Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 19 - 15 ottobre 1908

512 RIVISTA - ed hanno ragione - si sono finalmente convinte che il protezionismo è necessario alle industrie italiane. Di che si ebbe prova evidente alcuni mesi or sono quando nella Camera del Ltvoro di Milano il socialista Dell' Avalle, che n'è. il segretario, fece votare dai metallurgici un òrdine del giorno col quale si raccomandava la protezione industriale. Mantenere il protezionismo per le industrie che prevalgono fortemente nel settentrione; desiderare il liberismo per l'agricoltura che prevale del pari enormemente nel mezzogiorno equivale a condannare il mezzogiorno a vendere a buon mercato ed a comperare a caro prezzo; e. viceversa pel settc:ntrione. Il risultato di questa politica doganale opportunistica ed iniqua sarebbe tale che io son sicuro che l'amico Turati riflettendoci su avra il coraggio di rinunziare ai propositi manifestati nel congresso di Firenze. Ciò in nome della logica, della onestà, del patriottismo (1). ♦ Quanti sanno che io fui e sono sostenitore del dazio su] grano e non conoscono come e perchè lo fui e lo sono, dando prova della loro leggerezza se non della loro malafede, si divertono a presentarmi come un San Paolo convertito sulla via di Damasco, come un politicante che non sa tener,. fede ad. alcun convincimento, ad alcuna teoria. Ora io, più che a difesa mia , a spiegazione e giustificazione piena ed intera della causa che oggi propugno con quella energia che mi viene dalla profonda sincerità delle convinzioni - a giustificazione, cioè, della invocata sospensione del dazio sul grano, mi credo nel dovere, più che nel diritto, di riprodurre qualche breve brano del mio libro: Per la economia nazionale e pel dazio sul grano che rappresenta oramai - mi si perdoni la immodestia - il vangelo del protezionismo agrario. Ciò che qui riprodu-::o, prima di azzardare giudizi ingiusti sulla pretesa mia contraddizione, dovrebbero leggerç gli scrittori del Resto del Carlino, del Roma di Napoli e di altd giornàli. A pag. 15-16 di detto libro scrissi: « Il dovere di abo- « lire ogni dazio di entrata s'impone allorquando c'è deficienza di l( un dato genere ; e per la deficienza soffre la collettività. E' 1< categorico il dovere quando si tratta di un genere di prima « necessità : ad esempio il grano, che costituisce la base dele l' alimentazione dei popoli ci vili. Perciò come avvertii nella « Nuova Antologia (ottobre 1898) fu evidente, enorme, im- « perdonabile l'impreveggenza del ministero Di Rudinì, che non 11 si dette per inteso, sin dal mese di luglio 1897, della defi- « cienza mondiale del raccolto dei cereali ... ». , E' chiaro : quando il prezzo del grano si eleva al di là « dell'ordinario si deve in tutto o in_parte sospendere il dazio di (1) L'egregio prof. Albertini dice nella sua Libertà economica di avermi domandato più volte perchè io ritenga che l' Inghilterra ha fatto bene ad affidarsi al liberismo agrario verso la metà del secolo XIX e che l'Italia farebbe male ad imitarla anche nel principio del secolo XX, quantunque ci siano molti punti di somiglianza tra l' Italia di oggi e l' In· ghilterra di ieri. Questi perchè li ho abbastanza ampiamente esposto nel libro più volte citato: Per la economia na,iona/e ec. e in diver,,i articoli e non sento il bisogno dt ripetermi. In ogni modo li espongo in poche parole; l'Inghilterra verso la metà del secolo XIX era industrializzata; l'industria era divenuto I' interesse di gran lunga prevalente; e tale risultato aveva ottenuto col protezionismo imposto anche colla violenza e disonestamente ali' Irlanda e ali' India. In Italia ancora l' agricoltura è l'interesse di gran lunga prevalente. POPOLA « di entrata. Ciò si deve per sentimento umanitario e per ra- « gione politica. Sarebbe cosa sct:llerata vedere· le popolazioni « sottoposte al tormento della fame; quando e' è il mezzo dì 1< elimin ire o di attenuare il male , sarebbt: imprudente , im- « politico che i governanti per la loro ostinazione provocas- « sero tumulti, sommosse, che si sa come cominciano e non << si sa mai come finiscono ... ». 