70 RIVISTA POPOLARE i pregi e i difutti ui ciaseuuo di essi Ma ciò non meritava alcun rimprovero d' i11decisione. Non ho croduto mai che il voro ed il bene stessero tutti ,1a nna parte, a che dall'altra si trovassero soltanto le cose fallaci o non buono. Il liberismo nulla pe1uorebbe dei suoi pregi, come nul.la perderebbero i liberisti della fama a eni tengono, so si dicesse del protezionismo quel bene elte, in taluni casi, è capace di pro- .durre. L'intra11sigc11za, in questo easo, è di grarn pregiudizio e non giova alla causa. a cui verrebbe sorvire. Essa sembra derivare da voduie unilaterali e da preconcetti dottrinari. È per tali motivi che molti erodono di difficile ap- .plicazioue il liberismo, tanto più che le audaci deriva.doni astratto non sempro si son trornte in armonia coi risultati dulia pratica. 1\1.oltierodono cho si tratti ai uno dei tanti casi in cui la teoria parla nn linguaggio assai dirnrso delle quotidiani vic~nde dolia \"ita.. D,1nque l' rntransigeoza, se ò ingiusta per molto ragioni, è anc'ie contraria al liberismo por molte altre. E questo 110n ò poco malo, poichò rnno sarà ogni sforzo di studio idealo se 11011 cercherà di tradurro in fatti concreti i suoi risultati migliori; como spesso fallace rosta 1a dottrina perehè non chieùe all'esperienza il confort0 dei suoi risultamenti pratici. ~ So molti degli economisti nostri riuscissero a liberarsi da questa intransigenza, [i accorgerebbero che il protezionismo . -0 il liberismo richiedono , nella loro applicazione, speciali . ùoti di ambiente per riuscire utili, e che, per conseguenza, non :;i può patrou:nare sempre e dovnn'lue un solo di tali !-isterni, aµpnnto pervhò quelle doti differiscono sposso enormrmonte tra paese o parse. « Le lP-ggieconornicho non valgono per tutti gli uomini, 11òper tutti i luoghi, nò per tutt i te1i1pi; non sono assolute, ineccezi onahili . otern•) • ( 1). I.o stesso accade per lo teorie economiche, lo quali dalle leggi derinrno. Cl1i ne domanda l' universale apµlicazione resta al di fcori dèl vem. Non a\·vie110 diversamente in altre seieuzo, non meno del1' Euonomia i11na!1zinel!' ossrrvaziono e nollo conquiste. Il parìarnentarismo è certo il regime più aJatto ai p1poli assai inciviliti; non lo è i1wece por qnolti uhe non hanno ancora raggiunto un certo grado di educazi%e politica. li liberalismo ò i11à~1bbiamontoil regime comrncrcialo ideale per i paesi allenati nello produzioni più evolute e nei traffìci p;ù ardimentosi. lfa è esso npµlicabile ove inerti· sono le forze ecooomicho o desiderose di essere rodente? t praticabile nei paesi che 111oltoso111distlnziati d;i quelli clie li precorsero in determinato fm1:e di p oduzione? Orn nella stessa guisa che l'obbiettivo finale di un popolo è quello di rc;)ggeri<ciol sistema parla1_11entare, il quale presuppone quelle tali doti di maturità politica; il liberismo dovrebbe rappresentare la meta finale per i paesi che non hanno ancor raggiunto il maggior grado ui sviluppo economico. Il prof. Pantaleoui, in una sua caustica prolusione, disse che in Eeonomia n rn vi sono scuole. Soggiunse che in ossa è consentita una sola didsiono: tra quelli che conoscono la. scienza e tra coloro che non la couos-,0110. .Anche in materia del 18 novembre 1907).non ne avrei parlato abbast:!nza. Ma io se avessi vo1uto riferire e criticare quanto si è detto su tale riguardo, non un volume solo avrei dovuto scrivere ma parecchi, venendo meno in tal guisa a quei fini che ali' illustre professore sembrano sufficientemente raggiunti. ( 1) Ca milio Supino: Il caratte1·e delle leggi economiche. .