Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 1 - 15 gennaio 1908

24 RIVISTA POPOLARE Ciascuno di noi porta seco la propria fatalità interiore per atavismo, per temperamento, per educazione. Eppure i magistrati continuano a distribuire in nome dd libero arbitrio la prigione e la morte. Così d, v'essere, poichè tutto c10 che è vivente, individuo o so.-ietà, non continua a vivere che per un egoismo fondamentale, per una rottura dell'equilibrio as soluto: l'essere vivente 1fove deciJersi a violare la giustizia metafisica o risolversi al suicidio. Si chiamano uomo giusto colui che restringe al minimo pratico la necessità di commettere l'ingiustizia. Senza a vere la pretesa di riso I vere i gravi problemi della giustizia criminale, mi pare che il meglio s.trebbe che essa dichiarando la propria impotenza a 1:aggiungere l'assoluto dovrebbe consentire a non essere che il modesto strumento di salvaguardia dei membri della So.:ietà: il suo solo sforzo dovrebbe essere quello di diminuire, se non d'impedire, l' aprarizione del delitto. La giustizia divenuta umana, mo-:ierna, non dovrebbe avere che un solo assioma: Le notioni di giusto ed ingiusto, di responsabile ed irresponsabile so110 espulse dalla preoccupa{ione giuditiaria; ciò che deve rreoccupare è una altra ricerca il tale individuo è o non é pericoloso per la Società? I dati acquisiti dalla psicologia normale e della psicologia morbosà daranno su questa delle conclusioni utili. li magistrato psicologo, messo in presenza di un malfattore non si limiterà a cercare nella sua bilancia giuridica quale pe,1a corrisponde ad un atto determinato, ma quando avrà riconosciuto che l'individuo è pericoloso la giustizia consisterà nel metterlo nelle condizioni di non poter nuocere, senza che al provvedimento si dia alcun carattere di punizione. Questo provvedimento non p:>trà essere uniforme per tutti i casi, ma varierà secondo la natura della malattia. Sarà diverso a seconda che la malattia sarà inguaribile o guaribile la cura varierà anche col temperamento dell'ammalato. Si sa ad eserupio, che tra i pazzi la cura varia. Ce ne sono alcuni che peggiorano colla violenza e pei quali occorre la dolcezza: altri al contrario sembrano sensibili ai metodi <li coercizione e la minaccia di una punizione. determinare l'inibizione di certo atto di certi impulsi. Cosi sostituendo al criterio di responsabilità quello di emendabilità nell'Amministrazione della giustizia si abbandona la chimera e si entra m:lla realtà. (Mercure de France 1° gennaio 1908). + Stati Uniti e Giappone - Non è dal punto di vista po• litico che vogliamo fare qualche considerazione sulle quistioni che si dibattono tra gli Stati Uniti _ed il Giappone, ma dd1' altro ecocom ico. I fatti stessi sotto il l ro aspetto economico, anzi umanitario, rendono opportuna qualche osservazione. Gli Stati Uniti d'America o per convincimento del Governo federale, o perchè il Governo federale non ha mezzi per opporsi alla volontà delle autorità di alcuni dei singoli Stati, ostacolano in mille modi diversi la immigrazione dei giapponesi e in sostanza si rifiutano di accordare ai giapponesi, che sono già immigrati nel territorio della federazione, il godimento di quei diritti che godono gli immi-grati di tutti gli altri Stati. Questa attitudine del Governo federale non può a meno di ricordare i principi di un tempo molto lontano, nel quale si considerarono come inf-:riori tutti colcro che non appartenevano allo Stato greco o lo stato romano. Questi principi la civfltà muderna ha condannati, un pensiero di maggiore egualglianza tra gli uomin I è andato stabilendosi così da doversi considerare come prova di una ci viltà inferiore , il contegno di un paese che , obbedendo a sentimenti ormai da lunga epoca condannati, faccia distinzione di ral'Za o di nazionalità nel concedere il 1,cdimento dl!i diritti più essenziali. E tanto più è da meravigliarsi . di tale non civile atteggia mento degli Stati Uniti, in quanto colla famosa guerra di successione avevano dato prova di saper fare prevalere principi affatto opposti; così che difficilmente si può spiegare, senza una analisi psico economica di quel popolo , come mai neghi ai giapponesi quello che ha accordato ai negri. Veramente siamo tentati a ritenere che una sola sia la causa di questo fenomeno; che sia cioè l'americanismo esagerato ed orgoglioso, quale è rappresentato dall'attuale Presidente delia Confederazione, la ragione per la quale essa si scosta volentieri, e non in questa occasione soltanto , da ciò che in Europa consideriamo come preziosa conquista della civiltà, almeno occidentale. Acciecati dalla loro violenza , quasi del loro stesso ardire, consci delle loro eminenti qualità, incapaci di comprendere i loro difetti, gli americani hanno creato l'amt:ricanismo che è il più alto, il più profondo, il ptÙ radicato, il più coltivato sentimento ;della qual cosa non si vorrà certo muovere rimprovero a quella simpatica nazione, per tanti aspt:tti ammirevole , ma a condizione però che questo orgoglioso senti - mento nen venga esagerato, a condizione che se gli americani si considerano superiori , non abbiano però a compiere atti che dimostrino il loro disprezzo od anche soltanto la loro sufficienra, verso gli altri popoli, siano essi di razza bianca o gialla, od olivastra. Se gli Stati Uniti non sapranno mantenere entro convenienti confini il loro orgoglio, perchè non si traduca in disprezzo verso gli altri, non solo cancelleranno quel sentimento di simpatia che il mondo ha tributato per la loro fortuna, ma inevitabilmente si accrescerà quello della antipatia che già comincia a manifestarsi qua e là , a forza di sentire l'americano ripeterci il suo io e farci quasi credere che egli ha c1eato il mondo od almeno sta per crearlo un'altra volta. Ha proprio diritto uno Stato di chiudere i propri confini alla emigrazione degli ~Itri popoli o ad alcnni di questi ? Ha diritto di escludere i non nazionali dal godimento di alcuni diritti , come quello di fregut:ntare le scuole pubbliche , di esercitare certi mestieri, di occupare certe posizioni? Si possono intendere le misure rii ordint: pubblico interno che limitano o condizionano la facoltà di immigrare, ma devono costituire un fatto transitorio, che dura sino a tanto che eccezionali circostanze lo esigono. Ma le limitazioni per principio, come ne vediamo in Russia, come ne ebbe l'Austria, indicano un grado inferior:: di ci viltà. Il Giappone propriamente detto conta 382 mila chilometri quadrati di superficie e 468 milioni di abitan1i, quindi una densità di popolazione di 122 abitanti per chilometro quadrato; una ddle maggiori densità del mondo; gli Stati Uniti sopra 9.3 milioni di chilometri quadrati contro 84.2 milioni di abitanti, cioè 9 per chilometro quadrato. E' mai possibiie che una ragione demografica, un trop-p/ei,1 giustifichi le restrizioni americane ? Nel 1900 i giapponesi che si trovavano negli Stati Uniti erano in numero di 85,986; e la un migrazione dei giapponesi in questi ultimi anni è rnsì scarsa, l.he le statistiche non ne tengono conto e danno : Della Cina del resto dell'Asia 1901 1247 16,690 1902 1649 20,622 1903 2209 2 7,757 1964 43°9 2 l ,878 1965 2166 21 ,759 1906 1444 20 ,754 Che cosa possono avere di temibile queste cifre anche se

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==