RIVISTA P o·p OLA.RE 73 ùhe è di lui, avrebbe potuto, a guisa uì nuovo Attila 1 tutto ' demolire e distruggore. l'orehò non lo ha fatto? on facendolo, sembra LJer lo meno un po' ardita o soavemente ridìcola la condanna di un .trattato, di cui non si è esaminato - e in che modo! - che una infinitesima patte. Non solo : se le critiche del signor Ricci sono così demolitrici, pordtè egli adotta una raffinatezza di dire, che non depone certo favorevolmente alle remote origiDi di lui? Se egli avesse adottato il linguaggio dei gentiluomini , non mi avrebbe schiacciato ugualmente e non avrebbe mostrato di avere un po' più ai fiducia nel!' effetto delle sue critiche'? Non riesco poi a comprendere - altra prova della mia insuffioienra mentale-i motivi per cui l' inventore dell'economia màtematica si aggi·appa con disperata tenacia agli errori di stampa, sconosciuti soltanto a coloro che erodono di aver raggiunta la celebrità senza aver scritto un qualsiasi libercolo. Oh quanto differenza tra l' umiltà mia e l' orgoglio - più che legittimo - del signor Ricci ! Egli nega a me ogni merito di autore e di studioso: ed Ila certamente ragione. 1o inveue , uso a dare a Cesare ciò che è di Cesare, riconosco in lui , e lo proclamo subit >, squisite attitudine di correttore di bozze. Anzi , non esito ad affermare che se avesse seguite le inclinazioni del suo spirito, Ja riconoscenza degli autori gli avrebbe eretto un monumento ben più durevole di quello che egli spera dal suo furore ipercritico_ L'economia polit1ca è la scienza del minimo mezzo, ma non sempre gli economìsti di grande taglia arrivano alla celebrità per la via più breve. Il signor Ricci, abituato a parlare ai caporioni della scienza non si rende conto delle difficoltà che sorgono nella mente di coloro che, ignari di economia, ne vogliono conoscere i misteri. Chi, per le pedestre incombenze della sua vita , è obbligato quotidianamente a parlare ai giovani, si accorge che in questi è generale il preconcetto che lo scambio giovi ad 11n solo dei perm~tanti e che i beni scambiati, per essere di egual valore, debbono anche barattarsi in quantità uguali. Per l'innocente JJroposito di 0ombattere questi errori, io - agli occhi del sommo giustiziere - ebbi il torto di chiamar e merce un bene permutabile, che scambiato con altro di equivalente valore aumenta di utilità ». Jl concetto di equivalenza, che urta i nervi del sig. Ricci (anche lui sofferente di ipersensibilità nevropatica come noi miseri mortali) ha il merito di escludere l'uguaglianza quantitativa, di cui non sanno libe~- nusi i profani. ·Si rende- così chiara l'idea che nn quintaJ-e di grano, per esempio, può scambiarsi con due, cinque, venti 'l_Uintali di feno, e non con un quintale solo di questa merce. .A.nche la nozione di utilità, posta in quella definizione, ha la sua ragion d'essere. Quando io dico cbo le due merci aumentano di utilità dopo lo scambio, escludo che il baralto possa ~iovare ad un solo dei permutanti , poichè le merci son due ed aumentano di utilità rispetto a chi le riceve. Se que:to aumento di utilità non ci fosse, lo scambio, come dice il Pierson. rappresenterebbe un disturbo inutile. 'l'ali verità - semplici, piane, accessibili alle menti più modeste - non sono accolte dal sig. Ricci. Ma ne dispiace per lui e per quel livido senso di vanità presuntuosa che aleggia sul- !' insuperata dialettica sua. Gl' inventori banno un sacro disprezzo per tt1tto cìò che non esce dalla loro fucina. Così l'inventore cieli' economia matematica butta via, come arnese inutile, la definizione ohe io dò del mercato. Io non ì:iO ::io il rniu giga11teiwu t;Cn::;oro si pteghorà ad accogliet'tl questa definizione, che non è mia e che dovrebbe essergli nota: e Mercat0 è l'ambiente in cui la domanda e l'offerta di una merce possono travarsi in corrispondenza». Jb evidente cbe per domanda ed offerta debbano intendersi quelle cr>mposte, cioè la somma delle offerte individuali e delle domande individuali cli quella data merce io quel determinato mercato. Se così vuole la tonninologia scientifica, che cosa c'è di erroneo che io definisca il mercato e l' attitudine reciproca della domanda e dell'offerta di una merce in tutti gli Stati e senta limitazioni territoriali?))_ Le comunicazioni moderno non han forse esteso a tutto il mondo « l' ambiente in cui la domanda e l' offerta di una merce possono trovarsi in corrispondenza?». Il Ricci, che non è solo abbondante di parole, vuol premiare ohi riesce a com - prende questa definizione. Ma essa credo che non abbia bisogno d'interpretazioni premiate: sarà certo compresa da chi non ba vertigini ali' altezza e la suggestione del potere .... matematico. Il mio amabile critico, dopo avere irrorati di tiepide lacritnC' i pietosi casi monopolistici dell'economia matematica e la triste sorte del suo inventore, si appresta a combattere quosta verità: che nel commercio internazionale il carattern di baratto si ha tra ciascun paoso e il com.plesso di tutti gli altl'i con cui si trova in rapporti di scambio, c non singotarmente tra paese e paese. Però il Ricci, che ba una prodigiosa disinvoltura di sistemi critici, invece di discutere e ùi dimostrare l'errore, mi cambia le carte in mano facendomi dire eiò che non ho mai detto. Mi fa moltiplicare nazioni con nazioni, quani!l.' io (o ci voleva poco a capirlo 1) altro non fo che sommare le osi,,ortaziooi e le importazioni dei paesi che si trova'1o in rapporti di scambio. Questo nuovissimo sistema di lealtà polemica ha un certo nome che qui non pronunzio per iI rispetto che debbo al padrone di casa; vorrei però che la diritta coscienza di Napoleone Colajanni (e non ,è senza motivo che parlo di lui !) no tenesse conto alla valutazione dei pregi inestimabili di chi spesso si nasconde sotto l' autorità di lui. Qui giunto, potrei fermarmi, percbè ho lumeggiato abbastanza il sistema e le ragioni critiche del mio uomo, come ho abbastanza contribuito alla sua fama d'inventore. Ma bifSogna eh' io parli ancora della critica cli lui, sempre serena nel flue, sempre illuminata da lividi bagliori di luce im- :Persouale. A proposito della Fig. 1 a. del mio libro , colla quale mi sforzo di rendere ancora più chiara Ja dimostrazione grafica di alcuni teoremi relativi ai costi camparati, il sig. Rioci, modesto sempre come un oroe, mi ricorda t' che nell' interno di ciascun paese commerciante i valori di scambio sono ;proporziouali ai costi, sicchè se una certa quantità di feno •in Italia si scambia con una certa quantità di vino vuol dire ·che la prima e la seconda quantib hanno ugual costo ». Questa volta, tra me e lui voglio mettere il Bastable. La progressione gerarnhica spero che vanà a guarirlo del mor- ,boso fur0re di cui si mostra afflitto e a convincerlo che a -torto sottopone il suo olettissimo spirito alle spasmodiche torture di paurose competizioni. L'economista inglese suppone cho con lo stesso sforzo, in nn paose A, si possono produrre 10 x oppure 20 y. Come si vede, lo sfon-:o è diversamente produttivo. La produttività maggiore o minoro si
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