RIVISTA POPOLARE 159 piuti dal popolo ebro di sangue: notevolissima la tendenz.a al ven~ficio nella corte papale, di cui basti ricordare che diciassette papi morirono di veleno propinato. Tale è la pretesa influenza del Cristianesimo:_ esso vale a sostituire, come forma predominante, al colpo di pugnale le vivande avvelenate. E ciò è conforme, come si vedrà meglio più avanti, a teorie sostenute dalla Compagnia di Gesù e da altri cristiani e santi scrittori: basti ricordare, col Calvi, queste parole del cardinale Francesco da Verona (1595): « Uccidere un tiranno, un usurpatore, « è un atto generoso ed eroico .... anche per mezzo << del veleno e segretamente, aggiunge Gaetano >>. E di molti papi di cui non è certi si sospetta che morissero avvelenati. Il regicidio nei tempi moderni fu oggetto di studio; ma esso fu considerato quasi unicamente dal lato dell' agente (il regicida) e sono trascorsi oramai diciotto anni dalla pubblicazione di quei favori: occorre quindi completare, rapidamente come si può in un articolo, che fa una rassegna del regicidio troppo rapida perchè possa dirsi cinematografica. Alludo agli studi del Laschi, del Laschi e del Lom broso, che se ne occuparono non exprophesso nel volume « Il delilto politico e le ri voluzioni >> (Torino, 1890) e sopratutto al Regis: Le règicides dans l' -fstoù-·eet dans le present, Paris, Masson, 1890; ma non fo torto agli articoli scritti in occasione di recenti regicidii, come quello del Ferri, nella scuola positiva del 1900, e ad altri assai notevoli, che sarebbe troppo lungo enumerare, di cui terrò conto debitamente indicandoli. Le due cause apparenti del regicidio nei tempi moderni sono il fanatismo religioso in un primo momento, e l' esaltazione anarchica più recentemente: il delirio ascetico e lo squilibrio psicico prodotto da teoriche estreme sono le degenerazioni del sentimento religioso e del sentimento individualistico, acuiti ed esagerati dalla moderna costituzione economica. La complessità del momento politico, fornendo la causa 'occasionale in agente sovreccitabile e predisposto, gene1'a il regicidio, pericolosissimo appunto perchè ha origine dall'esagerazione delle idee, del sentimento, e genera correnti di simpatie morbose. Sono esempi Ji regicidio causdto da fanatismo religioso quelli di Enrico lV, compiuto da Ravaillac nel 1660, per impedire una guerra col Papa e il trasporto della Santa Sede a Parigi; quello del duca di Guise compiuto da Poltrot, per guadagnare il paradiso, spegnendo ùn nemico del Vangelo; quello di Guill:iume de Nassau, compiuto da Barthazard Gérard per divinire un martire celebrato dalla chiesa romana (10 luglio 1854); quello dell'arcivescovo di Parigi , compiuto dall'abate Verger, per protestare contro il d'omma dell' immacolata concezione (il 3 gennaio 1857); quello tentato da un poliziotto della setta dei samouri contro lo cz.m·evitcz., ferendolo con la sciabola nel gennaio 1891, perchè era entrato nel tempio senza togliersi le scarpe. Iacques Clement , assassino di Enrico III nel 1 agosto 1589, era monaco: Verger era prete; prete era Galeote Cotilla, assassino del vescovo di Madrid nel 18 aprile 1886. Giusto Calvi nel Grido del Popolo di Torino (nei numeri 3, 4, 10, 18 febbraio) ebbe il merito di rievocare le ragioni storiche, che spiegano il regicidio generato dal fanatismo religioso. Propugnarono il regicidio il dottor angelico S. Tommaso, e dopo di lui Licano, Gaetano, Soto, Silves •er, Fernando Vaschio, Cavarruvias e altri fino al gesuita Mariana, al cardinale Francesco da Verona, al Becun: le parole con le quali questi seri ttori magnificano il delitto suonano come un inno incomposto alla trucidazione e all'avvelenamento del capo dello Stato. L'accurata e