442 RIVISTA. POPOLARE bra meriti d'essere studiata. l detti Istituti sono i più competenti, se non i soli, a dare un parere in proposito: fra essi primissimo il Banco di Napoli, che esercita il credito agrario nelle provincie meridionali. Ci vien fatto anzi di ricordare che nell'ultima relazione annua presentata dal suo Direttore Generale al Governo, si trovano interessanti particolari sulle anticipazioni contro deposito di vino. 5° • che nei limiti del bilancio sia aumentata ai soldati « di terre e di marina la razione del vino, e possibilmente , che nella nutrizione degli stessi sia somministrata l'uva da • tavola». - Questa a noi fa l'effetto d'una proposta presentata... tanto per fare. Alludiamo specialmente a Ila Sl!conda parte, che merita un sorriso e nulla più. In quanto all'aumento della razione del vino, che oggi e assai moderata, di per sè stessa sarebbe buona cosa. Ne godrebbero i soldati e anche, data la grande estensione della famiglia militare, i produttori di vini ordinari. I •proponenti hanno usato con prudenza le parole nr.i limiti del bilancio. Forse credono non ci sia molto da sperare, e così credia~o anche noi. 6° l< che nella tariffa del 1903 per il trasporto dei vini • da destinarsi alla distillazione o alla fabbricazione di aceto, • sia tolto il limite minimo di percorrenza di 600 chilome • tri •. - La richiesta non è indiscreta, il secondaria é fa. cile, può giovare agli uni, non danneggia gli altri. Noi non siamo certo tra coloro che credono, o si regolano come se lo credebsero, che l'esercizio ferroviario, dopo che lo Stato lo ha assunto debba esser~ una spe :ie di cuccagna per tutti. Ma poichè adesso le istanze dei viticultori si indirizzano allo Stato, che è disposto a fare qualche cosa in loro favore, e poichè quella delle strede ferrate, si chiami un' industria o un pubblico servizio, è un'azienda sua, sembra naturale e ragionevole eh 'esso prima di tutto disponga del suo, aiuti col suo. Eppoi non farebbe cosa nuova: ne estenderebbe una che ha già fatta. Fu a suo tempo una agevolezza l'introdurre una tariffa per le spedizioni oltre i 600 chilometri. 7° « che nel futuro trattato di commercio col" Brasile si « cerchi di ottenere un più favorevole trattamento doganale « per i nostri vini •. - Scopo desiderabile forse più d' ogni altro, se non per l'entità de' suoi risultati, certo non dispregevoli, per la sua perfetta ragionevolezza. Produrre per consumare, ma anche per vendere quel tanto che eccede i bisogni del consumo. E per poter vendere, bisogna anche essere diapoti a comprare. Do ut des. rn questo caso si sa benissimo quale può e deve essere la merce da servire di contraccambio: il caffè. Il Brasile, che ne ha prodotto troppo, ha bisogno di venderne di più, proprio come succede all'Italia per i vini. E un ulteriore mitigazione del dazio sul caffè bra - siliano non deve impensierire i nostri finanzieri, come li im pensieri va la prima volta, perchè I' esperienza ha mostrato che l'importazione cresce col calar del dazio e che la dogana italiana, invece il rimetterci un tanto, incassa più di primJ. 8° « che si aprano trattative con gli Stati Uniti affinchè • le agevolezze accòrdate ai vini spumanti francesi e tedeschi « vengano estese anche agli spumanti italiani , . - Perchè no? E qui si potrebbero ripetere alcune delle osservazioni svolte poc'anzi. Il caso però è in parte diverso: non tanto perchè in trattative di questo genere gli Stati Uniti sono forse un osso più duro che il Brasile, quanto perchè lo spaccio dei vino spumanti ha minore importanza che quello del vino comune. 9° • che al Ministro di Agricoltura siano concessi più 11 larghi fondi per l'applicazione della legge contro le frodi del • vino ». - Giusta richiesta. Indipendentemente da ogni crisi, è sempre doveroso e necessario che le leggi siano fatte osservare, che la loro infrazione sia repressa; e oggi, riguardo al vino, più che mai ... 