72 RIVISTA POPOLARE protette si estendano quelle tali ombre addormentatrici contro cui tutti dovrebbero insorgere. Nè lo variazioni potranno essere tanto frequenti, poichè le trasformazioni industriali, anche oggi cho tutto procede rapidamente , non sono poi tanto celeri da mutaro, da un anno all'altro, lo stato delle produzioni protette. Quando la tutela si muta eon savio accorgimcuto non turba per nulla il corso normalo dell'industria e dell' eeonomia, Più acuta della precedente e quiudi più grave per me, è l' appunto che mi fa il Graziani riguardo all' ostensione che µutrà avero la Llifosa dello ind11sirie limiti. Non tutti i produttori, invl)ro, per quauto dediti alla stessa industria, si trovano al margi 110 della con ve11ieoza economica. Per alcuni , qui11di, la Jifesa può essere eccessiva o superflua; per altri, appena sufficiente o affatto inadeguata. Qui tutto dipendè dalla scelta delle produzioni da difondere. La tutela va conLcssa qnaudo la più gran parte Jei produttori , se non la totalità, si trova quasi nelle stesso condizioni. Nou perchè pu~hi proJuttori si trovano in pericolo la µrotez1ono dovrà i11trodursi. ~:ssi , se non potran virnre SC\nza tutela, paghera11110 il lori, tributo alla seleziono naturale con in- ' dubbio vantaggio pci più. Ma 110118i possono adottare gli stessi, sp, Jitivi sistemi quando diverso è lo stato delle cose. Si potrebbe affermare, quasi in via assoluta, che la concorronza granaria trnsmarina avrebbe mosso - seuza l'aiuto dei dazi-i cerealicoltori europei sul marginè,_della convenienza ecouomica, se non al di fuori di esso. È vero che non tutti i produ1tori avranno avuto gli stessi bisogni e che la protezione si sarà dimostrata diversamente efficace· ' ma ciò non escludo che la pratica del protezionismo era necessaria , infatti essa si estese su di una produzione, la quale, dovunque, era bisognosa di aiuto. In tutte le forme di lavoro noi trodamo infinite gradazioni di prospor:tà o di malessere. La d;fosa daziaria , concedendo la. stessa tutela a tutti , non fa altro che mantenere tali gradazioni. Si tratta di un caso del tutto simile a quello citato dal Manzoni, a proposito della moltitudine ferma dinanzi al forno faruoso. J,'importanto è che la grnndo maggioranza dei pro• duttori abbia la protezione di cui abbisogna. Il prof. Graziani vede uua contraddizione tra quanto io dico a µroposito dell' influenza esercitata dai dazi , sulle mercedi reali o ciò che affermo esaminando i rapporti tr,1 la popolazione e la politica commerciale. Là io riconosco che i dazi, e!Ha11do i prezzi delle merci, riducono i salari reali; qui, invoco, cbe un dazio, impedendo la retrocessione violenta òello collnre e facilitando il sorgere di nuove industrie, LJOssamanrnnere o allargare l'impiego alla popolazione hworatrice. Ebbene, chi può negare che questi sono g!i effetti del prntczionismo ? Se tali sono lo conseguenze del protezionismo, come mai mi si accusa di contraddizione solo pen:hò quei fonomoni io espongo colla maggiore serenità? Contraddizione 110n vi sarebbe uemmon quando io sostenessi che, µor oYitare la disoccupazione, sarebbe buon partito quello d' imporre un dazio di tutela.. Questo dazio ridurrebb,,, è Yero, il salario reale, ma impedirebbe il danno di gran lunga rnaggiore della manc.:anza. di lavoro. Io quì non voglio richiamare, come potrei, i disgraziati casi del-· l'Irlandn; ove la difosa daziaria avrebbe impedita l'emigrazione in 111assa. :-ieuza dubbio, gl' irlaudosi avrebbero preferito una lieve discesa nel salario reale pur di evita.re la terribile crisi da cui derivò la diso~cupnzione e l' esodoverso l'estero. + Il prof. J. De J oba.nnis ( l), che s' intrattiene con parti colare riguardo snlla prima parte de,l mio libro , osserva :. 1 ° non ossere esatto che l' aggio sia un effetto del uorso forzoso della carta; 2° casere altrettanto inesatto il dire che l'argento è sempre deprezzato rispetto all'oro; 3° chi, non è ,·ero essere l'aggio sempre ùeterminato dal grado di svilimento doila carta iuconvertibilo rispetto all'oro; poichò, tante volte, oscilla ampia,ucnto l' nggio, senza che nossun cambiamento si sia verilicato nella circolazione inconvertibile. Orbene, io posso rispondere culle stesse pa.rule del miolibro a qnesti tre appunti. A pagina 111, io diuo: « quandoin uuo dei due paesi contraenti vige il corso forzoso o la, carta moneta è rinvilita. ..... , Allora alle oscillazioni del cambio si aggiungono quello tlcll' aggio. Dnuquo io n0u ritenevo che il solo corso forzoso bastasse a far nascere- !' aggio; e le mie parole por nulla contradcti<;auo al caso, attuale ùell' Italia, in cui \'ige il corso forzoso, ma dovenon c'è aggio. Più innanzi , a pag. 114 o 115 , io scrivo che : e la. maggiore infh1enza irnl deprezzamento della carta rf15petto· all' oro la esorci ta il gioco della domanda e doll' offerta di moneta metallica. Questa causa sembra in vero la più decisiva, sompro quaudo la circolazione iu carta si mantenga in condizioni normali » . .Mi paro evidente che io non abbia. affermato essoro la maggioro o minore circolazione cartacea. inconvertibile causa oselu ➔ irn ùel salire o del discendete dell' aggio. A.I contrario, io sostengo che la richiesta del1'oro è, tra le forze in azione, tiuella che spiega opera più. decisa nei riguarài dell'aggio. Riconosco che bisogna tener conto della massa dì carta. iu circolazione, ma fo larghissimo posto alla domanda Lii oro. ♦ La navicella del mio trattato procedeva così per la sua. rotta, quaudo, dal fosco 0ielo di un ignoto uume, messo a. guardia ùcll'econornia matematica, si ::;catenarono i fulmini della bufera. In verità, io non sapevo che la legge nostra di tutela alla proµriotà intellettuale si estendesse auche a questa parte della scienza ceouolllica. Diversamente, non avrei calpestate le autorevoli zampe del signor Umberto. Ricci, ii quale si assume il eomµito di scomuukare chiuo'lue si approssimi a quella parte doll' economia politica, che a. lui tutta appartiene, che è sua invenzione, suo vanto o sua gloria. Io-oh santa ingenuità ! - aùoperaodo, por un momento , il metodo che è di lui , nou credevo di ledere la proprietà altrui nè di ferire gl' interessi di così geloso e furente inventore. Naturalmente, per il signor Ricci, il mio trattato è una miniera di spropositi. In un'epoca come la nostra, in cui fiorisce rigogliosa la pianta del superuomo , non sono rare simili sentenze. Però io vorrei che al temuto censore arririvassero alcune rispettoso cu umili osservazioni. Egli va a rincantucciarsi-po izione incomoda ai gigantiin quattro paginette del mio libero e sfoga su di esse il suo furore ipercritico. Eppure, in un volume di 640 pagine, in cui si parla di problemi che più tormentano la scienza ( 1) Loc. cit.
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