Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 1 - 15 gennaio 1908

RIVISTA POPOLARE 3 L' imprevisto nella politica coloniale. - In quell'Africa maledetta, che costa al!' Italia circa 600 milioni siamo con 11nodei soliti casi imprevisti, che conducono alle guerre ed a nuovi sperperi di milioni. Un degiac de12:li A8mara, agli ordini del RP. òi Etiopia, ba impedito ai no:-;tri p:'tcifici commercianti di èsercitare la loro azione nell!ì. Som'l.lin. meridionale ed ha assalito L11gh che è il punto più importante di q 11ellamagra colonia, donde dovremmo seguire la nostra penetrazione nel paese dei Galla. Un capitano. il De Giovanni , in uno acon tro ancora oscuro nei suoi dettagli, venne ucciso. Al solito si accnsa Menelick di slealtà e di voler ricorrere alla forza per impedirci l'esercizio dei nostri diritti (i?). Ma la verità è a-;sai diversa come risulta da una intervista del Messaggero con G11stavo Chiesi, che conosce quei luoghi e conosee la quistione. Egli ha ricordatu che non è questa la µrima. incursione degli Asmara e elio mai Me11elick vulle punire i suoi sudrliti che le praticarono: e quel che è peo·o-io: mai ecrli ha J nn o voluto riconoscere il nostro preteso diritto a.I possesso di Lug11..... Dove è dunque la slealtà e l'abusc, della forza? C,,me finirà questo episodi0? DJve ci condurr:\? Probabilmente per ora le cose si accomoderanno con una piccola spedizione e con un salas::io di qualche milione; ma in seguito arriveremo di nuovo alla guerra grossa cogli Abissini - c;oè al Sl'\Criffoiodi migliaia di vite umane e di migliaia di milioni. Nè ci tranquillizzano le assicurazioni formali di Menelik sulla punizione chR infliggerà al suo degìac. E se quei milioni si ::iiwncles:-;eronel mezzogiorno, nelle l\larchè, nell'Umbria, in Sardegna, in Sicilia che sono regioni tanto povere'? (1) ' (1) Pa conoscere cos'è l'imprevisto nella politica coloniale e cosa valga l'Eritrea si legge La Politica coloniale di Na poleonc: Colajanni (Prezzo L. 3). ♦ Un re borghese che potrebbe dar ragione ad Alberto Mario. - Si sa che Alberto Mario attribuendo al Re d' ItaliR - prima Vittorio Emm:wuele II e µoi Umberto 1: Alberto Mario morì il 2 giugno 1883 - le maggiori virtù di cittadini ossequenti verso la volontà nazionale, supponeva che se un nuovo plebi8cito in Italia avesse proclamato la repubblica, come quelli ciel 1861-70 avevirno rroclamato la monan·hia costituzionale, egli, il Re, avrebbe preso un vagone di µrima cla~se e con gli onori e conservando tutta la stima dei suni coucittadini, se ne sarebbe andato in L;vizzera µacificamente per la v·ia di Chiasso. Tale ipotesi venne sempre furiosamente combattuta dai monarcbici, specialmente da quelli che Hcrivevanoed era del numero il w'nnale Barattieri - nel Fanfulla, e arrecando offesa al Re, affermavano. che se gli Italiani avessero votato con un altro plebiscito, distrurre ciò che avev.ano stabilito col precedente - ed il diritto di farlo, cessato il diritto divino 1 era innegabile - il Re col suo esercito avrebbero risposto ai bollettini plebiscitari colle pallottole dei foci I i e colle palle dei cannoni. '.rutti sapevano che l'ir,otesi di A. Mario nascondeva una finissima irouia intesa a smascherare l' ipocrisia monarchica, che invoca sempre e sino a qnando ~li fa comodo, la legalità e la volontà nazionale e che si apponevano al vero i Fa11fulliani, che µromettevano fulmini e tno11i contro i pacifici evoluzionisti. L'ipotesi di un Re, che ubbidendo alla volontà del popolo lasciasse tranquillamente il trono senza tentare di conservarlo con la forza, sembrava inverosimile, ridicola. Eppnre - non in Italia, s'intende bene - soprag• gmnsero eventi che mostrarono possibile l' in verosimile. Don Pedro, quando vide ma.tura la repubblica nel Brasile e imminente la rivoluzione, lasciò pacificamente l'Impero e si contentò di nna buona dose di milioni. Più da recente e in Europa Oscar Re di Svezia e di Norvegia dette l'eccellente esempio del rispett·) assoluto delle legalità e della volontà del popolo, lasciando che la Norvegia si staccasse pacificamente dal s110Regno per commettere la corbelleria di nominarsi un altro Re, che aveva il pregio di chiamarsi Aachon ........ che fu chiamato semplicemente Signo1· Re, dal primo ministro Michelsen nella prima cerimonia ufficiale; tanto per fargli intendere che egli era Re ... di una 1·epubblica. Re O.:;car che dette ragione all'ipotesi di Alberto Mario, è morto da recente; e di lui, giustamente furono lodate le eminenti virtù civili. Il successore Gustavo V, per fortuna degli Svedesi , pare che sia della stessa t-Jtoffa del genitore: egli comincia il sno Regno rinunziando a tutte le pompe ridicole, medioevali e 0ostose del la incoronazione. Noi siamo sicuri e he se domani jl popolo di Svezia volescie la repnbblica, Gustavo V scenderebbe dal trono e senza attraversare il Baltico per prendere la via dell' E:-3ilio.Resterebbe amato e venerato cittadino tra i propri concittadini. Se potessimo dire altrettante del Re a· Italia ..... Nota. L'accenno al Re di Norvegia ci porge l' occasione di rivelare che si trova in Italia l'ex ministro di Svezia e Norvegia, Lund, la cui figlia è italiana per i sentimenti. [I Lund trovossi al banchetto che la stampa milanese offrì ad Ernesto Teodoro Monera per il premio N0bel della pace, nello scorso anno assegnato a lui e vi pronunziò un elevato discorso, che fu un inno alla pace ed all'attrazione che sugli uomini del Nord ha esacitato I' [talia. A lui, che fu cooperatore tra i riù attivi della trasformazione pacifica della penisola scandinava ed ·alla sua diletta figlia, bel!a e gentile, vadano i nostri auguri e i nostri saluti. ♦ Ouestlone economica e soluzione bellicosa. - Via via clrn la grande flotta degli Stati Uniti si avvicina alla sua attualmente ultima meta, San Francisco di California, tanto a Washington quanto a Tokio le relazioni si fanno sempre più tese, e nella stampa dei due paesi cominciano a predominare sentimenti ed incitamenti guerrieri. Naturalmeute i due governi non parlano di guerra, anzi il visconte Aoki lasciando Wa8hington, 0d il barone Kurino, parlando a Parigi hanno affermato che le relazioni fra i due paesi sono buonissime e che quantunque non si sia ancora arrivati a trovare un modo d' intesa a proposito della questione della emigrazione; questo modo si troverà, senza dubbio, e la calma più grande tornerà a reguare fra l'alleato e l'amico dell'Inghilterra. La questione della emigrazione. Questo è il perno di t11tta l'agitazione e del la tensione dei rapporti fra Giappone e Stati Uniti. Si suol dire: Sono alcuni ecces:-iidi Californiani e di Canadesi dell'ovest che creano il malumore; i recenti fatti di Vancouver sono dovuti alla µazza violenza ed alla esaltazione di spirito di alcuui bianchi e di alcuni gialli. Non c'è dunque ragione di allarmarsi e di temere una guerra. In verità questo è il tono della gen0ralità dei giornali Inglesi, e si può anche assicurare che il governo inglese fa ogni suo possibile sforzo per persuadere tanto gli Stati Uniti, quanto il Giappone che nella attuale controversia vera ragione di guerra, anzi neppur~ materia d'inimicizia, si può trovare. E da parte del governo Inglese, e della stampa Britanica questo atteggiamento è gimltificabilissimo. L'Inghilterra, alleata dal Giappone, cbe ha in A:iia, e fra popoli gialli grandi colonie e fiorenti commerci, che, arnica. degli Stati, Uniti tiene, tanto per St:ntimentalità. quanto per interesse, alla amicizia della grande potenza nord-americana; vedrebbe messa a dura prova quella politica abile che le ha

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==