Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 4 - 29 febbraio 1908

RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Uirettor-,: Prof. NAPOLIJONE COLAJANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Roma il 15_e il 30 d'ogni ,nese lt,a.Ha: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vitto1·io Emanuele, n.0 116 - NAPOLI A 11110 X lV - N nrn. 4 A 8 8 ON AME·NTO POST AL E ltoma, 29 Febbra1o U)08 SOMMARIO: Gli avvenimenti e\ gll nomini: Noi: (Ancora la ferrovia nei Balcani - E ancora sorprese al Marocco -Vers'.> la cor1Se~uenr.a lo~ica - Un morto di più)- La Rivista: L'epilogo e gl'insegnamenti del processo Nasi - cDott.'.Napoleone Colajannl: L'insegnamente religioso nelle scuole - La scuola laica : Discorsi degli On. Martini e Fam - A. Agresti: La questione religiosa .: la scu:,la-Sperimentalismo sociale (L'evoluzione economica del Giappone)- Raghnild Lund: fn difesa del modernismo e del «Rinnovamento» - ltivlsta <leJle ltlvlste: La questione vinicola (Nuc·Ja A,; tologia - Evoluzione e carattere (Fortnightly Review) - I risparmi degli emigranti (North Americt1n Review1 - Le rivendicazioni dell'India - (Modern Review,) - li patriottismo dei socialisti tedeschi e il congresso di Essen. Mouvement socialite, - Recenslon1. GLI ftVVENI/v\ENTI e GLI UOMINI Ancora la ferrovia nel Balcani. - Quantunque i giornali russi, noi lo abbiamo già notato, ed alcuni uomini di Stato rnssi facciano la voce grossa e minaccino la guerra; noi non abbiamo nessuna ragione per mutare la opinione, che esprimemmo nel numero precedente, seri vendo a questo medesimo proposito. Senza dubbio la gnerra è l'espediente unico che si presenti alla Russia, per restaurare le sne finanze e giocare l'ultima disperata carta dell'autocrazia. Ma vorrà l'Europa render possibile la guerra? La questione è tutta qul : ed a noi ci sembra che la risposta negativa sia normale e naturale. Si dice che Russia e Turchia si preparano alla guerra, ed a prima vera vedremo gli effetti di questa preparazione. L'Inghilterra intanto fa notare - ed è il « Times > che pubblica - che !'accordo Anglo Russo è una base di amicizia solida e seria su la qnale la Rnssia può contare ..... E le dichiarazioni ufficiali di Sir Grey confermano tale appoggio e danno maggior valore alla possibilità della guerra: è doveroso constatarlo. Dal ranto suo la Germania assicura l'Austria della propria simpatia. L'Austria si è assicurata l'acquiescenza della Turchia al proprio progettu ferroviario , promettendo alla Turchia di non fare pressioni a proposito della Macedonia e tiene la sua parola. Senonchè è l' Inghilterra che ricorda che essa vuole, assolutamente vuole, che il piano di riforma concretato per la Macedonia sia attuato. La tmlidarietà della Germania ali' Austria è però inteso nel senso che le riforme nei tre « vilajet • della Macedonia sieno applicate. E' in pericolo dunque la ferrovia progettata da Aheren thai ? Forse no: ma certa men te la Turchia si trova sola di fronte all'Europa: e al!a Russia legano le mani, le p<itenze che affermano la loro solidarietà con l'Austria da un lato, ed il loro desiderio di riforma dall'altro. ♦ E ancora sorprese al M.arooco. - Quando noi seri vevamo che _i francesi stavano preparandosi qualche serio grattacapo, non pensavamo, in verità che i fatti vorrebbero darci ragione oltre i nostri pensamenti. Considerevamo che intorno a Casa.bianca i Francesi perderebbero tempo e denari : ecco che alle perdite bisogna aggiungere gli uomini, e ciò che è peggio per la posizione ed il prestigio dei francesi speci!i.lmente e in generale degli Europei, gli uomini sono stati perduti in uno scontro con i Marocchini, scontro nel quale i francesi hanno avuto la peggio e dopo il quale sono stati costretti a ritirarsi. Lo scontro di Busnika, il primo veramente nel quale le truppe 'di Mulai Hafid si sieno trovate a contatto dei francesi, assume, anche per questa circostanza, nna importanza eccezionale. Avanzandosi verso il centro del paese i francesi trovano una resistenza non solo accanita, ma anche vittoriosa. Mula.i Hafid trionfa e senza dubbio il cuore di tutti i Marocchini è, ora, per lui ; tanto più che Abd-el-Aziz si è messo col. nuovo prestito una volta di più nelle mani degli Europei. Ma il fatto che le tribù Marocchine non sono affatto pacificate, e che i francesi non possono avanzare che battagliando senza posa, dimostra che questo metodo scelto dalle potenze europee per aprirsi la via nel Marocco, è completamente sbagliato. Si può fare astrazione, ora, dalle considerazioni se il Marocco sia tal paese che franchi la p~na di conquistarlo; e non è neppure il caso di constatare se la Francia faccia o no una vera guerra di conquista al Marocco: certo è che i Marocchini non possono fare a meno di considerare gli Europei come invasori del loro paese, e per conseguenza opporsi alla loro avanzata. Di qui le sorprese, amare, dei Marocchini che , e con ragione, difendono il loro paese. Non è dunque con le armi che può essere iniziato e menato a bene quel lavoro di pacificazione, che avrebbe dovuto condurre alla penetrazione europea nel Marocco. Ed è grave errore il prestare denaro ad uno dei due sultani e spe• cialmente al più debole, a quello che è detestato dalla parte maggiore del suo popolo, a quell'Abd-el-Aziz che le più numerose e bellicose tribù marocchine ritengono come un impeciato d'infedeltà alla religione , e

86 RIVISTA POPOLARE e che ha, ora, malgrado le tendenziose notizie di fonte francese, quasi intieramente perduto il suo regno. Mulai Hafid ha chiesto di trattare pacificamente con gli Europei, e ne ha dimandata la neutralità nella sua lotta contro il fratello. La Francia continua, e ciò in omaggio dell'atto di Algesiras che le conviene , a riconoscere come il vero sultano Abd-el-Aziz. Ma l'Atto di Algesiras è stato stracciato dalla spada, e Abd-elAziz è stato deposto dai suoi stessi Ulema. La buona politica insegnerebbe o a trattare con Mulai-Hafid o a rimanere neutrali spettatori della lot.ta per trattare poi col vincitore. Ma questo non conviene alle mire subdolamente conquistatrici doll' Europa: essa aiuta Abdel-Aziz perchè sa che Mulai Hafid sarebbe meno corrivo di lui a sacrificare la indipendenza del proprio paese; ed è appunto questa indipendenza che, malgrado le proteste, l'Europa sogna di togliere al Marocco. E' naturale dunque che le nostre simpatie sieno tutte per i Marocchiui, i quali, in fondo, vogliono quello che noi volevamo prima del 21, del 48: del 59; essere liberi da~la invasione e dalla oppressione straniera: poco importa poi se questa oppressione e questa invasione si esercitano e