... RIVISTA POPOLARI~ DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Bir"'ttore: Prof. NAPOlil~ONliJ COLA,JANNI (Deputato al Par1amento) Esce in r~oma il 15 e i1 30 d'ogni mese it,aliR; ;111110 lire (;; semestre lire a,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. ;10 • Amministrazione: Corso Vittorio Em.amwle, n.0 l/5 - NAPOLI A11110 Xl V -- Nun,. 1 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 15 Gennaio t nos SOMMARIO: 011 a, 1 vtrnlurn1d,i t~ g·li uomini: N. C. Polemiche brevi- Per chiudere?---=- Noi: ( Il ministro della guerra b0rghese - L'impre·,isto ndla politica coloniale - Un re borghese che potrebbe dar ragione ad Alberto Mario - Questione economica e soluzione bellicosa - La tirannide prussiana - La situazione interna in Russia - Pel suffragio universale in Prussia - Le scuole italiane all'estero - li nuovo Sultan0 del Marrcco - Cose inglesi - Gesualdo Dott. Belfiore : Per un piudizio sopra Bovio) - Altariva : li problema militare - L. Fontana-Russo : fl nuovo (( trust • marittimo e le futun; convenzioni postali - Salvatore Giaquinta: Il progresso in Italia - Prof. C. Ottolenghi: Il momento attuale dell'emigrazione italiana - A. Crespi; La recente evoluzione del carattere inglese - R. Brindisi : La riforma car. ceraria e la profilassi ddla delinquenza negli Stati Uniti - Mario Pilo: Stellonc;ni Letteiari - IUvista delle ltlvlste: ll problema delle Filippine ( No,·th American Review), - Lord Salisbury il pacificatore (Fornightly Review) - L'accordo Anglo Russo per la Persia ( The A lbany Review) - La logica dell'Imperatore Guglielmo (Le Cuun·ier Europèen) - La responsabilità criminale (kfercure de France) - Stati Uniti e Giappone (L' Economist.1) - Ciò che bevono gli scienziati e gli artisti (La Revue) - ltecens1oni. GLI flr VVEI"!IftlENTI e GLI UOftlINI ------------ Polemiche brevi-Per chiudere?- I vari articoli miei e la mia azione parlamentare hanno somministrato occasione ai nasiani di Sicilia ed ai socialisti del continente di darmi addosso in vario modo e in misura varia. Coi nasiani riprenderò la partita, se ne avranno vogliu, quando sarà terminato il processo. Tanto meglio se la polemica la impegnerò con l'on. Nasi direttamente ; anzi dichiaro agli anarchici - sicnro agli anarchici ! - che lo difendono, vituperandomi, che non risponderò che a I ui solo. Per ora poche parole ai socialisti. Comincio da Sil va Vivialli. Questo misterioso personaggio, che i:;i occupa di cose militari ha avuto la sfacciataggine di affermare che io ho approvato l' aumento della spesa ller la marina come conseguenza della Inchiesta. Come gli sia vtnuta in mente siffatta castroneria, non riesco a comprendere; poichè ho votato parlato e scritto contro ogni aumento di spese militari. Ivanoe Bouomi rispo.3e al mio articolo s1dla educazione del proletariato di vagando alq uauto, ma riducendo il dissenso a poca cosa, nelle apparenze. In fondo egli è di accord0 con me; ma, però, ritiene che la predicazione della lotta di clas8e e del collettivismo tra i proletari del mezzogiorno sia la stessa cosa di promuoverne l'elevazione col tradesunionismo ingI-ese. Tanto, egli soggiunge, anche le 1'1:adesUnions si avviano al socialisillo. Si avviano; ma non sono socialiste. E ci si avviano oggi dopo 80 anni di preparazione!!! Come giustifica il sai to pei lavoratori del mezzogiorno e della Sicilia? E il processo evolutivo con tanta intelligenza e con tanto amore da lui difeso uell' eccellente suo libro su le e Vie nuove del socialismo ? • E sperimentalmente la predicazione della lotta di classe non gli pare che abbia contribuito a produrre abbastanza conflitti sanguinosi? Ma le ragioni polemiche non consentono ripesso ai giornalisti di confessare certe verità. Più battagliero è stato Giulio Calvi rispondendo nel Grido del popolo. Rilevo dalle sue rispo::ite: 1.0 Il tentativo mascherato di menomare il merito della propaganda mazziniana nel processo di formazione della nazione italiana e di esaltare la politica sabauda cavouria.na. 2.0 La difesa incondizio11ata della propaganda socialista, dirò così, integrale e dei suoi buoni risultati. 3.0 La ribellione contro il con trasto da me posto tra l'omertà della Sicilia che sostiene Nasi, l'omertà del partito socialista che non vuole la esecuzione della sentenza contro Ferri e contro Todeschini. (E contro il primo la respingo anche io con tntte le mie forze). Sul primo p1into il dibattito è antico; nò giova riprenderlo. Vuole stare ii Calvi in compagnia del Luzi e degli storici sabaudi? Si serva pnra. Lo stimerò ugualmente un galant11omo1 col qnale sul terreno politico mi trovo spedso di accordo. Sul secondo avverto che non negai mai ciò che di bene ha prodotto la propagan ìa sociaiista; e la mia constà,tazione è di antica data e la vado ripetendo. Ma non sarebbe meglio che si evitasse ciò che c'è iu ess?. di dannoso? In quanto a ciò che dovrebbero fare i socialisti per evitarla ci pensino essi. So che mo! ti tra i migliori socialisti confessarono che la dive➔ rsità delle condizioni consiglia va. la diversità dei metodi. SuI terzo tacerò, nnche se il mio silenzio verrà interpretato come confessione di aver torto, perchè non voglio insistere su di un tasto delicato e doloroso. In quanto al consiglio che mi dà di farmi io promotore dell'arresto di Ferri e di Todesehini gli avverto che tale obbligo non incombe a me, ma ai sociali-;ti, che hanno fatto da pubblico ministero - e bene fecero - nell'affare Nasi. La diversità dell'azione indicherebbe che essi hanno agito per interesse di partito e non per amore di giustizia. In quauto agli accenni ad ipocrisia ad opportunismo, ecc. Giusto Calvi mi concederà che io pos::ia disprezzarli. Pensi, µoi, se l'ipocrisia non sia stata maggiore in quei socialisti che erano convinti di dover votare contro l'arresto e votarono in favore ... Nella polemica è intervenuto Il lavoro di Genova; ed è intervenuto onestamente e allegramente. Esso per menomare la mia azione afferma che contro il nasismo in Sicilia si sono levati i soli socialisti. Della propria ignoranza esso foçse, guarirebbe se si dasse la pena di chiedere inforinazioni agli :tmici socialisti della. Battaglia, che sono quelli proµrio che han no tenuto testa ai nasiani; e se esso fosse in buona fede non avrebbe bisogno di chiedere informazioni ai socialisti sulla qui-