11 Questo pericolo dei tumulti, che possono terminare in 11 rivoluzione, non può.nemmeno affrontarsi in nome dell' in- • teresse del1' erario: anche. rimanendo nei limi!i del tnmulto, « facilmente represso, la protesta della fame produce tali per- « dite dirette ed indirette per la finanza pubblica, da superare 1< la perdita che. si sarebbe. avuta colla sospensione del dazio 1< entrata. E lo sa il ministro del Tesoro del regno d' Italia , « che ha potuto valutare al giusto la cocciutaggine dei g◊ver - nanti del 1898 ! ,. Anche gli analfabeti, anche i bricconi, dovranno convenire che da me era stato prèvisto il caso della sospensione del dazio nel modo più preciso e us- - sativo. Indicai allora le condizioni, che consigliano, anzi impongono, il provvedimento? Le avevo chiarat1}et1te esposte neì 1901 in <letto libro. A pag. 17-18 , a proposito del disegno di legge Sonnino-Boselli (21 febbraio 1894) nel quale si accordava al Governo coll'art. 2 la facoltà di sospendere il dazio, si legge: « Ritengo preferibile la dizione proposta dalla Comm. par- (\ lamentare e dal suo relatore Vacchelli , eh' è la seguente: • E' data facoltà di moderare e sospendere per de<:reto reale « l 'applicaz:one degli aumenti di alcuni dazi approvati con l'ar- (< ticolo precedente quando la media del prezzo del frumento (< nei principali mercati nazionali superi per un mese le lire 25 al quintale ». « ..... Che il prezzo di lire 25 al quintale in media sia oggi « ritenuto rimuneratore, risulta da innumerevoli testimonianze. « Però confesso che il limite imposto da quest'articolo, che 11 fu ritirato inopportunamente coll'accordo del Governo e della « Commissione, mi sembra ancora troppo rigido. Può il prezzo « del grano superare le lire 25 senza che ci sia il menomo 11 malessere nella popolazione; può trovarsi al disotto, ed an - « che di molto , ed essere massima la sofferenza delle masse (< Il benesse,.e o la sojferen,a non risultano dal semplice preno 11 del grano, ma anche da quello degli altri generi e sopra - , tutto dalla domanda di lavoro e dal livello dei salari >>. Nel 1901, infine , a giustificare la nessuna convenienza di sospendere il dazio sul grano, facevo i s~gu_enti raffronti e le seguenti tipiche consideraz10m : « Dinanzi alla vigorosa agitazione dei partiti popolari per (< l'abolizione del dazio sul grano si presenta legittima questa « domanda: siamo oggi nelle condizioni dell' inverno 1908 ? Est « periculum in mora ? » « I prezzi nostri si mantengono oggi (nel 1901) relativamente « elevati ed oscillano tra lire 25 e 27 al quintale ; ma in genti naio 1898 oscillavano tra lire 28 e 32. Di più le condi:rioni 11 generali dei mercati differiscono profondamente da allora « ad oggi. In dicembre 1897 a Parigi il frumento valeva lire « 29,87; il 25 gennaio 1901 era 19, 15; •a New York il 15 « cembre 1897 si aveva lire 18,49 e lire 18,30 ad Odessa; « scendevano rispettivamente a lire 15,30 e lire 14,10 il 23 « gennaio 1901. Interessa altresì conoscere che le quantità di ((grano disponibili nei paesi esportatori sono molto considere · • ti volt » (pag. 19). Da questi dati che si riferiscono al 1897 e 1901 risultano queste differenze schiaccianti: 1. In Italia oggi, in ottobre - cioè quando sono

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