procedono in nome della civiltà. ♦ Verso la conseguenza logica. - Lo st11pore destato dalla tragedia di Lisbona, la fuga di Franco le parole umili e Hommesse con le quali il Re Manuel si abbandonava neJle mani degli uomini, che il giorno avanti Re Carlo ed il suo Dittatore mettevano fuori della le~ge, fecero, per un istante, tacere i risentimenti dei partiti: le tombe aperte parvero invocare su la travagliata monarchia portoghese la tregua di Dio, e sospendere il corso logico, fatale degli avvenime~ti. Per breve ora però. E forse opportuno ricordare brevemente alcuni avvenimenti. Il Parlamento Portoghese era diventato un'assemblea di affaristi : potevano e ~prepotevano le clientele; Re Carlo aveva bisogno di denaro , o, almeno, di chi gli pagasse tutto o parte dei suoi debiti. La politica del paese era alla mercè di svergognati mercatori per i quali tutto era vendibile e comprabile, dai voti alle leggi; dalle coscienze ai diritti. E nondimeno questo Parlamento si ribellava al Re: non, intendiamoci bene, per un senso di nobile pudore, non in nome dei diritti del popolo offesi, ma perchè l'in gordigia del Re superava in vastità ed energia l' ingordigia del Parlamento. Nella ribellione, tutti ne convengono, i soli onesti e sinceri erano i pochi repubblicani. E Re Carlo trovò Franco. Trovò Franco che gli pagò parte dei debiti, annullò il Parlamento, governò con la violenza, Dittatore pa~zo, non avveduto uomo di Stato. Trovò Franco che parve l' uomo eccezionale della eccezinalissima situar.ione. Gli conferi pieni poteri e lasciò che Franco lo menasse ..... alla morte. Ma i parlamenti sono oggi gli stessi che erano ieri: gli uomini che, fuggito Franco, sono toruati ad avere nelle mani il potere con quegli stessi ingordi per far fronte ai quali Re Carlo chiamò Franco: è naturale che le cose riprendano il loro fatale andare ... verso la repubblica; quantunque il Malagodi nella T1'ibuna dichiari che di proclamarla non e' è bisogno, perchè i repubblicani sono già i padroni. Poichè sarebbe stupido nasconderlo; e sarebbe da ciechi non vederlo; il solo partito che, oggi, dia speranza al Portogallo di poterlo trar fuori dal pelago ove l'hanno cacciato le ingordigie dei parlamentari, i vizi di Re Carlo e le pazzie di Franco è solo il par-· tito repubblicano. Oggi il partito repubblicano sembra aver disarmato innanzi al giovine Re Manuel; non e esatto. Il partito repubblicano aspetta il momento opportuno, il momento che gli eventi gli stanno maturando. La situazione finanziaria non è affatto migliorata - nè poteva migliorare - per la morte di Re Carlo; la disorganizzazione dei partiti che la tragedia parve, per un istante, fondere in uno solo perdura. I repubblicani chiederanno, ora, il suffragio universale; intanto osservano ciò che fa la monarchia. Si metterà su la via delle concessioni ? e Morirà onoratamente " ha detto il capo del partito repubblicano-Bernardino Machado: resisterà alla volontà del popolo che è in magggioranza repubblicano? < Allora si avra la sollevazione ». ha detto aucora il Machado. In nn modo come nell'altro il Man Techel ,. Phm·es della monarchia Portoghese è stato , ormai•, scritto nei destini della nazione, e i fatti di ieri pre:_ parano l'avverarsi della profezia domani. Il Portoga11o ha bisogno di pace e la pace può essergli data soltanto dalla forma repubblicana: questo sentono tutti, in Portogallo ; primi di tutti quegli stessi ministri della monarchia che al Machado hanno chiesto la cooperazione alla loro opera di governo. E, bell'esempio di sicurezza e di fiducia nell' inevitabile avvenire, il Machado l'ha concessa, .Forse la monarchia portoghese ha compreso che è più dignitoso e bello morire onoratamente. Al Portogallo noi lo auguriamo. ♦ Un morto di più - Non sarà certamente 1rnvero cadavere di più che i giudici del tribunale militare di Pietroburgo avranno aggiunto a quelli che intorno a Port Arthur e nelle pianure Coreane e Manchesi fecero i Giapponesi; ma nel simbolo e per la legge è un morto di più : il generale Stoess0l. Il fenomeno è interessante e vale la pena di essere notato. I russi non furono vinti perchè così doveva essere, data la disonestà della burocrazia e la disorganizzazione di tutti gli uffici della guerra, ma furono vinti perchè Stoessel fu un vile : e perchè a Kuropatkine i Giapponesi non dettel'O il tempo di mandare ad effetto i suoi bene architettati piani. Non parlano • delle batterie vendute dal Granduca Nicola per adoperare in suo prò il ricavato; non parlano dei rifornimenti spediti ..... s11lla carta e non arrivati mai a destinazione; parlano della sfortuna toccata a Makaroff, della viltà di Stoessel, e della intempestiva fretta giapponese. Naturalmente questo e il fatto di tutti i vinti: e pare che il potere dello Autocrate di tutta la Russia non possa essere altro che un potere di morte. Vero è che Stoessel sarà graziato; ma per la legge egli è un sacrificàto di più, alla insana mania di po-- tere di Nicola II. Di q nesto pavido sire che non può scegliere ormai per simboli personali che la forca o la fa.Ice: lo strumento del boja o quello della morte. Intanto i terroristi non depongono le armi; tutt'altro. L'ultimo complotto, che è andato fallito, dimostra che la p11.cenel paese non c' è5 nè aµpareute, nè reale. Questa bupina terza Duma che non osa parlare nè agire : che sembra legata mani e piedi, in preda di quella frazione che riconosce per proprio legittimo capo il capo dei Cento Neri; questa Duma. <li servi non riesce a trovare una parola ch'essa µoHsa lasciare come ricordo di sè alla storia. E paaserà ignominiosa. Gli uomini che la compongono, in massima parte hanno perduto di vista l'obbiettivo pel quale la Duma sorse ; hanno dimenticato cotupletamente quali circostanze strapparono all'Autocrate la promessa della costituzione, che non è stata mantenuta; e la convoc-azione di quel parlamento della Russia che è diventato, oggi, la caricatura del parlamento del popolo. E' dunque logico che i rivoluzionari riprendano il loro posto di combattimento; e che alla propaganda contro lo Tsar e la sua burocrazia, si unisca la propaganda contro la Duma dei servi: tale i rivoluzionari russi chiamano questa terza D11ma. E la polizia - come ogni polizia di reazione, come ogni polizia al servizio della violenza - facilita es8a stessa la organizzazione dei comp!otti, i suoi agenti si

