' RIVISTA POPOLARE ]Politica, J_,,ettere DI e Scienze Sociali UirettQJ.: e: J>rof. NAPOJ,EON~ UOLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Ua.lia: ~nnu li re H; semestre lire 3,50 - .Estero : anpo lire 8; sem~stre lire 4:,50 Un nume'ro separato Cent. 30 Amministrazione: Co1·soViltol'io Emmmele, n.0 115 - NAPOLI Arn·,o XIC - Num. 11 ABBONAMENTO POSTALE Homa, 15 Giugno 1!►06 1 Racc~• ,.t\andlamo caldamente ai moltissimi abbonati ai quali scade l'abbonamento a fine Dicembre di voerlo r .mnovare in tempo, Preghiamo poi tutti gli abbonati ed amici lettori della Rivista di volerci procurare qualche nuovo abbonato e di favorirci pochi ma buoni indirizzi di abbonabili. S<.;MMARlO: Noi : O! i a vve11 I rne11 t,I e ~·li 110111I nt: ( GI' insegnamenti delle ultime elezioni - L' ultimo delino anarchico -- L' ultima sconfitta della democrazia cristiana. li Vaticano contro Romolo Murri -- Pel riscatto delle meri •Hionali - Repubblicani e socialisti - ,\bcrrazioni - Mercatelli assolto -- V. Piva: A proposito dello sciopero generale). - 'J.Ja I-ti vlst,a: Il trionfo di Giòlitti -A. Agresti: L' opera della Duma-Carlo De Angelis: Sar,ieirna r:bclle ... -G. Caranoloonvito: Le Casse per lo invio ,li oper-ai alle Es1111sizio11-i- GiuseppeRensi: !Dea ed Efeso- F. Aurelio Favara: L'Africa , per gli /\ fri..:ani -- Sperilllentàlismo sociale: Booker T. Washington: L'educabilità dei negri - Luigi Pirandello: Tutto per bene Hivista delle IUvlsi.,e: Rampolli di aristocrazia in America ( North American I<eview) - Animali estinti 'c,l a11ifl'lali che si estinguono (Die Gre11r_bote11) - Il movimento delle otto ore ( Le Jvlo11ve111e1s1ot cialiste) L' azione · elci \Oomuni contro il Fondo per il Culto e il suo valore economico, morale e politico ( Rivista dei comuni, delle pro- · vilu"ie e de!le opere pie) - La lotta contro l'Alcoolismo in Scandinavia (KonserJJative Monalschrift filr Politi/e, Lite l'Nbtr 1111d K1111st) - Le cantine scolastiche (Nineteent/1 Ce11t11rx) - li tunnel sotto la Manica (\Vordl's \\Torks) - 'n bilancio francese del , 907 e l'imposta sul reddito ( L' Eco,wmiste européen) - Il socialismo nelle campagne in Unght!ria e in Germania (Socialde1110/cratischesblatt). GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI Gl' insegnamenti delle ultime elezioni. - Le ele·zioni del 3-10 Giugno hanno dato risultati, che dovrebbero servire a qual(:he cosa. I socialisti, con lo Avrrnti in testa, cercano di1nostrare che dal 1904 al 1906 essi nnlla. hanno perduto. L' asserzione non potrebbe essere più cervellotica, più contraria ai fatti. Si può menare per buona la spiegazione della diminuzione nel totale dei voti raccolti nel 1904 di fronte a quelli raccc,lti ultimamente colla emigrazione temporanea degli elettori di parte socialista; ma no11 si riesce a compreudere che la perdita attuale - che potrà raddoppiarsi per opera della Giunta delle elezioni - di tre colle~i sopra ~ent!quattro, cioè del 12,50 °/ 0 equivalga .a ze1·0. Propno s1 vnole ridurre l'aritmetica ad una ·opinione .... Si dimentica inoltr~ che in parecchi collegi la di8tanza tra il candidato socialista e qnello avveri;ario si è attenuata in guisa che se:nbra assai possiibile che in un'altra lotta altre perdite potranno veri- ·fican;i. f., non si dimentichi che si dovrebbe ritenere -che le perdite sarebbero state maggiori se tutti i de- .putati socialisti si fos:rnro dimessi; il fatto che Autolisei, Bor,iani e Giusto Calvi non vollero sottoporsi al gi11dizio degli elettori è significativo. Essi rimang?no perciò diminniti di autorità di fronte al gruppo. d_1fr~nte alla Camera e di fronte al paese; invece non s1 puo che ammirare Alessandro Tasca , il quale pur s~p~ndo che il suo collegio non è in maggioranza soc1alista volle sottoporsi alla prova per solidarietà coi µropri compagni. · E ci rallegriamo del successo ottenuto, eh' è la condanna di molti imbroglioni politici, che con rara sfacciat?.ggine hanno fatto l'apologia delle candidatm·e tt,{ftciali, 11so2° Impero, ed hanno mostrato attitudini d1..staffieri e non di liberi cittadini. Il trionfo di Tasca, consule Giolitti, sfata le bugie di cotesti staffieri, che altra volta l'attribuirono al1' appoggio.... di Sonnino. Non va dimenticata, infine, la circostanza che mai come ora si verificarono in Italia elezioni, nelle quali la legge sia stata più rispettata, la libertà del corpo elettorale più completa. Gl' insuccessi parziali. quindi, dai socialisti non si pos.:1onospiegare colle pres;io111 e colla indebita i nger.enza del governo. Le perdite subite dal partito socialista a~quistano maggiore importanza perchè seguono a quelle del 1901, non ostante d,1e anni di attivissima propaganda e rl i tante lotte proletarie terminate san~ninosament-e e che avrebbero dovuto fare odiare di più la borghesia e le classi dirigenti. Nel corpo elettorale, qual'è attualmente, la condotta dei socialisti fuori ed entro la Camera ha prodotto disgusto ed allarmi : lo sciopero gonorale pro• dusse le prime perdite del 1904; lo sciopero generale la mancanza di energia e di sincerità dei deputati so 0ialisti hanno cagionato le ultime. Questa e non altra è la verità. I deputati socialisti che tol'nano alla Camera terranno conto degli inseo-namenti e delle indicazioni di que3te ultime elezioni /'Noi vorremmo spen.1.rlo, perchè, lo ripetiamo siamo contenti che i sociali-iti nel Parlamento possano' esercitare una funzione utilissima. ~ deputati socialisti poi la migliore indicazione sulla v1a da battere l'hanno ricevuta da Milano. Ivi sono più forti, p1u numerosi, più audaci i cosidetti rivoluzionari, gli ana~·- coidi; essi osarono affermarsi con candidature propne e misurarsi coi riformisti Turati e Treves, che più recisa.nente degli altri avevano esposto il propri_o }Jl'O· gramma. Ed ivi per lo appunto e.:1si sono stati sono: ramente battuti: la caduta di Labriola e di Lazzan non poteva essere più miserevole, più vergognos:-1.e non poteva più eloquentemente sottolineare la vittoria del riformismo. Se ci saranno socialisti alla Camera , che vorranno parlare in nome del proletariato rivoluzionario e sindacalista , adunq ue , non potranno che su sci tare l'ilarità discreditando sè stessi. Da questo, però, alle affermazioni della Tribuna che dal risultato delle elezioni del 3-10 Giugno vorrebbe argomentare alla possibilità della trasformazione del socialismo riformisfa in ala avanzata dell' Esfrema legalitaria e 1·adicale pare a noi che ci corra molto. I socialisti non potranno mirare al governo sotto la mo-
