RIVISTA POPOLARE 23 getto è quello che importa nel commercio perchè non si fa il commercio pel commercio, come si fa l' a,-te pe1· l' a1·te! Intanto la Germania ha visto sviluppare il proprio commercio dapertutto, tra i piccoli e i grandi Stati, senza ricorrere ai cannoni. 'on ha bisogno di adoperarli contro i pie coli Stati; non l'oserebbe contro i grandi. Vorrebbe bombardare Now York per imporre il proprio commercio agli Stati Uniti? Ma nei paesi civili, senza cannoni e senza bisogno di navi la Germania, nel 1905 esportò per 4253 milioni di mer canzia sopra un totale èi 5892 milioni di marchi. Tutti gli Stati gli accordano la clausola della nazione più favorita; l'lnghilttrra le spalanca le p0rte, mentre la Germania le socchiude ali' Inghilterra. E otterrebbe la riduzione delle tariffe doganali se volesse far la guerra agli Stati Uniti? E quanto costerebbe una guerra simile? Almeno dieci miliardi alla sola Germania ! La guerra sud-africana costò cinque mi - !ioni all'Inghilterra; e i 90 milioni di americani sarebbero più terribili della piccola repubblica del Capo. E' evidente la conclusione. La fl0tta immensa che vuole Guglielmo II non è utife per la grandezza politica , per lo sviluppo economioco, o pel progresso intellettuale della Germania. Questa flotta non è che una monomania dell' Imperatore. L'aumento della flotta non è utile agli altri Stati. Si mira forse ai impedire che il Giappone si getti su qualche nuova preda ? Ebbene se così fosse non c 'e bisog.,o di aumentar la flotta basterebbe ur.irle. (Le Courrier l!.,uropèen 10 gennaio) + Marce/ Reja: La responsal>iliLà crlm1na 1e. - In Francia si è dato il grido di allarme sul fallimento della giustizia penale, perchè da un lato è aumentato il numero asso• luto dei reati contro la vita umana e dall'altro è aumentato il numero di coloro che sfuggono ad ogni pena. Si comprende perciò che i giurati, uomini comuni, a chi propone l'abolizione della pena di morte, rispondono con Alfonso Karr; J Che i signori assassini comincino essi ad abolirla/ n N~n c'è istituzione sociale più incoerente della nostra giu stizia penale contemporanea. Rassomiglia ad una medicina, nella quale si rispettano come intangibili le massime di Ipocrate di Galeno e di tutti i successivi grandi medici le cui prescrizioni si fossero accumulate alla rinfusa le une sulle altre, e tutti si volessero rispettare. Così la giustizia criminale è costituita da una serie di tradizioni che si vanno inc.essantemente complicando e rappresenta una riunione eteroclita di tendenze diverse. Questa matassa inestricabile nella quale i più eru diti raramente riescono ad orrizontarsi, sembra intanto il più intangibile dei nostri monumenti storici. La costituzione della legislazicne criminale è taie che gli stessi giuristi non sono di accordo sul senso della funzione che le è dovuta. Non ostante la corrente dello spirito moderno che non ammette più I'assoluto nella vita pratica, la preoccupazione dell'equità assoluta resta come la pietra fo,1damentale dell'e lifizio criminale. Con• cepire la giustizia come l'espressione di un'equi~à assoluta è certamente una lodevole interruzionr, quantunque oggi si vor• rebbe relegare questa equità metafisica nel solo dominio delle religioni. Però la parte più modesta della giustizia custode delia sicurezza sociale, che interessa il nostro istinto ài conserva• zione non può sembrare disprezzabile. Se noi ci differenziamo dai popoli barbari per una attività più intensa e più intelligente e 10 grazia della maggiore sicurezza interna di cui godiamo. Una collettività, di cui tutte le energie dovrebbero essere assorbite dalla preoccupazione costante della difesa individuale sarebbe incapace di darsi aile occupazioni più intellettuali e più feconde. Le due correnti della giustizia - quella dell'equità assoluta e l'altra della sicurezza sociale - percò sono entrambi importanti. La disgrazia è che i due