R I V I ST A PO P .Q LA R E 87 .. fanno rivoluzionari per incitare ali' azione e tradire al momento oppo1·t11noi rivoluzionari stessi. Alla frontiera il contrabaodo de~li opu-woli e degli scritti ri voluzionari è praticato da agenti di polizia; per ordine e sotto la protezione della polizia, la provocazione alla rivolti:\. è praticata su larga scala, ed il tradimento la segue pari passo; così il governo del Pacifico Tsar si mantiene fra le quindici forche di Varsavia. la violazione delle libertà finlandesi, e si dà di tanto iu tanto il lusso di regalare, sia pur simbolicamente, alla morte ,qualcuno dei suoi. Ma c'è un fatto assai pericoloso, e che deve interessare le potenze europee, t1 del quale è opportuno tener conto nel calcolo della probabilità su la fine dello Tsarismo. Il deplorevole stato delle finanze russe. I prestiti ormai non esistono più per la Russia. La perenne agitazione ha tolto ogni fiducia al capitale; i Francesi non son più disposti ad allentare i cordoni della bC>r~a: l'ultimo prestito fu coperto a fatica : il recente tentativo dello J avolskj non ha avuto s11ccesso. La Ru~sia è, ora, nella condizione disperata di chi gioca il tutto per tutto per Ralvare il suo credito; e l'autoerazia è pronta a tutto rischiare per salvare se steRsa. Q ualcbe giornale russo fa la voce gros.:;a minacciando l' Europa che la Russia potrebbe anche pro-· vocare una guerra europea ; e qualche ombra di ragione c'è in questa dichiarazione. La Russia appunto percbè non ha altro scampo che un partito disperato sembra 110n a vere più n 11 Ila da perdere nel rischiare il tutto per tiitto. E' essa l'arbitra della pace in Europa. Si butterè a corpo perduto in una guerra? Qualche volta il partito dettato dalla disperazione è il migliore. Vero è che i generali di oggi, meno lo Stoessel, sono quelli d'ieri; le malversazioni sono oggi all'ordine del giorno nel l'amministrazione russa com' erano ieri, una guerra, anche contro la sola Turchia potrebbe essere un suicidio: e allora? Suicidio dell'autocrazia naturalmente, non del popolo, non della nazione: e se potesse essere certamente così, Rarebbe proprio il caso di benedire la guerra. Ma c'è il caso: anzi la probabilità, che le dichiarazioni bellicose del giornale 11fficioso siano la espressione pura rii un pio desderio e nou µiù : difatti le nazioni europee non hanno affatto vo9;lia ed interesse per ora, a farsi la guerra. Tanto più che non é ben certo chi, veramente, potrebbe profittaren. NOI -- ---- ---- - ·-------- Preghiamo vivamente i pochi abbonati che non hanno ancora pagato l'abbonamento scadùto il 31 dicembre scorso, di volersi mettere al corrente con cortese sollecitudine. Sin da quando il senatore Manfredi sostituì il senatore Blaserna nella Presidenza dell'Alta Corte di giustizia si vide chiaramente che ad un incompetente furiosamJnte partigiano era succeduto una persona che aveva maggiore dimestichezza colle Leggi e colla procedura. Il Processo Nasi, sotto il Manfredi parve svolgersi più rapidamente e più serena mente; si fu anche indotti a pensare che il nuovo Presidente dell'Alta Corte avesse voluto raddrizzare l'arco in senso inverso alla curva precedente e che non solo fosse cessata l'astiosità contro l'accusato, ma che ad essa fo~se subentrata una certa benevolenza. Al più sereno svolgimento del processo, poi, contribuirono la mutata attitudine, non più spavalda e provocante, di Nunzio Nasi e quella correttissima della difesa, la cui azione si conchiuse con l'arringa meravigliosa di Angelo Muratori ; il quale parve avere ritrovato l' energia, gli entusiasmi, gli slanci oratori e le sottigliezze nelle disquisizioni giuridiche, che lo avevano segnalato più di trent'anni or sono a Bologna nel difendere Andrea Costa. Nessun mutamento si avv~Htì nel contegno di Lombardo e del suo difensore Marchesano, che parvero sempre sicuri del fatto proprio e consci della propria posizione. Marchesano si era chiarito come sempre, il dialettico formidabile, il giurista profondo che va diritto verso la sua meta, disprezzando episodi , dettagli e fronzoli, senza rinunziare talora agli scatti di spirito caustico ed incisivo. Fu veramente splendida e commovente nella chiusa l'autodifesa di Nunzio Nasi. Lombardo fu assolto e Nasi venne condannato ... La condanna giuridicamente giusta, pare ed è molto severa, dal lato morale. Contiene un grave errore politico nella interdizione dei pubblici uffici, mantenuta quasi al maximum, mentre la pena afflittiva fu ridotta al minimum. In questo contrasto si vorrebbe scorgere una vendetta di parte ed una precauzione contro la possibile immediata risurrezione dell' uomo politico. Noi siamo convinti che nell'animo dei giudici senatori non ebbe presa alcuna considerazione di questo genere; ma ci sembra sicuro che in tutto il mezzogiorno d'Italia e in Sicilia l' impressione più penosa sarà suscitata da questa interdizione dai pubblici uffici. Questa pena accessoria raggiungerà lo scopo opposto a quello che viene attribuito, certo erroneamente, ai giudici : susciterà attorno a Nasi un maggior numero di simpatie e nél paese, se n.on -ne&li ambienti parlamentari, ne affretterà la nsurrez10ne. ♦ Rinunziamo a passare in rassegna gli episodi e i dettagli del processo, che indussero l'Alta Corte di giustizia a condannare, per ragioni, che sono facilmente immaginabili. Crediamo opportuno, però, di rilevare le circostanze, che hanno un indiscutitibile valore morale e che spiegano la severa condanna non ostante il miracolo che avevano operato Angelo Muratori e Nunzio Nasi di commuovere coi . loro discorsi i più arcigni senatorii. 1. 0 Nocque potentemente a Nunzio Nasi l'attitudine assunta innanzi al Comitato dei Cinque nel negare ogni qualsiasi reato e nell'attribuire ad altri tutte le possibili irregolarità. Egli si mise in contraddizione con sè stesso nella prima lunga difesa che presentò all' Alta Corte in principio del processo; poichè •mentre negava che reati o irregolarità ci fossero state durante la sua gestione, dichiarava - egli stesso l che molte migliaia di lire aveva distratte dallo scopo legittimo dichiarato nei mandati per creare una corrente favorevole a sè stesso e ai suoi proget~i di riforma nel Congresso di Cremona e colla rivista del Brentari, alla penetrazione in Tripolitania. Nella stessa ora una parte dell' autodifesa distrusse l' altra parte. 2. 0 Non fu minore il nocumento che gli arrecò il mutamento di attitudine verso Lombardo. Innanzi ai Cinque ogni responsabilità fu riversata sopra Lombardo assente. Innanzi all'Alta Corte di giustizia, presente Lombardo, questi viene scagionato da ogni accusa e su di sè stesso riversa ogni responsabilità. -L'effetto di questo mutamento di contegno tu identico a quello, cui si va incontro nei processi comuni, quando tutta la difesa si poggia su di un alibi che non si riesce a provare. E in questo caso