acuta documentazione del Calvi è rac • chiusa in questa conclusione: « i ges_uiti furono « strenui assertori, con lo scritto e con l'esempio, del « regicidio. Pensiero e azione. Nè di ciò intendo cc far loro una colpa qualsiasi: essi erano e sono cc quali dovevano essere; nè onestamente si può chie- << dere che le vipere siano us1gnuoli. - Anzi per un cc certo riguardo (e da certa gente) essi possono me- <c ritar lode pe!' aver mirabilmente riassunto e, per « così dire, codificate le nozioni del tirannicidio bicc bliche e classiche (ogni buon maridarino d'Italia cc ricorda del de Otftcis l'apologia degli uccisori di « Cesare, discussa ed approvata poi da S. Tommaso), << dando per base all'affermato diritto di uccidere il « principe il domma della sovranità popolare, che cc i giacobini della Rivoluzione s'incaricheranno poi cc di condurre alla espressione logica assoluta, in « teoria e, purtroppo, nella pratica ». • L' apologia del regicidio negli scritti dei gesuiti continuò fìno a che l'opinione pubblica non reagì con violenza: la compagnia fu espulsa da alcuni stati essendo la sua presenza divenuta pericolosa per la vita della famiglia reale e le opere inneggianti alla strage e all'avvelenamento del monarca furono bruciate sulle piazze dai carnefici. L'apoiogia del delitto non è un reato che commettono sono gli anarchici e commisero solo i gesuiti: uomini temperati scrissero e pronunziarono apologie di regicidi comunemente celebrati , come qudlo di Bruto nell' antichità, e Charlotte Corday nel monJo moderno: dove sono in gioco le passioni poi iticbe è difficilissimo conservare l'equilibrio. Sull'ingresso principale del Palazzo del Comune di Napoli una lapide ricorda tra i martiri della libertà Angesilao Milano, che tentò il regicidio contro Ferdinando 11 di Borbone: nessun repubblicano ortodosso, o spurio radico-repubblkano sognò mai che la fìgura di Giuseppe Mazzini potesse venir menomata dal dono del famoso pugnale a Gallenga per assassinare Carlo Alberto. L'indomani dell'assassinio di Canovas del C..1stillo , perpetrato da Angiolillo, V incen zo Morello , con la vivacità che gli è propria : richiamava l' attenzione sulla diversità di trattamento che convenzion .d. mente si fa ai diversi regicidi. Egli brillantemente scriveva: cc L'anarchismo non è una causa, ma una consccc guenza; non è una proposizione, ma una illazione; (e non è, malgrado i suoi metodi e i suoi delitti, cc l'espressione di una follia politica, ma l'afferma- ~ zione di una condizione di cose, che è destinata cc a mutare. Data una società l.'.0me la nostra, una (e società , cioè , cariata in tutto il suo scheletro, cc affetta in tutti i suoi umori di una discrasia ormai « invincibile, l'anarchismo, cioè lo spirito che nega cc è una necessità logica ineluttabile >> e prima: cc questo anarchico, questo assassino, questo con- « dannato, questo soffocato, è della buona stoffa dei « martiri e degli eroi, che non ctisonorano l'urnacc nità ..... Egli ha pagato con la sua vita quella di (e Canovas del Castillo, ed è pari innanzi al codice " penale. Ma dinanzi alla storia della politica egli « si rialza disdegnosamente. >> ( Nella Vita e nell'Arte, Palermo, Sandron 1900 pag. 200 e 192). Assai notevole è lo studio delle condizioni di ambiente che preparano il regicidio, studio a torto trascuraro da chi è attratto da rice.rche sul soggetto attivo. Le grandi rivoluzioni del pensiero nella religione e nella costituzione politica sono il terreno fecondo per questi eccessi. Solo così si spiega, per esempio la partecipazione delle donne al regicidio nella rivoluz~one francese , con Aimée-Cécile Renault, che annata di due coltelli nel giugno 1794
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