2 RIVISTA POPOLARE stione: per correggersi dovrebbe bastargli il fatto che i nasiani in Sicilia sono più furibondi contro di me, anzicbè contro i socialisti. Il Lav01·0 non contento di quella papera scrive che io dico male di tutti e finirò col dir male di me stesso; c1.e è una mia boutade quella. del preannunzio dei vituperi, che mi sarebhrro stati scagliati. In qnanto alla boutade !:'e il giornale socialista di Genova avesse létto ciò che i suoi compagni o affini nel m·ezzogiorno Rcri~sero sul conto mio, per qm,.nto animato dnlla buona intenzione di arrecarmi offesa, se ne san·bbe astenuto, tanto haìorda era la sna ... boutade. In quanto al dir male di tutti è una sciocchezza più che una calnnnia. Lo stesso rimprovero 1111venne dagli amici del sor Bernanno TanloHgo e poi da q nel li di CriHpi .... Se lo ri petè un giornale social1i:,ta la CO!,a non fa nè caldo, nè freddo. Continuerò a dir m~ile di tutte le persone disoneste e di tutti gli atti che credo dannosi alla cosa pubblica, come pel passato. In quanto al socialismo italiano in genere ed a quello m!'rid ionale in ispecie ho detto e dirò sempre meuo di q nello che Lanno detto e i,critto Turati, Barbato, Vito Le Femmine, Pignatari ecc Se al Lavoro leggessero abbastanza poi, dovrebbero i suoi redattori partire in guerra contro Romeo Soldi che nella Neue Zeit - l'orgauo scientifico per eccellenza del trncia 1ismo internazionaledi quello italiano ne disse di cotte e di crude. Ma allora le staffilate venivano da un compagno e parevano zuccherini. Il Lavoro µreverle che dii ò male di me stesso. Potrà dirsi: sono un uomo di b•1ona fede e se mi convi·ncerò di avere errato in q11alehe giudiz.10 o in qualche atto, confessandolo, biasi1m·rò l'uno o l'altro. Auguro che al trettan to possano dire dì loro stessi i redattori de I Lavoro. Per allora essi promettono di d1fi,ndenni ..... coutro me stes:io. Li ringrazio della generosa e buona intenzione che niarnfestano a mio riguardo, ma più grato resterei se, in attesa di quel momento, essi scrivessero sul mio conto cose che non fossero, per lo ineno, sciocche. N. C. + Il ministro della guerra bol'ghese - Nel numero precedente ac1•Pn1H1mmoal!a iunovazione tanto desideiata di un mini::stro borghede alla g11erra ed o:::,- servammo che il provvPdimento poteva nascondere una doppia insidia. La prima. Coloro che conoscono il senatore Casana lo dicono di scarsa levatnra, abbastanza conservatore, se non veramente reazionario. Alla Camna non brillò mai; nemmeno al SPnato; nè si rivelò nna cima. come sindaco di Torino. Pe1ciò i ruaiigni osservano, che per contentare i critici si è affidato il minil:ltero -della gu ra ad un borghese, per discreditare la innovazione. Il primo atto del senatore Casa11a dai ebbe ragione ai maligni. Di lni, però, va lodato il provvtdimellto col quale si è tolto l'incarico all'ex colonnello Rog-netta di tarla da intermediario tra il ministero della guerra e la Casa Krupp, che non fornisce soltanto gli omossesuali a Capri, ma anche i canuoui al nostro esercito. Su I conto del Rognetta anche La Tribuna h· di8He di ogni colore. La seconda insidia. Si sa che mantenere gli atb1ali dodici corpi di esercito col bilancio attuale non si può; ci si riesce Cl•ll molte fiJJzioni poco lodevoli e che ci danno un esercito ... snlla carta. Ma si sa che l' Estrf:ma sin?°sfra, interprete della. volontà del paese, non vuol saperne di nuove spese militc1ri, che sarebbero Aproporzionate alla potenzialità economica della nazione. Ora i nostri uomini.di governo credono che il Parlamanto e la nazione concederebbero ad un borghese ciò che avrebbero negato ad un generale, che si suppone interesisato per ragioni profeRsionali alla richiesta. I nostri uomini di governo probabilmente si illudono se pensano di. potere minchionare il pubblico in siffatta guisa. lVIa sono poi assolutamente i11dispensabili alla difesa dello Stato q 11esti n11ovi milioni , che forse arri verebbero a.l centinaio? Ecco il p1into. Molti dicono cbe l'Austria-Ungheria. spende molto meno di noi-tenendo conto della superficie e della popolazione dello Stato - pur avendo un esercito 1·eale assai più forte dol nostro. Ma uno scrittore del Oor1·iere della sera (n. del 12 gennaio) in un articolo iinpreHsionante (1Jtla,1·tespendereccio - A proposito delle spese militm·i in ll(/lia e in Austria- Unghe1·ici) ha rifatto i conti per dimostrare che s'ingannano gros➔olanameute coloro che Ao~tengono elie l' Au;;tria-Ungheria spf'nde 328 milioni con u11.t popolazione di 48 milioni (sono più di 49 milioni di ab.) rnentre l'ltalia ne spende 277 con 34 milioui di abitanti. L' errure ,-,arebbe ge nerato dal fatto cbe i nostri autiroilitaristi non terrebbero conto delle p<-'n:;ioni da aggiungere alle spese del vicino Impero e della somma 111aggiore cbe sepa• ratamente spenrfono l' Au::;tria e l'Ungheria çer l' esercito, oltre il bilancio cuniune. Con queste ei altre correzioni la spesa dell'Austro Ungheria l'iieleverebbe ad oltre 460 miliorii, mentre gi11~tizia vorrebbe pPr rendere comparabili i due terrni11i che da.I bilancio della g11erra italiana si 1:,ottraes~ero: IP, Hpese l er l"Eritrea, pei carabinieri e. per le pensioni. Con queste deduzioni avremruo: spesa per l' e::,1f-1rcitiot,.diann lire 210 milioni : per l'esercito austro-ungarico 460 niilioni. La differenza sarebbe t·1wri,1e e cadrebbero tutte le cri ti· che che sotto questo_ aspc·tto comparativo si fanuo contro le spel:le militari italiane. Mentre scriviamo non ::.bbiamo sottomano i dati per c0ntrollare l'esattez7,a delle os,.;ervazioni dello Hcr1ttore del Oon·iel'e della sera; ma se la memoria non ci tradisce ci pare che <iuche il generale M"razzi i11 un 8uo discorso alla Camera fece delle cvrreiioni alle spese an· stro-ungariche molto analoghe a que:-;te del giornale di Milano. Possiamo ricorrere in qnesto momento a11 un libro, di ordinario m,,\to e-rn.tto, agli Apercus statistiques internationaux di Snndbal'g (Stocolma. 1906) e trovittmo segua tn per l'Impero au~tro nllgari00 una t:qJPSa cnmplessi va pér la guerra e per la uw ri na di 493 880,000 lire; delle quali lire 386,330,000 spese co111uni; lire 66,790,000 µer la. sola Au8tna e lire 40,460,000 µer ia sola Ungheria. Per l'Italia le spese di guerra e marina sarebbero di lire 409,140,000, da cui, se sono e:,atte !e osservavazioni dello scritrore del Co1riere si dovrebbero de durre µer lo meno 64 ruilioni tra carabinieri e pensioni. Perciò rin1arrebhcro comparabili 493 wilioui dell'Au,tria-U,wheria con 335 dell'Italia. Divisa la som M 111apei 49 1uilioni di a.bitanti dell'i111pero alleato e pei 33 milioni del nostro regno avremmo : spese militari per ogni abitante dell'Austria Ungheria lire 10,06; per ogni abitante del!' Italia lire 10,10. L'Italia adunque, i,penderebhc semµre qualche cosa di più. che in parte si ginstificherebbe col più elevato bilancio della marina. Rimarrebbe sempre a nostro colossale svantaggio il fatto che a. speaa uguale l' Austria-Ungheria ha. un esercito fo1te; e l' ltalia ... Noi altra volta abbiamr1 diuJostrafo che la Svizzera spende poco meno dell'Italia.; ma. quale enorme differenza nei risultati! Perciò, anche a parità di spesa, nello interesse della difesa nazionale noi ci siamo dicbillrati pel sistema el vé'tic0; sistema che ha trovato testè un dif'en8ore non so::iµetto nel deputato Albasini Scrosati. ch'è un intelligente eon~ervatore. Intanto noi sul problema dell'e..;ercito pubblichiamo un articolo - cui farà Aeguito un altro - di un bravo ufficiale, cui lasciamo piena libertà di giudizio, sèn~a ass11mere, ben s' intende, la responsabilità di tntto ciò che dice.
