Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 10 - 31 maggio 1908

256 RIVISTA POPOLARE Cortes non lo hanno ancora approvato ed è probabile che i deputati liberali e democratici, tutti concordi, si batteranno strenuamente quando il governo ue presenterà e ne difenderà il progetto, ma disgraziatamente essi non sono la maggioranza , anzi sono una minoranza, battagliera si, ma esigua. Certi della sconfitta esai i deputati democratici, hanno deeisJ che quando si dovrà arrivare alla votazione del _progetto essi abbRndoneranno l'aula : difenderanno le libertà pubbliche quanto potrà essere in loro, poi ne lasceranno la difesa al popolo. E per il popolo a proposito di questa difesa ha parlato Pablo Iglesias, il famoso letterato e leader del partito socialista spagnolo. Ecco che cosa egli ha detto alla Commissione d'inchiesta su legge: « I socialisti lottano. legalmente, ma non sì tosto· la lej!'ge sarà votata, essi diverranno terroristi e saranno decisi a soffrire tutte le conseguenze del nuovo contegno che le ·circostanze r.ostringeranno ad adottare; faranno di un partito di ordine il partito ri voiuzionario. Sappiate che il partito socialista spagnuolo non è che una frazione del grande partito socialista internazionale e che avremo i' appoggio degli altri paesi, quando lo reclameremo. Sappiate pure che su 30 mila operai madrileni, 24 mila appartengono al nostro partito. Questi 24 mila saranno capaci di molte cose non si tosto saranno provocati •. Bisogna dire chiaramente che l'agitazione contro la legge non è intempestiva. I rigori della censura Rono au!Ilenta.ti, il diritto di riunione è quasi del tutto abrogato, la libertà di parola sottoposta a tante e tali restrizioni che è diventata nulla. Sotto il pretesto di colpire le associazioni dei terroristi, per mezzo della nuova legge si dà alla polizia la possibilità. di sciogliere qualsiasi riunione ed associazione politica o no: si permette alla polizia di sequestrare registri, elenchi, verbali appartenenti a società anche debitamente au • torizzate , basta che la polizia le dichiari sospette di mene o connivenze terroristiche; insomma è la reazione più feroce che si prepara ad infierire. Riuscirà. a debellare il movimento operaio? Ne dubitiamo. Poichè, sarebbe essere soverchiamente ingenui, non pensarci , ciò che il governo reazionario del sjgnor Maura spera dalla nnova legge è la dispersione del partito operaio, e della tendenza repubblicana che si son fatti ormai terribilmente minacciosi. E' un fatto che i Santande·rini hanno offerto un palazzo a Re Alfonso, e che alla festa della Indipendenza il re fu applaudito calorosamente dal popolo ; ma non bisogna dimenticare che se il popolo Spagnolo è facile al plauso ed all'entusiasmo, .è altresl facile alla rivolta, e tenace nelle idee , specialmente politiche: ora, non è un mistero per nessuno che la grande maggioranza dei lavoratori spagnoli sono o socialisti, o repubblicani, e che i devoti alla monarchia sono un numero esiguo r,aragonati agli altri, e per di peggio, fra loro bisogna contare anche i Carlisti, i quali son monarchici si, ma non per Alfonso. E' dunque logico che il Maura, da bravo governante monarchico, sia corso alle difese; ed abbia escogitato, valendosi della agitazione e dei delitti dei terroristi, anarchici o poliziotti che fossero, quel progetto reazionario che mette in furore tutti, non contenta nessnno: ma che però, grazie alla maggioranza del Ma11ra, sarà • approvato dalle Cortes. Ma è poi la migliore difosa? Ecco ci sembra di poter dire francamente: No. Questa è una legge di violenza, che vuol, rispondere ad atti violenti; ma che va anche oltre lo scopo desiderato, e le necessità che la crearono: offende quei principii di libertà, quei diritti pubblici che sono, ormai, diventa-ti inviolabili. Questo è il debole della legge, e questa è la ragione per la quale, anche se approvata dalle Cortes, il che, data l'agitazione del popolo, non è ancor certo; cotesta legge è destinata a