282 RJ V I S T A P O P O L A R E :narchia che in un caso solo; e cioè:. nel ca8o in cni, •come in Francia il clericsli~mo ineUesHe in p1•.rirol0 1 le pubhlit;he libe;t,à e gl'interessi snpremi della civiltà. + L'ultimo delitto anarchico.-Gli nomini, che •coi lnro att.i rlison0rnno una teoria, che ha pure al- ·cnni la ti sed ncenti; gli uomini che foro no capaci del ·delitto di Chica~o, della bomba del Liceo in Bar- ·cP-llona o di cento altri, coi quali non miravano a colpire una data persona ritenuta, non importa se ingiustamente, colpevole e responsabile delle presenti iniquità Rocia1i, potevano e rlovev·ano essP-re ritennti cap1rni dell'nltimo scellerato delitto di Madriò. In ci11esto r.ome nel precedente di Parigi, alnwno esRi intendevano farsi vindici del proletariato contro il rappresentante dell!\ monarchia la più. arret.nda e pitì reaziona~ia di Europa; colle bombe di Chicago e di Barcellona, in vece, gli anarchi~i intPsero colpire ari.- dirittura le stesse vittime dell'organizzazione sociale che essi detestano e combattono crimino~amente. Cbe cosa c'è di vero nel complotto di Ancona e di Washington e nelle intenzioni attribuite ::i.gli ::inarr.hir.i di attentare alla vita del Re d'Italia, del PresidPnte Roosevelt e di altri capi Stato? Noi non lo sappiamo; può darsi che ci sia dell'esagPrazione; è poRsihile che si tratti d'interessate invenzioni di poliziott.i. CPrto è che dopo gli asRassini di Carnot. di Umberto I, del- ]' Imperatrice d'Austria - una donna inerme e sventurata!-nessuno potrà TIP.garela r.ap::ir.it.à a delin'111ere degli anarchici e la grande probahilità della esiRtenza del complotto. Quando si pensa che col terrore,. che gli anarchici intendono spargere essi riescono soltanto a farsi detestare da tutti gli nomini e da tntti i partiti. rendflndo perciò, sempre più lontana la possibilità della realizzazione dei loro ideali, si deve sospettare che in loro il perturbamento intellettuale debba essere maggiore del pervertimento morale. C'è forse l'nno e l'altro. Ma se ci fo8se soltanto la mania omicida non Rarebhe minore nella società il diritto e il dovere di rlifenderRi. Chi uccide un cane iclrofobo crede forRe di ritenerlo responsabile moralmente della sua idrofobia? + L'ultima sconfitta della democrazia cristiana. Il Vaticano contro Romolo Murri. Preannunziato dai giornali politici nell'ultimo numero della Oultw·a Sociale e' è l'annunzio de·lJa sua ceRsR.- zione. Dice la dichiarazione: « La direzione della Cultura Sociale non ignorava come da parecchio tempo le idee e l'indirizzo politico sociale ·della rivista erano male accette alla superiore autorità ecclesiastica , la quale non mancò di far conoscere tale suo gindizio. esortando anche parecchi ordinari a vietare ai chierici la lettura del nostro periodico. Oggi le cose sono giunte a un punto che non ci è più possibile tacerne. Dolenti di non saper disapprovare alc11ncbè del nostro passato nè mutare l'indirizzo della rivista. che a noi è parso sempre il più rispondente alle esigenze solidali della cultura e del cristianesimo, e non volendo d'altra parte evitare un conflitto con l'autorità eccleHiastica., preferiamo sopprimere dopo otto anni e mezzo di vita non inutile e non ingloriosa la Cultura sociale.... ,. Nella rubrica Sulla via, nella quale Don Romolo Murri più spesso si abbandonava con maggiore espansione alla pol_emica sincera ed efficace con grande amarezza soggrnnge: e La via, grande via dell'azione e della vita pubblica qui finisce per noi. Ci mettiamo fuori e prendiamo i sentieri montagnosi della scienza. La compagnia della strada grande ci ha nauseati e stancati. Da molto tempo noi la seguivamo senza piacere e senza fiducia, alacri nell'aspetto, ma con nna segreta stanchezza. nel cuore, solo per amore di quei parecchi che erano venuti, da un tratto più o meno lungo percorrendola con noi e che, per continuare, guardavano a noi. ,. 4. Ma troppe viltà, troppe insidie , troppe vergogne ci toccava vedere, di troppe , pur volendo segnalarle, ci toccava tacere; e quando l'una o l'altra esercitava la no:1tra penna, noi dovevamo ancora moriernre . lo sdegno; poichè nella società nostl'a, e anche nel c:"'ttolicismo nostro!' no amore troppo vivo della ventà e della giustizia p11ò parere stranezza di gente che non sa vivere, imprndenza da farsi gridar la croce addosso da tutti. » Ai nemici Don Mnrri fa la minaccia finale di poterli qualche volta incontrare sulla via. Allora dovrebbero essere botte da orbi ! Ma si può vi vere sicn ri che non assisteremo allo spettacolo, che potrebb~ riuscire ntile. Don Murri cede le armi, perchè vuole restare cattolico e non semplicemente cristiano. Ora egli dà mostra di poco ingegno non accorgendosi che èultmt{l, e c1·istianesimo. q nale si è Venuto elaborando in venti secoli nella forma cattolica sono termini inconciliabili; lo sono ancora di più cattoUcismo e democn1zùt che possono andare di accordo come l'acqua e i I fuoco. Vuole restare cattolico Don Murri? Ebbene rinunzi alla cultura ed alla democrazia: accetti integralmente il Sillabo ch'egli ha osato deridere e combattere. Non è infallibile il papa? Ebbene che vanno almanaccando questi preti insolenti che vorrebbero ridurre ad. una farsa l'infallibilità col dare consigli a chi non pnò riceverne, ma deve dare ordini, che devono essere ese • guiti senza discussione ? Il papato è logico; sono fuori della logica i democratici cristiani. Pio X eh' è in mano di Alguazil travestiti da cardinali penserà a farveli rientrare renàendoli innocui colla castrazione. Il Papato non mostra alcuna simpatia colla demo crazia cristiana flll'estero: i suoi fedeH e ciechi strumenti recentemente hanno combattuto l'abate Daens nel Belgio e l' abate Lemire in Francia ; e ali' estero non ci sono le ragioni politiche speciali che esistono in Italia per combatterli. Don Mnrri, Padre Semeria, Don Stomzo, e pochi altri democratici cristiani sinceri, che hanno cultura ed ingegno come non si sono accorti che essi non possono trascinare nella loro orbita il Papato senza ammazzarlo? Un' ultima osservazione. Il Vatic::ino ha ridotto al silenzio Don Murri senza scomuniche e senza ricorrere alle armi spirituali ; g;i è servito di un mezzo semi rivoluzionario, tutto terreno: ha boicottato la Cultura Sociale e l'ha presa per fame .... Quanta bassezza! + Pel riscatto delle meridionali. - Siamo convinti che il riscatto delle ferrovie meridionali innestate tra le linee esercitate dallo Stato sia conveniente per tutti : per lo Stato, per la società e per le popolazit,ni · attraversate dalle medesime. Ma il riscatto delle meridionali rappresenta un'operazione di centinaia di milioni, che non può eEisere discusso in Comizi d' incompetenti. Crediamo che esageri i suoi calcoli l' on. Saporito Ricca, che combatte strenuamente il riscatto; ma il vederlo propugnato con tanta insistenza da grandi giornali e da riviste e da Camere di Commercio, che hanno intime relazioni col mondo della finanz::i, ci fa sospettare che esso sia un troppo b11on affare pei capitalisti, che hanno nelle mani le azioni delle società. Questo sospetto ci tenne sempre incerti e non ostante le nostre simpatie pel Ministero Sonnino e la nostra fìlucia nella competenza del ministro Carmine, di fronte alla gravità del problema e degli interessi colossali, che implica, ci astenemmo dalla lode e ù alla critica. Rimalliarno ancora dubbiosi sulla bontà del rrogetto Sonnino-Carmine,