scopi sono contradJitori e inconciliabili. La nozione della irresponsabilità umana viene 8 co5tringere la giustizia ad optare tra le due soluzioni contradd itorie; da una parte l'equità assoluta, dall'altra l'applicazione pratica. L'equità assoluta, infatti non permette d'infliggere-un danno ad un malfattore riconosciuto irresponsabile dalle proproprie azioni: e se alla prigione si da il nome di manicomio l'attentato contro la libertà individuale rimane Io stesso. Lo lascerete dunque libero e impunito? Tanto sarebbe ad esporsi ai morsi Jella vipera. pur <li evìtare l'esercizio della vendetta bestiale e di non violare 1• equità assoluta. La legislazione criminale non è così ingenua e cosi logica. Essa agisée come un uomo ignorante, che attende tranquillamente un attacco ma che dop:> averlo subito si vendica bestialmente. La giustizia non può seguire le speculazioni del filosofo rigorosamente determinista, perchè la stessa nozione di una irresponsabilità limitata a certi casi, impvsta dai medici è su. bita con ripugnanza e non accettata. Se la giust1z1a l' accettasse francamente, con le conseguenze che ne derivano; essa dovrebbe riconoscere che le nozioni di giusto ed ingiusto non s~no_ dt:_Isuo dominio. Non si può dire che un irresponsabile sia mgzusto: si può dire solo che egli sia pericoloso. Le nozioni di giusto ed ingiusto, quindi dovrebbero essere sostituite da -1uelle di pericoloso e non pericoloso. Con ciò l'ir responsabilità di cui non si può non tenere conto. diviene una q_uistione secondarìa, un coefficiente zero che strappa il paziente alla rappresaglia della giustizia, L'irresponsabile è abbandonato a sè stesso se il delitto è passionale; ai medici alienisti negli altri casi. 1ntanto l 'irresponsabi11tà è diventata il mezzo semplicissimo di sfuggire alla giustizia; i malfattori lo sanno e quelli che possono stabilire che una rem,)ta parente fu colpita da turbamenti cerebrali, godono, nell'esercizio della loro professione di una impunità quasi completa. In nome dell'equità assoluta essi hanno acquistato il diritto di assassinare chi loro pare e piace. Coi progressi della psichiatria, perciò a poco a poco l'immunità degli irresponsàbili diverrebbe un grande pericolo sociale. D'onde la repugnanza del Magistrato ad abdicare le proprie prt:rogative di fronte al medico. li trionfo della scienza gli apparisce come la disfatta della giustizia. D'altra parte l'attitudine ddla magistratura di fronte alla quistione dell' irresponsabilità è un attitudine di reticenza e d'ignoranza se non di mala fede. L'intervento ufficiale dei periti psichiatrici sembrerebbe che la magistratura ammetta lt.: indagini scientifiche Ma non si tratta che di apparenze l'ammissione è subordinata al buon volere dei magistrati è un apparenza, che si vuole quando vi sono alcuni caratteri nel delinquente e nel reato che col semplice buon senso si giudicano derivanti da condizioni morbose dell'accusato. Ma nulla è più difficile al lume del buon senso quanto il distinguere il folle dal non folle; Anche la distìnzione di omicidio ed assassinio, di premedita - zione e non premeditazione è fallace. Quanto all'impulsivo, che vede rosso all'improvviso esistono molti alienati autentici che sono capaci di premeditare il loro delitto, di studiarne le con - dizioni con una precauzione incredibile, quelli che soffre>no èel delirio di persecuzione, gl'idioti, gli epilettici ecc. D'altronde l'ultima parola sulla que~tione non è stata detta e il motto responsabilità non è che una etichetta ingannatrice dietro la quale si nasconde un compromesso tra la nazione ideale di giustizia e le sue indicazioni pratiche. Non c'è responsabilità. attenuata; nè un quarto, nè un centesimo di responsabilità. Ma; è poi una volontà indifferente? No! il concetto di libero arbitrio è tramontato, ogni atto compiuto ha le sue cause determinate.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==