RIVISTA POPOLA RE 79 qui sui casi, dirò çosl, esclusivamente scientifici e didattici: ogni nostro collega sa quanto frequt:ntemente è proprio il professore ufficia!e di altra materia la persona più idonea a introdurre un insegnamento nuovo che risponda a nuovi bisogni scientifici. Ma insisto invece su quegli incarichi che alla folla, sia pura eletta, dei professori, stmbrano incarichi di favore, e non sono. Una Facoltà scientificamente e didatticamente forte ha non solo il diritto ma a~che il dovere di impedire che la propria compagine sia a ltetata e disfatta da elementi per qualsivoglia -rispetto eterogenei. Vorrà introdur - visi il tale che insegna come ordinario in altra Università, o il tale che ha scrttto più di S. Agostino e la cui competenza scientifica è stata riconosciuta in dodici concorsi, o un tale che al tempo dei tempi rappresentò non indegnamente e magari splendidamente quella scienza, o fina I mente il tale che pure avendo grande valore scientifico è noto lippis et tonsoribus come inquieto, turbolento, distratto da altre cure ecc.: non volete lasciare a questa rispettabile Facoltà il modo di tener lontano quel primo aspirante che pure ordinario come è non conferisce gran fatto al decoro scientifico del! 'Università in cui insegna, quel secondo che è un titolografo e nul - l'altro, quel terzo che verrebbe nella nuova Facoltà a dormire sugli allori, quel quarto che vi porterebbe disordine e turbament~? Quando anche interessi personali non sono in giuoco, gran leggerezza è quella di declamare sul tema (( legalità » e dare ad intendere che a tutto si provvede per il meglio con trasferimenti e concorsi irreprensibilmente legali: bandite oggi concorsi per Storia dell' arte o per Letterature moderne, e mi saprete dire di quanto rigoglioso forze avrete arricchite le nostre Facoltà letterarie I Parrebbe, dunque, desiderabile che fosse mantenuto ed emendato l'art. 6 del disegno ministeriale, vi fosse cioè tolta la distinzione fra cattedre fondamentali e materie complementari e tolto il divieto assoluto di attribuire ai professori ufficiali incarichi di materie complementari. Ma, ahimè, di incarichi di ogni genere a professori ufficiali si è fatto in Italia tale e tanto abuso, da far mancare la speranza che gli abusi possano esser frenati senza uno di quei provvedimenti radicali che, pur di colpire l'abuso, sopprimono anche ogni ragionenevole uso. Io credo dunque che oggi come oggi convenga far piazza pulita con articolo di legge esplicitamente e senza eccezioni proibitive, e ta11to meno convenga esitare in quanto specialmente iri Italia, anche gli articoli di legge possono, in tempo relativamenle breve, esser modificati o soppressi. Si deve deplorare invece che il progetto non sia severo verso gl'incarichi di favore, specialmente quelli meglio rimu nerati a lire 3500, anzichè a 1200 come di regola, e verso i quali il ministro Ra va si mostra ingiustamente deferente. Sono miserie e non voglio continuare su questa via Finchè le Università italiane non sieno riformate radicalmente su basi affatto diverse da quelle attuali, di incarichi a professori uffi.:iali non si potrà per lungo tempo fare a meno. Soppressi, ed è bene sopprimerli ora senza pietà, ritorneranno e presto: altrettanto presto , auguriamoci, si abbiano ministri che vogliano affidarli non per compiacenze ad amici politici e non politici, non per debolezze verao prepotenti ed abili intriganti ma per ponderato riconoscimento di necessità ed utilità scien. tifiche e didattiche. Ma il punctum saliens del nuovo disegno di legge è la malaugurata distinzione fra materie fondamentali e complementari, e il trattamento che si propone per le materie che, non sappiamo con quali criteri, si battezzano e si battezzereranno complementari. E' intanto evidente la buona intenzione dt:I ·Ministro: ma Dio ci salvi da buone intenzioni tradotte così infernalmente in atto, con criteri tanto g,·ettamente professionali. L'Università, infatti, vien