RIVISTA POPOLARE 125 Parlammo sin qui ~lella scarsa efficacia dell' azione parlamentare dei socialisti riformisti , come pure di quella diretta dei sindacalisti. Molti che, come me, vedono forse gl' in..:onvenienti dei due metoJi d'azione, non sapendo più se orientarsi verso destra o verso sinistra, vanno arcbitett,rndo un terzo metodo di organizzazione e di lotta. , che in Italia ha preso il nome di iritegralista. Q•1esto metoio però , pet· il fatto che accetta l'azione diretta e l'azione parlamentare ha i difetti dell' uno o dell'altro metodo oltre le contraddizioni derivanti dal fatto che i due metodi diventano ad un certo punto inconciliabili. Infatti l'azione parlamentare vuol rafforzare lo stato e penetrarlo, laddove l'azione diretta e sindacale vuol creare uno stato dentro e contro lo stato borghese. L' integralismo, che; come dicemmo sopra, non ha base scientifica, trova la sua ragione logica per esistere in un istinto conciliativo prezioso che per una legge armonica e provvida dellt1 natura, precede sempre, così nei fenomeni psicologici come in quelli sociali, lo stato di coscienza. La gran massa dei lavoratori , che, in Italia come altrove non si decide a seguire nè l' azione diretta, nè ]a parlamentare e che incerta brancola nella combinazione finora fittizia e sterile deil' integralismo unitario, evidentemente sente dentro di sè l'istinto di un nuovo metodo, che solo debba e possa condurre al trionfo definitivo e completo tutte le categorie di lavoratori Il metodo, che il proletariato sente finora solo istintivamente è stato concretizzato in un piano abbastanza chiaro e definito dal segretario della camerà d~I lavoro di Reggio Emilia, il Vergnanini, il quale è' ùn· entusiasta impenitente della cooperazione , come del restò tali sono tutti i propagandisti ed organizzatori del Reggiano, i quali, malgrado nel congresso della reiji: etenza del 1901 la cooperazione fosse stata scartata; pure in essa persistettero ottenendo o~timi risultati: In omaggio alla verità bisogna riconoscere come il partito socialista abbia sempre tenuto in rapporto alla cooperazione un contegno strano e contradittorio. Dal tempo di Marx e di Lassalle fino ad oggi, noi avemmo sempre nelle fila del partito socialista degli entusiasti e deì denigratori della cooperazione; ora prevalsero ~ primi ed oru. i secondi. Anche tra gli entusiasti, della cooperazione trovamm,o dei pareri discordi , ci fur0no cio~ di quelli che definirono istituti borghesi e quindi da combattere le cooperative di consumo e dissero invece fossero da favorire le cooperative di produzione e lavoro; ci furono altri invece che dissero cbe il partito socialista dovesse favorire solo le cooperati ve di consumo, che sono più democratiche, in quanto accessibili a tutti, e dovesse invece combattere quelle di produzione, perchè de:3tinate a favorire un triste e miope corporativismo ed a degenerart:l in alcove incubatrici dell'egoismo di classe. Ora siamo giunti ad un punto, in cui i vecchi avversari della cooperazione to'rnano a riconoscerne l'utilità ed a considerare la medesima, come la spina dorsale del movimento operaio. Laddove, come dimostrammo, la conquista della legislazione sociale presenta accanto ai vantaggi materiali dei danni morali, delle restrizioni cioè alle libertà dei lavoratori ; e la resisttJnza fatta con l'azione diretta, combatte solo contro lo sfruttamento: la coope-. ·razione invece combatte, oltr"echè contro lo sfri1ttameuto, anche contro la speculazione e ~~ disoccupazione, due· nemici altrettanto terribili e minacciosi per il proletariato quanto lo sfruttamento. Bisogna pensare che la resistenza costituisce una lotta, e la lotta non può essere norma costante di vita; laddove invece la cooperazione rappresenta il favoro che è cosa meno bella, meno appariscente, meno luminoso, ma più positivo e più seria, in quanto è forza non solo demolitrice, ma anche ricostruttrice. Molti socialisti in questi ultimi anni' levarono osannw- a tutte le forme di cooperative, e cosi vi fn una larga rific,ritura di esse. Alla prova dei fatti· però si è visto come, al pari dell'azione parlamentare e di quella diretta , anche le cooperative vada!'lo incontro ad inconvenienti in quanto , se esse restano isolate, possono arrecare dei benefici limitati, danneggiando e magari sopprimendo i piccoli speculatori; mà lasciando indisturbati i grossi. Inoltre le cooperative di produzione e di lavoro, sia agricole che industriali, vengono dopo breve tempo. a trasformarsi in organismi chiusi, animati da gretto spirito corporativista, e spesso accade che nascano delle gare e delle lotte fra le diverse cooperative di produzione ed anche tra le cooporative di produzione o quelle di consumo. Il Vergnanini , che tutto questo ha constatato , propone perciò la fusione o meglio l' accordo di tutte le cooperative, propone cioè la cosidetta cooperati va integrale. Base di questa dovrebbe essere la cooperativa di consumo ed attorno ad· essa dovrebbero, come satelliti attorno ad un pianeta, esplicare la loro vita e la loro attività • tutte le altre forme di cooperative. Il Vergnanini· pensa che solo la cooperazione integrale farà scomparire i difetti della cooperazione. Evidentemente però egli,• pur assegnando nna grande impor~anza a questa coo- •• perativa integrale, mostra quasi di non aver compreso la portata profondamente innovatrice e grandemente rivoluzionaria del metodo di lotta da lui proposto. Egli considera la cooperati va integrale come un mezzo im~ portante si, ma sussidiario del movimento ·operaio. I~ invece trovo, che solo essa possa davvero risolvere la questione sociale, in quanto, ben guidata , non trov~ limiti alla sua applicazione, ma anzi acquista sempre più forza a misura che essa si estende, ed allarga. la sua sfera d' influenza. Su ciò non c' è bisogno che io· oltre m' intrattenga. . La cooperativa integrale è poi il s::ilo metodo di lotta che si preoccupa degli interessi di tµtte le cate: gorie di lavoratori, anzi a me pare sia particolarmente utilizzabile dai contadini obbligati e dagli artigiani. Per i salariati la cÒoperh.tiva integrale è la trincea, il baluardo, la fortezza, ove essi si possono ricoverare dopo gli scioperi e le lotte ·economiche contro i loro padroni ; ma_ per i cuntadini obbligati e per gli artigiani la cooperati va integrale è qualcosa di più e di meglio. Tutti i soci cooperatori possono infatti scambievolmente fornirsi i prodotti del proprio lavoro ,ad un prezzo di poco superiore al prezzo di costo, mentre possono vendere a quelli ch·e sono fuori della coopera- . tiva, cioè ai non lavoratori i loro manufatti ed i prodotti della terra ad un prezzo più elevato. Con ogni
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==