Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 1 - 15 gennaio 1908

18 RIVISTA POPOLA RE alla vivente incarnazione di quell' Ideale che quindici o venti anni addiett"O esaltava le migliori, le più sensitive, le più no bili anime gic,vanili e le trasportava, quasi in un rapimento nistico, nella visione d'un mondo più giusto, d' una società JJiÙ fraterna, il Bonomi nota, giustamente, come da allora, da quell' altro secolo, molte cose si siano mutate j • come molte vie, che parévano aperte e sicure , sì siano chiuse e perdute fra le bos .glie della critica ; come altre, insospettate, si siano ape1 , - . :prolungate, allargaate, come i metodi antichi abbian ceduto il passo ai nuovi, obbligandb gli studiosi, i propagandisti, gli organizzatori, i capi riconosciuti del partito e i duci del movimento, ad un assiduo lavoro d'analisi, di controllo, dj correzione, di ricostruziont: interiore ; e conclude qualificando l'opera sua come un esame di coscienza : il quale, dice, non spiacerà certo alla compagna di Filippo Turati , che, reduce dai clamori delle rivolte e dai eiknzi delle prigioni, eroica nelle persecuzioni e indeviabile nell'azione, esule e cittadina d'ogni terra dove fossero oppressi da suscitare, ha bene avuta guést'altra virtù superiore: di:spogliarsi di ciò che le era più caro, per intender la voce dei tempi nuovi e rinvèrdire al tepore delle nuove speranze. Nè, soggiungo io, riuscirà meno utile a noi, che, scettici a quella fede di allora, come ad ogni altra non solidamente basata su fatti indiscutibili , l' abbiamo ammirata ed amata dal di fuori , proseguendo per conto nostro un sovversivismo più negativo e più pessimista e forse più sicuro nei suoi effetti rinnovatori: vi troveremo, certo, rispecchiate molte delle Il\)- stre antiche riserve, molti dei dubbi, molte delle te,1denze, al tempo stesso più conservatrici e più rivoluzionarie di quelle dei socialisti impulsivi e romantici , metafisic'i e sognatori ; e vi troveremo, e questo importa più di tutto, la piena adi;sione ali' idea fondamentale che informa pure· i libri dello Straticò e del Cesca, e che noi condividiamo con entusiasmo, cioè che I' uomo non è, individualmente nè collettivamente, in piena e cieca balia del destino o dell'ambiente che dir_ si voglia, ma ne può essere egli stesso , alla sua volta , il maggiore e più poderoso fattore, appunto perchè consapevole centro e volontario ministro. Ora, per giungere a questo, la pnm1ss1ma , essenzialissima condizione è però che le menti siano illuminate, libere le coscienze, sciolti da ogni pastoja dogmatica, da ogni soggezione teocratica gli spiriti; e che quindi l' irrequietezza del sapere che tutto dipende da noi, nulla da forze straniere alla nostra ragione, chiuse alle nostre ricerche, mute allt: nostre interrogazioni, ci sproni al lavoro, ci incalzi all'azione, ci sottragga ali' inerzia del fatalismo , all'infingardaggine dell' attesa dellé grazie celesti, alla stupida fede nei doni gretuiti della provvidenza. Ed ecco il movente d'un altro buono e forte volume, IL PREGIUDIZIORELIG1oso, confutato con la scorta del raziocinio, della storia e della scienza da « Un Solitario » (Verona, Libreria Edititrice Braidente). Il solitario è (posso dirlo, ora mai, perchè non è più un segreto nemmeno per la stampa) i1 collega Vittorio Bonzini, uno dei molti ignoti cht: meriterebbero altamente di non esserlo, e di prendere il posto di tanti e tanti notissimi, della cui prosa e dei cui versi è purtroppo inondata e ingombrata la patria letteratura, quand'anche non n' è invaso, in molteplici e strombazzate versioni, il mercato librario internazionale. Il suo libro non è fatto per i dotti, dei quali altri son già e per le stesse ragioni_. dell' opinion dell'autore, e lo dicono, come noi, altri son d'opinione diversa, onestamente ed apertamente ; altri, infine, la pensano personalmente come lui, ma per non dispiacere alla moglie o alla suocera, ali' amica o alla protettrice, per non compromettere la carriera od