68 RIVISTA POPOLARE da potere essere sperperato in Africa, in Asia, in Russia a decine di miliardi fu accumulato per mezzo del brigantaggio collettivo , per mezzo della politica coloniale. La Francia rimise poco, ma non guadagnò, colla sua prima politica coloniale in Asia e nel Canadà; la Francia ha perduto una decina di miliardi almeno dal r830 in poi, dalla conquista dell'Algeria a quella dell' Annarn, <lella Cocincina, della Tunisia. E la Francia è ricca; si può permettere tale lusso. Ma l'Italia? Dicano i cittadini che ragionano: ma non av:remmo trasformata la Sicilia, la Calabria, la Basilicata , le Marche, l' Umbria coi seicento milioni buttati nelle sabbie Africane , dove nemmeno abbiamo potuto raccogliere un po' di gloria militare? Ma volendo spendere quei seicento milioni fuori d'Italia , non avremmo davvero gettate le basi di una più grande Italia adoperandoli in pro' di quei milioni d' [taliani emigrati nel Brasile e nell'Argentina? Ma con quei nove milioni all'anno che ci si domandano per l' Eritrea, per la Somalia, per il Benadir spesi per la scuola in Italia e nelle colonie non conserveremmo colla lingua la italianità dei nostri emigranti ? + Non ostante la richiesta dei nuovi crediti, c10e dei maggiori crediti-poca cosa in verità : un milione all'anno in più - per l'Eritrea e per il Benadir, non ostante ii doloroso incidente di Lugh, che può essere foriero di altre più dolorose sorprese, non sarei ritornato sulla politica coloniale se non mi fossi sentito trascinato dal nuovo atteggiamento del partito socialista italia.no ad occuparmene. Nella riunione della Direzione del partito e precisamente in occasione di un Com i zio eh' era stato proposto dai repubblicani di Roma, si discusse della politica coloniale e dell'adesione a quel Comizio. A nome della Commissione nominata ad hoc riferì ( il 2 o il 3 di febbraio) Leonida Bissolati; il quale cominciò a notare che il Congresso di Stuttgart respinse bensì il comma dell'ordine del giorno proposto dalla Commissione, dove era detto che il partito socialista non ha ragione di condanna re a priori e in via assoluta l'espansione coloniale, ma respinse questo comma per ragioni ehe non sono applicabili alle colonie dello Stato italiano. « Le colonie dell' Eritrea e del Benadir - egli disse - non sono infatti luoghi dove (salvo eccezioni personali e momentanee) si eserciti la rapina e l'oppressione sui popoli indigeni. La questione delle colonie italiane deve dunque risolversi con criteri positivi e concreti. Ora l'Eritrea e il Benadir sono passive e tali resteranno per lungo tempo; ma si può c::;cludere che esse anche ncll' evenienza di qualche cessione condizionata possano acquistare valore per future complicazioni internazionali o per i bisogni crescenti della nostra vita na1ionale 'I Si deve dunque esaminare se il partito socialista abbia una sua poli~ica da seguire, dato che le colonie rimangano annesse allo Stato >>. Bissolati continuò sostenendo che i capisaldi di questa politica pratica coloniale dovrebbero essere tre: r0 che la politica dello Stato italiano sia indirizzata ad evitare la possibilità di conflitti coll'Abissinia, cosa che si potrà difficilmente raggiungere senza dare all'Abissinia il modo di giungere al mare; 2° che la spesa per la messa in valore delle terre coloniali non venga addossata allo Stato, nè direttamente nè per mezzo di Banche coloniali con garanzia di Stato. Allo Stato dovrebbe incombere solamente la quota delle spese di pubblica sicurezza. Tutto il resto dovrebbe essere pagato dal capitale che voglia sfruttare le colonie; 3° che, sia per il vantaggio del consumatore..: italiano, come per stimolare l' utilizzazioni; capitalistica delle colonie si stabilisca fra le colonie e la madre patria il rapporto doganale del libero scambio. Con questi criteri, Bissolati pr0pose d' ad eri re al com izio. Non si venne ad una co11clusione dalla Direzione del partito; ma Bisso la ti , da accorto politico, ottenne ciò che desictcrava; cioè: una adesione ·al Comizio piena di riserve e che indica il nuovo indirizzo che si vorrebbe dare al partito socialista italiano in fatto di politica italiana. L'indirizzo è pericolosissimo e mi permetterò di analizzarlo rapidamente. Nessun dissidio sul terzo punto. Se l'Italia dovrà avere delle colonie, che non saranno mai di popolamento, almeno quelle attuali, ma a tipo di quelle della Corona inglese, certamente tra le colonie e la madre patria ci dovrà essere il libero scambio. Del resto niente paura: non sarà il grano non sarà il vino, non sarà l'olio, non saranno i tessuti di cotone dell' Eritrea, che verranno a fare concorrenza ai prodotti similari italiani.... Mi dichiarai per la libera entrata del grano dell'Eritrea quando il Martin i fece l'analoga proposta. Il secondo punto è utopistico. Dov'è il capitale italiano desideroso d'investimento nell'Africa nostra? E quale la specie d'investimento che troverà? Reponds, s' il te plait, amico Bissolati. Sinora i capitalisti nel Benadir hanno speculato coi quattrini .... dei contribuenti. Sapremo più tardi quali saranno i guadagni e quali i capitali investiti nella misteriosa Società per il rinvenimento dell'oro nell'Eritrea .... Sinora di oro non si è visto che quello portatovi dall'Italia .... So che la legge del r904 creò condizioni di favore all'industria at~orno a Napoli; ma il capitale vi è accorso in tisiche proporzioni e se fosse durata la crisi avremmo assistito a qualche crack. So che alla prosperità della industria dell'Alta Italia accorda un contributo colossale il capitale elvetico, francese e tedesco. E guai , se ora si ritraesse, come si ritrasse quello francese dopo il 1887. E poi come non si accorgono i socialisti della insidia, del pericolo grave che c'è nel semplice obbligo del mantenimento della pubblica sicurena addossato allo Stato, nè più nè meno di quello che hanno domandato alla Camera il Del Balzo, il De Marinis, ecc.? Quest' obbligo ci trascina insensibilmente, fatalmente, dovendo stare a contatto di popoli incivili e costretti a vivere di razzia, a tutti quegli imprevvisti, che oscillano nelle proporzioni tra l'incidente di Lugh e quello più grandioso di Ab ba Cari ma, Per mantenere la sicurezza bisogna stare continuamente in armi; per mantenere la sicurezza bisogna procurarsi ed assicurarsi una frontiera scientifica, che si sposta continuamente. Per raggiungere tale frontiera la Gran Brettagna a poco a poco è arrivata al Tibet, alla Persia, all'Afganhistan, allo Imalaia ... Per raggiungere la frontiera ,cientifica ed acquistare la sicurezza, per poterla mantenere, la Francia da Algeri dovette passare alla conquista della Kabilia e dei Touaregs, e poi dovette inventare i Crumiri per conquistare la Tunisia; e poi si è arrotondata coll'hinterland della Tri politania, e poi l'è caduta addosso la brutta faccenda del Marocco che è stata ad un pelo di procurarle la visita dei Tedeschi in casa propria, e poi, e poi si attendono sempre nuovi accidenti imprevisti ... Anche noi per avere una frontie1-a convenientè, per man tenere la sicurezza, da Massaua abbiarno dovuto salire sL1ll'altipiano - senza piani;- ci siamo incontrati con Ras Alula a Dogali, e poi con altri
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