservata questa proporzione, anche la spesa di lusso è ragionevole e commendevole; supera,to questo rapporto, si crea necessariamente il disavanzo morale ed economico. cioè la spropriazione tra la spesa fatta e ciò che la massa dei cittadini può veramente dare col suo avere e col suo lavoro a questi bisogni superiori della co~unità. Il debito preme diversamente su queste quattro ragioni di spesa. Sulla prima (sub A) se l'operazione industriale intrapresa è buona, qualunque sia l't:ntità del prestito, non si avrà chP. un aumento del valore patrimoniale. Sarà cioè le stesso, preciso fatto di una buona emissione di obbligazioni per parte di una Società commerciale, che trova in tale operazione l'aumento del suo reddito. Se l'operazione invece non è patrimo'1ialmente buona, cioè la somma degli interessi e degli ammortamenti del capitale mutato è superiore alla somma del reddito conseguito dal - I' erte pubblico si risentirà naturalmente di tale differenza. Supponiamo, ad esemp:o, che fosse costrutto un acquedotto ptr l'importo di 20 milioni, che la quota annua di interessi e cii ammortamento del prestito sia di un milione e che il rrddito netto dell'esercizio non sia che di 900,000 lire; vuol dire che il bilancio del Comune dovrà som -ninìstrare la differenza di lire 100,000. Trattandosi però di una spesa necessaria (sub B) sarà leggittimo imputare queste iire 100,000 di differenza a qut:sta s.:conda categoria di spesa: ciò vuol dire che i contribuenti pagheranno con un maggior aggravio di tasse le 100,000 lire annue necessarit: per avere dell'acqua più buona ed abbondante. Diversamente andrebbero le cose se si trottasse di una spesa « sub D •, ad esempio, di un teatro, di terme grandiose, di un palazzo per pubblica attrattive, e riunioni, ecc., quando queste opere fossero state intraprese nella fiducia di un reddito proporzionato alla sp:>sa del prestito. Qualora i risultati smentisse10 queste speranze e si avesse così una differenza negativa pel bilancio del!' Ente, tale differenza andrà posta tra le spese « sub D , , e per poco che questa differenza sia alta, il suo peso riuscirà certo grave ed . n qualche caso intollerabile, perchè il reddito mancato sta1 rebbe a dimosttare che la città non abbisognava affatto della grandiosa opera che i suoi edili vollero erigere oltre la lint:a del necessario per i bisogni intellettuali ed artistici della co munità. Ad esempio, gli sforzosi teatri di Berlino, di Parigi, di Londra e New-York, imprese utili e necessarie ed attive in quelle grandi me! ropoli, sarebber0 una spesa pazza e quindi un peso insopportabile per le finanze di Roma, di Napoli, di Palermo. Sulle spese necessarie « sub B , il debito preme in una ragione più conosciuta e più semplice. Vale a dire: che una condizione sola si richiede perchè in tal caso il debito sia legittimo e non dannoso; la , straordinarietà ~ vera e propria dell'opera a cui il prestito intende. Non sarebbe « economico >i il debito per pagare lo stipendio agli mpiegati e neppure la pensione promossa, salvo che trattasi di uu' opera .ione di ri scatto dimostrata utili agli effetti patrimoniaJi e finanziari. Neprure le manutenzioni ordinarie degli stal.,ili e quelle straordinarie ricorrenti debbono essere fatte con debiti: diver semente si sgrava ingiustamente e pericolosamente qualche esercizio per premere poi sopra i successivi con capitale ed interessi. Ma ogni qual volta trattisi di opera veramente straordinaria e che deve rimanere a spiegare i suoi etfeui utili nei secoli, nulla di più leggittimo e di più morale e di più utile che il prestito. L'obbligazione municipale mette ogni cittadino così come ci pare di aver dimostrato nella condizione di scegliere tra lo sborso immediato del capitale o la quota annua di rnafgior tasso compressiva degli interessi e dell'ammortatamento: il facoltoso compera le obbligazioni della città, il meno ricco ne pagherà il tagliendo; se il lavoro dato è vera~ mente di un vantaggio generale e permanente, ognuno n:>avrà per i suoi danari. Ugualmente per le « spese utili (sub C , ) ma non in uguale proporzione. Il prestito in questo caso è pure legittimo, ma a patto di essere rapidamente estinguibile: ad esempio, cc,n ammortamenti che non oltrepassino i 30 anni. Ciò per due ragioni. La pr'ma che la categoria di qutste spese si sposta e si allarga rapidamente ogni anno col mutare delle abitudini e dei bisogni morali e civili della popolazione. La seconda che non si deve mat fare un affidamento eccessivo nel crescere delle attività della popolazione e della città che le rappresenta. Per queste due ragion! ogni generazione deve pagare le spt:ae utili che essa ha determinate, e così, in 30 anni, con ammortamenti di circa il 2 per cento, og:-:.i generazione può e deve assolvere i! suo debito e lasciare ai nuovi arrivati libero !1 campo per altre idee, altri lavori, altre opere. Tutto il fin quì detto porca a una os5ervaziore e a una conclusione per le spes~ di pubblico decoro, quelle di quarta categoria e che, nel bilancio un privato o di una famiglia, sarebbero dette voluttuarie. Il debito peer queste spese è som - mamente pericoloso, speoialmente il debito e lunga scadenza. Quando si esamina il bilancio di una grande città finanliariamente rovinata si trova sempre in una spesa di questo genere e nel corrispondt:nte debito a lunghe more di ammortamento la ragione precipua dei suoi dissesti. Raramente le opore utili, mai le necessarie portano a tale risultato. Tale nella sua complessa organicità il problema del debito nella vita della città moderna. Nulla di assoluto, nulla di_a priori stico può dirsi al riguardo. Tutti gli esempi delle altre città giovano, nessuno può diventare regola costante e definitiva: il problema è, come ognun vede, non teorico, ma pratico,. grave problema di porporzioni, di finalità e di criteri. L'amministratore de~e perciò essere vigilante e cogliere da tutte le manifestanzioni della vita della sua città gli elementi per tendere o ammainare la vela, e diptmderà dalla esattezza della sua visione e dalla forza del suo polso la fortuna della sua amministrazione. Riforma sociale, (Settembre-Ottobre).
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