RIVISTA POPOLARE 3 L' imprevisto nella politica coloniale. - In quell'Africa maledetta, che costa al!' Italia circa 600 milioni siamo con 11nodei soliti casi imprevisti, che conducono alle guerre ed a nuovi sperperi di milioni. Un degiac de12:li A8mara, agli ordini del RP. òi Etiopia, ba impedito ai no:-;tri p:'tcifici commercianti di èsercitare la loro azione nell!ì. Som'l.lin. meridionale ed ha assalito L11gh che è il punto più importante di q 11ellamagra colonia, donde dovremmo seguire la nostra penetrazione nel paese dei Galla. Un capitano. il De Giovanni , in uno acon tro ancora oscuro nei suoi dettagli, venne ucciso. Al solito si accnsa Menelick di slealtà e di voler ricorrere alla forza per impedirci l'esercizio dei nostri diritti (i?). Ma la verità è a-;sai diversa come risulta da una intervista del Messaggero con G11stavo Chiesi, che conosce quei luoghi e conosee la quistione. Egli ha ricordatu che non è questa la µrima. incursione degli Asmara e elio mai Me11elick vulle punire i suoi sudrliti che le praticarono: e quel che è peo·o-io: mai ecrli ha J nn o voluto riconoscere il nostro preteso diritto a.I possesso di Lug11..... Dove è dunque la slealtà e l'abusc, della forza? C,,me finirà questo episodi0? DJve ci condurr:\? Probabilmente per ora le cose si accomoderanno con una piccola spedizione e con un salas::io di qualche milione; ma in seguito arriveremo di nuovo alla guerra grossa cogli Abissini - c;oè al Sl'\Criffoiodi migliaia di vite umane e di migliaia di milioni. Nè ci tranquillizzano le assicurazioni formali di Menelik sulla punizione chR infliggerà al suo degìac. E se quei milioni si ::iiwncles:-;eronel mezzogiorno, nelle l\larchè, nell'Umbria, in Sardegna, in Sicilia che sono regioni tanto povere'? (1) ' (1) Pa conoscere cos'è l'imprevisto nella politica coloniale e cosa valga l'Eritrea si legge La Politica coloniale di Na poleonc: Colajanni (Prezzo L. 3). ♦ Un re borghese che potrebbe dar ragione ad Alberto Mario. - Si sa che Alberto Mario attribuendo al Re d' ItaliR - prima Vittorio Emm:wuele II e µoi Umberto 1: Alberto Mario morì il 2 giugno 1883 - le maggiori virtù di cittadini ossequenti verso la volontà nazionale, supponeva che se un nuovo plebi8cito in Italia avesse proclamato la repubblica, come quelli ciel 1861-70 avevirno rroclamato la monan·hia costituzionale, egli, il Re, avrebbe preso un vagone di µrima cla~se e con gli onori e conservando tutta la stima dei suni coucittadini, se ne sarebbe andato in L;vizzera µacificamente per la v·ia di Chiasso. Tale ipotesi venne sempre furiosamente combattuta dai monarcbici, specialmente da quelli che Hcrivevanoed era del numero il w'nnale Barattieri - nel Fanfulla, e arrecando offesa al Re, affermavano. che se gli Italiani avessero votato con un altro plebiscito, distrurre ciò che avev.ano stabilito col precedente - ed il diritto di farlo, cessato il diritto divino 1 era innegabile - il Re col suo esercito avrebbero risposto ai bollettini plebiscitari colle pallottole dei foci I i e colle palle dei cannoni. '.rutti sapevano che l'ir,otesi di A. Mario nascondeva una finissima irouia intesa a smascherare l' ipocrisia monarchica, che invoca sempre e sino a qnando ~li fa comodo, la legalità e la volontà nazionale e che si apponevano al vero i Fa11fulliani, che µromettevano fulmini e tno11i contro i pacifici evoluzionisti. L'ipotesi di un Re, che ubbidendo alla volontà del popolo lasciasse tranquillamente il trono senza tentare di conservarlo con la forza, sembrava inverosimile, ridicola. Eppnre - non in Italia, s'intende bene - soprag• gmnsero eventi che mostrarono possibile l' in verosimile. Don Pedro, quando vide ma.tura la repubblica nel Brasile e imminente la rivoluzione, lasciò pacificamente l'Impero e si contentò di nna buona dose di milioni. Più da recente e in Europa Oscar Re di Svezia e di Norvegia dette l'eccellente esempio del rispett·) assoluto delle legalità e della volontà del popolo, lasciando che la Norvegia si staccasse pacificamente dal s110Regno per commettere la corbelleria di nominarsi un altro Re, che aveva il pregio di chiamarsi Aachon ........ che fu chiamato semplicemente Signo1· Re, dal primo ministro Michelsen nella prima cerimonia ufficiale; tanto per fargli intendere che egli era Re ... di una 1·epubblica. Re O.:;car che dette ragione all'ipotesi di Alberto Mario, è morto da recente; e di lui, giustamente furono lodate le eminenti virtù civili. Il successore Gustavo V, per fortuna degli Svedesi , pare che sia della stessa t-Jtoffa del genitore: egli comincia il sno Regno rinunziando a tutte le pompe ridicole, medioevali e 0ostose del la incoronazione. Noi siamo sicuri e he se domani jl popolo di Svezia volescie la repnbblica, Gustavo V scenderebbe dal trono e senza attraversare il Baltico per prendere la via dell' E:-3ilio.Resterebbe amato e venerato cittadino tra i propri concittadini. Se potessimo dire altrettante del Re a· Italia ..... Nota. L'accenno al Re di Norvegia ci porge l' occasione di rivelare che si trova in Italia l'ex ministro di Svezia e Norvegia, Lund, la cui figlia è italiana per i sentimenti. [I Lund trovossi al banchetto che la stampa milanese offrì ad Ernesto Teodoro Monera per il premio N0bel della pace, nello scorso anno assegnato a lui e vi pronunziò un elevato discorso, che fu un inno alla pace ed all'attrazione che sugli uomini del Nord ha esacitato I' [talia. A lui, che fu cooperatore tra i riù attivi della trasformazione pacifica della penisola scandinava ed ·alla sua diletta figlia, bel!a e gentile, vadano i nostri auguri e i nostri saluti. ♦ Ouestlone economica e soluzione bellicosa. - Via via clrn la grande flotta degli Stati Uniti si avvicina alla sua attualmente ultima meta, San Francisco di California, tanto a Washington quanto a Tokio le relazioni si fanno sempre più tese, e nella stampa dei due paesi cominciano a predominare sentimenti ed incitamenti guerrieri. Naturalmeute i due governi non parlano di guerra, anzi il visconte Aoki lasciando Wa8hington, 0d il barone Kurino, parlando a Parigi hanno affermato che le relazioni fra i due paesi sono buonissime e che quantunque non si sia ancora arrivati