Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 1 - 15 gennaio 1908

14- RIVISTA POPOLA RE traducendovi nuc,vi elementi estetici e storici, al punto che oggi essa è una rassegna pittoresca dei punti culminanti e più gloriosi della storia della metropoli. I grandi personaggi del passato sfìlano cavalcando innanzi alla generazione presente nei costumi del tempo e circondati dai rappresentanti delle più cospicue indu.strie contemporanee. Attualmente insomma, la processione è una evocazione ed un'opera ·d'arte preparata di lunga mano e variabile d'anno in anno. Pageants di questo genere si sono andati moltiplicando negli ultimi anni ; se ne sono avuti di magnifici a Wanvi,ck , a Sherborne , ad Oxford, a Burns St. Edmond. E non si tratta solo di ciò. Mutamenti analoghi si avvertono ad es., anche nelle chiese ove la parte fatta all'elemento decor:1tivo ed all'elemento musicale diviene ogni anno più importante. L'esecuzione del Messia di Hàndel nella cattedrale di Canterbury o di Winchester, con cori di quattro o cinquemila voci è cosa unica in Europa. L'architettura edilizia va pure facendosi più varia e adorna; a poco a poco l'anarchica irregolarità delle vie e delle case va, senza nocumento del vario, facendosi più esteticamente regolare. Analogamente, si può osservare che va diminuendo l'antipatia all'uso di speciali uniformi per funzionari e va rendendosi più vario l'abbigliamento ma- ~chile, ad es., nei gilets. Che cosa significa tutto ciò? Si tratta solo di una moda passeggiera o v'è per queste silenziose trasformazioni una ragione profonda? E' fuori di dubbio che ques.t' ultima è la vera risposta. In un nostro antecedente articolo su Eduardo VII noi abbiam visto come la sua popolarità avesse uua spiegazione nel fatto che la democrazia dallo stadio del suo primo arrivo al potere e della sua gelosia d'ogni autorità era passata allo stadio di consolidamento. Sentendosi sicura di sè essa cessa di essere gelosa delle vecchie autorità ed anzi le ammette a partecipare con es~a al potere, ossia lascia loro, nei limiti della legge che essa fa per sè medesima, la stessa libertà d'iniziativa che essa ha per sè rivendicato. Ebbene, i fatti da noi citati hanno une significazione analoga ed illustrano una trasformazione parallela. Quando la democrazia si affermò nella prima metà del secolo scorso. sopratutto dal 1832 al 1864, contro i privilegi delle antiche classi dirigenti, i segni esterni di distin_- zione sociale erano visti di mal occhio come simboli d'ingiustizia e di tirannia. , L'autorità e ogni segq.o di essa suscitava segni di gelosia; l'abito nero divenne il vessillo e il suggello dell' eguaglianza borghese. In Fr3ncia sopratutto questa ostilità a tutti i ruderi del passato riuscì completamente vittoriosa... Ma ora non v'è più nulla da temere dalla vecchia autorità; sui vecchi simboli si guarda con occhio calmo e sereno ed anzi. con compiacenza estetica perché rompono l'attuale hlonotonia grigia del costume. Le abbreviate ore di lavoro, la accresciuta prosperità, il gusto raffinato si uniscono a far sì che da tutti si desidera che tutto sia più attraente; il più alto tenore di vita nella media dei singoli crea spontanenre l' impul- -so, verso un più elevato tenore di vita della società nelle istituzioni che la rappresentano visibilmente a sè stessa. La trasforrpazione potrebbe anche defì.1irsi in un certo senso, come una ecclisse del vecchio utilitarismo di fronte alla nL10va coscienza socia le. Non altrimenti nelle gloriose repubbliche del medio evo i magistrati civici venivano circondati di un certo fasto regale e ogni corporazione aveva la sua bandiera e il suo cosi:ume. Sembrava ad esse idoneo che le insegne dell'autorità che già adornarono il re o il barone