il ciondolo o il seggio, per non disgustare il ministro od il grande elettore od il mecenate, stanno zitti o magari dicono (oh, quanti sono !) che è buona politica lasciare al popolo incolto , alla massa incoscientt: , la norma , la guida , la briglia, la muse-- ruola, dd!a sua avita fede; se no, poi, chi lo tiene? Perciò, non è ai dotti che io raccomando l'opera del Bonzini, ma precisamente al popolo, pel quale fu scritta; al popolo che lavora nelle officine, come a quello che lavora negli uffici, a quello che si guadagna la vita e· arricchisce il paese nei traffici, come a quello che se la logora e che lo serve tra gli scartafacci della burocrazia. Tutti costoro, e molti pure che fan professione di dottrina, ma da specialisti d' altra materia che non sia filosofica, e non han tempo ad approfondire i pro. blemi della natura e dell'anima, dell'essere e del divenire, della vita e della morte, dell'al di qua e dell'al-di-là, troveranno in queata lettura un pascolo assimilabile e sano, sostanzioso e fortificante, alla loro coscienza; ne usciranno purificati e rigenerati, liberati da un incubo se ancora uggiti da archeolo1:1icheubbìe confessionali, nobilitati da una fede certa, razionale, sperimentale, se già increduli ma non sicuri ancora. E diverranno dei buoni, dei veri, dei convinti e convincenti anticlericali : non dei volgari mangiapreti da chiassate piazzaiuole e da comizi occasionali, pronti, m ogni occasione solenne della vita, ad invocare e credere necessario l'intervento del ,, se::- mitico nume » nelle loro faccende private , nascite e matrimoni, agonie e funerali. Ancora: ecco il primo volume d'un altro lavoro d'alto valore e di nobile ispirazione : LEOPARDIFILOSOFO,di Francesco Cantella (Palermo, Reber) : le dottrtne psicologiche del Recanatese, oggi troppo misconosciuto e quasi messo da banda dai giovani, sono pazientemente e sapientemente indagate e direi quasi spigolate nella vasta ma incoerente miniera dello « Zibaldone », messe insieme, unificate , ridotte a sistema, a organismo vivo, a salda costruzione sintetica; e ne vien fuori un Leopardi 11 più vero e maggiore >l, un Leopardi più nostro contemporaneo che non fosse il poeta di Silvia e di Nerina, un Leopardi precursore e profeta di buona parte dei più mo - derni concetti in materia di filosofia dello spinto umano, non introspettiva soltanto, ma comparativa, ma sperimentale, ma mesologica, ma sociologica. E' dunque tutt'altro che un semplice lavoro di compilazione e d' erudizione ; è un 'evocazione vera e propria , è una ricostruzione e quasi una creazione: cioè della maaiera più nobile ed alta di critica. E passiamo ora, alla critica propriamente detta: un saggio genialissimo ne è questo del Cesareo, CRITICAMILITANTE(Messina, Trimarchi): militante davvero, perchè il grosso volume è infatti tutto una campagna di guerra , t:d ogni capitolo una bntaglia, e parecchi, i maggiori, i più decisivi , una vittoria, t: quelli che non lo sono, almeno ai miei occhi, sono in ogni modo un combattimento condotto con calore e con valore, e secondo le buone regole strategiche, tattiche e logistiche. Una vittoria, intanto, è quella per ((La Critica Estetica >l e contro quella critica eoiclusivamente e grettamente filologica e storica, la quale per oltre un quarto di si:colo, e fino a ieri, 11 fu un delirio di abbassamento intellettuale , una forsennata rinunzia ali' attività superiore dello spirito, il regno dei mediocri n; e un 'altra vittoria, e brillantissima, è il discorso su • Le Rivelazioni dell'Arte», tenuto a Messina per l'apertura della Mostra dell' uttimo anno del secolo: squisita ed immaginosa e viva opera d'arte esso stesso , e della qu!ile, pel disastroso confronto imminente con le loro, molti artisti avranno quel giorno tremato ; e vittoria pure il magistrale studio su « L'Arcadia del Meli », intonato a questo principio fondamentale : che al poeta, anzi all'artista in genere, non s' ha diritto

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==