RIVISTA POPOLARE 283 nonostante che abbia trovato dei difensori in due nostri cari amici di parte avanzata: Quirino Nofri e il Prof. Graziadei. Perciò non sappiamo menomamente approva1~e i Comizi dei ferrovieri, che consigliano e quasi impongono il riscatto. Ohe ne sanno essi delle insidie che si possono nascondere nel contratto? Hanno essi letto gli articoli dell'on. Saporito-Ricca? Possono dimostrare sbagliati i suoi conti? . Nulla di tutto ciò. I ferrovieri non vedono che un lato solo della questione: quella della loro posizione. E per assicurare la posizione di poche migliaia di lavoratori l'Italia dovrebbe andare incontro alla. perdita di un paio di centinaia di milioni ! E' 11napretesa degna di tutti i Branconi del corpo ferroviario italiano. Meno male se non ci fosso modo di provvedere alla posizione dei ferrovieri delle Meridionali anche senza procedere al Riscatto ; ma si sa che gli articoli del progetto Carmine-Sonnino, che li riguardano saranno 8tralciati e certamente approvati dal Parlamento, togliendo ad essi ogni pretesto di agitazione. Qnesti Comizi, quindi, fanno il giuoco dei capit.alisti ed autorizzano tutte le malignazioni possibili sui loro promotori. Al travolta l'agitazione dei ferrovieri costrinse il ministero Zanardelli a recedere della lite colla Società esercente ed a far loro guadagnare molte decine di milioni, che furono pagate dallo Stato, cioè dai contribuenti. Si deve ripetere il giuoco? Ci sembra un pò troppo. Al riscatto sicuramente si verrà; ma lasciamo che coloro che hanno la grave responsabilità di presentarlo e di farlo approvare ottengano le migliori condizioni possibili nello interesse pubhlico. Una sessantina di milioni lo Stato guadagnava col progetto SonninoOarmine. Noi speriamo che qualche altrr. cosa si potrà otte-. nere dagli on. Giolitti e Gianturco. I ferrovieri che vo• gliono loro forzare la mano , anche senza volerlo, funzionano, in questo momento da alleati dei capitalisti, che a parole combattono ed a fatto hanno sinora aiutati. + Repubblicani e socialisti. - Il nostro stelloncino sulla cavallaia 1·epubblicana è stato interpretato dall'amico direttore della Libertà economica come biasimo sostanziale per la irreconciliabilità tra il programma economico dei repubblicani e quello dei socialisti. Sentiamo il dovere perciò , di chiarire meglio il nostro pensiero. L'ironia nostra colpiva il gruppo repubblicano pel modo con cui era stato proclamato l'appoggio del partito nelle elezioni parziali del 3-10 giugno: quell' appoggio non era stato chiesto dal partito socialista ; perciò 'non era gradito e in casi simili non sarebbe stato ricambiato. Che noi ci fossimo bene apposti lo ha dimostrato l'Avanti! il quale si è vantato che i socialisti abbiano ottenuta la vittoria confro il blocco borghese, compresi i 1·epubblicani. Ora questa affermazione è un indice delle buone o meglio delle cattive intenzioni dei socialisti verso i repubblicani ; e queste intenzioni sono tanto più cattive in quanto che ciò che dice il giornale del partito socialista è assolutamente . contrario alla verità: dapertutto i repubblicani e i radicali hanno appoggiato i candidati socialisti, alcuni dei quali non sarebbero tornati alla Camera senza tale sincero e caloroso appoggio. Le vanterie dell'Avanti I quindi danno la misura della gratitudine dei socialisti e provano che noi avevamo tutta la ragione nel deplorare l'attitudine troppo cavallerescamente precipitosa, assunta dal gruppo parlamentare repubblicano. In quanto alla pregiudiziale derivante dalla inconciliabilità dei due programmi non siamo di accordo colla Libertà economica. Noi siamo intervenzionisti, anzi socialisti benchè a modo nostro e non abbiamo quindi le antipatie e le antinomie dei liberisti e individualisti, che possono bene intendersi soltanto cogli anarchici sindacalisti. Pensiamo altresì che i rep11bblicani - anche non socialisti-e i collettivisti pos~ano ancora pere,)rrere insieme molta via contro comnni nemici prima di sentire il bisogno di dividersi. Solo un fanatico ubbriacato degli nltimi ri,mltati delle elezioni francesi, com:~ J•1les Gnesde, può credere e pensare che fra q tJattro anni la Fran~ eia sarà pronta a passare ... al collettivismo. I socialisti che hanno la testa snl busto si contenterebbero di arrivarvi fra un secolo. Perciò noi stiamo per l'accordo tra repubblicani e socialisti nelle lotte elettorali ed anchA nelle parlamentari ; ma vogliamo accordo su basi eq ne . s·1lla base dell'uguaglianza e della reciprocità: accordo dignitoso. e proficuo, non deiizione u·niliante e S!licida. Notiamo infine che nello stelloncino sn cui, ritorniamo adesso e' era una punta contro la scimiottaturn nei procedimenti parlamentari adottati e proclamati nell'assenza del grnppo parlamentare socialista; in proposito non abbiamo rn1lla da modificare e se potessimo renderemmo più acuta la nostra punta. + Aberrazioni. - Pe1· motivi delicatissimi ci siamo astenuti dall' intérloq uire sul proce~so Nasi, che dura da tanto tempo e eh' è causa di pertùrbamento politico e morale in nna laboriosa e colta città di Sicilia quale è Trapani. Continueremmo a tacere. anche provocando giudizi poco lnsinghieri sul nostro conto, se le manife · stazioni di Trapani all' annunzio della decisione della Cassazione che dichiara inammissibile il ricorso dell'ex ministro della· Pubblica istruzione non sorpassassero ogm misura. Nulla diremo sul merito dell'accusa, eh' è ancora controversa ; ma a noi sembra che le dimostrazioni di Trapani contro la Corte suprema rappresentano una deplorevole aberrazione, che fa il paio con quella che in minori proporzioni si ebbe in Palermo all'epoca del secondo processo Palizzolo. Noi non abbiamo alcuna simpatia per la Cassazione di Roma , che altra volta dette spettacolo triste di servilismo quando giudicò, contraddicendosi, sulla legalità dei Trihunali militari e delle loro sentenze nei processi pel moto dei Fasci di Sicilia nel 1894 e pei moti del 1898; ma in questo caso ci sembra inattaccabile, non ostante il parere di verso del Proc. Generale Comm. Oronzo Quarta. Di fronte al processo Nasi, come pel processo Murri, si preten fono decisioni, che non sarebbaro state chieste e sperate per un qualsiasi povero diavolo- La legge vuole che per invocare il rispetto di certi diritti l'accusato si costituisca in carcere· ora Nunzio Nasi se ha le sue buone ragioni per tene:si al largo, non ne ha alcuna la Cassazione per fare in suo favore delle eccezioni, che riuscirebbero mostruose e che sarebbero invocate in casi , che non avrebbero ~lcuna parvenza di carattere politico. Trapani conservi tutta la sua ammirazione e il suo affetto per Nunzio Nasi, se lo crede innocente; ma non pretenda privilegi, che finirebbero per discreditare la fai.nto discreditata amministrazione della giustizia. Le dimissioni in massa del Consiglio Oomunale e le dimostrazioni in piazza coprono di ridicolo Trapani senza giovare a Nunzio Nasi. + Mercatelli assolto.- Nel n.0 2 di quest'anno ci siamo occupati delle gravi accuse eh' erano state lanciate contro il Oomm. Mercatelli rappresentante dello Stato nella colonia del Benadir. I particolari che erano stati pubblicati sulle accuse e le qualità degli accusatori principali, alcuni ufficiali dell'esercito e della marina in attività di servizio, le rendevano credibili; la credibilità cresceva per l'indole dei fatti de-
