Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 19 - 15 ottobre 1907

RIVISTA POPOLARE 511 deva alcuni interessanti problemi anche prima che dinanzi agli occhi degli altri fossero posti: Ma ben altra Italia occorreva perchè essa avesse potuto esercitare in Oriente ìa sapiente politica mazziniana; sarebb.! stato necessario almeno che dalla guerra monarchica del 1866 ignominiosamente condotta dal Grrrran Re l'Italia non fosse uscita menomata di autorità morale, stremata di forze materiali e senza confini orientali di facile difesa. Salvatore Barzilai è troppo imbevuto di spirito positivo perchè egli possa pretendere una politica estera difforme dalle condizioni presenti, di fatto. I fatti, specialmente quelli del genere di cui ci occupiamo, non si possono modifìcare coi desideri e improvvisamente. Certe situazioni desidet ate talora, sfuggita una data occasione, non si riesce più a crearle; in ogni modo occorre una lenta preparazione o l'azione dell' imprevvisto, cui as~egno molta parte negli avvenimenti, umani, perchè a qùelle desiderate situazioni. Il Deputato per Roma nello stesso opuscolo fa delle considerazioni amare e non infondate sulla Triplice alleanz.a - su questa strana alleanza che pesò tanto e pesa ancora sulla nostra politica e che sembra una specie di ricatto, poichè la continuazione della medesima ci viene imposta colla minaccia di una guerra il giorno in cui noi volessimo uscirne. Così è. E. Barzilai consiglia di preparare una situazione politica, che ci consenta un giorno di uscire dalla Triplice senza che alla guerra si venga, come la Russia uscì a suo tempo dalla Triplice imperiale senza venire a rottura bellicosa coll'Austria e colla Germania. Non interloquisco sulle origini della Triplice perchè voglio discorrere della politica presente e non fare la storia del passato; nè espongo le obbiezioni che mi verrebbero facili alla mente sulla analogia della situazione tra la Russia di 25 anni orsono e l'Italia di oggi. Non pare all'animo che all'una poteva essere lecito ciò che oggi riuscirebbe pericoloso ali' altra. In ogni modo nell'opuscolo in discorso campeggia questo pensiero materiato di prudenza politica: e< occorre avviarsi ad un nuovo e diverso orienta- « mento, non col proposito di assalire, ma con quello « di guarentirci dall'assalto o del pericolo di essere cc trascinati fìno al limi tare di una guerra impose< si bile ». Questo pensiero è ripetuto e lumeggiato meglio in un altro discorso di Barzilai del 18 dicembre 1906 pronunciato nella Camera dei Deputati e<l ascoltato da me religiosamente. Mi consenta, quindi, l'amico che io allarghi la discussione e mi riferisca precipuamente al discGrso del 1904 perché è posteriore ali' opuscolo ed anche più analitico. Mi associo pienamente all'arguta distinzione tra le due categorie d'irresponsabilità fatte nel 1906, e trovo che maggiore responsabilità nei rapporti tesi tra l'Italia e l'Austria sia per lo appunto quella degli irresponsabili per destinazione di legge. La non restituita visita in Roma dell'Imperatore Francesco Giuseppe, le manifestazioni clericali della sua Corte, le accoglienze fatte da Vittorio Emmanuele 3° alla bandiera degli Irredenti e l'influenza antiaustriaca reale o immaginaria, che sul suo animo si crede che venga esercitata dalle piccola Corte del Montenegro per mezzo dell' eterno feminino reale , ecc. sono al certo tra le maggiori responsabilità degii irresponsabili per destinaz.ione di legge. Perciò Barzilai ed io siamo repubblicani: perchè vogliamo eliminate queste pericolosissime irresponsabilità. Per valutare al giusto le successive mie osservazioni intanto rilevo le norme d'indole generalissima date sotto forma assiomatica dal mio cortese contraddinore. Disse Barzilai nel 1906: la politica estera é una scienza esatta come la matematica nel proporzionare i mezzi ai fini; supremamente relatitia nel giudicare degli atteggiamenti, che devono proporz.ionarsi alle variabili condizioni; è strumento che dev' essere maneggiato ispirandosi a sentimenti e repugnando sempre da sentimentalismi ». .L'ottusità della mia mente non mi fa afferrare la differenza tra una politica che deve ispirarsi a sentimenti repugnando sempre da sentimentalismi. Sarà troppo profonda pel mio comprendonio; avrei capito meglio se avesse consigliato una politica inspirata a sentimenti o repugnante da sentimentalismi. Per parte mia mi sembra poi più positiva una politica, che a seconda delle circostanze e anche in momenti successivi, s'inspiri a sentimenti o ripugni dai sentimentalismi, per quell'aborrimento che ho per abito scientifìco per l'assoluto in contrasto coll'ossequio· al relativismo, cui, rùi pare, che renda omaggio anche Barzilai nel secondo comma della sua norma assiomatica dove parla degli atteggiamenti della politica estera da proporz.ionarsi alle variabili condiz.ioni. Ora a me sembra per lo appunto che la politica estera italiana da alcuni anni segua questo criterio e che non merita, perciò, le critiche acerbe del Barzilai. Ad esempio : siano quali che si vogliano i risultati generali ed assoluti della Conferenza di Algesiras - e non furono del tutto inutili, come spes-,o si afferma; ma è certo che quell'atto diplomatico dette occasione ali' Italia di adattarsi bene alla contingenza del momento, segnando opportunamente i limiti della Triplice alleanza. Non per nulla la Germania all' indomani ed anche durante la conferenza ci mostrò il suo malumore. Fermiamoci ancora su questo punto. Barzilai nel 1906 saviamente ricordò in quale modo poteva e doveva interpretarsi la Triplice allean{_a. Aggiungo, che in un altro senso in altro suo brillante discorso egli aveva distinto le tre fasi della Triplice: quella pacifica e defensiva di Deprc tis; quella turbolenta e intraprendente di Crispi; e l'altra che si segue attualmente. Le sue preferenze - e sono anche le mie--dato che una Triplice debba esistere, erano per la prima fase; biasimò - e biasimai sempre anche io - la seconda ; non si contenta della terza. E qui dissento. Prima di chiarire il dissenso è bene aggiungere che Barziìai opportunamente ha ricordato che le alleanz.e non bisogna intenderle come legami assoluti e fatali tra due o più nazioni , che debbano vincolare tutta l'azione dei singoli contraenti: tali vincoli verrebbero spuzati dalla volontà dei popoli, se essi ledessero i loro sentimenti più vitali ed anche i loro sentimenti più profondi. L' azione spiegata dalla democrazia italiana nel 1870 quando gl'irresponsabili per destinaz.ionedi lfgge, cioè Vittorio Emmanuele 2°, volevano trascrnare il paese nella· guerra contro la Germania per essere travolto nella catastrofe di Sedan, o per vederci indefinitamenle sbarrata la via di Roma nel caso che l' aiuto italiano avesse mutate le sorti della guerra e salvato l' Impero napoleonico, costituisce un buon esempio del come ia politica esteré:l possa essere deviata dalla corrente, nella quale vorrebbero incamminarla gl' irresponsabili, con o senza trattati. Barzilai bellamente sottolineò il suo modo d'int1:ndere i trattati in genere e la Triplice alleanz.a in ispecie colle parole e cogli atti di Bismarck, coll' esempio della Germania e dell' Austria-Ungheria.

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