238 l{ l V 1 S •1• A t' O P O L A H. E e durevole cordialità di rapporti s1 isp1nno i proprietarii ad .essl."!rlarghi nel concedere. La giornata che fin qui essi hanno pagata e pur sempr_e. meschina e gli obblighi dei lavoratori furono eccess1v1. Un concetto umano spinga i proprietarii a meditare nella sorte di quegli uomini, che col loro lavoro e cioè col consumo delle proprie personali energie sono i fattori primi della ricchezza dei proprietarii e della stessa nazione. Un vinCt)lo, un legame potrebbe crearsi dai proprietari per togliersi dattorno la tema di frequenti nuovi malcontenti, che degenerano poi in pretese e in scioperi dei lavoratori. Dovrebbesi stabilire una giornata equa, condizioni oneste; tenere rapporti amichevoli ; avvicinare; :1iutare, educare il contadino alla concezione serena della importanza grande che esso ha nella società, ma assieme ·alla importanza somma che ba l'asset;o civile della società, la quale ha diritto e necessità di qualche sacrificio di tutti coloro che in essa vivono e da essa traggono vantaggio. Fare partecipe della ricchezza che la terra prodiga chi lavora e per mezzo di esso chi la possiede. E cosi: fissata la spesa - ad esempio, - fissato il valore del capitale, lasciato al proprietario un modico interesse del capitale stesso, tutto l'eccesso delle produzioni dovrebbe esser diviso fra i proprietarii e chi lavora ; e facile sarà determinare le pro• porzioni. • L' utiie si verinca a finir d'anno; quindi il lavoratore sarebbe per ciò stesso vincolato dall'interesse a non mancare ai suoi obblighi per non perdere il vantaggio sicuro. E infine si dovrebbe assicurare al contadino il riposo sicuro nell'età in cui troppo duro riesce ogni lavoro, e farlo certo che ai te·neri figli suoi in nessun caso - anche il più disgraziato - sarà mai per mancare il sostentamento, la cura, l'affetto che come il pane è necessario ai bimbi. Coll' amore educare il lavoratore alla conosc~nza esatta dei propri diritti, ma pure alla coscienza retta e all' adempimento dei proprii doveri. Visioni. .... sogni .... forse desideri vani !.. Avv. Oo. BAGATTI Il l° CongressoNazionale delleDonneItaliane Il Congresso femminile s'è chiuso con due proposte significative; dut belle manifestazioni di solidarietà e gentilezza, su le quali sarebbe ozioso insistere tanto è evidente il loro valore. Le fortunate della vita hanno pensato anche alle reiette che non hanno famiglia, che la società respinge e disprezza ed hanno espresso il loro desiderio che maggiormente e con più efficacia sieno protette le fanciulle che dalla campagna arrivanu alla città; ignare di pericoli e di tradimenti; ed hanno poi pensato alle umili lavoratrici dell'ago, alle piccole sfruttate per le quali, sovente , le ore di lavoro - per una paga derisoria - sono innumerabili. Ma se il Congresso non si fosse limitato che a queste proposte - diciamolo, quasi platoniche benché sincere - ; se le don ne Italiane non avessero fatto altro che plaudire alle calde e commoventi parole della Linda Malnati su gli zingari dell'Agro Romano, il congresso potrebbe anche lasciarci indifferenti; non ~arrebbe la pena occuparci d' uno di più dei tanti che si tengono in Italia da un capo dell'anno all'altro. Ma questo Congresso è stato la rivelazione cli una forza nuova che scende di tutto impeto nel campo delle lotte s::>ciali , e vu8le avere, e si fa il suo posto. Questo è il fenomeno che bisogna studiare, di cui si deve tener conto, seriamente; che bisogna esaminare in tutti i suoi lati , nelle sue diverse manifestazioni, spogliandoci, per un istante, delle nostre simpatie o antipatie politiche, per veder chiaro d' onde parta ove giunga la influenza di questo nuovo elemento nel lavorio sociale. E bisogna anche spogliarci di quella ipocrisia cavaliera che fino ad oggi è stata la vernice del nostro disprezzo per la Donna, per la donna intesa come faciente par te e funzione attiva dei nostri organamenti sociali, oggi che essa si presenta a sua volta come fucinatrice di fatti che avranno , fatalmente, il loro divenire nella società. E non bastano più le lepidezze d'un qualunque Conte Ottavio, o i soliti luoghi comuni, ragliati su per le colonne di qualche ben-pantofolato gio-rnale, ad icGrmare il valore e l'importanza e il significato del movimento nuovo. Io udii qui a Roma, unica voce femminile in tutto e per tutto discorde dall'armonia delle donne che reclamano diritto e giustizia, io udii, nei· giorni del Congresso, la conferenza di una signorina, graziosetta anzi che no, predicante le solite vecchie storie della donna soldato, dell' uomo-mamma, e di un articolo del Codice letto ai maritandi con l' aggiunta d' un viceversa , per concludere che la donna deve continuare ad es:)ere quello che fu, ciò che è stata Gn' ora; la poesia della casa, la dolce consolatrice, la madre tutta dedita all'amore dei figli e del marito, tutta la solita rancida retorica, che i fatti , brutali, smentiscono. Perchè nessuna donna, parlo delle donne Italiane , hct mai detto di non Yolere essere ciò: ma vuol esserlo con più efficacia , con più diritti, con più valore, con più giustizia. Questo ha significato il 1° Congresso delle don ne Italiane, e il viceversa aggiunto ad un' articolo del codice non è uno scherzo, è l'affermazione di un diritto. Naturalmente, un po' di scetticismo, a proposito del Congresso era in tutti; anche nei più determinati partigiani del diritto della donna alla sua partecipazione, nella medesima misura che l'uomo, alla vita sociale. lo stesso che, non, da oggi , ho riconosciuto e affermato questo diritto, non era ben persuaso della buona riuscita: ma ho assistito al manifestarsi d' una forza eh' io credevo impreparata mcntr' era preparatissima; ed ho veduto la stampa, diffidente il primo giorno, concludere all'ultimo cosi com' io stesso, nel mio pensiero, conclusi: Questo è bene. Questo Congresso ha fatto l'effetto d' un raggio di sole che penetri in una camera buia. Ha fatto vedere quello che la donna ha fatto e può fare; l'ha dimostrata degna di presiedere come l'uomo ai destini, all' organamento sociale della umanità. Certo con forze sue proprie, con suoi speciali intendimenti , con suoi particolari e nuovi criteri; ma pronta però" ad assumere la sua parte di responsabilità, e degna di gravarsene nell'opera non facile d'avviare l'umanità a migliori destin!. Si disse, e forse con giustizia: il programma del Congresso è farraginoso. Da una gentile congressista cui io ricordai il vecchio proverbio : « chi mette tropra carne al fuoco _non la cuoce », m'ebbi in risposta: <.< Se tappate troppo forte una bottiglia
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==