88 RIVISTA POPOLARE parve che si fosse raggiunta la prova che l'alibi, cioè la fuga di Lombardo, sia stato premeditato e organizzato da chi doveva invocarlo a propria difesa I.... 3° Contribuì a creargli nel paese, nella Camera e nel Senato un ambiente ostile il sorgere continuo di voci, che si partivar.J dai suoi intimi, che miravano a scagionarlo dagli sperperi constatati coi servizi resi a questo o a quell'altro uomo politico. Un giorno si annunziò che per fare cosa grata a Zanardelli egli aveva dato una somma ad un giornalista-prima si accennò ad un giornalista meridionale; doç-,> td un giornalista settentrion ...:e. Un altro giorno corse la voce , che , sempre pL fare piacere a Zanardelli, aveva erogato L. 50,000 per tacitare Rocca accusante Talamo. A Napoli si riteneva come cosa certissima, che il Prof. Miranda avrebbe presentato al Senato le prove di tale generosa e turpe erogazione. Un altro giorno ·vagamente si preannunziano altre scandalose erogazioni a benefizio di Caio, di Tizio, di Filano, di Sempronio. Venivano le smentite alle voc~;venivano solenni talora da Virgilio Nasi. Ma le voci e le smentite pel pubblico imparziale assumevano parvenza d'intimidazioni, di avvertimenti minacciosi, di ricatti morali. Il pubblico spesso non prestò fede alle smentite; ma si domandò sdegnato: dunque il ministro della Pubblica Istruzione nel Regno d'Italia ha la funzione di mandatario per la esecuzione delle più losche imprese della politica? Dunque il ministero della Pubblica educazione è trasformato in Ministero della Pubblica corruzione? Il denaro pubblico, dunque, non serve per gli scopi legittimi confessati? Le voci .così servivano a dimostrare che Nunzio Nasi aveva commesso falsi, aveva distratto migliaia di lire dalle loro destinazioni non per sè, ma per gli altri. Lo scopo del reato, così sembrava politico, ma il giudizio sulle moralità dell'uomo che lo commetteva, diveniva più severo. La severità si attenuava soltanto quando si prova va che tali costumi immorali non era110 nuovi, ml:! i predecessori di Nunzio Nasi li avevano largamente praticati. Gli si davano dei complici , ma non si riusciva a scagionarlo dalle accuse. 4° Infìne certe testimonianze che dovevano servire a sua ditesa, aggravavano l'accusa. Solamente una incoscienza inconcepibile potè co:isigliare la lettura di un documento turpe: la lett,:ra di un Provveditore agli studi, che ric;ponde ·l nome di Girolamo De Luca Aprile. Qu to t st a difesa servì a neutralizzare la reazione favorevole all'accusato , che avevano cagionato alcuni testimoni ignobili, ch'erano stati evidentemente tra gli accusatori , che avevano goduto della tempesta , che si era accumulata sul capo di Nunzio Nasi; ma che innanzi all'Alta Corte di Giustizia avevano dato sp1.!ttacolo detestabile di bassezza e di viltà. E ci erano stati tra costoro uomini politici, che avevano occupato alti gradi nella gerarchia di governo I Altri testimoni disgustarono colle loro flagranti contraddizioni ; del For nari , a<l esempio , non si riesce ad indovinare quando depose il falso: se innanzi ai Cinque o innanzi all'Alta Corte di giustizia. La condanna di Nunzio Nasi lascia nell'animo un profondo senso di malessere, perchè costituisce un contrasto flagrante colla impunità di cui godettero o godono i grandi ladri di milioni e i corruttori e sperperatori minori del pubblico denaro. Questo contrasto spiega in gran parte. l'agitazione malsana, deplorevolissima, cui si abbandonano alcuni siciliani, arrecando grave nocumento alla reputazione della loro regione, discreditandola dinnanzi al mondo civile. Lo svolgimento del processo e sopratutto l'autodifesa del condannato hanno una portata ed un significato più alto e più ge•• nerale, che devono essere rilevati ; e lo furono da un settentrionale, Umberto Serpieri, in un vibrante articolo pubblicato dalla Ragione, in cui si dimostra, che ogni frase, ogni parola dell'accusato costituisce un accusa inesorabile contro gli uomini, contro i partiti, contro i metodi di governo, contro le istituzioni dell'Italia contemporanea; contro il passato e contro il presente ..... Il processo contro Nasi e la sua condanna non avranno direttamente e immediatamente chr· un solo effetto di utilità generale: quello di al ontanare dal governo un uomo, le cui concezioni politiche megalomaniache troppo si avvicinavano a quelle di Francesco Crispi, perchè in qualche brutto giorno non fossero _riuscite pericol1.Jse all'Italia. Le miserie rivelate da tale processo potranno riuscire di giovamento alla vita pubblica italiana se serviranno a rendere più vigile il controllo del Parlamento e dei grandi Istituti che hanno l'ufficio precipuo di controllare. Se dopo questo processo e questa condanna non si penserà a mutare strada, se non verranno i nesorabilmente colpiti i corruttori e i prevaricatori, sarà giustificato il sospetto che in Nunzio asi si volle colpire un avversario politico ed anche una regione, senz'altro scopo morale elevato. La Rivista. L'inse~namento r li~ioso nellescuole La mozione'Bissolati ha provocato una discussione insolitamente ampia ed elevata. Lascio da parte i minori; ma certamente sono riuscir.i degnissimi di ammirazione alcuni discorsi degli oratori <lell' Estrema sinistra, quali quelli di Bissolati, di Comandini, di Nitti, di Mirabelli (1). Nella parte avversa, trascurabile del l Lltto quello di Cameroni; ma notevoli sotto ogni aspetto quelli <liSalandra, di Stopp:tto, di Mauri, di Sonnino. Abile come sempre e in qualche punto polemicamente felice - come quando alla Chiesa cattolica contrappose la Chie~a socialista colle sue scomuniche - fu l' on. Giolitti. Non ho enumerato tra gli avversari questa volta gli on. Fani e Martini , perchè i loro discorsi valsero a suffragare la • tesi della mozione 'Bissolati e furono tanto notevoli ed impressionanti , che ho creduto opportuno riportarli interamente, togliendone soltanto le interruzioni colle relative risposte e gl'ingrediente inutili. Li riporto, a preferenza di quelli dei miei amiei, perchè certe ragioni acquistano significato e valore maggiore, dalle persone che le espongono. Nessuno sospettera di sovversivismo Fani e Martinl ! • Non sono stato affatto entusiasta della iniziativa dell'amico Bissolati; anzi se L.> avessi potuto l'avrei impedita. Credo inopportuna la presentazione di quella mozione per vari motivi che furono da me esposti (1) A Roberto Mirabelli, che fu vittima negli scorsi giorni di una aggressione violenta, ingiusta, villana da parte del senatore Pierantoni e contro la quale egli reagì fieramente vada, in una a quella di mille altri, la mia parola di solidarietà piena e di affetto fraterno.