284 RIVISTA POPOLARE nunziati , avvenuti 111 uua lontana colonia africana, dove gli E11ropei ne commettono di ogni colore e rinnegano l'umanità. Una inchiesta venne ordinata ed il Consiglio del .Ministero degli all'ari esteri dopo uditi i testimoni e l'accusato, ha assolto pienamente il Mercatelli da tutte le accuse. Ci crediamo nel dovere di darne notizia in que::;ta stessa rubrica, nella quale ne parlammo. NOI ♦ A proposito dello sciopero generale. - Caro Colajanni, Il vostro appunto all'articolo di Enrico Leone che afferma esser0 • 'Hl costume acquisito il non intervento della forza pubblica nei conflitti cbe avvengono in Germa•nia od I np;hilterra > poggia s11 un fatto incontrastato, ma non dice tutto, e permettete quindi che io aggiunga una coda al vostro stelloncino polemico. Io non so dove I' amico Leone abbia appreso il costume acquisito della Germania e del!' Inghilterra : certo egli ha avuto un pessimo informatore. I conflitti - rni limito alla Germania visto che. per il Belgio: Francia ed Inghilterra avete portato ottimi esempi contro l' opinione del Leone - non avvengono perchè è notorio che in Germania al minimo sn bbuglio la forza pubblica sparerebbe senza attendere l'ordine ... dei ciottoli. Un esempio: Per il 21 febbraio scorso in commemorazione dei fatti di Pietroburgo, i socialisti di Berlino avevano promossa una dimostrazione che sarebbe riuscita senza dubbio pacifica. Ebbene; a Berlino furono concentrate non so quante dozzine di reggimenti e l'ordine era di sparare al primo accenno non a dimostrazioni numerose, ma al solo formarsi di cortei. I giornali ufficiosi scrissero a grandi caratteri che l'ordine era di sparare in pieno petto e questo µer economi a di sangue ; la logica del costume acquisito difatti affermava che gli squilli , le fucilate in aria e gli altri mezzi preventivi e pacifici, non avrebbero che maggiormente eccitati gli animi e quindi reso JJÌÙ grave il massacro. I sccialisti ca.pita la mu- ::,ica, cambiarono programma e si limitarono ad ascoltare in luogo chiuso uu discorso di Bebel che parlò per tre ore. Le parole dell'oratore socialista-ch'è un forte oratore, non tale però da tener desto uu uditorio per tant,o tempo - e la birra dispersero le ultime velleità e alla spicciolata senza un grido, finita la concione, tutti se ne andarono a casa. Con questo me ne guardo bene dal difendere la condotta del partito socialista tedesco il cui !egalitarismo mi sembra vada oltre ogni limite di serietà: no. Dico ::ioltanto che se in Italia si avesse un decimo della prudenza tedesca non si lamenterebbero eccidi, sui- quali specula la più stupida demagogia che abbia calcato il bel paese. Io vi ho portato un esempio recente del costume acquisito. Per chi non voglia ricorrere a frasi fatte -tanto per concludere che il nostro è l'ultimo dei paesi, gli esempi sarebbero numerosi ed istruttivi. E perchè del resto i nostri capi rivoluzionarii non vanno un pò all'estero ad assaggiare le libertà che da noi mancano? Per wio conto l'esperimento l'ho fatto .... Un'altra cosa: nell'ultimo numero della vostra Rivista, riportate l' &.rticolo l' Ultimo sciope1·0 generale pubblicato nell'Avanti della Domenica. Grazje. Non posso però accettarne la paternità perchè non mi piace adorniu-mi delle penne del pavone. Dell'articolo condivido tutte le idee , ma poichè è bello è bene se ne conosca il vero autore: esso fu scritto dal mio collega on. 8avino Varazzani. Grazie dell'ospitalità. Vostro VITTORIO PIVA 11 tttionfo di Gio1itti Non è stato un trionfo oratorio, nè quèllo di un programma ; ma quello di un dominatore temuto ed anche amato, che riprende il suo posto che per poco aveva lasciato volontariamente e che nella sua assenza, spirituale se non materiale, era stato occupato da altri. Spieghiamo i termini di questa sin tetica impressione della seduta e dèlla votazione del giorno 12 nella Camera dd Deputati, che a qualcun<~ potranno st"mbrare oscuri; forse anche contraddittori. Dal punto di vista oratorio· l' on. Giolitti nel leggere le comunicazioni del governo parve stanco e malsicuro appena cominciò a parlare : sulle sue labbra non errava quel suo sorriso mefistofelico caratteristico che spuntò soltanto per qualche istante rispondendo o interrompendo gli on. Chiesa è Ferri Enrico. Invece egli si mantenne, quasi sempre durante la seduta acceso in volto. E l'accensione della faccia formava uno spiccato contrasto colla parola più calma e più dimessa del solito. . In quanto al programma non c'è nulla da obbiettare, ben poco da osservare. Nei punti concreti è nè più nè meno quello dell'on. Sonnino. Si comincera - anzi mentre si pubblici la Rivista, è giù cominciata - la discussione sul disegno di legge pel mezzogiorno, per la Sicilia e per la Sardegna. La novita è quella del rinvio della discussione del riscatto delle meridionali a Novembre. A nessu1Jo parve ingiustificato questo rinvio, perchè l' on. Presidente del Consiglio disse che un progetto di tanta importanza non poteva discutersi in pochi giorni. Ed aveva ragione. Ma questa giustifìc:izione del rinvio non è la condanna di coloro che ne vollero ritardata la discussione sotto Sonnino? Intanto i capitalisti delle Meridionali possono gongolare: il ritardo nel riscatto procurerù a loro un guadagno di almeno quattro milioni, perchè da Luglio a Dicembre decorrono i mesi del massimo movimento delle- merci e dei passeggeri ed a Gennaio, quando il governo prenderebbe le meridionali, comincia la stagione morta .... L'on. Giolitti dichiarò che i progetti pel mezzogiorno verranno migliorati durante la discussionè che si fara sul testo cnncordato tra la Commissi.one parlamentare che li esamino e il ministro Sonnino. Non si sa ancora di preciso su che cosa consisteranno tali miglioramenti. I proprietari e i conservatori sperano che siano modificati profondamente gli articoli sui con tratti agrari; se cosi fosse tutto il progetto perderebbe l' i 111 pro11ta sociale che esso aveva primitivamente, con danno sicuro delle classi lavoratrici. Rimarebbe lo sgravio della fondiaria ; e sarebbe da accettare. Si assicura che i provvedimenti contro l'analfabetismo e quella sulla viabilita verrebbero estesi alle Marche ed all'Umbria ed anche resi più efficaci. Di che ci sarà da rallegrarsi sinceramente. Un annunzio che parve una canzonatura fu quello di una inchiesta parlamentare sulle condizioni dei lavoratori del mezzogiorno, della Sicilia e della Sardegna. In verità dopo tante inchieste, tante relazioni ufficiali e tante pubblicazioni pregevoli e ricche di dati non c'è lato del problema, non c'è dettaglio sullo stato del proletariato che non sia
