Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 8 - 30 aprile 1908

204 RIVISTA POPOLA RE dal desiderio di ballare un minuetto colla Francia; che l'Inghilterra minacciosamente ostile alla Francia durante l'episodio di Fashoda è divenuta la sua migliore amica, di cui sostenne le ragioni ad Algesiras; che l'Italia favorita dalla Francia nel 1859, avvepsata nel 1866, nel 1867, nel 1881 dopo essere stata sospinta-gl'interessi dinastici, furono un contorno non necessario - nelle braccia della Triplice, è tornata nostra sincera amica e fa parte di una nuov3 Triplice, che non distrusse la precedente, ma la controbilancia; che l'orso e la balena che sembrava volessero sbranarsi nell'India, si fanno oggi l'occhio di triglia; che l'accordo dei Tre Imperatori a pochi anni di distanza si è tramutatato nel più clamoroso disaccordo; che l'Austria ingannata dalla Prussia nella guerra dello Schleswigh-Olstei n e battuta ed umiliata strepitosamente nella guerra del 1866 è divenuta la sua migliore alleata ..... Che µiù? Si designa sull' orizzonte un' alleanza Russonipponica, che sino a ieri sembrava il colmo della inverosimiglianza! E mi pare che basti, senza uscire dai confini della storia di ieri e di oggi - per dimostrare la esattezza del mio assunto. Questa variabilità fenomenica è tutto ciò che sarebbe desiderabile che avvenisse nel migliore dei mondi possibili? Tuttaltro. Ma della realtà di queste numerose e imprevedibili variazioni bisogna sempre tener conto pur adoperandosi a far mutare le situazioni di fatto a proprio benefizio Conseguire il meglio nello interesse della nazione è certamente il grande obbiettivo di lll10 statista non volgare; per conseguirlo, però, possono essere diversi i mezzi. E in quanto ai mezzi tener fede alla massima di Macchia velli, eh' è pure quella dei gesuiti e che ciò non ostante è stata difesa e caldeggiata da Giovanni Bovio: il fine giustifica i mezzi. Il sano positivismo a questa massima non apporta che una modifìcazione che la rende meno ostica: un dato fine si deve conseguire coi mezzi migliori, che si possono adoperare. DoTT. NAPOLEONE CoLAJANNr Ilmodernismo nonpuòatteeehinirIetalia! Onorevole signore, , Accade cosi di rado che uno straniero intelligente e colto conosca sufficientemente l' Italia e non venga a sfoderar fra noi le solite melense o maligne sciocchezze che ci fan venire spesso il prurito alle mani e a.i piedi, che quelle poche volte bisogna proprio incoraggiare e sostenere quel più che lodevole personaggio che fa le veci di un postero non idiota. E quindi trovo che Lei ha fatto benissimo a pubblicare la lettera della signorina Raghnild Lund intorno al modernismo: ma mi permetta di unire a questa lode il biasimo dì non averla commentata come si meritava. Perchè in quella lettera quasi si legge che gli Italiani rion hanno accolto con sufficiente simpatia il movimento modernista, e che il -Rinnovamento ( ma c'è soltanto quello nel modernismo italiano?) è più conosciuto all'estero che da noi. Io trovo che questo non è affatto vero, e che se naturalmente tutta l'Italia che pensa e che riflette ( giacchè il modernismo è 1m movimento di persone intellettuali e punto popolare) non si è, d'un bel tratto, convertita e genuflessa dinanzi ai seguaci italiani di Lòisy e di Tirrell, ciò è accaduto soltanto percbè da noi ci sono due cose molto importanti che la signorina Lund non ricorda o ignora: il pensiero filosofico da una parte , e dall' altra assai più vasta, l'esperienza di ciò che è stata sempre la chiesa cattolica. La signorina L11nd ci avverte che non dobbiamo aver troppa simpatia per il protestantismo, il quale sarebbe pieno di vizi cattolici. Ma gli italiani par che abbiano approfittato di questo corn,iglio· assai prima che fosse dato, rispondendo col silenzio e con l'indifferenza a tutti i tentativi dei protestanti . discesi in Italia. Per quanto in ritardo, pure l'avvertimento della signorina Lund è pieno di benevolenza e val la pena di rica11.1biarlocon un altro che ci viene dalla nostra natura di Italiani; noi sappiamo benissimo •che la Chiesa cattolica romana ha avuto sempre per la sua costituzione stessa, una logica e una direzione che escludono ed esclusero qu::ilunque modernismo. Il Loisy, che non è tanto privo di senso politico quanto certi suoi pappagalli, 10 riconosce lui pure nell' ultimo libretto rosso. Questa logica e questa costituzione possono essere antipatiche, mortali, gesuitiche ecc., ma esse hanno sopra i nostri desideri il non piccolo vantaggio di esse're, e stare li a negarle o a cambiarle è vano, come pretendere di avere del fooco che non bruci, o meglio, poichè si tratta di cose spirituali, dell'arte che sia scienza, o delle macchine che abbiano coscienza. Chi vuole ragginngere queste cabalistiche combinazioni non riesce che ad essere un confusionario, e tali sarebbero i modernisti se il loro fine fosse proprio quello di continuare modernisticamente il cattolicismo romano. Per fortuna non è q nesto il loro vero fine, e chi cerca di mantenerli per la vecchia via, cerca anche di mantenere l' equivoco. Gli italiani hanno avuto un oscuro sentimento dell'equivoco modernista, e la pretesa modernista di appartenere al cattolicismo non ha incontrato punto la simpatia generale. La signorina Lund si .affanna a dimostrare cbe i modernisti sono cattolici, ma nei suoi ragionamenti non trovo altro cbe questo peccaminoso sillogismo: i modernisti s'ono persone egregie, colte, sincere, ecc., dunque si deve riconoscere che essi sono cattolici. Io bo riconosciuto tutte le qualità di molti (non di tn tti perchè anche fra loro ci sono le birbe) dei modernisti fin da pareccbi anni or sono, quando di modernismo sui giornali non se ne parlava. Ma non perciò mi sento obbligato a riconoscerli per cattolici, anzi fondo una parte della mia stima sul fatto che essi si allontanano sempre più dal cattolicisrno romano. La signorina Lund rassomiglia un poco a quei nostri patriotti che pur dichiarandosi atei, mangiapreti, rivoluzionari ecc., si offendevano sommamente quando qualche parroco non dava ai loro colleghi gli onori funebri, e pretendevano che il prete celebrasse con un Te Deum le loro vittorie. Così la signorina Lund si mostra molto scandaliz- , zata perché un prete rifiuta l'assoluzione a chi legge il Rinnovamento. Ma non pensa la signorina che quella rivista è scomunicata ? io mi scandalizzerei io vece sa

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