rimanere lettera morta. + Agitazione Indiana_ - Eppure sarebbe uu bel fatto, se per 1rna volta tanto, i giornalisti i tali ani, anzi non gli italiani soli, dessero prova di possedere due grani di senso comune. Ecco q nà : armi e special men te bombe sono scoperte a Calcutta, a Bombay, a Madras nell' India; alcune bombe sono lanciate, scoppiano, uccidono, ed ecco subito il bel coro dei giornalisti seri• vere e stampare e L'anarchia nell'India » e « L'agitazione anarchica nell'India• e « Gli anarchici indi~- ni • etc. Che c'entra l'anarch!a? Mah! Ohi ne capisce niente? I giornalisti hanno fatto questo bel ragionamento: si trovano armi, si sparano bombe: dunque c'è anarchia! E giù anarchia a tutto spiano. Vediamo dunque di rimettere le cose a posto. Prima di tutto nell'India non e' è traccia di anarchia, nè di anarchia nel senso di disordine. Gli iuglesi governano il paese; a modo e vantaggio loro, ma lo governano ; e gli in diani non hanno nessnna idea di vi vere se.nza governo e senza leggi: tutt'al più non voglion quelle inglesi: queste non le vogliono; non vogliono più il predominio inglese. Più volte, in questa stessa rubrica., noi abbiamo fatto cenno del fenomeno nazionali sta nell 'Iu dia, ed abbiamo accenuato al pericolo che il governo inglese corre di vedersi sfoggi•re il grande possesso asiatico. Noi non vogliamo dire , e non lo pensiamo, che gli ultimi giorni del!' Impero anglo-indiano, siano giunti; no: diciamo soltanto che gli ultimi fatti a Calcutta, la ribellione dei fieri Mohmands, le bombe nei treni e nella via indicano una situazione estremamente pericolosa. Indicano che nell' India si comincia a voler fare senza l'inglese. E' il primo passo verso l'indipendenza: verso l'autonomia. Troppo grande, e crudele è stato lo sfruttamento dell' India da parte dell'Inghilterra, perchè essa non debba sottrarai una buona volta. Gli Indiani sono stati sottomessi fintanto che non è stato loro possibile organizza.1si sotto capi educati all'Europea, ed in E11ropa: hanno taciuto e sopportato tanto quanto è stato loro necessario per guadagnare il diritto di dire al mondo: Noi vogliamo e possiamo fare da noi : noi vogliamo tornare ad essere quello che fummo un tempo: una nazione indipendente. Noi non crediamo che sia suonata per l'India l'ora della Indi pendenza: manca ancora agli indiani il capo che possa riunirli tutti sotto una sola bandiera, in uuo sforzo concorde e volenteroso contro l'Inghilterra, ma al punto cui son giunte. le cose si p11òesser certi che non tarderà a presentarsi. Hià il desiderio degli indiani è formulato nelle brevi linee di un proclama uscito a Bena res: « Noi voglia.mo l'autonomia amministrativa; ta partecipazione diretta d' Indiaoi al Governo dell'Indie..; noi vogliamo essere trattaLi al medesimo modo che le altre colonne inglesi, non come un territorio di conquista; noi vogliamo che l'enorme gettito delle imposte indiane rimanga in paese a beneficio del paese stesso, e non emigri, come ha fatto fin'ora e come fa, in Inghilterra•. Che e' entra in tutto ciò l'anarchia? Gli agitatori indiani tirano bombe: ma che forse le bombe e l'anarchia. hanno qualche cosa di comune? Noi comprendiamo che per gettare il_discredito su i patriotti indiani i giornafolti inglesi, -0alunniando. cosi anche l'anarchia, li chiamino anarchici:· ma che· i giornalisti italrani, i qnali non hanno le stesse ragioni politiche degli inglesi, ripetano pappagallescamente la parola J.ei loro confratelli d'oltre-Manica, questo non va. L'agi tazioue indiana è nazionalistica e patriottica: è un movimento per la indipendenza del paese proprio com'era quella dell' Italia dall' Anstria ; ed è assurdo accettare la interessata versione inglese che gli agitatori indiani sieno malfattori e briganti e anarchici - nel senso enoneo e comune della parola-. Da lungo tempo le vessazioni praticate dall'Inghilterra su l'India sono diventate insopportabili; la coscienza nazionale •

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