RIVISTA POPOLARE 101 cercare, altrove che in se, la medicina alle sue profonde tristezze. E non è la Chiesa che gliela possa dare. La Chiesa gli dice: ubbidisci I Questo è il perno della questione: obbedire! tacere I rassegnarsi l L'uomo cessa di mettere in opera tutte le molle delle sue facoltà individuali: cessa di agire perch{ nella inazione egli guadagna meriti per il paradiso. E la Chiesa, intanto, riconquista lentamente nella acquiescenza degli uni, nella indifferenza degli altri quello che l'anticlericalismo, o il liberalismo, della antica destra parlamentare k aveva fatto perdere: il diritto di salvare le anime sacrificando i corpi : il diritto, per se, di affermarsi ancora una volta e di nuovo potenza ed organismo politico. « Libere religioni nello Stato Sovrano )) scrisse una volta l' on. Luzzatti. Ma questa che è affermazione altamente liberale: the è, se rispettata, garanzia per tutti di rispetto alle credenze ed aUe opinioni non conviene alla Chiesa. E non le può convenire. Poichè per salvarsi è necessario credere alla Chiesa, è naturale che la Chiesa tende a che il raziocinio e l'qpinioné dei più dipendano esclusivamente da lei. La Chiesa condanna dunque hon solo la scuola, ma la morale laica. Quando l'insegnamento morale parte da necessità sociali per arrivare a contingenze sociali la Chiesa condanna. Per la Chiesa l'uomo perfetto è quegli che fa il bene per far piacere a Dio, e non fa il male per paura d'andare ali' inferno. Fare il bene, perchè è necessario alla vita sociale che ogni uomo si conduca socialmente verso i suoi simili ; non e-are il male perchè, semplicemente, è doveroso non farlo questa è teoria condannabile dalla Chiesa. E' una teoria eretica, e il solo enunciarla è peccato mortale. Eppure se c'è una teoria veramente morale, retta, onesta è appunto quella che considera la vita ragion d'essere e fine a se stessa, e che incita a fuggire il male, a perseguire il bene perchè con l'adempimento di questi doveri si accrescono il patrimonio di bellezza e di bontà fra gli uomini; e si coopera al maggiore e più rapido avvento di una società di liberi , e di moralmente perfetti cittadini. In questo senso, dunque, deve essere impartito l' insegnamento etico nelle nostre scuole. Io so già la obiezione: non abbiamo maestri atti a tanto. Prima di tutto non lo credo: poi, quando anche fosse così, bisognerà cercare che le generazioni future sviluppino dal loro seno, l' educatore per eccellenza, l'uomo che saprà trovare il metodo. la forma e la formula della educazione laica futura, Intanto contentiamoci di escludere dalla scuola, il prete; che porta nel suo insegnamento il veleno sottile e della nemicizia contro lo Stato Italiano, che vi porta la intolleranza e la intrasigenza; che non sono, certamente, le più pure e le più nobili ·virtù del genere umano. Prepariamo questa gene- :razione futura ad un insegnamento più libero e più ,alto, e cominciamo a prepararla liberandola appunto dai legami metafisici, nei quali l' insegnamento dogmatico, il Catechismo chiesastico la vorrebbero .costringere. ·♦ Scrivendo per gli Italiani i « Doveri dell'Uomo )) 1Giuseppe Mazzini intese dare agli uomini una serie .di norme di vita sociale, che potesse agevolmente ,e vantaggiosamente sostituirsi al Catechismo ed allo ,insegnamento religioso. Mazzini credeva in Dio. La sua fede in una forza ,onnipossente e benefica era una parte delle sue .convinzioni, materia e natura della sua stessa ani- :ma: e pur nondimeno egli non fa mai della me- .tafisica. Educatore impareggiabile egli parla agli l~aliani da fratello ai fratelli, da padre ai figli, da uomo che molro sente e sa a uomini che sentono e sanno meno: ma con la grande since_rità, con la grande semplicità che mancano ai predicatori di religioni. « Posso ingannarmi, egli dice, ma ingannarvi no >J. Oggi il progresso sociale ha oltrepassato alcune delle affermazioni di Mazzini; eppure il suo insegnamento etico rimane ancora intatto, ed è là che la scuola italiana può andare a cercare la parola profonda che vi vifica le energie, e prepara alla Nazione le generazioni forti e sincere. Poichè è falso sostenere che quelli che non vogliono la religione nella scuola sieno puri materialisti. Ve ne sono, senza dubbio; ma i più, la generalità anzi informano le loro azioni ed i loro pensieri al sano e forte idealismo, che dettò a Mazzini i Doveri dell'Uomo; guidò Garibaldi alle vittorie· spinse ed incoraggiò i martiri del risorgimento ita~ liano, i combattenti per la nostra unità, al patibolo od al campo, apostoli o soldati. Certamente non siamo mistici. Noi che neghiamo alla religione il diritto d'insegnare la morale, noi respingiamo al tempo stesso la invasione della fìlosofìa di decadenza, che è il misticismo. Dal campo sociale; non siamo spi ritualisti : noi abbandoniamo volentieri agli sterili e placidi sognatori di filosofia tutti i simbolismi, tutte le deliquescienze, e le allucinazioni dell'infinito, dell' inconosciuto, del misterioso : non ci preoccupa il problema dell' al di là, o delle origini : noi ci troviamo in una società nella quale abbiamo diritti, verso la quale abbiamo doveri: ci preoccupa che qu~sti diritti e questi doveri sieno noti e conosciuti: e niente altro. Siamo pratici e positivi: e ci sembra che bisogna essere così, a meno di aggirarci a quel cerchio vizioso nel quale si attardano i mali credenti, gli infìdi miscredeni i quali, in fondo danno alla Chiesa il dìritto di dire: Voi valete e disvalete al tempo stesso: non già come la scienza vi detta, ma bensì come vi impongono i vostri interessi eletterali o di governo. E siamo alla questiona politica. ♦ cc La Camera invita il Governo ad assicurare ii carattere laico della scuola elementare , vietando che in essa venga impartito , sotto qualsiasi forma, l'insegnamento religioso >>. Questa la mozione dell'on. Bissolati. Breve, chiara, assoluta. Contrapposta a quel Regolamento Rava che non è di Dio nè del Diavolo. Da molto tempo il Parlamento Italiano non dava prova di tanta vitalità, di tanta energia combattiva quanta ne ha impiegata durante ta discussione della mozione Bissolati , discussione che è andata, certamente, molto più lontano di ciò che gli uomini al governo desideravano e di ciò anche che potevano prevedere. La questione, ben chiaramente l'affermò l'onorevole Bissolati nelr esordio al suo discorso, è principalmente politica. Lo è difatti. Ha, è vero, un contenuto che esorbita dagli augusti confini della politica, e in materia di convinzioni e di idee, ma nel Parlamento la questione è politica : e se fuori del parlamento è etica e sociale per i laicizzatori della scuola, ed assurge ad un dibattito di opinione e di tendenze civili della società; per la Chiésa e per il Governo, dentro e fuori del parlamento, rimane una questione naturalmente politica. I clericali del parlamento non si battono per la Fede , ancorchè ne parlino con molto calore, bensì per la supremazia della Chiesa su lo Stato: i liberali non si battono per trovare, o di tendere, la giusta formula della scuola libera da ingerenze chiesia-
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