adornassero a lor volta i liberi eletti del popolo. Ciò rendeva visibili i nessi spirituali che legano ognuno a quelli del suo mestiere e questo alla città nativa e in oggi esprime la solidarietà di questa con la compagine nazionale. Il mondo moderno nel suo processo dialettico ha oscillato tra due poli: quello dell'assolutismo 1:10narchico di diritto divino del secolo XVII e quello dell' assolutismo dell3 maggioranza numerica: in teoria se non in fatto oggi non esistono che due autorità: quella dello Stato e quella atemica dei voti degli elettori. Ma i 1 fatto è lontano dalla teoria e alla lunga finisce per trionfarne A poco a poco l'individuo scopre i mezzi che lo avvincono ai suoi vicini, ai suoi compagni di lavoro, alla città, allo Stato; scopre al di sopra di sè stesso la gerarchia dei fini e la corrispondente gerarchia dei varii gradi di cooperazione richiesta per conseguirli·, dai vari i gradi di diritti e di obblighi, e per ciascuno cumuli specifìci di memorie, e di glorie. E così si plasma un' anima 11.uov3e si sviluppa un nuovo patriottismo. Lungi dall'esser vero come volevano i psicologi dell'utiJ itarismo che ognuno non è mosso che dal suo interesse personale, si palesa vero che ognuno non è di nulla così ansioso come di uscir di sè stesso e di elevarsi al di sopra di sè stesso e di sentirsi membro attivo d' un' attività comune. Per questa via egli è condotto a tributar plauso al passaggio ·di simboli che rendon visibili i nessi spirituali che organicamente lo avvincono ai suoi concittadini. Per questa via l'autorità gli si rivela come l' incarnazione della gerarchia delle sue finalità doverose, dei suoi gradi di nobiltà civica, e per ques~a via, preparato dall'espansione delle imprese collettive locali, regionali e nazionali, si va plasmando il nnovo stato, la nùova democrazia non atomica, ma organica. In questa guisa la stessa monarchia diventa uno strumento psicologicamente atto ad esprimere la continuità storica della vita nazionale, a toccar rimmaginazione ed il sentimento e ad indicare che la sapienza che regge lo Stato è imm~nsamentc più grande di quella che risulterebbe dalla somma della sapienza di tutti i suoi membri. Essa non è la sapienza di unità singole, ma di unità attivamente cooperanti, mosse da memorie e da speranze comuni in varia misura, e tra loro in perenne discussione. Il sentimento della vita corporativa in una nazione che va diventando una città: ecco il nuovo elemento nello spirito liberale inglese. Gli utilitari resero dei servizi immensi alla dl.!mocrazia; la loro dottrina come in genere tutte le dottrine di astratto razio111lismo hanno una immensa efficacia come elementi di dissoluzione di v..:cchi abusi e di istituzioni antiquate. Ma quando dall'opera demolitrice si passa alla ricostruttiva la l0ro teoria rischia di diventare inibitrice degli sforzi di cooperazione. La storia del pensiero utili tari o, da Ben· ham a Leslie Stephen illustra in teoria quanto è avvenuto in pratica. Noi vediamo Beutham appellarsi al giudizio di ogni unità sociale sul suo interesse e dedurne che ove ognun sia lasciato libero di seguire la linea del massimo piacere e del minimo delore, dalla somma delle felicità individuale così conseguite si avrebbe la più gran felicità del più gran numero. E vediJ.mo Stuart Mill accorgersi che la deduzione non regge e introdurre la distinzione tra piaceri più conformi e piaceri meno conformi alla dignità umana abbandonando così il criterio edonisti-:o e preparando il terreno per Henry Sigdwick che invoca la ragione come arbitra nella scelta dei piaceri e che non sa conciliare l'edonismo individuale col collettivo che ricorrendo come Kant ai postulati di Dio e della

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==