Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 19 - 15 ottobre 1906

.. RIVISTA POPOLARE 511 b) L'integralismo. La difesa, l'esposizione del1' integralismo nelle scaramnccc di avanguardia educante la battaglia fu iniziata da Francesco Ciccotti e da Morgari e compiuta da Ferri. In verità non c'è gran bisogno d'intrattenersene a lungo, perchè in realtà in nulla si differenziò dal ,..ifonnismo. La distinzione avrebbe potuto stabilirsi insistendo sul metodo e più nettamente sulla pregiu,ii:r_ialerepubblicana ; ma nè i riformisti vollero rigettarla esplicitamente - e se lo avessero fatto sarebbero divenuti puramente e semplicemente dei monarchici come li chiamò Labriola e sarebbero rimasti assai diminuiti di numero e di forza morale col distacco di Prampolini - ; nè Ferri volle affermarsi nettamente repubblicanù. All'integralismo non vennero risparmiate accuse cd ingiurie sanguinose. Leone disse che esso è una menzogna, una speculazione artificiosa, sulla ignoranza della grande massa del partito e che non è equidistante dal riformismo e dal sindacalismo; Turati lo chiamò una contraffazione, uno scimmiottamento del riformismo; per Labriola gl' integralisti rappresentano una farsa; Morgari non è che un perfetto riformista - le sue parole sono l' epigrafe dei riformisti - le sue idee il sublimato delle idee riformistiche - esso, insomma, non è che il manto di Noè, che copre tutte le lordure del riformismo ... Ma se così venne malmenato, fieramente giudicato da riformisti e sindacalisti come è che esso fu il vittorioso? La contraddizione tra le parole e il fatto fi spiega facilmente, pur riconoscendo che sono giusti i giudizi e meritate le speciali accuse che si riassumono nella mancanza di originalità e di contenuto proprio per differenziarsi dal riformismo. Tale spiegazione la dette Turati: « Ma insomma, egli si domandò, che cosa sono questi integralisti ? Sono il partito della maggioranza. Ma qual' è il suo programma ? La maggioranza. Quale il suo scopo? La maggioranza. Avviene agli integralisti quello che è avvenuto ai giolittiani, i quali avevano formato il partito della maggioranza, non avevano che il programma della maggioranza, le idee della maggioranza. Gli integralisti ripetono qui la stessa situazione che si è verificata alla Camera col giolittismo ». Per quanto offensivo per Ferri il paragone esso corrisponde alla verità. Se l'integralismo non è che il riformismo di ieri, l'onestà politica avrebbe voluto che il primo avesse riconosciuto la priorità del secondo. Ma gl'integralisti rappresentavano il numero, la forza ed avvenne l' inverso proprio come per la legge dell'attrazione universale: gli astri minori vengono attratti nell'orbita degli astri maggiori. e) Il sindacalismo. Prima della riunione del Congresso pareva che nei riformisti e negli integralisti prevalesse l' intenzione di escludere i sindacalisti dal partito socialista. A Congresso finito si può riconoscere che i fieri propositi dei loro avversari scomparvero; anzi si riconobbe in loro una forza del partito e qualche merito. Ferri riconobbe nei sindacalisti il merito di avere ricondotto il partito alle sue origini proletarie. Se ciò fosse vero, il merito non sarebbe piccolo. Lo stesso Turati che chiamò i sindacàlisti politicamente dei disoccupati, constatò che il sindacalismo esiste, è forte, è tenace, è contro il riformismo e contro l'integralismo. « Forse - dice - i sindacalisti saranno più vicini a Marx - almeno essi lo dicono - ma io non sono disposto a cedere loro la medaglietta col ritratto di Carlo Marx. « Per esempio, il Labriola crede agli aforismi di Marx sulle miserie crescenti, sul progressivo concentramento della ricchezza? Non credo eh' egli vi creda, egli che è in sostanza un individualista e un liberista alla Pantaleoni. Egli crede che sia inutile l' azione delle leghe di resistenza, egli non sente - come Marx -- l'odio pel capitalismo, anzi lo vede pletorico, florido. E allora la catastrofe pel Labriola diventa una tragedia da palcoscenico, una tragedia senza le gambe. « Labriola e i suoi sono dei mistici, che aspettano il mille, che attendono l'Apolicasse, e che aspettandolo lasciano la gente affamata, incolta, cretina! « Che cosa importa ai sindacalisti la conquista delle riforme? Iulla ! Essi vogliono che il gesto sia bello e quèsto basta. Essi sono estetici, plastici, le idee loro sono vaghe nubi. Essi amano lo sciopero generale spinto agli estremi, con grande slancio e non si curano d'altro. « Labriola a Milano eccitò a continuare lo sciopero generale, e fu causa che i cittadini applaudissero le guardie ! >> Ma Turati, pur riconoscendo - e con ragione a nostro avviso - che i sindacalisti sono fuori della direttiva socialista , e dichiarando che li avrebbe combattuti e non vuole fondersi con loro, non li vuole, però, nè allontanare, nè espellere. Queste conclusioni se segnano una contraddizione dei capi autorevoli delle due altre tenden:r_e, costituiscono una vittoria reale del sindacalismo; alla quale hanno contribuito diversi fattori: gli errori degli avversari, qualche lato giusto della dottrina, il valore dei suoi sostenitori: Labriola, Leone, Orano, Romualdi. Degli altri non vale la pena di far menzione: colle loro intemperanze e coi loro spropositi dannaggiarono la causa che volevano difendere. Il lato dottrinale in cui potrebbero avere ragione è quello della lotta di classe e della teoria catastrofica intese secondo la più rigida dottrina marxistica. Labriola trascinato alla sincerità dallo slancio dell'eloquio atfermò nettamente la teoria catastrofica col disprezzo verso tutte le riforme, anche per quelle che i più rigidi marxisti accettano e propugnano eon entusiasmo qual'è quella della riduzione della giornata di lavoro, provocando uno scoppio di applausi ironici da parte dei riformisti. Conforme al rigido marxismo, per noi, egli si mostrò nel discorrere del caritale. <( Lasciate, egli disse, che le industrie fioriscano lasciate che abbiano il loro completo sviluppo le grandi audacie del capitale. Noi abbiamo bisogno che la società sia felice e si completi di ricchezza perchè noi vogliamo conseguire una vita di abbondanza nella quale adagiare e costruire la futura organizzazione sociale .... Voglio l'arricchimento della industria perchè le migliorate condizioni di questa produrranno automaticamente l'aumento dei salari e migliori patti di lavoro >>. Anche queste dichiarazioni provocano scrosci -di applausi ancora più ironici da parte dei riformisti e degli integralisti. Inteso in tal modo il capitalismo non c'è bisogno di lottare per tirargli le cuoia;· è inutile qualunque azione socialista: dal capitalismo germoglierà spontaneamente ed automaticamente il socialismo. E allora perchè i sindacalisti a Milano e a Napoli - a Napoli più perniciosamente perchè il capitalismo vi è iniziale e vi sono bambine le industrie-provocano scioperi, che tendono ad uccidere nelle fasce l'uno e le altre? Nei presupposti sul capitalismo di Labriola c'è la giustificazione dell'accusa rivolta ai sindacalisti di essere degli indiJ,idualisti e dei liberisti.

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