RiVIS1A PÒPOLÀRE 285 noto anche agli uscieri più ignoranti di Montecitorio. Questa proposta d'Inchiesta parlamentare, quindi, rappresenta una lustra che non si comprende a che possa servire e chi possa illudere. Non potrà rappresentare che una perdita di tempo e di alcune centinaia di migliaia di lire .... C'è poco da osservare sulle discussioni. Due soli oratori attaccarono il ministero : l' on. Chiesa in nome dei repubblicani e in una forma correttissima; I' on. Enrico Ferri in nome dei socialisti e con forma ancora più corretta. Tacquero i radicali. Fu felice I' on. Chiesa quando alludendo alla importa- _zione del]' italo-galliziano on. Schanzer in un colaegio del mezzogiorno, ricordò che per quella regione .non occorrono soltanto provvedimenti economici; ma anche e forse di più di metodi di governo che ne formino l' educazione politica e morale. Certamente non si riuscirà a questo elevato intento rinsaldando le radici dello stesso Schanzer e facendolo nominare Consigliere prima e Presidente del Consiglio provinciale della provincia di Terra di lavoro dopo. Nulla abbiamo da osservare contro il ministro come persona; ma egli rappresenta l' arriv1smo e la imposizione. Ritornando alla discussiona siamo nel dovere di constatare che fece penosissima impressione anche :tra i suoi amici personali e politici il contrasto -stridentissimo tra la mitezza dell' attacco dell' on. ,Ferri e la estrema violenza del linguaggio dell ' A . I . vanti. Delle due l' una : o il direttore del giornale socialisù è convinto pienamente che gli attuali ministri sono briganti quali li denunzia e li descrive quotidiana mente; e egli per la più elementare coerenza doveva portare le accuse alla Camera, come in altri tempi altri ve li portarono senza curarsi ,della quasi unanimità di coloro che le contraddi- .cevano, schiamaz1..avano e volevano soffo.::are cogli urli e coi damori la voce degli accusatori. O non è convinto della veridicità <li tali accuse; e allora ... francamente il contrasto che abbiamo rilevato a molti e parso equivalente alla cadut.a morale non di quattro o cinque deputati socialisti nelle ultime elezioni, m:1 alla disfatta in Parlamento del gruppo socialista. Si può passare sopra agli inconcludenti e reazionari discorsi degli onorevoli Crespi, Meardi e Flamberti o all'ossequiosa dichiarazione di voto dell'on. Borsarelli. Fu semplicemente grottesco il Meardi - che lesse una requisitoria contro... Sonnino , che poteva essere un coraggioso atto il 16 Maggio e parve atto da Mar;1maldo il 12 giugno ; egli che 1u sempre tr:1sformist:1 e che vota pel ministero Giolitti ch'è una inc1ro:1ziune del tr:isformismo, lo condannò soltanto in Sonnino ... solo perchè era -cacui to ... Quanta bassezza ! Dobbiamo fermarci, però, a quella <lell'on. Anlonio Di Ru<lini. Fu improntata :1 correttezza parlamentare formale e sostanziale; ma parve una voce {!i oltre tomba. La dichiarazione dell'on. Di Ruclinl ru improntata a malinconia sincer::i e profonda: ·constatò che a destra, che non è più quella <li Silvio :Spaventa, poçbi lo seguono ... E infatti tra i 98 che vot:1rono contro Giolitti appena ..J.2 forono di .destra e di centro sonniniano; 41 di Estrema Sinistra. La vera opposizione di Sua Maestù, quindi, è ridotta a tali umilianti proporzioni, che si deve ri...: tenere allontanata per lunghi anni dal potere. Questa riduzione costituisce il la.to più umiliante del momento politico attuale. Tutti si domandano: i vo.:.. tanti del giorno 17 Maggio furono quasi uguali per numero a quelli del 12 Giugno; come in un batter d'occhio si poterono squagliare i 150 che votarono in favore di Sonnino in Maggio e ridursi ad una sessantina in Giugno, in meno di un mese? Come i 177 oppositori dell' on. Sonnino poterono con tanta rapidità trasformarsi in 262 sostenitori <lel1' on. Giolitti? La metamorfosi cinematografica è tanto più disgustosa ed abbietta in quanto il programma dell' on . Giolitti, nella parte concreta ed immediata, è nè più ne meno.... q nello del!' on. Sonnino. Se c' è · diversità sta in questo: nell'accentuazione verso il clericalismo dell' on. Giolitti; accentuazione in forma negativa, ma noQ per questo meno esplicit~ e significante. Infatti dal discorso di Dronero in poi l' on. Giolitti aveva trovato sempre una nota schiettamente anticlericale ed aveva sempre parlato in nome del partito liberale democratico. Il giorpo 12 Giugno non vi fu il più lontano accenno an' anticlericalismo e il gran partito suo divenne semplicemente liberale e non più democratico. L'azione dell:1 puntarella sotto il ministero Fortis non era stata cosi energica come lo fu questa volta. Sicchè parve a tutti che nel ministero Giolitti l'ombra dei clericali si proietti intensamente e in guisa tale che alcuni preannunziano prossima la scomparsa dell'attuale protagonista e la sostituzione dell'on. Tittoni, che si sa:-ebbe deciso ad abbandonare l'ambasciata di Londra perchè crede di potere raccogliere l'eredità della presidenza del Consiglio. La significante mutilazione del programma politico e della relativa denominazione del partito venne rilevata dall'on. Chiesa e l'on. Giolitti di ordinario tanto esatto e felice nell'improvvisare una risposta alle obbiezioni ed alle accuse questa volta non si provò neppure di rispondere. Sia lode a lui, che volle risparmiare alla C~mera ed al paese una menzogna, che non avrebbe ingannato neppure i parecchi De Bellis della maggioranz~: Auauriamoci intanto che cadano le maschere sotuh b che coprono l'attuale ministero e che venga presto il aiorno in cui al (J'ranpartito liberale si sostituisca b b il partito clericale. Sarà una buona giornata perchè sarà il trionfo della sincerita , che metterà tutti a posto, mentre quella del 12 giugno è stata la giornata del trionfo personale di Giolitti. Questi colle parole e cogli atti volle significare al paese che nella Camera fatta da lui nel 1904 ha ripreso quella maggioranza che aveva ceduto :1 Fortis, che tollerò che passasse al servizio di. Sonnino per tre mesi, ma che i suoi luogotenenti, che sentivano tormentosa la nostalgia del potere , lo trascinarono a riprendere. La Rivist,a Ai nostri abbonati che non fanno la collezione della Rivista e che vogliono manda1-ci il N. 0 7 dell'anno LY, il N.0 15 dell'anno X ed i N. 2 e 3 del/' anno corrente, daremo in cambio un libro del valore di cent. 50 da scegliersi nel/' elenco dei libri di premio di edizione della Rivista.
