Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 1 - 15 gennaio 1908

RIVISTA POPOLARE 11 tinua in apparenza a sussistere come oompagnia a sè, affatto indipendente e .libera nella sua opera. Di fatto non era, e non è, che un satellite della Navigazione generale italiana , la quale ne guida I' impiego del mRter.iale e tutta quanta la gestione finanziaria. In seguito, la stessa sorte toccò alla società Italia. Questa compagnia era sorta con capitale tedesco, era dunque temibile perchè rappresentava l'iniziativa germanica, con tutti i suoi ardimenti e colla suo forte organizzazione. Anche in questo caso, la maggiore società nostra comprò quel unmero di azioni dell'Italia che era necessario per farla sua. Però la Italia , a somiglianza della Veloce, rimase apparentemente autonoma. Di fatto non si muoveva che per ordine e nel1'interesse della Navigazione gene1·ale 'italiana. Indipendente sul serio non restava che il Lloyd italiano, dovuto a!l' iniziativa del senatore Piaggio. Questa giovane compagnia, benchè nata da pochi anni, disponeva già di una flotta giovane e rapida, la quale molto lasciava sperare circa il suo sviluppo imminente. Rappresentava la competizione. E allora la Navigazione gene1·ale italiana, proprio in questi giorni, comprò 51.000 delle 100.000 azioni del Lloyd: Si assise arbitra nei destini di esso, pur non cimentando che poco più della metà del capitale del Lloyd. Abbiamo dunque un'altra compagnia, che sarà indipendente di nome, asservita di fatto. E', insomma, il monopolio, con tutte le sue ingorde finalità e con tntti i suoi pericoli per il bilancio dello Stato .. Data questa organizzazione, quale valore effettivo potranno avere gli articoli 17 e 18 della legge futura? Essa prevede che l'aggiudicazione possa aver luogo per gruppi di linee, stimolando cosi la concorrenza delle varie compagnie. E' questa nna miserevole illusione, perchè in Italia, di fatto, non c'è che una sola società di navigazione, per quanto operante con nomi diversi. L'aggiudicazione per gruppi di linee non scrvira dunque a nieute. Ancora più impotente si dimostrerà l' articolo 18. Esso vorrebbe colpire gli accordi tra le varie compagnie, accordi intesi a speculare sulla finanza dello Stato, facendole pagare a più caro prezzo i servizi marittimi. Ma qui, non è possibile punire alcuno, come nel caso precedente non era possibile promuovere la concorrenza. Non vi è azione punibile perchè manca l'accordo. L'accordo presuppone la presenza di diverse compagnie. Ma nel caso nostro, la società è una sola, pletorica di materiale, invadente nell'opera, monopolizzatrice di tutto. Ammettiamo pure che si voglia cDlpire una delle compagmie che fan parte del trust e \ be si annullino le aggiudicazioni già avvenute a favore di essa. Ebbene, si dovrebbero indire di nuovo le aste, le qna.li avrebbero lo stesso risultato perchè altro concorrente non v'è al di fuori del trust. Lo Stato, dunque, è del tutto disarmato di fronte al monopolio che ha saputo organizzare la Navigazione generale italiana. Gli articoli che ho esaminati serviranno a nulla. L'unione è certo utile quando si tratta di meglio resistere alla concorrenza forest.iera; ma essa diviene pericolosa se mira principalmente a strappare allo Stato dei patti leonini. A ciò bisognerà opporsi in modo risoluto e fermissimo, agitando 1' opinione pubblica contro la sopraflazioue monopolistica d, armatori ingordi. Lungo la discussione, già avvenuta alla Camera, parecchi deputati accennarono a.l rn1ovo monopolio, ma fugacemente, quasi si trattas8e di cosa di poco momento. Solo l'on. Colajanni vi si intrattenne a lungo, dimostrando, da par suo, tutti i pericoli che presentava il trust marittimo. Egli rièliiamò l'attenzione dei colleghi sul fatto che dietro del ti-ust vi è la Banca Comme1·ciale, la quale notoriamente è in mani tedesche. Ora non vi è chi non comprenda la gravità di una situazione, per la quale non solo i più gelosi servizi marittimi dello Stato, ma bensì anche la marina mercantile nostra, passerebbero in potere del capitale e dei cittadini stranieri. L' on. CoL~janni, che ha esperienza per comprendere e lingua sciolta per parlare indipendentemente, ha messo il dito sulla piaga. Ma vi saranno orecchie pronte ad ascoltare l'ammonitrice voce della saggezza? Gli armatori nostri, bisogna riconoscerlo, hanno uno squisito senso di verecondia, degno del maggiore encomio. Essi non vogliano che si parli di trust marittimo, ma bensi di consorzio. È quella invero una denominazione esotica che mal si adatta al caso nostro. Infatti, l'odierno consorzio, lungi dal menare morsi formidabili al bilancio dello Stato e a quello misero dei contribuenti, è tutto dedito a promuovere la concorrenza e ad ottenere patti informati alla più squisita equità. Oh santa pudicizia! L. FoNTANA-Russo Il progresso • IIl Italia Ai pregiudizi di ieri si possono satanicamente contrapporre quelli di oggi, alla mi~eria degli analfabeti quell'altra miseria. Dov'è quel buon senso di Roma m~diante il_qual~ un popolo meravaglioso penetrava 1 rapporti ass~1 semplici che corrono fra le cose e l'uomo, semplificava la vita, le slacciava il seno, la spogliava degli arzigogoli e la possedev~ tutta? Noi _facciamo 1:1olti complimenti ... ed ella c1 sfugge. Noi non sappiamo sbrigarci degli avvenimenti ; essi ci restano sullo stomaco. Sulle nostre anime contemplatrici da secoli adoratrici scende il cumulo delle impressioni e le travaglia, le affanna. Che fai tu, luna, in ciel, dimmi che fai, Silenziosa luna? E' il canto sublime della nostra doglia contemplatrice. E' in noi ereditario il fatal vagheggiamento del mistero. Non ancora ci liberiamo dei vecchi, e già incombe su noi il mistero del progresso e turba la nostra serenità, ìl sommo dei beni. Il moderno levita venera prono codesto mistero, che a lui appare quale turbine che mena gli spirti nella sua rapina, urtando e percotendo li molesta. Io odi? co~est~ concezione passiva del progresso perche tutti gh atteggiamenti passivi mi sono sntipatici. A noi conviene veder chiaro in questo mistero del progresso, far che si progredisca davvero!

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