a trovare un modo d' intesa a proposito della questione della emigrazione; questo modo si troverà, senza dubbio, e la calma più grande tornerà a reguare fra l'alleato e l'amico dell'Inghilterra. La questione della emigrazione. Questo è il perno di t11tta l'agitazione e del la tensione dei rapporti fra Giappone e Stati Uniti. Si suol dire: Sono alcuni ecces:-iidi Californiani e di Canadesi dell'ovest che creano il malumore; i recenti fatti di Vancouver sono dovuti alla µazza violenza ed alla esaltazione di spirito di alcuui bianchi e di alcuni gialli. Non c'è dunque ragione di allarmarsi e di temere una guerra. In verità questo è il tono della gen0ralità dei giornali Inglesi, e si può anche assicurare che il governo inglese fa ogni suo possibile sforzo per persuadere tanto gli Stati Uniti, quanto il Giappone che nella attuale controversia vera ragione di guerra, anzi neppur~ materia d'inimicizia, si può trovare. E da parte del governo Inglese, e della stampa Britanica questo atteggiamento è gimltificabilissimo. L'Inghilterra, alleata dal Giappone, cbe ha in A:iia, e fra popoli gialli grandi colonie e fiorenti commerci, che, arnica. degli Stati, Uniti tiene, tanto per St:ntimentalità. quanto per interesse, alla amicizia della grande potenza nord-americana; vedrebbe messa a dura prova quella politica abile che le ha
4 RIVISTA POPOLARE reso possibile spiegare la sua bandiera militare e c:>m merciaie, piantare la Union Jack sotto tutte le latitudini del globo. Naturale dunque che l'Inghilterra si sforzi a far comprendere ai due probabili bellige1·anti che la guerra sarebbe non solo disastrosa a tutti e . due, ma anche dannosa ai loro interessi perchè non necessaria. Ma il fatto è che Giappone e Stati Uniti sembrano non prflstare molto ascolto alle conciliatrici parole della vecchia Padrona dei mari. La così detta stampa gialla, jingoist,a, di New-York soffia nel fuoco o impone l'aut aut al!' Inghilterra come se la guerra fosse dichiarata , mentre fa l'occhio di triglia alla Germania. La lotta presidenziale contribuisce ad eccitare gli animi. Il Giappone intanto silenziosamente prepara i suoi mezzi di guerra, compera materiale per esplosivi, fa lavorare giorno e notte nei suoi cantieri gli operai armaiuoli, e ciò pare che sia stato poco notato dai giornali europei, disloca una nave dopo l'altra la sua flotta, e sembra concentrarla in un punto, per ora ignoto. Pare che ripeta la tattica che gli riuscì tanto bene dinanzi a Porto Art11ro. E la flotta che l'ammiraglio Evans éonduce, fila a tutto vapore verso quel San Francisco intorno al quale gli ameriean i, alla chetichella quanto più po::;sono, accumulano battaglioni ed artiglierie. Finiranno. i due paesi, per essere costretti, anche se nolenti, all'urto? That is the question. La mano d'opera gialla è un terribile concorrente della mano d'opera bianca. Sobri, di piccoli bisogni, quasi senza vizi, dotati di una forza di resisteuza superiore ai bianchi, abili come 1-1rtisti e 'come operai, disonesti come mercanti e onestis::iimi come servitori, i Giapponesi hanno ora sui bianchi il vantaggio grande della. merce che sol mercato si paga di meno e all'opera vale di più. Dovunque il fatto dei braccianti giapponesi appare e tosto la crisi economica comincia per la. mano d'opera bianca, e più il Giapponese prende piede, e più il bianco sente e la propria inferiorità come produttore e le condizioni della :ma vita farsi difficili. Di più, naturalmente, da un lato una sottrazione di benessere e di ricchezza al paese che ospita - poichè il Giapponese di ciò che gnadagna spende pocchissimo nel paese estero e manda molto in patria - a tutto vantaggio del Giappone, e dall'altro una invasione lenta, una penetrazione coBtante dell'elemento giallo che danneggia il metodo di vita, e la economia dei bianchi. Di qui l'odio, prima di gruppi di artigiani, poi di popolazioni, poi della nRzione. Dalla depressioue che esercitano i Giapponesi sui salari, principalmente , va giudicata la loro azione e la reazione provocata; e non dal numero dei Giapponei:ii immigrati , come ha fatto l' Economista. Anche pochi essi provocano la concorrenra nel lavoro. Il governo degli Stati Uniti, il più cli tutti colpito dalla emigrazione gialla, bii cercato porvi un freno; ma, pure, invauo. Il numero dei Giapponesi emigrati negli Stati Uniti nel 1907 ha sorpad~ato cii pit'.l che 45 mila quelli del 1906. Al CongreHso si propone uns, legge che escluda la mano d'opera Giapponese; ma la misnra è tanto pericolosa che il Roosowelt ba sent to il bisogno di dichiarare che se la legge fosse votata egli opporrebbe il suo velo. Veto, però, bisogna dirlo subito che avrebbe un valore assai relativo: seriamente opposti alla immigrazione Giapponese , sono: direttamente danneggiati da questa: gli operai americani. Essi vaniio con la violenza, contro il quasi certo veto di Roosevelt ( d obbligano il Giappone a quell' atteg giamento bellicoso che - contro tutti i consigli delle potenze europee; contro, fora' anche, la reale volontà dei governi Giapponesi e degli Stati Uniti - trascina i due paesi alla guerra. Ma la questione economica non si limita a ciò. E' più alta e più pericolosa.. Il Giappone non può-e non vi pensa percbè non puòsviluppare la propria attività commerciale sul]' Atlantico, o nell'Oceano Indiano: suo dominio non può essere che il Pacifico. Il Pacifico è la grande via dei suoi commerci, le coste del Pacifico orientali ed occidentali, sono i suoi naturali mercati e 1100 ne ha e non pnò averne altri. Gli Stati Uniti finchè la Germania non diventò la riv1:1lecommerciale dell'Iughilterra, non ebbero a preoccuparsi del Pacifico: fronteggian li una sola concorrente, l'Inghilterra, si stettero paghi dell'Atlantico, ora, è evidente, l' Atlantico non basta più: bisogna che il Pacifico offra alla loro potenzialità comnrnrciale gli sbocchi naturali , le vie , i mercati ai quali de vo110 forzataniente ricorrere. La soìuzione? Una sola apparentemente: la guena. Può darsi che non sia ancora. ed ancora per un certo tempo, arrivato il momento tragico; ma, a meno che non intervengano elementi pacificatori, non ancora prevedibili, la sola soluzione