286 RIVISTA POPOLARE L'opera della Durna <e La Duma ha diritto di propone e di emanare progetti che riguardano l' aboli1ione di leggi esistenti, e l'istituzione di leggi nuol'e. Questi progetti tutta1•ia non possono i,~frangere le basi dell'ordinamento dello Stato, stabilite dalle leggi fondamentali >>. Questo uno dei vari i articoli con i quali, il ro d'agosto dell' 811110 scorso lo Tsar dichiarava che il popolo HL1sso avrebbe il suo parlamento: <e La Duma >>. Bisogna non dimenticare che la legge fondanientale dello Stato Russo è che lo Tsar è arbitro della legge; autocrate, è lui che la fa. E difatti nel manifesto che convocava per le elezioni alla Duma si diceva chiaramente: <e E perci<'.Jche, mantenendo la legge fondamentale che conserva il potere autocratico, abbiamo giudicato opportuno di istituire una Gossudarstvennaja Duma ». Questa la volontà dello Tsar e dei Granduchi, dei Generali e degli alti funzionarii che gli stanno intorno. Sembra però che la volontà della Duma sia diversa. Il vecchio Pobiedonostezeff - feroce ma lucida intelligenza di tiranno - aveva detto allo Tsar: Resisti l Egli considerava che il sangue sparso dal popolo inerme, in quel fatale 22 di gennaio che n~l la storia Hussa passerà col nome di Domenica sanguinosa, non era stato sufficiente ~ debellare le velleità liberali del popolo; che un altro, dieci altri massacri ci volevano, ma concessioni no, neppur una, per quanto minima, per quanto illusoria potesse apparire. Il vecchio procuratore del Santo Sinodo sapeva che l'edificio putrido dell'autocrazia crollerebbe il giorno che lo Tsar permettesse al popolo di discutere con altri che i Cosacchi massacratori, i carcerieri, e il boia. Ed il vecchio Pobiedonostezeff aveva ragione. Aveva ragione, ma i tempi erano maturi per gli eventi nuovi e le parole di lui, che fino alla vigilia erano state ascoltate, apparvero inopportune, ed egli dovette scendere dall' alto ufficio, cd assiste ora, impassibile, all'avverarsi della profezia che egli aveva fatta allo Tsar: Se cedi dovrai cedere tutto. E sembra che la Duma la intenda veramente così. In v.erità lo Tsar ed i suoi consiglieri-pur non seguendo alla lettera il consiglio dell'apostolo del1' autocrazia, nè pigliandone sul serio la lugubre previsione-cercarono in qualche modo di frustrare le speranze e l'attesa dql popolo e fu necessario il grandioso sciopero generale che per 5 giorni paralizzò la vita della Russia perchè il Piccolo Padrespaventato e vinto dalla ribellione dei 1ìgli -si decidesse a mantenere la promessa fatta tre mesi avanti. Il 30 otrobre uscì l'Ukase che convocava le el.ezioni alla Duma. Ed il 10 maggio p. p. i rappresentanti ·del popolo Russo si sono riuniti, la prima volta, a parlamento. Ora appar chiaro che la volontà della Duma è diversa da quella dello Tsar, e più chiaro ancora si vede che il vecchio Pobiedonostezeff aveva ragione. Lo Tsar dovrà cedere tutto. La Duma ha già avuto il tempo di affermare tre volte - in tre solenni occasioni - che essa ha una volontà sua - indiriz:;_o in risposta al discorso del trono-; che essa VL10l governare il paese esigE-ndo che i ministri sieno nominati fra i componenti della Duma - discorso Rodicheff invocante le dimissioni del Governo-; che essa è chiamata e decisa a risolvere gravi e grandi questioni sociali-discorso di Alady·ne su la questione agraria; disc<n-so Nabohoff' proponente l'abolizione della pena di mo1·te. Siamo soltanto al principio, e già i conB itti sono scoppiati, I.a Duma si urta al protocollo, la Duma si urta all'etichetta, la Duma si urta ai ministri dello Tsar. Per ora soltanto ai suoi ministri. Il giorno che essa si urterà allo Tsar - e sarà quando vorranno scioglierla, e lo vorranno - la Duma dovrà scegliere fra il Piccolo Padre che massacra , e i figli che chiedono giustizia. E sembra che, fin d'ora, la coscienza netta, chiara, tagliente della loro opera, della loro ragione d' essere , della natura del loro ufficio questi rappresentanti del popolo Russo l'hanno portata con se dalle loro provincie; l'hanno attinta nei Mir e nelle Zemstwo i contadini; nelle fabbriche gli operai; nelle università gli intellettuali e l'hanno portata intatta in seno alla grande assemblea ove l' anima grande, e la grande necessità del popolo Russo si mo1>trano a luce meridiana. E, cosa degna di nota e che smentisce le dichiarazioni che Katzoff, gentiluomo di camera dello Tsar, fece giorni sono a proposito dei Mugjcks, i contadini Russi si rivelano a noi sotto un carattere nuovo, assumono dinanzi al nostro spirito una personalità tutta diversa, più alta di quella che eravamo soliti considerare come la loro. Noi occidentali, ci siamo abituati-ed in questa ignoranza ci hanno mantenuto le interessate dichiarazioni dei sostenitori dell'autocrazia-ci siamo abituati a considerare il contadino Russo come un bruto superstizioso, fanatico del suo Tsar, felice nella ignoranza e nella obbedienza, rassegnato fatalisticamente alla sua perenne e insaziata farne. Invece ecco Aladyne, un contadino, Lazarlko, un contadino, Joseff un contadino, Ledelnikoff un contadino Cosacco, che parlano come potrebbero parlare i più evoluti fra i nostri operai; e che ci espongono i desiderata e le petizioni dei loro elettori, i quali desiderata, le quali petizioni non accennano punto a supina obbedienza, a crassa ignoranza, a inerzia a fatalismo di rassegnati; ma sibbene a volontà, rispettose sì ma ferme e decise; tanto decise che sott' esse· si sente bollire il fiotto della rivoluzione. Il buon senso parla in loro, ma la risolutezza e la chiarezza delle idee, nella franchezza delle espressioni, altresì. Parlando del Consiglio dell'Impero, cui dovrà toccar la sorte della Camera stellata sotto Carlo 1° d'Inghilterra, Rikheff, un contadino trova uti'espressione sign ifican tissima e forte. cc Il Consiglio dell'Impero è una trave marcia su la quale si è voluto costruire i1 nuovo edificio dello Stato >>. E' chiaro? Si viene alla compos1z10ne dei gruppi politici (forse la parola è poco adatta ma non ce n'è un altra) nella Duma ed ceco che i contad~ni s' avvicinano e si stringono al gruppo del lavoro - Partito della Fatica - e mentre da un lato danno un indice chiaro di ciò che sono ed intendono essere, diventano un freno alle impazienze troppo vivaci di quei socialisti - quasi anarchici - che siedono alla Duma con loro. Si arriva alla discussione della questione agraria ed uno di essi accenna che egli e tutti i suoi colleghi vedono la questione oltre che nei dettagli anche nel suo complesso. Non è soltanto questione di terra, è anche questione di libertà. cc Mi hanno detto al villaggio - dice questo rappresentante: - Va e muori o riportaci della terra. Ma credete voi che si possa godere la terra primo di essere liberi? No: e noi dunque vogliamo anche la libertà ». Chi avrebbe mai pensato che quella orgati.izza ..