RIVISTA POPOLARE 89 brevemente nel Congresso magistrale di Milano (Set• tembre 1906). 1° In Italia il bisogno urgente è quello di dotare la scuola delle centinaia di milioni, che le mancano; e questa lotta farà diminuire le forze per ottenerli. 2° L'insegnamento religioso non s'impartisce in quasi tutto il mezzogiorno, in Sicilia e in molti paesi del Centro e del Settentrione; temo forte che la mozione Bissolati servirà a farlo introdurre quasi dapertutto. 3° Abbiamo provocato una lotta sul terreno religioso di cui non si sentiva il bisogno senza che l'Italia vi fosse preparata. La lotta di Combes, <li Briand e di Clemenceau avrà esercitato una influenza suggestiva sull'animo di Bissolati; ma egli dim!!nticò che l' Italia ..... non è la Francia! Comunque, sarei rimasto anche soddisfatto della sconfitta numerica, se i 1 voto sulla mozione tosse servito a delineare le parti. Ma l' intervento del governo, colla infausta soluzione intermedia, non ha servito che ad accrescere la confusione e a provocare altre esplosioni d'ipocrisia e di _0dardia politica. Ho chiamato infausta la soluzione, cm e pervenuto il governo pe_rchè spostando le responsabilità e le decisioni dal centro ai Comuni, i corpi locali smetteranno le lotte intorno ai problemi economici e si accapiglieranno maledettamente intorno alla quistione dello insegnamento religioso. Noto inoltre che il fenomeno preveduto in uno stelloncino nel numero precedente della rivista si è gia verificato. Se alle elezioni si dovesse venire tra breve, il più grande blocco temuto e deriso da Turati , verrebbe colla piattaforma religiosa. Fani, Rudini, Martini, e pochi altri non sono stati con noi nel combatter le proposte del governo e della parte reazionaria della Camera? Non ci s'imporrebbe la loro alleanza? • Posta, inopportunamente, la q uistione da Bisso lati non ci poteva essere dubbio, che quanti sinceramente parteggiano per la libertà dovevano sostenerla. E constato con piacere, che mai come questa volta la Estrema sinistra si è mostrata numerosa, unita ·e compatta. Sono ferman. ~ te convinto che l'insegnamento religioso non debba essere impartito nella sc·uob perche si viola la libertà di coscienza di quan1 • non 'r, rit siderano. Si potrebbe impartirlo senza cara~1..ere confessionale ; e all' uopo i più adatti sarebbero sempre I doveri dell'uomo <li Mazzini. E non è confessionale in molti degli Stati dell'Unione americana ; e non lo vogliono confessionale i non conformisti inglesi. Ma questo rnsegnamento non confessionale certamente non è quello che desiderano i cattolici italiani. Alcuni dei quali - come rilevo da un telegramma a me diretto - vogliono addirittura che tutti ricevano obbligatoriamente l'insegnamento cattolico. E poi hanno la sfacciataggine di parlare di libertà di coscienza I Riesce assai arduo dare un insegnamento non confessionale; e in questo tutto dipende dalle attitudini degli insegnanti. Ma comunque e da chiunque dato sono fermamente persuase, che esso si risolverebbe in una inutile perd ·ta di tempo, in un atto d'ipocrisia dell'insegnante, in un vano sforzo mnemonico da parte dell'alunno. Esso non creerebbe il sentimento religioso se non c'è; non potrebbe servire che a deformarlo se c'è. La scuola se non educa - e credo che non possa educare come dimostrai in una prolusione detta due anni or sono nell'Università di Napoli sulla Forza dell'educazi@ne-molto meno può instillare nell'animo dei fanciulli il sentimento religioso. E su questo punto rimando i lettori alle osservazioni di Martini e di Fani. • A parte il lato intrinseco della questione si deve tener conto del valore e della sincerità dei cattolici, che si sono affaticati per imporre l' insegnamento religioso nella scuola. Poche osservazioni valgono a dimostrare che sono scar. t'uno 1.; l' altra. I cattolici del mezzogiorno invocando il rispetto della legge Casati hanno dato prova della loro ignoranza: la Legge Casati, come notò Francesco Nitti, non venne mai promulgata nel mezzogiorno e in Sicilia. I cattolici delle stesse regioni vogliono mantenuto l'insegnamento religioso. Ma se non c'è mai stato ! E si (HlO accor i della sua necessità dopo tanti e tanti anni, solo ora che Bissohti li ha svegliati colla sua mozione ? . Ma e' è di piu- Se fosse davvero necessario che ]' insegnamento venisse dato nella scuola si dovrebbe convenire che tre quarti, giusto il 75 °/0 degli italiani del mezzogiorno, circa 11 60 °/ 0 del Centro, circa il 35 nel Veneto, sono privi di sentimento religioso, perchè in tali proporzioni imperversa l'analfabetismo in quelle regioni; cioè tanti vi sono gli Italiani che non frequentarono la scuola. E il mondo non è cascato ... Non sarebbe questa la prova delle inutilità non solo dello insegnamento religioso nella scuola, ma anche dello stesso sentimento reI • • ~ 1g10so. • Tra coloro che hanno invocato l'insegnamento religioso ci sono i volterriani , che non credono forse in Dio, ma che lo ritengono utile; utile come freno politico; utile come freno morale contro lo invadere della delinquenza. Nulla di più errato, di più fantastico. Con o senza insegnamento religioso, tra cattolici e tra protestanti, le rivoluzioni sono avvenute lo stesso quando esistevano le condizioni politiche e -,04.·i, r che le rendevano inevitabili. Si ribellarono i glao .Jn con Spartaco , gli schia • l on E uno sotto ii paganesimo. Furono innumt .....voli le rivolte e le rivoluzioni quando il catrolicismo imperava sovranamente: tipiche le Jacqucries dei tempi di Carlo il Malvagio in Francia; spaventevole la rivoluzione degli anabattisti in Germania sotto la inspirazione di un esaltato -:!d ardente sentimento religioso. Nè vanno dimenticate le gesta delle orde capitanate dal Cardinale Rufio. E potrei moltiplicare gli esempi: ma mi basterà aggiungere che al Vangelo per molti secoli ed anche per buona •parte del secolo XIX s'inspiravano i rivoluzionari a tendenze socialistiche. E' inutile e ridicolo, q indi, come ben disse Ferdinando Martini, contrapporre la religione di classe alla lotta di classe ! Si trovano in con izioni più disgraziate ·oloro che sperano nello insegnamento e quinGi nella creazione del sentimento religioso, come freno interiore al mal fare, alla delinquenza.