possibile alla attuale que stione economica nippo-americaua - è doloros0 doverlo constatare - è la guerra. ♦ La tirannide prussiana-Alle eloquenti e commoventi parole del Sienkievictz in favore della Polonia che il governo Germa mco vuol rendere Prussiana, il governo stesso ba risposto mettendo a nudo il barbaro sistema col quale intende procedere: ai Polacchi è interdetto accendere il fuoco su le loro terre. Non ba8tava che fosse proibito ai Polacchi di costruire abitazioni sul territorio abitato da loro; non basta vano le espropriazione forzate ed il pasl:lag-giodelle loro terre a proprietari tedeschi ; anche il fuoco è loro stato interdetto! Quei:;ta grande conquista. dell'uomo su la natura bruta e cieca: questo mezzo primo della civiltà, la cui grande e gloriosa conquista la Grecia madre d'ogni poesia, volle eternata nel mito dell' uomo benefattore degli nomini e però nemico degli Dei, questo conforto su premo1 mezzo di civiltà segno vivente della superiorità dell'uomo su le forze cieche della natlìra, è :;tato interdetto dal governo del kaiser ai Polacchi. Nel mese scorso un carrettone nel quale un contadino P,)lac.;o abitava insieme alla famiglia, e.ssendogli stata tolta la Cl\8a, fu venduto all'j acanto. Il contadino s'era rifiutato di paga.re l'ammenda impostagli perchè sul suo carrettone aveva acceso il fuoco. Muoiano di freddo e di miseria i Polacchi; sieno ridutti allo stato del bruto primigenio purcbè il kaiser -- nostro fedele alleato -- po.:isa dire eh' egli regna e governa su la Polonia diventata sua. Vi fu un tempo nel quale tale attentato ai diritti di un popolo avrebbe sollevato un onda di sdegno in Europa; tali e tanto violente si sarebbern fatte sentire nella stampa le libere voci di protesta che l' oppressore avrebbe pur dovuto riflettere alla enormità del suo delitto. Oggi no. Alle parole del Sienkievictz invocanti per carità di patria la solidarietà dell'Europa poche ed isolate -voci hanno ri::1posto, Nobili voci di ideali8ti, parlanti a nome di sentimenti oggi estranei alla generalità delle masse imbestiate nella ricerca e nei la conquista dei beni materiali. E la Prussia toglie il fuoco alla Polonia; e la Russia toglie ogni vestigia di libertà alla Finlandia ed alla Polonia; e l'Austria si prepara a sua volta a seguire, contro la Polonia , l'esempio dei due brutali nordici goverm. Eppure un pericolo grave si prepara: il sentimento di patria troppo a lung-o, troppo violentemente compresso potrebbe esploàere ed una fiamma d' incendi<;> percorrerebbe allora le tre1 Polonie riunend0le in una sola terra insorta per il riconoscimento dei più sacri diritti degli nomini: il fooco, il suolo, la casa, la libertà,
RIVISTA POPOLARE Ma intanto come il masnadiero col favor della notte, pugnola rabbiosamente il viandante per derubarlo, la Prussia colpisce al cuore la Polonia; affama, tortura, piomba nell'abrutimento e negli orrori del freddo e della fame i Polacchi. Oh I come sarebbe bello, se dal nostro paese, che è risorto dal IP. oppressione straniera a dignità di Nazione, si levassero forti e concordi le voci di protesta. Ma non voci di poeti e di pensatori ; ma la voce intiera del popolo memore delle 8Ue gloriose lotte, memore di ciò che fu e da quante simpatie fu circondato nei dolorosi e fo1·ti gion1i delle prove; memore anche dei Polacchi che combattettero nelle file dei battaglioni sacra ti alla morte per la libertà. Forse la protesta non avrebhe nessun risultato pra tico, immediato; ma non sarebbe vox clarnantis in deserto, che le voci dei popoli non si levhno mai invano. Ed i Polacchi, che oggi la oppressione feroce riduce agli estremi e caccia come lupi rabbiosi dalle loro terre, e priva del fuoco, come nel medio evo l'ira dei conterranei dell'uccisa. ne privava l'omicida, i Polacchi si sentirebbero, nella loro resistenza, agli oppressori, incoraggiati dai voti e forse, in nn giorno non lontano, da qualche cosa di più che i platonici voti e le proteste di parole , sentirebbero essi che giunto il giorno di ri vendic(:tre a se le loro terre: di riconquistarsi la patria non sarebbero nè moralmente nè materialmente sùli. E forse ciò darebbe a riflettere seriamente ai ladri di libertà, ai violatori dei più sacri diritti, agli assassini di popoli. ♦ La situazione Interna In Russia. - Condan · nati i coraggiosi firmatari dei rnau1festo di Vi borg; stabilito il piano per la riunovazione e~l'aumento della flotta russa; accettata l'idea di accelerare il movimento migratario dei contadini verso le grandi città: iJ governo del signore Stolypine può illudersi di dominare la situazione. Senza dubbio la reazione trionfa; e noi siamo stati forse i soli in Italia a predire che rivo] uzione per ora non ci sarebbe stata in Russia. Il Piccolo Padre che amorevolmente fa frustare , dep0rtare , fucilare , impiccare qnelli fra i suoi figli cbe osano non trovare il suo governo il più ideale degli ultimi governi può illudersi di vi vere e governare iu pace. Può accogliere con blandi ed amichevoli sorrisi le proteste di devozione e di rispetto della maggioranza di servi compo nenti la terza Duma. La situazione in Rnssia., la situazione interna intendiamo, è oltre ogni dire rosea, per la burocrazia, per i poliziotti e per l' autocrate. Si sente, è vero, quà e là, il tuono sordo di qualche bomba che scoppia ; qualche cadavere giace, col ptlgnale fitto sul petto, in mezzo alla via ; di tanto in tanto penzola, da una delle tante forche russe, il corpo di qualche martire; ma questi, si sa, sono incidenti necessarii pei regime autocratico. Bisogna che come. c' è il boia ci sia della gente da impiccare; e poichè ci sono i partigiani dello Tsar, ci siano quelli cbe co• spirano a far saltare in aria Tsarkoje-Selo e la flotta e la fortezza di Sebastopoli. Ma la situazione è rosea. Chi oserebbe non crederlo ? I contadini che minacciarono la nuova J acq uerie sono rientrati nella loro Isba; i ri voluzionarii sembrano non obbedire più ad un piano preconcetto: gli operai tacciono curvi su i loro strumenti nelle fumose officine. La Finlandia è ormai accerchiata da truppe; la Polonia sembra pacificata nella morte. Dunque tutto ritorna nell' ordine. I