10° « che sia favorita la fabbricazione dei vini dolci per « l'esportazione, concedendo il Drawback per l'akool sulla • base di grandi 6 fino a 16, e che sia favorita dal Drawback « la fabbricazione dei vini tipici in genere, come si usa per • il vermouth, il marsala e pel tipo di Porto ». - Qualche agevolezza in questo senso sarebbe opportuno. Verrebbe ad essere un provvedimento non nuovo, preso altre volte in circostanze più o meno simili. Rappresenta un certo sacrifizio per la pubblica finanzll? Ma questa è pur costretta a farne. qualche volta, quasi in espiazione di quella avidità che determina il suo contegno più consueto. li regime fiscale relativo all'alcool è dei più rigorosi: bisogna pure che in qualche circostanza contradica sè stesso. Il Governo può dunque fare qualcosa di utile. Ma, come sempre, sono gli interessati che devono saper fare il più, non tanto per il momento che corre, quanto per l'avvenire. Oco rre in primo luogo che imparino a produrre meglio, cominciando dal coltivare la vigna soltanto nei terreni più adatti, in modo che la merce riesca sempre la migliore possibile. Occorre in secondo luogo che si intendano, si uniscano, si assocmo, per costituire grandi imprese produttrici ali' interno e grandi rappresenlunze commerciali ali' estero, in modo che i vini italiani acquistino da per tutto riputazione di bontà e di durata, notorietà di tipi genuini e costanti. Se a tutto ci_ò avviasse gradatamente il presente disagio, negli anni venturi si potrebbe dire, guardando indietro, che il male non è venuto soltanto per nuocere. (L'Economista, 16 Agosto). ♦ Giuseppe Sergi: La. clvlltà Preellenica e gli scavi dl ()reta - A ricercare le origini della cultura europea, dopo l'epoca litica , per più di mezzo secolo si pensò che in Asia e sull'altipiano dell'Iran, ormai famoso per quanto si è scritto, si dovessero trovare le fonti di quelle civiltà che dovevano diffondersi per il mondo, la ellenica e la latina. La linguistica conmparata era stata la guida in questa ricerca ; e per mezzo del ·materiale linguistico si era ricostruita tutta la cultura , come sui residui di animali fossili si ricostruisce la fauna terziaria o quaternaria. S' inventarono gl' Indogermani o Indoeuropei o Arii, venuti a portare la gran luce della civiltà in Europa ed a creare le due grandi civiltà mediterranee, la ellenica e la latina. Ex oriente lu.x era il gran motto, e l'Europa non sarebbe stata, come terra d'occidente, che l'alunna più o meno diligente dell'Asia. Ma in questo momento , in questi ultimi anni si è abbandonata l'Asia come culla dei popqli indoeuropei, e si è fatta l'Europa la loro madre e nutrice, e quindi anche la genitrice delle .::ulrure che af parvero per millenni nel Mediterraneo. Ma a questo concetto, sostenuto con varia fortuna e più o meno insistentemente, si oppongono, da qualche tempo, come ordiae di fatti evidt:nti , le rivelazioni che derivono dalle scoperte ncll' Egeo e spt!cialmente nell'isola di Creta. Dalle quali apparisce che non dall'Asia nè dal continente europeo si eb bero i primi germi e le prime manifestazioni della civiltà che di venne in seguito europea, ma dal Mediterraneo orientale. Per comprendere tutta la cultura cbe nacque e si svolse nell'isola di Creta e nelle altre isole dell'Egeo, anteriormente alla civiltà ellenica, è necessario di conoscere i periodi nei quali si svolse dopo il neolitico che ne è la base. Ed Evans, l' ha classificata in tre periodi, coi nomi di primitivo , medio e recente minoico; e questi periodi ha suddivisi per dimo- - &trarne la successione graduale e i mutamenti avvenuti in essi. La ceramica è ritenuta , oggi , da tutti gli archeologi , come l'indice delle fasi della cultura; e qui nell'isola di Creta è un documento di grande valore. Ma insieme con la ceramica a Creta si trovano 1 palazzi grandiosi, e le tombe varie di forma e di carattere.
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