RIVISTA POPOLARE 287 zione di « Terra e libertà » che dette ai lottatori della libertà ed al capestro Valeriano Oninshj, Sotìa Perowsk.a ja, Demetrio Lisogub; e che parve strangolata per sempre dalla corda d ~1 boia, ammutita per sempre nelle casematte della fortezza di San Pi çro e Paolo, sepolto per sempre nelle atroci mine di piombo siberiane - delle quali è proprietario il benigno Tsar Nicola Il0 parlerebbe oggi di nuovo, a tutta la Russia, al mondo in ti ero per bocca dei contadini; e ripeterebbe, immurate 1 le sue parole, la sua divisa, la sua volontà: Terra e libertà? Ed i contadini a proposito dell'amnistia ricordano i caduti in nome di <e Terra e. libertà >> e dichiarano: « Noi per l'opera loro siamo quì a fare gli in te ressi del popolo Russo ; essi vollero quello che noi vogliamo, non è giusto che noi sediamo alla Duma e d1e essi languiscono in galera». E se talono osserva come volle osservare Jorembjne che ciò darebbe la libertà ad elementi pericolosi essi rispondono con una grande parola di giustizia. « E' meglio che escono in libertà anche i colpevoli piuttosto che vi debbono languire gli innocenti ». Questi contadini senza accorgersene portano grandi parole di storia. Non sono quali credevamo essi fossero. Ed io ho idea che anche a proposito dei Cosacchi debba esser così. Certamente essi massacrano la folla, e quando dai loro Atamanni sono scatenati sul popolo - specialmente inerme - tutti i loro istinti di predoni nomadi della steppa si svegliano e più uccidono, e più vorrebbero uccidere; eppure se si pon mente che circa due mesi fa un reggimento di Cosacchi si rifiutò in mn.ssa di prestar servizio di polizia; se ci si ricorda che nel gennaio scorso, una petizione di uffìciali di Cosacchi fu presentata allo Tsar per chiedergli che i Cosacchi fossero esonerati dal servizio di repressione dei tumulti popolari; se si pensa che Pauloff - deputato di Contadini Cosacchi - è uno dei più energici uomi_ni della Duma e che chiede risolutamente le terre a nome dei suoi mandatarii ; se si riHette :i tutto questo, allora l' azione dei Cosacchi nei tumulti popolari passa in seconda !ìla, e involontariamente ci si domanda: - Ma è poi vero che lo 1'sar può ttdare ciecamente SLl loro? - Perchè il grande problema è questo. I Contadini sono veramente rassegnati alla loro miseria? I militari, e specialmente i Cosacchi, sono veramente fedeli? Elementi certi per rispondere non ce ne sono. Nè i contadini si sono ancora apertamente ribellati allo Tsar; nè i Cosaccl1i hanno ancora in massa, preso partito per la Duma contro i reggimenti della Guardia, la cui fedeltà è indiscutibile come il reggimento Pojebraicnshi, e gli Usseri rossi. Tuttavia i tumulti agrarì che hanno avuto luogo quà e là nell'impero Russo, e la terribile agitazione agraria che ora dilaga nell'frnpcro dànno il diritto di credere che i contadini d'oggi pensano diversamente da quelli del tempo di Pietro I e Caterina; e le rivolte dei marinari e il malcontento degli artiglieri sembrano promettere alla Duma una certa forza ; il giorno che essa sentisse la necessità di servir~ene. Può anche darsi che l'arrivo a Pietroburgo dei deputati Cosacchi e Siberiani eserciti una influenza anti-autocratica sui mili tari Cosacchi. Noi troveremmo allora che ci siamo immaginata, cd abbiamò conosciuta una Russia molto di versa da quella che è in realtà. Certo si è che oggi la Duma ha messo mano a compiere un opera molto ardL1a. Essa fin dal primo giorno che è stata riunita si è' sentita e si è dichiarata un potere, anzi l'unico vero e legittimo potere della Hussia; e lo Tsar, che non resistette, quando Pobiedonostezcff gli consigliava la resistenza-e d'altra parte, la resistenza avrebbe forse, precipitato gli avvenimenti - dovrà cedere tutto, perchè la Duma non i ntend:! essere un parlamento, una potenza, una rappresentaL1Za da burla. La Duma intende fare essa la legge, vuole, essa, scelti nel suo seno gli esecutori della legge stessa; ma a chi guardi attentamente, questa non è - in fondo-che la parte minore di ciò che chiede e che vuole la Duma. La· politica, è soltanto la veste, la forma della Rivoluzione Russa: l'opera della Duma tende ad esplicarsi e svolgersi sul terreno delle applicazioni sociali. Questa è la grande, la sostanziale differenza fra la H.ivoluzione Francese e questa Russa. Che il conte Hcyclen ripeta, in un momento che si presenta quasi simile, le parole che Seyes pronunziò all'inizio della Rivoluzione Francese, che il Principe Dolgouroki faccia pensare con la su I azio,- nc, all'azione svolta dal Went\~·orth, conte di Stratford, nel parlamento Inglese, prima d'essere fatto ministro di Carlo I, che la Duma abbia lontanamente i caratteri degli <e Stati Generali »; che lo stato d'animo degli operai Pietroburgbesi abbia oggi certe similitudini con lo stato d.' animo degli operai Parigini del 1789 non è sorprendente; non è cosa che possa meravigliare; ma, al tempo stesso, tutto ciò non autorizza a pensare che la Rivoluzione H.ussa, sia il bis in idem della Rivoluzione Francese, · come questa 1 malgrado alcuni caratteri similari, non lo era della Rivoluzione Inglese che concluse alla decapitazione di Carlo 1°. E' un fatto che le qualità principali dello Tsar Nicola Il. 0 sono le qualità che erano dominati in Carlo l.0 ed in Luigi XVI. Una grande religiosità, una forte opinione di se; l'indecisione nell'agire, la lent:ezza nel decidere, la doppiezza nel trattare, la faciiità inconsulta nel promettere e ia nessuna premura nel mantenere; queste che furono le maggiòri colpe di Carlo I e di Luigi XVI, lo sono anche di Nicola II. Il t~mpo stesso tanto Carlo quanto Luigi possedettero le virtù che Nicola possiede e che fanno onorevole ogni semplice cittadino. L'affetto per la sposa cd i tigli, la li bcrali tà verso gli ami ci, l' affabilità grande, il desiderio di operare il bene, sono comuni ai tre sovrani che si sono trovati faccia a faccia col loro popolo. Due già ebbero a provare che q~1clle virtù sono insufficienti, e che le manchevolezze sono troppo gravi per un che debba e voglia governare un popolo; ora è Nicola 11 che sta facendo la prova e si trova di fronte la Duma. La Duma che ha una volont~t da applicare , un programma da svo.lgere ed un popolo dietro di se. Le analogie con la Rivoluzione F rancesc si arrestano quì. Poichè mentre la rivo1L1zionc Inglese ebbe da risol vcrc Lllla qLiestione principalmente religiosa-e che si complicò d' una questione politica, la cui durata e soluzione non furono che clhmere, fra protetccrato di Cromwell e il ritorno a CarJ.o 11 - e la Rivoluzione Francese ebbe da risolvere una questione politica che si complicò, per incidenza, dcli.a questione sociale - risoluta con la decapitazione di Anacharsis Clootz e la morte di Baboeuf - .la Duma è chiamata a risolvere una questione sociale. Si può d'ire, anzi, tutta la q uestionc sociale; poicbè un mutamento della organizzazione della proprietà fondiaria implica il conseguente e relativo mutamento di tutta la organizzazione della società. atLualmentc il governo nominato dallo Tsar respi ngc nettamente, recisamente, brutalmente .le richieste della Duma. Gorem)rk.inc ha dichiarato recisamente che il u-o b -