90 RIVISTA POPOLARE Anzitutto ai cattolici italiani domando : qual'è la religione che meglio rie ce a moralizzzare e ad impedire la perpetrazione dei delitti? Certamente non è la cattolica. L'Italia la più cattolica tra le nazioni, la nazione tutta cattolica, come voi affermate, è quella che ha il primato nella delinquenza ! Non farebbe male a ricordarsene l' on. Prof. Stoppato. Se si dovesse dare nella scuola un insegnamento religioso, lo si dovrebbe in senso protestante; meglio ancora : inspirato, alla religione giudai_c~. Protes~anti ed Ebrei delinquono meno dei cattolici ; e delinquono meno dei protestanti, degli ebrei e dei cattolici, i Giapponesi che non professano alcuna religione ! A questa constatazione- riserbandomi se occorre, di ritornare sull'argomento - aggiungo come mot de l~ fin a questo punto che briganti e prostitute q?as1 sempre furono religiosissimi e che il popolo d1 Artena -· uno tra i più delinquenti - oggi ha mandato una vigorosa protesta contro la mozione Bisso lati... (1) + .Non mi è consentito di fare tutti i rilievi, ehe vorrei sui più importanti discorsi pronunziati durante la discussione; su due, devo fermarmi, perchè furono veramente caratteristici. Mi riferisco ad un punto del discorso dottissimo di Roberto Mirabelli ed a quello di Sidney Sonnino. Al Mauri, che aveva invocata la testimonianza del Vandervelde per lumeggiare meglio quella che egli chiamò libertà dell'insegnamento, ma eh' è poi la lib,ertàd_elli'gnoranza, il Mirabelli imbeccò subito leggendo 11 brano autentico , non quello cattolicamente accomodato , dell' eminente socialisa belga , contenuto nell' articolo : La politique scolarie des clericaux en 73elgique (2) ; dal quale brano risulta perfettamente l'opposto di ciò che il deputato cristiano-de• mocratico voleva sostenere. La citazione sbagliata del Mauri e la correzione immediata del Mirabelli fece molta impressione sulla Camera. Il deputato per Ravenna gli dimostrò che la libertà in vocata dal deputato cattolico è un fossile della legislazione italiana - perchè la stessa discussione sollevata dall' on. Mauri fu fatta nel Parlamento italiano nel 1877 contro l'obbligo della istruzione e i partigiani di questa libertà vacua, formale, romantica furono souoramente sconfitti. La libertà, disse l'on. Mira belli, invocata oggi da coloro (1) Alcuni deputati di Sicilia e dt:I mezzogiorno dettero prova di regionalismo irragionevole, protestando vivamente quando l'on. Comandini ricordò che in Sicilia e nel Mezzogiorno do\•e è più vivo il cattolicismo è maggiore la ddinquenza ... Che sia più viva la religione cattolica in quelle regioni è un errore dell'amico mio ; ma che vi sia maggiore, talvolta tripla, la delinquenza è innegabih:. Si cade nel ridicolo negando ciò che sta stampato in ogni anno nei volumi della · statistica penale. Meglio si fa e si esercita un diritto e si compie un dovere quando si protesta contro certe esagerazioni che poterono e~sere verosimili 50 anni fa e non lo bono più. Io, ad esempio, protesto e vivamente contro la signora Bisi-Albini , che nel Mar 1 occo (23 febbraio) per propugnare l'insegnamento religioso nelle scuole - non il catechismo, che dimostra assurdo - riferisce certe scene e certe prediche dei frati Liguorini in Calabria che se furono reali un secolo fa non lo sono più adesso. Che gusto c' è a ripetere certe sciocchezze che potrebbero trovar posto soltanto nel libercolo di Lombroso sulla Calabria ? "(2) Pubblicato nella Revue bleu. i quali hanno perpetuamente cospirato contro di essa, non può essere la libertà nostra. (Quale fosse la libertà dei cattolici, senza rimontare a Galileo e Giordano Bruno , aggiungo io , aveva detto l' on. Fani ricordando la strage di Perugia fatt:1 Jagli scherani del Papa in Giugno 1859 ..... ). Tale libertà nota il Vandervelde è la causa dell'analfabetisrnonel Belgio... Assunse importanza politico-parlamentare la. discussione col discorso dell'on. Sonnino. + Ed eccomi al discorso di Sonnino, che suscitò l'interesse politico e fu oggetto dei più vivi commenti. Esso nella sostanza rappresenta l'epilogo di una discussione, l'indice e l'esponent~ di certe aspirazioni e di certe tendenze che strettamente si connettono agli argomenti dei clericali e dei volterriani ed al_ risultato di scarsa sincerià della presente discuss10ne. La cultura, la preparazione economico-sociale, la onestà e le buone intenzioni di Sidney Sonnino da nessuno sono messe in dubbio nemmeno dopo il discorso di ieri - il primo vero discorso da lui pronunziato dopo la caduta del suo ministero . Constato subito, che è stato uno dei suoi migliori discorsi per la sveltezza, pel c,ilore ed anche per alcune sue acute osservazioni. Uno dei più infelici, però, pel contenuto; tale per le sue amnesie volute o incoscienti, per le illazioni sbagliate di talune premesse, per le tendenze politiche manifestate. Una illazione sbagliata é quella della proclamata incertezza della scienza. C' era del Brunetiere nelle sue parole , ma non arrivò con lui a proclamare coraggiosamente il fallimento della scienza, cui dal punto di vista morale politico e sociale farebbe un degno riscontro il fallimento della religione. Sì, moltissirne sono le incertezze della scienza; certe verita di ieri svaniscono di fronte alla verità di oggi. E che perciò? Che cosa vi guadagna in questo trionfo dell'agnosticismo la religione ? Forse diventa più certa? Santo Dio! a credere in questa maggiore certezza a questi chtari di luna si rischia di essere considerati come visionari, come uomini fuori del tempo che nulla leggono e nulla apprendono. Pensate: in grembo al cattolicismo Don Romolo Murri afferma la storicità delle religioni, che mette alla pari nella successione delle religioni il buddi-· smo, il paganesimo, il cristianismo. Don Salvatore Minocchi riconduce al simbolismo la Genesi, cioè il libro fontamentale della Sacra Bibbia, e dà implicitamente la patente d'impostori o d'ignoranti a quanti la interpretano in modo volgare..... come la si dovrebbe interpretare nelle scuole. L'abate Loisy dichiara di non potere dimostrare storicamente nè la risurrezione, nè la divinita di Cristo ... Figuriamoci gli altri misteri! Tutto incerto, adunque. E allore se ciò ch'è incerto non dev'essere insegnato sbandiamo dalla scuola la scienza ... e la religione. Ma non sarebbe più spiccio e più economico chiudere una bottega dove si smerciano 1rn1terie avariate ... forse velenose? Ad un certo punto-e questo punto fu fra i più gustati al Centro, a Destra e sui banchi del governo-I' on Sonnino disse: « Si è parlato molto in questa discussione di pericolose alleanze tra i liberali moderati e i cattolici da un lato, oppure tra i radicati e i sovversivi dall'altro. A questo riguardo mi