partigiani della reazione hanno rialzato baldanzosi la testa; delle promesse contenute nell' Ukase arcifamoso del 31 ottobre neppur una è ormai rispettata e sembra. che il popolo non ne parli più, non se ne ricordi più. Ogni voce discorde, in Russia, sembra soffocata. Nel ricevimento di Natale (il Natale Russo) il solito Piccolo Padre esternò la propria fiducia • che la pacificazione, finalmente raggiunta sia consolidata •. Perchè no? E' così bello l'ottimisnio e fa situazione appare tanto rosea. Soltanto ecco, ma non per ora però, per l' inverno prossimo bensì: i contadini aspettano la divisione delle terre; e si prevede che la canistia di quest'anno sarà più terribile di quella dell'anno scorso. Non c'è altro: nient'altt-v di ner;) che questo. Pec• cato che non si possano deportare ottanta milioni di mujicks; e non si possa impiccRre la terra che si ostina ad essere sterile I ♦ Pel suffrasglo uni versale ln Prussia. - Finalmente a Berlino, a Bresla\·Ìa e in altre città ci sono state delle giornate calde, di cui l'amico Miche! sarà contento come di un inrlice di dimin11ita pecoriUtd dei lavoratori tedeschi! I qnali banno fatto dimostrazioni energiche, seguite da violenze della polizia, da feri:nuoti abbastanza numerosi e da arresti. Nulla di più giuste di queste dimostrazioni. Il sistema elettorale pel Landtag, il parlamento del Regno di Prussia, è il più reazionario di Enropa. Può fare il paio soltanto con quello che fo in vigor\3 in Russia per le elezioni della terza Douma. E' a doppio grado e solo pochissimi godono del diritto elettorale per censo e per altre qualità. Il sistema elettorale prussiano è ia contrasto con quello di altri :stati della confederazione; sopratutto con quello del Reichstrtg. Mercè di un tale sistema i socialisti, numerosi nel Reichstag o Parlamento dell'Impero, e che dispongono in Prussia di due milioni di voti, brillar.o per la l~ro as~enza nel Parlamento per la Prussia. Berlino che manda parecchi deputati socialisti nel primo non può mandarne uno solo nel secondo. Eppure gl' interessi più vitali del paese vengono discusai nel Landtag ... I socialisti avevano fatto una prima dimostrazione cal,na e pacifica in favore del suffragio universale; ma dopo le dichiarazioni di Bulow nel Landtag, colle quali si escluse la possibilità di una riforma quale veniva chiesta da socialisti e liberali le dimostrazioni si ripeterono più violente. Anche il Times deplora la testardagine e l'imprudenza del Cancelliere. Si osserva da alcuni giornali antisocialisti, ma non reazionari, che l'ostinazione del governo nel negare le riforme hanno arrecato un grave colpo al blocco..... E dire che tutto si credeva incamminato pel meglio nel migliore dei mondi imperiali colla condanua. comandata di Massimiliano Harden! Queilta condanna mette i giudici tedeschi a livello dei giudi0i italiani dei tempi di Lobbia. E da oggi in poi il mugnaio di San Souci non potrà più trionfalmf'nte rispondere: Ci sono dei gfodi~i a Berlino senza, poi, che si sia rìnsciti a di· minuire lo scandalo della Tavola 1·otonrla. Da oggi in poi si saprà soltanto che l'Imperatore Guglielmo II, che avevo difeso l'ornossesualismo imper,3onato in Krnpp, sì è mostrato di carattere difendendolo in Moltke, Eulemburg e Ci. Ciò non può che alimentare il pubblico malcontento. ♦ Le scuole italiane all'estero. - Nell' ,il timo numero deW interessante rivista scolastica di Palermo. 1 nuovi dove1·i troviamo delle notizie S!d le scuole italiane all'estero che crediamo nostro dovere di rias- ' sumere. Si comincia con un articolo: Un grave documento cont1·0 la eonsulta, nel qnale si riassume l'ultima Relazione della deputazione scolnstica eletta. dalla ~olonia di Alessandrta di Egitto al ministro degh Esteri; nella quale si rileva: 1 ° che le scuole sono pericolanti ed anti(J'ieniche • 2° che ben 1600 alunni italiani frequeni:-- ' 1· tano le sc11ole congregn.zioniste francesi, nelle qua 1
6 R I V I S T A P O P O L AR E speudono oltre lire 100,000 all'anno ; 3° che la colonia non ha alcuna fiducia nel governo italiano - e per esso nel Cornm. Scalabrini, che al ministro degli Esteri fà e disfà in queslo ramo - dal quale si sente ahhandonata, anzi tradita. Come esempio di ciò che si potrebbe e dovrebbe fare la Relazione cita ciò che fa la la Germania. « La colonia tedesca, vi si dice, ha una scuola governati va, fondata nel 1884 che accoglie in nn ampio edificio, con corte e giardino, in locali vasti e bene areati, poco più di 120 alunni, cifra piii di ogni altro rommento eloquente, di fronte all'affollamento delle nostre aule misere, cadenti, povere d'aria e di luce, in cui 500 e più giovanetti e poco meno di 450 giovanette, quasi tutti appartenenti alle classi più bisognose della colonia, finiscono di compromettere giornalmente la scarsa sai u te, passando dal tugurio della casa a quello della scuola » • Non volgono meglio le cose in Tunisia, come la rivista di Palermo rileva da un giornale onesto di quel luogo e La Tunisie libe1'Ctle >. Ivi è il console generale Bottesini, autoritario, a11tocratico, che ha reclutato un.t specie di Stato maggiore tra gl' insegnanti, che si e scagliato contro il Prof. Di Francia per la sua coraggiosa ed onesta relazione sulle scuole italiane all'e8tero nel Congrei:lso delle scuole medie; relazione nella quale erano descritte al vero le non liete condizioni degli insegnanti e delle scuole della. Tunisia. Anche a noi sono pervenuti reclami e contro il carattere del Console Generale e sulle condizioni delle scuole, che collimano colle precedenti osservazioni. Infine sono altrettanto cattive le notizie delle scuole italiane a Costantinopoli ed a Salonicco. Quando si pensa che gli Italiani danno un contingente colossale all'emigrazione nel bacino del Mediterraneo e n~ll'A1uerica si deve riconoscere che il problema delle scuole italiane all'estero è urgente ed· im portante perchè implica non solo quello della esteni:lione della iDfiuenza italiana, ma quello della con:-iervazione della italianità i:lteosa. I nuovi cloveri fanno bene ad insistervi; ma hanno lorto a deplorare che in Parlamenlo si faccia della rettorica sulla laicità e sulla iscrizione per