Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 21 - 15 novembre 1908

RIVISTA POPOLARE 581 ambienti operai i focolai dei mali più disastrosi. Noi dobbiamo volere quella politica che con.;;ideri il primo coefficiente della fortezza :della patria la robuHtezza dei suoi figli che recenti statistiche degli scarti di leva ci indicauo avviati ad un progressivo deterioramento fisico; quella politica di popolo per il popolo che un poeta ci consiglia va quando in un suo discorso ci ammoniva a combattere tutte le spese inutili e dannose nei paesi che non hanno acqna e scuola: quella politica insomma che abbia per sup1·ema legge quella salute pubblica, il cui problema dominn. ed integra tutti gli altri grandi problemi nazionali: ed è perciò che noi propugniamo I' unione della nostra con tutte le grandi organizzazioni che questi problemi rappresentino: colle vostre o fratelli della scuola cbe io ringrazio per essere intervenuti a riaffermare gli iniziati accordi fra le due grandi a.srociazioni che alla loro finalità e nella loro azione, come splendidamente diceva poco fa il rappresentante dell' Unione magistrale, hanno tanti punti di contatto in questo paese della pellagra della malaria e dello analfabetismo, perché tanti maggiori frutti darà l'istruzione qnanto più normali e saui saranno le generazioni che si avvicinano alla scuola : mena ,ana in corpore sano. Questi i propositi coi quali noi ci apprestiamo ai lavori del nostro congresso. Intendano i pubblici poteri il dover loro; ai quali non chiediamo favori, non privilegi, ma solo 1 mezzi per meglio espletare il dover nostro. Nè dovrebbero essi dolersi di vedere i medici condotti che tanto tempo stettero lontani dal fervoroso movimento di organizzazione delle altre classi lavoratrici oggi uniti in coorte per far pesare la loro forza sulla bilancia della vita pubblica per cooperare al progref!so e alla pacificazione sociale che ha nel!' organizzazione dell'in teressse uno dei suoi più grandi coefficienti. Non devesi negare a noi quel diritto che la civiltà ha assicurato a tutti gli altri lavoratori : facendolo , si commetterebbe una iniquità ed un inutile tentativo. La recente raffica con cui si tentò di sgominarci ci ha lasciato come ha detto il nostro poeta più ritti e più forti di prima. Noi non abbiamo nessuna premeàitazione d' abusare di questa forza; noi vorremmo, anzi ci augureremo che non fossero distratte dalla santa battaglia della scienza e della civiltà quell'energia che oggi siamo costretti ad impegnare per difendere quei nostri diritti di uomiui e di lavoratori che con capziosa argomentazione ci si vorrebbe negare in nome del carattere umanitario della nostra mis8ione. Non vi spaventino le parole: ostruzionismo, boicottag~io, dimissioui collettive; giudicateci dai fatti e giudicateci serenamente, imparzialmente e sopratutto non caluuniateci, perchè è stolta calunnia dire che noi vogliamo abbandonare i malati per difendere i nostri interessi. I Medici Condotti, diceva •splendimente il collega Col lodi sentono troppo :alto di sè: hanuo troppo nodili traduzioni per potere in un giorno , sia pure per un nobile scopo dar di frego a tutto nn glorioso passato. Stiano tranquilli i malati: vigilino soltanto i pubblici poteri, i quali se avessero usato versu di noi quella serenità e quella imparzialità che invochiamo non avrebbero nel loro passivo oggi la s&ntenza.di Cagliari e iJ deliberato del Consiglio Sani~ario di Firenze che nel famoso episodio di Sambuca rivendica completamente l'opera nostra. Se lotta dunque ci sarà, ditelo forte vori rappresentanti del quarto pote1·e, che saluto ed invoco più che mai ospitale, non sarà colpa di coloro che pur portando in ogni più remoto angolo d'Italia la luce della scienza e i palpiti fecondi della vita moderna, ma che pur costringendo negli errui borghi selvaggi l'operosità che già conobbe le gioie e le battag1ie dei grandi centri intellettuali, che pur esercitando la più alta, la più delicata, la più pericolosa delle professioni, non hanno ancor visto assicurato dal grande bagaglio legislativo nè la loro posizione giuridica nè un minimo decoroso di stlpendio nè quel riposo che essi reclamano per tutti gli altri lavoratori, nè il pane per la loro vecchiaia. Con queste dichiarazioni noi o signori iniziamo i nostri lavori ringraziandovi ancora una voi ta per lo interes8amento dimostrato ad una causa che dovrebbe essere in cima al pensiero di tutti gli uomini di governo, che non volessero affidare semplicemente il loro nome alla cronaca della piccola politica, ma volessero lasciare un'orma imperitura nella storia della civiltà e del progresso nazionale. Dott. UMBERTO BRU~ELLI ~IVI.STA ~ELLE ~IVI.STE G. C. Bunati: La doppia cittadinanza studiata nel rapporti ft·a l'Italia e l'Argentina. - Soltanto colla contemporanea appartenenza dei nostri emigranti allo Stato di origine e a quello d'immigrazione, può l'Italia assi curarsi tutte quelle utililà d'ordine politico ed economico, che sono capaci di procurarle i nuclei di lavoratori italiani viventi nell' America latina. L'interesse e il desiderio europeo immigrato nell'Argentina lo conducono ad appartenGre politicamente allo Stato dt residenza. Costituitar,i a nazione libera, l'Argentina aprì le frontiere a tutti. I nuovi arrivati si considerarono come non vincolati sotto il rapporto economico e politico con lo Stato in cui affluirono. Credettero la loro missione essere soltanto quella di creare e fer circolare la ricchezza , assistendo indifferenti allo affacciarsi dt:i gravi problemi che sorgevano con la nuova vita dello Stato senza partecipare alla loro soluzione. Un pò per volta, l'Argentina seppe profittare della corrente immigratrice, fece proprie le idee che venivano d'oltre mare, si assimilò le invenzioni e i metodi di altri popoli e si giovò degli uomini capaci di applicarli. Alla test~ della grandi amministrazi mi non fu raro trovare dei tecnici europei. Ma oggi l'Argentina è entrata in una fase nuova. Essa vuole accogliere questi element, ma li vuole anche assimilare. Come ri , rovano gli italiani di fronte a questa tendenza ? Di diversa natura sono i rapporti che legano l'italo~argentino ai due Stati : di natura economica I' uno , di carattere nazionale l'altro; diverse le utilità che l'individuo produce per lo Stato da cui partì e per quello dove risiede ; diverse le ba s su cui l'uno e l'altro paese può fondare il suo diritto di con-i siderare cittadino proprio lo stesso uomo. In virtù di tali diversità, è possibik regolare la contemporanea appartenenza della stessa persona ai due Stati. Vi sono paesi nei quali la leggt: espr~ssamente pre,·ede che un cittadino assnma un'altra

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