... RIVISTA POPOLARE 91 limito a ricordare a tutti i colleghi costituzionali , a destra come a sinistra; e non dico ai miei politici pere he non ne ho ... (Si ride lungamente); mi limito a ricordare - dicevo - il vecchio motto del principe di Metternich : << Rien n'est plus utile que l'alliance de l'homme avec le cheval, mais il /aut étre l' homme et non le cheval ». << Il che significa in lingua povera, che di ogni inasprimento di queste nostre contenzioni avrebbero da rallegrarsi soltanto i partiti es.tremi, perchè il tentativo dì dividere insanabilmente su queste questi or i, in due frazioni irreconciliabili il gran partito, liberale riuscirebbe soltanto, in pratica, a rendere rispet- • tivamente l'una e l'altra frazione mancipia del partito estremo che le sta più vicino >). Ora pochi in Italia possono invocare il motto di Metternich; meno di tutti l' on. Sonnino. Egli quando arrivò a formare un ministero dopo avere fatto l'occhio di triglia per cinque anni coi deputati dell' estrema sinistra , per fare dimenticare di essere stato il disgraziato suggeritore del!' onorevole Pelloux, per vivere - andò verso la vita, direbbe d'Annunzio - non seppe far di meglio che c.hiamare a farne parte g!i on. Pantano e Sacchi. L' uomo si alleò col cavallo, secondo il motto di Metternich. Chi fu l'uomo? Chi fece da cavallo? Sonnino o l'estrema sinistra? Ecco qua: sanno anche le pietre di Montecitorio e lo sa il paese che nel programma del Ministero Sonnino non entrò una briciola di quello che era stato il programma dell'ispiratore di Pelloux - il mezzogiorno faceva parte dell'antico Sonnino, quello del libro sui contadini e della 'l(assegna settimanale, ed entrò nel programma del suo ministero. Ma vi entrò pure come punto caratteristico l'avocazione della scuola allo Stato ed anche la sua laicità , benchè annunziata con forme tortuose e con parole non chiare. Quel punto fu imposto come con.litio sine ·qua non della loro entrata nel gabinetto da Edoardo Pantano e da Ettore Sacchi ! Ora visto che il motto di Metternich ha avuto la fortuna di essere citato precisamente in tema di scuola è chiaro come il sole che nell' alleanza tra l'estrema e Sonnino, tra l'uomo e il cavallo·, il cavallo, - mi perdoni l'amico personale illustre lo irriverente paragone , eh' è suo e non mio - fu Sonnino che si fece cavalcare dai due uomini dei partiti estremi. Ciò egli non avrebbe dovuto dimenticare; nè avrebbe dovuto dimenticarlo l' on. Salandra, che nel suo importante discorso, con poca modestia, a chi gli ricordo che nel gabinetto Sonnino c' era Pantano, rispose : ma e' ero anche io , che ristabilivo l' equilibrio ... In verità sarei curioso - e la mia curiosità è divisa da molti - di conoscere in che modo e misura l'eminente deputato per Lucera riuscì ad equi• librare, a compensare, l'azione di Pantano. La tendenza. La tendenza, che si può desumere dal discorso ultimo di Sonnino , è che egli voglia ritornare agli amori pellousiani ... Me ne duole per lui e un poco anche pel paese, perchè egli è uomo di grande valore e potrebbe rendere alla nazione non pochi servizi. Non gliene rese nel 1899-900· Se mai li rese alla democrazia, che uscì dalla lotta dell'ostruzionismo ringagliardita, vivificata. Non farò il processo alle intenzioni; non dirò quindi, come alcuni insinuano, che questo ritorno agli amori reazionari sia stato l'effetto della gelosia suscitatagli da certi pretesi avvicinamenti tra Martini e Di Rudinì , ai quali si rinfaccia in questa occasione di avere voluto rifare la loro verginità politica. Per me il discorso ultimo di Sonnino è il prodotto del suo temperamento e di qu lla mancanza di fiuto buono, di cui altra volta gli parlai in un crocchio numeroso di amici. Nè ho elementi plausibili per almanaccare sulle intenzioni dell'on. Giolitti. Vorrà questo designare in Sonnino un successore come lo designò in Fortis ? Io non lo so e non lo credo. Se mai il precedente sfortunatissimo nulla di buono farebbe presagire sulla riuscita di un secondo esperimento di trasmissione del potere in forma poco corretta. E rinunziando alle profezie conchiudo che nello interesse dei paese non si abbiano a verificare nè dedizioni, né cospirazioni. Se si verificassero non sarebbero i partiti avanzati ad averne la peggio. Essi qualche giorno con Ferdinando Martini potrebbero ricordare ai loro avversari , che per troppo voler conservare, nulla conservarono. Dorr. NAPOLEONE CoLAJANNI Nota. Com'.era riuscito inattl!SO e sbalorditivo il discorso di •Sonnino, che parve una dedizione al Ministero ed una nuova dichiarazione di guerra ai sovversivi, cosi riuscì altrettanto inattesa la sua dichiarazione di voto contro il Ministero sul1'ordine dd giorno puro e semplice. Parve un' e,·rata corrige suggerita dalla impressione non buona del discorso, che ave vano ricevuto i suoi più intimi amici; di che si ha la prova nei commenti mol,o riservati del Currie,·e della Se,·a nella corrispondenza da Roma. Del!' errata cor,-ige de\·e sentirsi contento ora l'on. Sonnino, Non si sentirebbl! umiliato di vedersi confuso in una maggioranza schiacciante nella quale ci sono tanti Bianchi ... e tanti Neri? N. C. lì& seuola laie& Discorso di Ferdinando Martini (nella Camera dei Deputati 2r Febbraio r908) L' on. Martini svolge il seguente ordine del giorno : u La Carnei a, affermando che l' insegnamento laico è condizione essenziale alla separazione della Chiesa e dello Stato, passa ali' ordine del giorno ». Martini. (segni di atten 1 ione). Onorevoli colleghi, il banchetto era lauto, ma i convitati furono molti ed ormai non riman gono che le briciole. Io dunque vi intratterrò assai brevemente. La questione ormai è stata lungamente discussa e gli argomenti, ripeto, sono quasi esauriti, e quindi ci sarebne una ragione di più per astenersi dal parlare, anche perché io credo che l' opinione mia avrà la s0rte del regolamento ministeriale, del quale siccome pare che non contenti nessuno, giacchè siamo in tema pi religione si potrebbe dire con San Paolo omnis creatura ingemiscit, (Commenti). E quello che io ho da dire non appagherà probabilmente, anzi certamente, nè coloro i quali domandano l'istruzione religiosa nè molti fra coloro che la oppugnano nè i moltissimi che vi si rassegnano, preoccupati della vita futura parlamentare. (Si ride). Ma discutendo in questa Camera non si tratta Ji contentare questo o quello e d'altra parte - I' impari e se lo inchiodi bene in mente l' onorevole Cameroni - la sola, l' unica ragione che mi fa ancora desiderabik di sedere in quest' aula è appunto la facoltà di poter esprimere il pensier mio sopra questioni che come questa non soltanto concernono le condizioni presenti ma tutto quanto l' aHenire del nostro paese. Questa sola I Ho accennato ad un mio discorso del 1.877. Se io mi fossi dimenticato, di quanto, dissi allora, c'è stato

