R I V I S T A PO P O L A R E 71 Data la facilità odierna di dividere gli studiosi in due grandi categorie, come - domando io - classificare il Valenti e il Benin i? S0110 protezionisti o liberisti? O sono l'uno e i' altro insieme ? Per questi motivi, io t:on credo di 111eritare il rimprovero <l' indecisione, cho da diverse parti mi viene, anche da Achille Loria, a cui mi lrga tanta deYota ammirazione. Io non sono tutto per il protezionismo , come non sono tutto per il ]iberismo. Lrlgicamente, nessuno dovrebbe appartenere :ad un solo dei due sistemi. + A pag. 85 del • Trattato > io mi promisi di criticare, servendomi di cifre ufficiali, la soguoute affermazione ùol Lo1;ia: ·• I titoli non sono che una merce, la quale è prescelta dal paese debitore p8r essere deprezzata o così offerta al paese straniero in una quantità addizionale: od è l'elevazione strssa del saggio dell'interesse cho segue immediatamente ad una bilancia sfavorevole , qnella che deprezza i titoli e che ne •rende più fauile l'esportazione a saldo dello merci ». Ora io osservavo che i titoli si possono , ò Yero, equiparare alle altre merci, tenendo però conto di corte specialissime doti che 1 titoli pnsscggono e che le altre merci non hanno. Il valore doi titoli molto dipende dal compenso semestrale od annuo ,cbe essi garantiscono ai detentori, e dalla fiducia riposta negli enti cho li omisero. Tra le forze che OiJerano sul valoro delle altro merci manca questo fattore. In virtù ,del qnale, l' interesse può elevarsi e deprezzare le merci -tutte, tranne i titoli, i quali - so maggioro il compenso o ]a fiducia del pubblico - potranno benissimo salire di valore mentre tutto si deprime. Citavo, a tal proposito, il cas:> del -nostro maggior titelo di debito pubblico, il quale, nella borsa -di Parigi, si elevù sposso di prezzo moutre contompornnea- ·mPnte peggiorava la bilancia dei paga111c11tiper noi, .ma miCJ'liorava le finanza dollo Stato italiano. (Jualcho volta si o .ebbe l'opposto : il titolo <liscose nel prezzo bcnchè miglioTasse la oiJancia dei pagamenti. Ciò accadeva percbò 1a finanza nostra ora preci pitata nel defieit o percbò scos~a ora la 'fiducia del pubblico francese. Questi due fatti si controllavano e si confermavano a yicenda; cl'ondc una condiziono -di cose, la quale contraddiceva apertamente alla leggo onuu. ciata dal prof. Loria. ' Il prof. Augusto Graziaui (1), esaminando il mio libro, ,muovo a tale critica le seguenti obbiezioni: 1 ° Che il cors'l medio annuale del corrnolidato italiano cela le variazioni moltoplici e quotidiane di prezzo del titolo e che male si presta a rilevare le modificazioni del saggio dell' iuteresse in funzione dall' incrornonto del debito capitale. Rispondo -subito che il fenomeno d,i me studiato non era tanto fngrrevolo da non ]asciar traccia nelle medie annuali. Il ma- o lessore e il rigoglio della produzione nostra, come il rigoglio e il malessere della finanza italiana non mutavano ogni giorno, di modo che ]' influenza di entrambe sul bilancio dei pagamenti e sulle quotazioni del nostro titolo avea ca- -rattere duraturo, tale eia potere esserè molto bene rilevato nello medie annuali, anzi più in questo che in quelle gior- ·naliore o mensili; 2° Cho io, nello studio ciel bilancio dei (1) Augusto Graziani: Due recenti libri sul co1:1mercio intenia;:ionale e la politica commerciale. - Nd Giornale degli Economisti del febbraio 1907. Pag. 4 dell'estratto. debiti o dei eroditi non dove\·o tener conto esclusivo delle importazioni e delle esportazioni. Anche qui, non erodo che l' illustre professore abbia ragiono. Io citavo, è vero, la differenza tra l'uno e l' altro ramo del commercio in+erna• zionale, ma solo porchè talo trafàco è l' unico fattore del bilancio dei- pngamenti, ch'3 sia di sicura e precisa rnlutazione. Del resto , non esclusivamente ad esso mi affilavo. Tenevo , infatti , più stretto conto del corso dei ca1Hbi , il quale è l' iodice che fedelmente se 6 uala ogni variazione avvenuta nel bilancio dei debiti e dei crediti internazionali. Anche questo elemento era stato scelto da me con ogni cura e circospezione. Il prof. Graziani , dopo le riserve di cui orn ho tenuto parola, conchiude che i fatti da Jne citati non valgono a sostenere il mio assunto generale e poichè nella enunzia- « zione delle leggi economiche semp10 si considerano delle e tendenze, lo quali certo possono nella loro attualità ed e efficacia venire contrastate o talora vinte da altre tendenzs « o condizioni, che agiscono in uontrnrio senso ». Parrebbo dunque, che . secondo l' illustre professore , la mia critica potesse, al massimo, partorire una eccezione. Ma anche di ciò uon posso appaginmi. Ora, più che mai, sono convinto che non vi è elevazione nel saggio normale dell' interesse che possa deprimere i corsi dei titoli esportati, quando <Jrosce la fiducia del pubblico negìi enti che quei titoli hanno omessi; o quando, trattandosi di titoli privati, erosee ii dividendo da essi prodotto. Siccome poi non v' è quotazione di titoli che non tenga eonto di questi due fattori, che sono fattori essenziali , uosì io sostengo che , in linea generale e non eccezionale, debbano escludersi i titoli da tutto le altre cose che il paese debitore deprime nel valore per rimettere in equilibrio il suo bilancio economico (1). Passiamo ad altro argomento. Io sostengo che lo Stato òebba proteggere le produzioni limiti, perchè esse sarebbero destinate a sparire o ricomparire a seconda del rirlursi o del!' elevarsi del costo delle merci similari straniere. Con la tutela daziaria si avrebbe un minore spreco di fon.a, di quello che deriverebbe dal continuo mutare delle produz10ni. li prof. Graziani dico : « sarebbe facile rito_rcore il " ragionamento contro la tesi dell'autore, perchè introdotto " un dazio in data misura bisognerebbe variarlo non appena • mutassero le condizioni della produzione e si andrebbe < inco11tro anzichè alla naturale modificazione dcll' esten- « sionc di una industria determinata, all'inconveniente gra- " vissimo d'una continua variazione doganale, che pertur- « beroube VMarnonte il corso normalo della industria e « dell' economia ». Rispondo cbe la tutela daziaria si può ·ammettere, anzi si deve ammettere, a condizione che venga variata nella misura, cioè che questa misura si adatti alle mutate condizioni in cui l'industria viene a trovarsi. Nessuna cosa più nociva cd ingiusta di un dazio cbo resti invariato per lungo seguirsi di tempo e che non tonga conto dei mutati bisogni della produzione I mutamenti di dazio, lungi dal racchiuàere un pericolo , come mostra di erodere il Graziani, costituiscono un bene; vietano spesso che la difesa proJuca esagerati profitti e che sulle industrie (1) Nel recente libro dd Fauno: ( La moneta e le correnti monetane, pag. 51) si allude a questo dibattito, ma l'autore, benchè assoluto nel gm:iizio , non porta alcun argomento a sostegno della critica del prof. Graziani. Giudica ma non discute: sistema assai comodo e speditivo!
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