RIVISTA POPOLARE 441 tra capitale e lavoro. La tendenza è per Unà organizzazione di lavoro migliore dcli' attuale e più armonicamente costrutta (Revue politique et parlementaire agosto 1908). ♦ E. Conti, senatore: Per formare uno partito. - Niente è più naturale della calma che oggi gode il paese. E una calma che ha la sua ragion d'essere nella forza stessa dell'evoluzione economica e ddlo sviluppo industriale, e quindi ha la sua giustificazione nella evolu 1 ione delle cose. Ma ciò non vuol dire che il paese in questa calma si sia adagiato e dorma. Tutta la vita pubblica italiana, addormentata forzata - mente nelle cure e nelle preoccupazioni del proprio risorgimento e consolidamento economico, sta preparando il suo risveglio. Oggi si parla di un programma conservatore riformista, basato su di un razionale decentramento amministrativo, su\ miglioramento del regime fiscale , sull' arbitrato e sul rico noscimento legale delle Camere di lavoro, ecc. Molte le difficoltà che impediscono l'attuazione di tale pr<'gramma. Quel programma per esempio , vorrebbe regolare: diversamente i conflitti tra cupi tale e lavoro. Ebbene , sotto qu sta forme la si cela un socialismo di Stato irraziono le ed empirico. Infatti, la legislazione del lavoro, si risolve in una serie di aggravi per le industrie e per i commerci , essa è una legislazione privilegiata per gli operai e di verrà ancor più favorevole ad essi man mano che si vorrann ') meglio stabilire i rapporti tra capitale e lavoro. Come giustamente ossèrvò il Sorel nel suo libro Degenera 1 ione capital-stica e degenera 1 ione socialista • davanti alle grandi masse di operai i governi cedono per politica - che in fondo è paura - e i pr0prietari sono costretti a cedere perchè cede il governo ll. Ora sarebbe da chiedere ai compilatori del programma conservatore riformista se essi con la frase « regolar'! diversamente i conflitti fra capitale e. lavoro , han_no considerate le realtà, spesso dole rose della vita pratica quotidiana. Se in Italia il diritto costituzionale venisse rettamente interpretato ed applicato, la Camera e il Senato dovrebbero esclusivamente studiare e preparare le leggi e il Ministero, cioè il potere esecutivo, avrebbe il solo compito di farle applicare. Ma oggi siamo al punto in cui il Governo è ad un tempo potere esecùtivo e legislativo , poichè Lt Camera elettiva si è abituata ad essere ossequente ai desideri e alla volontà di chi governa, e le leggi i' il)iziativa parlamentare che al Governo non piacciono sono già belle e sepolte prima di nascere; sicchè il più geloso diritto della Camere si può ritenere annichilito. E se pertanto, una iniziativa coraggiosa, obbiettiva, impar • ziale potesse riuscire, essa dovrebbe partire dal Senato, i mebri del quale non hanno nulla a temere. Se una riforma re dicalissima e salutare alle funzioni della nostra vita politica si potrà ottenere ciò avverrà solo se ne prenderà l' iniziziativa il Senato, cioè il solo consesso che abbia dato prove d' indipendenza di fronse alle volontà ministeriali. Ma vorrà il Senato mettersi per questa via ? E da dubitarne. Si prosegua dunque nelle diagnosi accademiche : tanto , di qualche malattia, si dovrà pure morire (Rassegna contemporanea, agosto 1908). ♦ Troppo vino! come si fa? - Ai tempi nostri le crisi economiche vengono determinate non soltanto dalla penuria, ma anche dall'abbondanza. Adesso per esempio v'è in Italia la crisi del vino. Il prodotto dell'anno scorso, che fu abbondantissimo, non è ancora tutto collocato; ed ecco che il prossimo raccolto dell' uva prometle, anzi minaccia un prodotto anche più abbondante, che non si saprà dove mettere. Come sempre, anche questa voita gli interessati invocano l'aiuto ,:iello Stato: sistema vizioso per l'abuso che se ne fa. E' certo però che, trattandosi d'una delle