92 RIVISTA POPOLARE in questi giorni chi si è preso cura di ricordarlo. L'onorevole Camereni ne trasse occasione a descrivermi come un apostata, un- convertito, e con enfasi tra lo sdegno e ;a meraviglia domanda : come è possibile, come è lecito di mutare così le opini0ni sopra i principi fondamentali del Governo degli Stati? Ma è lecito, onorevole Cameroni, è pcssibile anche in argomenti più alti. I principii di quella dottrina cristiana che lei vuole insegnata nelle scuole, ma non furono pensati sulla vi Il di Damasco? L' onorevole Cameroni il mio discorso non l' ha letto. Se lo .avesse letto, avrebbe veduto che io non sono affatto un convertito. Nel 1877, è verissimo, io lamentai che si fossero soppresse le facoltà teologiche. Ma perchè? Mi perdoni la Camera se io mi permetto di leggere poche parole : u Se I preti ci hanno da essere, dicevo io, meglio è che siano istruiti. • Mantenendo le facoltà teologiche, non sarebbe forse stato senza utile nostro il negare la temporalità ai parroci che non avessero il diploma di dottore in teologia. Si avrebbe avuto sempre un dero nemico, ma meno funesto. E· dico meno funesto, perchè la storia insegna che laddove l'ignoranza del elero è maggiore, più pesano gli arbitri e più si aggrava la potenza del pontificato », E per l'insegnamento religioso soggiungevo: l? Scritta nello statuto la libertà di coscienza, accolti nelle scuole elementari alunni appartenenti a tutte le confessioni, I' obbligo ddl' istruzione religiosa mantenuto più oltre sarebbe una offesa alla libertà. « Io vorrei (noti l'onorevole Cameroni) che lo Stato del nostro paese fosse tale da permetterci di abolire l'insegnamento reli - gioso, ma tale ancora r_on è. 11 Se noi diremo: scuola laica (noti, onorevole Cameroni), l' altrui malignità dirà . .,..u. ola atea ~. Non mi pare cl ; ci sia contradizione tra quello che pensavo trenta r ni or sono e quello ehe penso adesso. In questa discussic.ne, à verissi mo, io aderii ad un ordine del giorno rii Benedetto Cairoli, con quale si chiuse quella discussione e che, approvat;i dalla Camera, generò poi tutte le disposizioni del regolamento del 1888, ripetute nei regolamenti successivi. Ma anche quel discorso di Benedetto CairoE l'onorevok Cameroni non l'ha letto. Forse il leggere discorsi opposti alle opinioni proprie puzza di libero esame. (Viva iladta). E poichè l'onorevole Cameroni non ha letto quel di - scorso, bisognerà che ne dica 'qualche cosa io. Jl Miehelet scrisse che la storia deve datare le proprie sen - tenze e qm:ste dovrebbe dirsi anche quando si tratta di atti, o di discorsi cli uomini politici. Vale- a dire che nel riferirli e nel giudicarli bisogna considerare il tempo e le.condizioni del tempo in cui quegli atti si compirono e quei discorsi ai pronunziarono: perchè altrimenti , avverrebbe che alcuni dei maggiori uomini d1 Stato apparirebbero in veste di apostati o di pule india. Francesco Cri spi da mazziniano diventa uno dai più fieri custodi delle istituzioni monarchiche. E per citare un altro esempio che deve essere caro all'onorevole Cameroni, il duca Wellington dopo P.ssere stato sempre anerso alla emancipazione dei .:atto:ici !a propose eg1i stesso nel 1829. Noi, non siamo molti .>rmai qua dentro a ricordare quale fosse l'ambiente del 1877. Stava allora sulla cattedra di San Pietro un pontefice più che ottantenne. Da molti si sperava che questa quistione della quale si tratta tuttavia, come molte altre quistioni della stessa natura, si sarebbe risoluta da sè, quando, mutato il capo della Chiesa, un amplesso solenne congiungesse innanzi ali' avvenire il papato e la libertà. E Benedetto Carioli parlava appunto come chi attende le sentenze dal tempo; e, pur dichiarandosi avverso all'insegnamento religioso, fino a dichiararlo nocevole aspettava arpunto (e lo diceva) che il ti::mpo dimostrasse la vanità di quella speranza. E che quello fosse nn inganno, or mai lo sappiamo tutti. Il nuovo pontefice Leone XIII, venne e parlò, alla sua voi - ta, con eleganze umanistiche, ignote al suo predecessore, ma altrettaoto reciso nel la sostanza. A dimostrare la saldezza della tradizione romana, parlò come un'altro Leone, molti secoli prima, aveva parlato all'Imperatore. Nè dunque, io queste cose ho detto, sia per la verità della storia, sia perchè il nome di Benedetto Cairoli non serva a sostegno d'opinioni -che non furono le sue e di provvedimenti che egli certo non approverebbe. E passiamo ad esaminare la quettione. Ma, prima, una di - chiarazione. L'onorevole Cameronl arguì che coloro i quali sostengono l'abolizione dell'insegnamento religioso, non altro intendano, che a muover guerra al cattolicismo. No, onorevole Cameroni. Noi (e, baciamo, dico noi, non perchè io parli a nome di nessnno; parlo a nome mio; ma perchè so che il mio pen - siero è il pensiero di molti) noi non intendiamo di muover . guerra a nessuna credenza religiosa. Se il pensiero nostro fosse di muover guerra alla Chiesa, noi dovremmo, prima di tutto, riconoscere che s'inganna chi creda che esista o sia pronta a sorgere una società italiana sulle dottrine del Feuerbarch e del Buchner, ricordati, pochi momenti fa, dall' onorevole Guerci; noi dovremmo ricordare che l'Italia non partecipò (e, per certi aspetti, fu veutura) al - l'evoluzione religiosa del secolo decimosesto; dovremmo ricordare l'evoluzione filosofica del secolo decimottavo, la quale divulgò le idee nuove e preparò la formazione del nuovo diritto, non penetrò, o penetrò a mala pc!na e soltanto nei ceti superiori. nella società italiana; e che il popolo si levò contro le riforme c:cclesiastiche del Tanucci a Napoli e di Pietro Leopoldo in Toscana. Noi sappiamo bsne che portiamo le stigmate di lunghe, secola~i servitù politiche ed intellettuali, le quali non si canee! - lerann,) nè in dieci, nè in venti anni I Pur rispettando il tempio della fede antica, non speriamo neppure che ci basti la vita a vedere interamente distrutto l'antro dove si rannicchia la chimera della supertizione; ma non per questo vogliamo sostituire alla tirrannia antica, che imponeva di credere, la nuova tirannia di non credere. Ciò che noi domandiamo, è che lo Stato compia la fullzione propria, e lasci alla Chiesa di compiere la sua. Da parte dello Stato nè ingerenza improvvida, nè ingerenza faziosa. Questo è il pensiero nostro e non altro. I punti principali della questione sono tre: perchè si vuole un'istruzione religiosa? chi deve impartirla? giova che sia im • partita nelle scuole pubbliche, non da:lo Stato, dai C(lmuq.i? L'istruzione religiosa si domanda perchè nel concetto di coloro che la domandano è fondamento essenziale e ìndispen - sabile dell'educazione morale della gioventù. Ebbene, se questo la Camera crede, non ci sono mezzi termini, non si può lasciare, nè ai comuni, nè ai padri di famiglia, la libertà di darla o non darla. La ì,amera voti l'ordme del giorno Lucca, integri la legge nel 1877, confermi la legge del 1859, faccia quello che crede, ma ciò che è fondamento essenziale ed indispensabile dell'educazione morale, non può non essere materia obbli 5 atoria d'insegnamento. Ma io credo che in tesi generale noi ci facciamo molte illusioni sulla facoltà educatrice della scuola. La_ scuola, e principalmente quella elementare, non la fanno i regolamenti, nè i programmi, nè le materie d'insegna· mento: la scuola è quale la fa il maestro col sussidio della

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==