, f ..., 288 RIVISTA POPOLARE verno non può neppure accettare la discussione su la questione della cessione delle terre ai contadini e come ba respinto la domanda d'amnistia, annullandola con una amnistia tanto parziale che è parsa una derisione; come ha risposto al desiderio della Duma di abolire la pena di morte, facendo prematuramente impiccare otto operai condannati; così ha accentrato truppe a Pietroburgo per far capire alla Duma che le parole del contadino delegato Alaci yne - Questi ministri sono ridicoli, ma sono più potenti di noi perchè hanno i cannoni, erano esattissime e potrebbero fare da pendant oppositore alla disquisizione economica e da i calcoli del deputato Herzenstein, il quale confutando il ministro dell'Agricoltura Gurko ne ha messo in ridicolo la matematica sbagliata. Naturalmente la Duma non è ancora su la via rivoluzionaria. Anche i più determinati oppositori del sistema autocratico, nella Duma misurano gli atti e le parole ; sanno che lo Tsar possiede la forca e il popolo la violenza, un deputato dei contadini ha detto: << Se il governo volesse sciogliere la Duma noi lo diremmo ai nostri fratelli ed essi deniolirebbero il paese >>.Sanno che spingere lo Tsar o il popolo ad adoperare i mezzi estremi, è un fatto gravissimo, ed implica una gravissima responsabilità. La Duma non è ancora rivoluzionaria. Lo diventerà. Per ora essa chiede per i contadini la espropriazione delle _terre, ed il rimborso,. dei proprietari. Il governo minaccia e rifiuta. Domani la Duma che oggi chiede le dimissioni del ministero, lo vorrà vedere alla barra : e allora ? I consiglieri dello Tsar dicono: - La scioglier~- mo ; la purificheremo. Non bisogna dimenticare che al Parlamento che chiedeva riforme a Carlo I. successe il Parlamento che gli tagliò la testa; e che in Francia agli Stati Generali, successe la Costituente e Luigi XVI pagò il iio delle velleità purificatrici dei suoi consiglieri. La Duma, purificata o no, chiederà dornani l'espropriazione delle terre, e non parlerà di rimborso, e non vorrà saperne. Ed è appunto questa l'opera grande della Duma, e che differenzia la Rivoluzione Russa dalla Francese e dalla Inglese; è questo addentrarsi sul terreno delle grandi trasformazioni sociali, che fa della Duma l'organismo ed i 1 fatto che avrà il posto maggiore nella storia del secolo. 8en può lo Tsar volerla sciogliere, e puri ticare: la Duma non è che la espressione d' un fatto preesistente; non è che lo esponente d'una situazione che s'impone ogni giorno di più. Gli ottanta milioni di contadini Russi vogliono la terra che è utile a loro « come le mammelle della madre, agli uomini >>.Così disse un delegato dei contadini. Ed essi avranno la terra. Ma poi dopo? Poi dopo gli operai reclameranno le officine, e i minatori le rnine. Queste voci si sono già fatte sentire nella Duma, Micailickenco, socialista deputato di operai, ha già detto che verrà l'ora in cui « bisogner:1 che i baroni della industria, facciano i conti con i lavoratori>>. E su per giù questo concetto è stato ripetuto con minore energia, ma non con minore precisione nel manifesto del partito democratico e che quattordici deputati della Duma hanno lìrmato. E' dunque una rivoluzione a carattere prevalentemente economico e sociale- al quale bensì la polica non potrà essere estranea - che sta compiendo la Duma; la Duma che se ha dinanzi a se la Siberia e le forche dello Tsar, ba, dietro di se a sostenerla la forza enorme e la volontà del popolo. Forza concorde come è concorde la Duma. Giaccbè anche questo fatto bisogna notare, perchè è significativo. Nella Duma vi sono molte correnti di opirtione, predominano i liberali, i democratici - i chiamati cadetti - vi sono i socialisti, gli autonomisti; vi sono aristocratici e popolani, possidenti e contadini e operai, e nondimeno nella sua lotta contro l'autocrazia la Duma è concorde;: è unanime come se 1111 sol pensiero, e una sola vO-· lontà animassero tutte le individualirà che vi sono, riunite. E veramente è uno solo il pensiero che anima la Duma, un solo lo spirito che la sorre_gge, una sola la volontà che le da forza: sottrarre la Russia ed il suo, popolo al governo ed agli uomini che d'oppressione in oppressione, di sciagura in sciagura la condussero attraverso le forche, le galere e le sconiìtte allo abisso profondo, alla miseria morale e materiale. Ma i consiglieri dello Tsar e lui stesso non capiscono questo grande fenomeno; e quando arhveranno a capirlo sarà troppo tardi, perchè essi possano non esserne travolti. La Duma lo avrà fatto intender loro con la voce, la forza, la volontà del popolo. Una forma di giustizia che ba una sanzione sola e non consente appelli. Uno dei delegati ha detto: « La Duma lascerà al popolo una eredità di leggi per la rigenerazione della Russia >>.In verità l'opera della Duma è molto, più grande, ancorchè meno appariscente Essa pre-. para, oggi, al popolo per lo svolgimento della suat opera sociale, i materiali di quella giustizia ch'egli; dovrà, inevitabilmente, esercitare a suo tempo. Questa è l'opera della Duma, e che la Duma volente o nolente, cosciente o no, non può fare a meno di compiere. A. AGRF.STr Sardegna ribelle ... ( Lettera aperta all' On. Colajanni) Carissimo 7Jirettore, Dacchè ho l'onore di collaborare alla sua Rivista - e sono ormai parecchi anni - - io non mi sono occupato cbe di un solo argomento: della Sardegna. 11 che potrebbe costituire per me, oggi che tutti parlano a proposito e a sproposito della nostra isola, un diritto e un dovere per riparlarne ancora, o semplicemente una buona nrg-ione per tacere e lasciar dire agli altri. Senonchè, venendomi l'invito <la Lei, che, per· più rispetti, ha diritto alta nostra profon1.L1 gratitudine, e non avendo riscontrato sui giornali che s'occuparono dei luttuosi ;;1vvenimenti sardi neppure un cenno di quel che a mio vedere salta agli occbi di chiunque osservi il fenomeno spassionaramentc, e che per ciò appunto andava subito rilevato con onesto coraggio, mi è grato aderire al suo invito e scrivere francamente a Lei - amico della nostra isola - cose che a taluni parran forse dure, stridenti, inopportune in quest'ora triste di cordoglio, ma che, per altro, formano una mia sincerissima e salda convinzione. Dopo aver protestato contro i nostri sistematici denigratori ignoranti, italiani e stranieri, mi par giunta l'ora di protestare, non meno forte, contro tutte le storture di criterio, d'indirizzi, di sistemi di metodi seguiti si 1.1' ora in Sardegna: contro certa tirannia medioevale bilanciata da certa impostura moderna, impenersanti l'una e l'altra come epidemie furiose per tutta l'isola estenuata. E' ora di meditare seriamente su tutti i pas i falsi, su tutte le indolenze e le osti nazioni colpevoli, sLl tutte le chimere esaJ tutrici di folle dolorose e incoscienti,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==