~ologna, Zanichelli, 1907; pag. 6. di politica commerciale, vi potranno essere paesi protezionisti e paesi liberisti, ma non economisti a cui si possano adattare simili aggettivi, a cui si debbano applicare siffatt.e divisioni. L'artigiano non cambia di µrofcssione e di nome col mutare doll' arnese adoperato por compiere l' 01-,erasna. L' economista che studia l'adattabilità o meno di uno àoi due sistemi di politica commerciale non può esser chiamato liberista o protozicnista. Tali denominazionì, se adottate, farebbero cambiaro di continuo lo stato civile degli studiosi. Lo stesso oconomista, qualora riconoscesse utilçi il liberismo in Inghilterra, dovrebbe chiamarsi liberista oltre Maniea; se, nel medesimo tempo, ritenesse utile il protezionismo in Germania, dovrobb~ chiamarsi protezionista in quosta ultima. Tali camaleontici mutamenti sono assurdi. Vi sono, è vero, coloro che credono il liberismo dovun• que e sempre applicabile, come vi sòno coloro che ritengono applicabile sempre e dovunque il protezionismo. 1\Ia tanto gli uni quanto gli altri non tengono conto di quella diversità nello condizioni di ambiente, che sta a base di tutta la scienza economica, e che è di sicura guida nell'interpretazione dello sue leggi. Si tratta di economisti ( oh , quante accademiche fronti vedo corrugarsi ! ) che nelle audacie delle speculazioni astratte rifuggono dal triste vero e che non accolgono nelle loro menti - sprsso nobilissime - le voci c;he vengono dal basso, voci che pure parlano un linguaggio meritevole di attenzione. Per alcuni pc,i l' attaucamento al proprio sistema si traduce in esclusivismo morboso, capaee di qualunque scomunica, di qualsiasi azione, anche quella di scagliare contro gli avversari le imbelli contumelie di animucce servili. Per fortuna, non mancano economisti che sanno liberarsi di cost ingiuc;ta rrpulsione. I ptofessori Rodolfo Benini e Ghino Valenti, che occupano tanto posto nella scienza italiana, han parlato del protezionismo e del liberismo 0011~erenit:\ grande e con molta penetrazione. Sarebbe ingiusto, por ciò solo, chiamarli protezionisti. Il Valenti ci dico cho e il libero « scambio o il protezionismo sono sistemi che prcsen'aoo e entrambi vanta~gi e svanb1ggi. Che col libero scambio i « primi superino i secondi 11011può affermarsi in modo asc soluto o generale, se non considerando l'Economia sociale • nel suo eomple~so o nolLi. sua secolare evoluzione. So in- « vece si considerino le diverse E0onomie nazionali in par- " ticolari stadi del loro sviluppo, in tal casÒ ogni ::ifforma- « zione generica manca di bas<), non potendosi a 1n·iori e escludere cho in determinato conctizioni storico-econnmit:he « un paese possa essere anantaggiato dalla protezione do- « ganale, allo stesso rncdo cbo diverso sarà l'interesse delle « singole classi sociali di fronte all'uno o l'altro sistema-.. (1) E Rodolfo Bcnini, in uno studiu forte di logica e di cquìtà scientifica, non esitò a ricono~cere « noi libero scambio un « ideale, che ogni poµolo deYo proporsi noll'interossc della « civiltà o solid,\rietà umana » ma riconobbe puro e nella e prote::ivue temporanea un mezzo por raggiuugere alcuni « fini cli pubblico vantaggio noi paesi di sviluppo industriale « in co1i1ploto ». (2) (1) G. \'a'enti: Principii Ji scienza economi.:a. Firenze, G. Barbera, editor<.!, 19' 6. Pa~. 409 .• (2) Rodolfo Bcni111: Pulitica dog.11ule, in R/vrm.1 sociale, anno 1905, pag. j<JI. RiL·co di gc1ial1 osscrvaz:011i è anche l'.,rticolo pubbl1cal0 dal vakntc.: JXLfess re, ucl'.a stessa Rivista; anno 189+, voi. Il. p11g. G3n e 732·
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