Garibaldi in Alessandria trascurando le questioni vitali; avrebbero potuto e dovuto ricordare eh@da recente in favore delle scuole italiane all'estero alla Camera parlarono l'on. Colajanni e l' on. Lucifero. Del primo rimane la relazione nel Congresso della Dante Alighieri in Napoli (1905) che dai bigotti dell'istituzione intesa in senso assolutamente irredentistico venne considerat,a come una audace innovazione. (1) (r) La relazione dell' on. Colajanni, in cui è trattata largamente la quistione dell'analfabetismo degli emigranti è stata pubblicata a parte. Costa cent. 75 (Presso la nostra Rivista). ♦ Il nuovo Sultano del Marocco. - Pareva che il Marocco si foi:,Jseormai rassegnato ai suoi q11attro Sultani, e che Abd-el-Aziz fosse rim1cito a smontare la popolarità del fratello e rivale Mnlei-1:Iufid Anzi pareva che, ormai, dopo l' ultima oqcuµazione della Haasba dei Mediouna per opera del Drude, il Marocco potesse essere messo in quarantena; invece proprio come un fulmine a ciel Aereno. corre il tuoodo la notizia cbe i più notevoli Ulema marocchiui riuniti in Fez hanno deposto il pove1·0. imbelle ed Europeizzante Abd el-Aziz ed hanno proclamato in sna vece con tutti gli onori e le formalità d'una indiscutibile consacrazione Mlllei Hi:.fid quale Sultano del Marocco. Finanziariamente, e politicameute la Francia che aiutava di sotto-1uano Abd-el-Aziz ha fatto un brutto affare e ci scapita assai. Siamo alla Guerra Santa? Certamente no. MuleiHafid si è mostrato troppo abile, fino ad oggi , per provocare un' azione della quale egli è certissimrJ che non uscirebbe vitt0rioso. Indubbiamente ~e davvero alla voce degli Ulema, dei Derviscbi, dei Muezim pro. clamanti dall'alto della Moschea la gn0rra ai cani infedeli, in nome di Allah, egli sapesse che tutti i credenti rnulsulmani si levas:;;ero in armi, egli si e mostrato tale uomo da non esitare un istante; ma egli sa altresì che i Marocchini , for8e, si leverebbero in armi; gli ·altri Arabi d'Algeria, della Tripolita11ia, del Sudan, i Turchi, i M11ssulmaani del!' Afganistan, della Persia, dell'India, della Rns-iia, i cre-ìenti in Allah del Turkestan, i cavalieri feroci del Dngkestan, i mussulmani dei Balcani e quelli della Cina non si muove rcbbero non solo, ma iguorerebbero perfino la proclamazione avvenuta al Marocco. Non ancora è suonata l'ora iu c,1i le orde asiatiche ed africane verranno ad infondere novello sangue, ad imprimere forme nllove di ci vii tà alle infiacchite generazioni Europee. Egli dunque tratterà con gli Europei. Ma se si pensa alle condizioni ch'egli ha accettate, alle rngioui par le qnali Abd-el-Aziz è stato deposto e lYI·dei-Hafid proclamato; non si può a meno di prevedere che l'opera paziente e violenta degli Europei è ortnai andata in fumo. I diplomatici ad Algeairas vendettero la pelle dell'orso prima d'averlo preso. Senza dubbio la rivolta contro gli Europei non ci sarà; prababilmen te ~e mas~ sacri ci fossero Mulei nA farabbe punire gli autori - o i presunti o dichiarati tali - e farebbe delle scuse all'Enropa; ma ciò che sarà indubbiamente e che l'opera guerriera della Francia, e quella sobillatrice della Germania dovranno essere ricominciate di nnovo; e con seria probabilità di non riuscire a niente di positivo. M11lei-Hafid sultano. vuol dire che al Marocco trionfano i sentimenti e la politica aoti-europea. Cosa di cui uoi, non possiamo dolerci , poichè la politica antieuropea al Marocco signitca l' indipendenza assicurata ai Marocchini per molti !\nni ancora; per sempre se ei:lsi si decideranuo - e Mulei-Hatid è uomo da condurli a ciò - a difendere il loro Corano con dei buoni fucili a ripetizione e q nalche dozzina di cannoni ultimo modello, di quelli che r I11ghilterra fonde con tanta profusione-e si direbbe quasi per loro e per Menelik - nei suoi vasti cantieri di ·woolweich. ♦ Cose Inglesi: 1 ° Una circola1·edell'animi-ragliato inglese - Mentre tutti i giornali inglesi predicano e~ afft3rmano non esservi caso nè pericolo di guerra fra il Giappone e gìi Stati Uniti, l'Ammiragliato non sembra partecipare di questa ottimista OlJinione. Infatti l'Am_- miraghato ha pubhlicato alcuni ~giorni fa, proprio 11 9 corrente, una circolare, assai breve, ma t::tnto chiara che ha prodotto uua profonda sensazione. In qnesta circolare l'Ammiragliato parla di gnerra~ e annuncia alla possibilità di provvedimenti che s! prendono 1::1oltantoquando si è ce1·ti della apertura d1 oRtilità. Ricadiamo che i porti dell' Inghilterra e dell' Impero Britaunico posqono tntti e:isere consirierati , in carte occasioni, come porti di gnerra; l'Ammiragliato avverte ai capitani e comandanti di navi di tenersi su la loro o-11ardia quando intendono entrare in uno di que.:!ti p~rti. Acc-enna che neces~ità strategiche. e tattiche possono consigliare la istituzione di un 11ffi_c10, e servizio di sorveglianza anche se non annunciato pubblicamente, e che l'ingresso ai porti può esser~ reso difficile od assolutamente vietato per mezzo d1 barraggi od altri ·idonei mezzi di difesa. Più chi&ro di così l'Ammiragliato non potrebbe essere. Certo non è detto contro di chi sieno presi code1:1tiprovvedimenti , e quale sia la nazione contr~ la quale le ostilità potrebbero essere aperte; ma è chiaro
RIVISTA POPOLARE 7 che I' Inghilterra ha v0luto far sapere al Giappone all<0 ato. che essa non dimentica i suoi obhlighi ; al tempo stess0 che ha fatto capire agli St::1.1iUniti, e forse 2.nche ad altri, che su la s11a neutralità in una guerra contro il Giappone , non bisognerebbe troppo contare. Altro sintomo rassicnrante: il di-,corso di lor.i Grey, eh' è una risposta a Gnglielmo 2°. L'Inghilterra riprenderà gli armamenti. 2° Pad1·oni e opemi filatori a .il1anchester.