Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 3 - 15 febbraio 1908

RIVISTA POPOLARE 69 Ras a Coatit e in altri luoghi, e poi ci siamo inoltrati sino a Makallè ; e poi ci siamo rotta la testa ad Adua ... E nella Somalia quante volte non abbiamo dovuto intervenire militarmente per mantenere la sicurez:ra ~ E i competenti non gridano-- ed hanno ragione - che è inutile rimanere accampati sulla spiaggia; che ci dobbiamo i ntcrnare; che Lugh dobbiamo garantirlo penetrando e assicurandoci l' hinter-land? Ma il capolavoro della logica coloniale va ricercato nel primo punto dei programma novissimo della direzione del partito socialista. Esso vuole che la politica dello Stato italiano deve essere indirin_ata ad evitare la possibilità di conflitti coli' Abissinia. Savio r,roposito I Ma soggiunge: tale cosa difficilmente si potrà raggiungere senza dare ali' Abissinia il modo di giungere al mare. L'Abissinia non può giungere utilmente al mare che prendendo Gibuti o Massaua. Per farci un regalo grazioso la Francia cederà Gibuti all' Abissinia? Nessuno lo crede: dovrebbe esservi costretta da una guerra. Nè Bissolati, nè altri socialisti italiani credo che lo pensino e lo desiderano. Potremmo dargli dei compensi: quali? dove? come? Non mi racca pezzo. Non ci resterebbe che cedergli Massaua. E lo sbocco al mare che l' Abissinia vuole·, agogna con m·1l celata avidità è Massaua. Per acquistare tale sbocco l'Abissinia presto o tardi - e tanto più presto quanto più progredirà economicamente, politicamente e militarmente; quanto più acquisterà la coscienza della propria forza e del propri0 di ritto, per acquistare tale sbocco, ripeto, l'Abissi~ia ci farà la guerra. Si verificherà la premessa stabilita dallo stesso Bissolati ! ♦ E' con vero dolore che guardo alla possibilità di vedere indirizzato il partito socialista verso la politica coloniale; ma più studio la questione e meno scorgo le ragioni, che hanno indotto il Bissolati a sospingerlo su tale via. Escludo che ciò egli abbia fatto per dare prova di praticità e di saviezza politica nel modo come la intendono gli uomini di governo, e non trovo la spiegazione del fenomeno, che nella suggestione dell'ultima lotta elettorale tedesca. Si sa che la opposizione dei socialisti alla politica coloniale della Germania apportò un largo eontributo nella loro sconfitta. Ma nulla di simile possono teinere i socialisti italiani nella futura battaglia elettoral:!. Non c'è da temere la riscossa della nostra borghesia in favore della politit..:a coloniale. ~a nostra borghesi4 non vuole che vivere e lasciar vivere aJla giornata:; nulla sa, nulla desidera, r!ulla vuole dippiù. Essa lascia che ministri e Parlamento facciano la loro politica coloniale e non sa vedere le conseguenze della propria inerzia. Ed è bene avvertire che non è esatto che il Parlamento non abbia discusso ed approvata la politica coloniale, come repubblicani e socialisti affermano con leggerezza. Essa fu iniziata senza il parere del Parlamento; ma poscia, esso, l'ha, non una ,.,Ima cinquanta volte d:scussa ed approvata e com'era da attendersi l'ha approvata anche ora. E' stato il paese che non l'ha mai seriamente discussa; e i socialisti colla loro nuova attitudine. contribuiranno a mantenerlo nella sua dannosa e vergognosa apatia, faranno sorgere nuove speranze e nuove illusioni, che saranne seguite da nuove amarissime delusioni. DoTT. NAP. CoLAIANNr C~ITICA E DIFESA di un "Trattatdoi politicaommerciale ,, ci> Quando pnhblicai il mio e Trattato di politica commerciale » (2), io dissi degli scopi che mi proponevo di raggiungere. Erano scopi semplici e modesli, ma pure utili alla diffusione di alcune dottrine, cha mclti scrittori, assai prima di me, ricJnobbero nou adeguatamente note e coltivate. L'indifferenza in mezzo alla quale, in Italia, si poterono compiero gli atti più importanti della politica c:nnmerciale, dimostrò, por quasi mezzo secolo, che il pubblico si disinteressava degli eventi che riguardavano la sua vita economica (3) Ciò fu sempre causa di moltissimo male. Riunire io un libro solo tutto quanto si rifariva a f1Uesta parte della politica economica, lumeggiare con ulteriori ricerche le dottrine più negletto, mi parve opera utile non solo ai fini dnlla scienza, ma anche a quel!i pratici dollt\ economia pubblica. Gli studiosi comµresero le difficolrà non poche e non lievi che cercai di superare. La critica, quella che agisce per nobile desiderio del meglio, mi fn beneyofa. Ma non mancarono per questo astiose e pur liete aggressioni, che mal nascosero il nobile desiderio di nuocere alla persona più che alla cosa. Si arrivò finauco a pobblicare due recensioni, contraddicentesi, nella stessa rivista: con indubbio prestigio di coerenza por essa. Per fortuna, si tratta delle solite, gioconde preoccupazioni di concorrenza, che non fan malo a nessuno e cho agitano, con illusioni consolatrici, le orifiamme della vanità presentuosa. • Nelle conversaziooJ private, come dinauzi al pubblico delle riviste , mi fn detto più volte : YOÌ dovete decidervi tra il iiberisrr,o o il protezionismo ! 'l'ali parole, mi dispiace il dirlo, racchiudono preconcetti inveterati a cui sono accessibili anche le menti migliori. Io parlai a lungo dei due sistemi di politica commercialo (4), mettendo in rilievo (1) Il nostro amico e.collaboratore Fontana Russo venne attaccato da persona, colla quale ci troviamo in buoni rapporti e stimiamo. con una violenza stnordinaria che ci addolorò non poco. Oggi· accogliamo questa risposta dal primo per diverse ragioni : 1 ° perchè crediamo sacro per tutti jJ diritto alla difosa ; 2° perchè il relativismo dd Fontana Russo, che noi umilmente:: chiamiamo empirismo, è un poco il nostro. Dall' articolo ci siamo permessi togliere alcune frasi vivaci, che sono il prodotto del legittimo rist::otimento dd Fontana•R.usso, ma che troppo otfendt:vano persona amica. La Rivista (2) Milano Ulrico Hoepli editore, 1907. _ (3) (( li silenzio dell'opinione pubblica sopra le grandi questioni commerciali ha creato nel Parlamento il monopolio di pochi, che han fatte e disfatte le tariffè generali, convenzionali e differenziali; hanno fatti e disfatti e rifatti trattati di commercio, che il pubblico italiano ha finora accettati come cose necessarie, come la grandint:: e la pioggia che Iddio manda o trattiene a suo pincimento ». Così il prof. De Viti De Marco n;illa conferenza tenuta a Napoli il 19 aprile 1903. E doloroso che l'eccellente professore non abbia potuto diradare le fitte nebbie che avvolgono lt: qut:stioni italiane di po litica commerciale. In un evento parlamentare, sul qua:e non ha stese le sue pi..:tose ali l'oblio, il deputato per Gallipoli votò contro sè stesso, cioè contro il liberalismo. Il pubblico nost.o, dell'inattesa mossa del suo intellettuale nocchiero, fn tutto disorientato. Questo pub!.Jlico, nel candore dell'ingenuità sua. non seppe comprender.: come si pote5se parlare in un senso ed agire in un altro! (4) Secondo il prof. Arturo I. De Joannis (v. L'eco11omist11.

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