considerata come pura e semplice fabbrica di medici pratici, di avvocati pratici, d'insegnanti - medic: 1 medici, avvocati e insegnar.ti che sappiano esclusivamente quello che è indispensabile secondo il criterio del mes\; di gennaio 1908, o piuttosto del n1t:se e dell'anno, già abbastanza remoto, in cui furono abbozzati i nostri organici di Facoltà. Verissimo è senza dubbio che, come per gl' incarichi, del gran male si è fatto creando nuove e minuscole suddivisioni di scienze, nuove cattedre, e, quel che è peggio, presentando come specialista chi vero merito non aveva nè come specialista nè come generico. Verissimo anche che a lasciar mano libera ad alcuni nostri colleghi , poniamo , di medicina, vedremmo fra non molto sorgere cattedre di malattie dell'o recchio destro, o di traumatologia della gamba sinistra. Opporsi a questo frazionamento assurdo dell'enciclopedia scientifica è santo dovere. Ma non è il caso di opporvisi così come fa il Ministro. I corpi politici che fanno le leggi, e (be perciò, secondo il nuovo disegno, dovrebbero approvare volta per volta I' inse. gnamento di materie non fondamentali, mentre hanno e debbono avere competenza generica in fatto di politi..:a e di amministrazione, non hanno e non possono avere competenza scientifica. Per colto e dotto che sia ciascun membro di essi corpi - ed è questa una ipotesi certamente temeraria ~ Ca mera e Senato non saranno mai in grado, nel loro complesso, di riconoscere prontamente i bisogni della scienza, che variano, oserei dire, Ji anno in anno, da luogo a luogo , da Facoltà a Facoltà. Il più degli uomini politici, e fanno bene a far così, riconoscono in genere che la scienza ha i suoi diritti: ma pretendere che essi conoscano e si rendano ragione dei diritti di ciascuna scienza è pretender troppo. Una cattedra di sanscrito, di cinese, di filologia slava, 1i storia dell'arte, di psicologia sperimentale e così via via, sarà spesso respinta o approvata secondo che le maggioranze politiche saranno favorevoli o avverse a chi le propone: nè sarebbe da far le maraviglie che una votazione per cattedra di bizantinismo servisse a rove • sciare un ministro ed un ministero ... non bizantino. Conosco non pochi deputati e senatori che con la maggiore ingenuità del mondo si meravigliano come si spendano migliaia di lire per compensare professori che insegnano ad uno e a due scolari, e qualche volta a nessuno, la meccanica celeste o il cinese : come se in un paese come il nostro , dove rara fiorisce la scienza senza il sussidio dello Stato , questo non abbia il dovere di far sì ehe qualcuno almeno possa, senza troppo gravi sacrifici , attendere a studi e scienze che non possono e non debbono divenir patrimonio di molti. Eppure lo Stato farebbe bene a togliere gli abusi presenti, e a rendere difficili maggiori abusi in avvenire; nè si può onestamente biasimare il Ministro di a vere accennato al grave sooncio, sia pure escogitando provvedimenti assurdi. In realtà, non vedo neppure io comt: si possa provvedere davvero, senza troppo radicali e, per ora, troppo difficili riforme di tutta la compagine universitaria. Certo è che a fare come ha fatto il Ministro si colpisce il bene ed ìl male. E concludo che , se proprio impossibile fosse ottenere il vantaggio economico senza distruggere (a rilento o ad un tratto, non monta) buona parte della scienza presente e futura delle nostre Università, non sarei solo a desiderare e a dichiarare senza rimpianti, che non per il vantaggio nostro materiale si pregiudichi l'avvenire di ciò che è il nostro ideale (Il Mar- -rocco, 26 gennaio). ♦ Dr. Dii/on: La Francia decade. - Una opinione che corre molto nei circoli pol;tici di San Pietroburgo è che la Francia traversa un periodo di grave e rapida decadenza. Essa sta perdendo il suo posto di Terza Potenr.a e la sua efficacia quale alleata diventa molto dubbiosa agli occhi della Ruasia•
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