produzioni più ricche e più largamente esercitate in tutto il nostro paese, questo non può rimanere indifferente alle sue vicende. Una Commissione nominata dal Governo per condurre un'in • chiesta sulla ?resente crisl enologica ha presentato al Governo stesso alquante proposte di provvedimenti, Esaminiamole un poco a una a una1° « che venga prorogato a tutto dicembre 1909 1' ab- « buono per la distillazione dei vini, e che la notizia venga « subito resa di pubblica ragir-ne ll. - In massima a proposte di questo genere siamo favorevoli, come quelle che applicano un più mite regime fiscale. Alla distillazione dei vini sono già state concesse agevolezze. Ci mancano i dati per calcolare, a quanto ascenderebbe ii probabile. sacrifizio detl' erario se la proposta venisse accolta. Ci sembra che se non potesse esserlo per intero, ossia fino al termine suindicato, il quale poi conterebbe l'incognita del raccolto del 1909, lo potrebbe per un periodo più breve, ma pur sempre di parecchi mesi. 11 peggiore stato per l' industria e per il commercio è quello dell'incertezza. 2° « che per il periodo di un anno si conceda ~n premic, • di L. 2 per ogni ettolitro di vino da taglio o da pasto che « si mahdi all'estero ». Qui la nostra opinione, può es,:,rimersi in due parole : assolutamente no ! Un tal provvedìmento avrebbe tutti i difetti. In primo luogo è assai difficile prevedtre quale spesa importerebbe. E l'anno seguente, se l'abbonclanza perdurasse? Guai a cominciare I In secondo luogo vi sarebbe poca equità. Perchè premiare per l'appunto chi è riuscito a vendere? Non si dica che è un premio alla solerzia, al coraggio intelligente: nelle presenti circostanze sono pregi che da sè soli non bastano, mentre se bastassero, il pungolo dell' interesse, anzi della necessità, li determinerebbe, li susciterebbe, senza bisogno di premi. In terzo luogo sarebbe un favorire i più abbienti e lasc·are a bocca asciutta i meno abbienti, giacchè è certo che per l'esportazione sono più atti e più apparecchiati i grandi produttori che non i piccoli; e mentre in tempi normali quelli sono spesso incettarori del prc dotto di questi, non lo sarebbero questa volta, avendone già troppo del proprio da collocare. 3° « che sia favorita·, con la concessione di opportuni « sussidi ai Comuni o alle Associazioni (L. 1 per ettolitro di (( capacità) la costruzione di grandi vasi in muratura accura- « tamente intonacati con cemento idraulico, da destinarsi alla « conservazione dei vini sani 1). - Proposta migliore della precedente. Se si deve aiutare un dato numero di italiani col danaro di tutti quanti gli italiani contribuenti, piuttosto che porger loro, mediante i premi d' esportazione, il risultato già pronto, già ottenuto senza loro incomodo, è meglio assai avvezzarli, con qualche 1ussidio, a un più progredito tecnicismo deJ· loro n:estlere. Dei premi, che intanto costano, il benefi1io passa, ma i vasi vinari almeno restano: li vino che raccolgono, se anche non si può vender subito, non va a male. Possono anche servire di impulso indir~tto, di circost:inza favorevole, per la buc,na pratica del ridurre i troppi e troppo variab:li tipi di vino a un minor numero di tipi più costanti. Ptr altro vorremmo che siffatti suss:di si dessero non ai Co• muni o alle Associazicni, ma alle Associazioni soltanto. Ai Comuni n0. Che cos~ c'entrano? D'altronde le associazioni di produttori in molti luoghi non mancano. Dove mancano, è il caso di imitare l'altrui esempio. Quel!.; moltitudini d'interessati che non volessero o non sapessero fare neanche tanto, peggio per loro. 40 ~ che si autorizzano gli Istituti che esercitano il ere- (< dito egra rio a fare su questi vini anticipazioni fino a 2/3 del « valore alcoolico che contengono ». - La questione ci sem-
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