-Dunq ue è deci,_o che per il 18 correnPe i padroni delle 500 filande di Mallcliestt>r incc,111inceranno il Lock-out contro gli operai. La speculazione disonesta sul cotone accomunò,· per un istante, in una bella solidarietà di difesa operai e proprietarii, ma presto ognuno riprese il proprio po,,to, ed oggi dinanzi alla rìcbiesta degli operai e consPguentì scioperi , i padroni chiudono le officine. La ragione accampata dai proprietari i per giustificare la loro miyura non è, in verità, la resisteuza alle richieste dei lavoraton; sembra invece una p11ra qui1,;tione di possibilità indt1striale e di diritto: dicono, al punto cui è giunta la i11riuRtria éotoniera, data la ~oncorre11za ted, sca e americana e la pos:sibilità di smercio dei nostri prod0tti; dato il buon prezzo di ven• dita e l'alto c0sto del hi. materia gre~gia, e le esigenze della mano d' opera noi non pos::iiamli continuare a sfruttai e con profitto la nostra industria, quinJi chiudi<lWOle fabbriche. Gli opPra, 11e,9;anoche ques1.e ragioni siPDOvalide a giustificare il« Lock-out ~. Essi os:serv:rno che la spec11• ]azione, dioanzi alla resi:stenza degli operai e dei padroni duvette ce.lere il c1:1mµo, che la coucorrenza tedesca, nella nianipohizione del cotoue, ò negligibile e che la amerieaua è n,dla. Che la materÌ<t p1·itua noi1 costa oggi p1u di ciò che costava dieci xnni fa, anzi, grazie ai proJotti del bacino del Nilo e del!' India, costa mt>no; cbe i gua lagni degli industriali :-;ono aumentati, e che per consPg11enza, le richieste d' au mento di salario della manu d'opent non ~ono eC'ce:s..v;ie. La questi<Jne è a questo µunto. ~• probabile che ·-la oggi al giorno òel ._ Lock out > un mezzo cli accomodamento sia trovato; ma :-;e non lo fosse, non sulo gli operai soffriranno atrocemente per la decisione degli industriali ; ma la prod 1:zione i1igle::rn riceverà un terribile r·olpo a tutto vantaggio della, Germania e degli Stati. Uuiti che vedrebbero volentie1 i la loro fortunata rivale essere costretta ad a hbandonare i me rea ti che essa teune vittoriosamente fino ad oggi ed ai q11ali le d 11e nazioni consorelle aspirano con tutta la energia della loro necessità. NOI ♦ Per un giudizio sopra Bovio. - Un mode;;to e colto funzionario ci manda la ::,eguen te che volentieri pubblichiamo, pur non consentendo in tntti. Rispo11de al giudizio di Benedetto Croce : Bovio hee;elianeggiante, 1ual~ra:lo a ve::;se saputo far ri::;oua.re alle orecchie dei suoi amici, molte eterne verità della filosofia! Il sommo Maestro, è diventato piccine\ piccino! E la sua grand'anima dì Italiauo, è forne un non• nnlla? Come alto vibra, nel suo Sommario della ::;toria del diritto in Italia, e nella sua Filosofia del Diritto, il genio italico! Non è uu mondo ideale , che egli vi ve, ma è un mond11, che, sotto la sua prosa scultoria, epigrafica, poetica, risorge; ed il genio greco latino appai e nella sua grandezza, e nei suoi meravigliosi dettami giuridici e filosofici; ed il genio dei grandi del Riuascimento da Lorenzo Valla a Bernardino Telesio, da Galileo a Bruno, da Campanella, Macchiavdli Guicciardini a Beccaria, Vico, Mazzini, Garibaldi, riappare fulgido, immortale, subblime. E q nesto mondo, che non è nient'affatto ideologico, metafi.,ico, hegeliano, è tutto il pres11pposto rea.le, vivo, palpitante di tutta la filosofia di Bovio, e qriestn mondo tntto italico ed italiano, che prt->corre tutti i sitltemi filosofici. tutte le teorie ..;ociologiehe degli l'ltranieri (d' onde, la nessuna ci t:-tzione da parte di Bovio di sr•rittori stranieri) è continuato, completato, elevato a sistema da Bovio. E' tutto un positivismo italiano, che si completa in Bovio. E se anche questo positivismo tutto italiano, ··he a me sembra essere cotnpleto , tale non fosse, Bovio avrebbe una gloria imperitura . un mel'ito sommo, per avere , Egli ( Storia del diritto) per il primo, svelato la grandezza del tUOudo romano nell'esame profondo e s11blime dalle XH tavole del movimento ininterrotto del!' a.equita➔ attraverso l'editto del Pretore ed il respollso del Ginrecon::rnlto; per avere Egli, meglio che il Villari nel suo monumento storico su Maccliiavelli, addimostrnt0 qu-di siano le teorie di Macchiavelli, di Guicciardtni, di B>ttero sulla finalità; per avere e~li, con alto iot 1it i storic,1, l111neg!J:iato t11tti i grandi del Ri ua"lcimeu t<l; per avt-lre Egli (Scienza del Diritto fusa nella Filosofi-i del Dù-ilto) nou solo fatto ri::monare molte eterne venlà della fi]o,.,ofia, ma dettato pagine sublimi per creare il Carattere dell'Uomo culi' integrità fisica, uieutale e di stima; µer avere 8~gli, per il primo ad Jimo-1trato l'i,1vt1r:,1i1rnedella f,,rmola maltu~iana, la perfetta. l'PCiµrocanza della mo· raie col diritto, d.,ell' obbligazione colla pretenzione, dell'iutelleziona colla deliberaiioue e datcl. la più spleu• <lida ed ed esatta teoria del lo Stato, col l'orna, fat.n1>SO termine me1i1>-termine medio, che non è un µres11pµc,::,to ,òeologico, ma tutto m :-1i:-..i.tma re:tle, positivo, che nel ca1I1po µenale, ( Stiggio critico sul sistema penale) impone al Legi::datore dt basare le riforme sul dato civile e non µenale. Qnì è tutto Bovio: quì è la grandezza di Bovio. li resto lum ..g..giato dal Croce. non è He uon qualche .-1ltro lato òella. comµlessa anima di Lui. Crist ano-cattolico, µer fede e per co11vinzione, purtuttavia 1;;indai miei primi anni. ho avuto UtJ. culto µer Giovanni Bovio, e, pre:-ii ad amare lo studio del diritto civile e mi. riu:;<'i facilissimo, quando lessi e -rilet-isi la Filosofia del Diritto. S'abbia, coi miei, i sensi della mia eterna devozione e gratitudine, e mi creda. Castrogiovanni 26 Dicembre 1907 Tutto suo GESUALDO DR. BELFIORE Il problema militare L'assunzione di un ministro borghese al Dicastero della Guerra susseguita alla nomina della Commissione d'Inchiesta, è se 6 no dei tempi nuovi, e noi la salutiamo siccome l'indice della rinnovata coscienza pubblica italiana, che - sebbene t~rdi - si avvide finalmente di aver trascurato assai tempo uno degli organi più importanti ~d 0~1erosi del~o Stato e vuol riparare al mal fatto, stu,I1andon~ direttamente i mali che lo affliggono e curandoli con rimedi pronti e radicali. + Che un problema militare esista in Italia, non_ vi ha ormai alcun dubbio. Troppe e troppo gravi e palesi sono le manifestazioni, pc1~ dub~tarne anc~)l?· Ma se v' è alcuno che tutto c10 1gnon, penetri 111 una Caserma assista ad una istruzione militare, vada ad una ~sercitazione di marcia, interroghi un ufficiale e conoscerà tutta la veri ta dolorosa.
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