Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 10 - 31 maggio 1906

RIVISTA POPOLARE 263 e noi che fummo sotto il Papa , dobbiamo continuare ad averne il danno. L'errore di metodo e quindi di giudizio consiste in ciò che in tutte le statistiche veniamo accumulati con il restante dell'Italia centrale, e in ispecie con la Emilia e la Toscana che sono regioni, molto, molto più agiate delle Marche e del1' Umbria. Ne vengono fuori delle medie che sono molto erronee sia per noi dell'Italia centrale più povera, sia per gli altri dell'Italia centrale più ricca. Sono quindi sempre più convinto che nel nostro versante adriatico il confìne t ·a le due Italie del nostro caro Giustino FortLrnato non è quello politico del Tronto, ma quello geografìco e storico del Rubicone. Per dimostrarti questa verità l'amico Valeri si appresta a risponderti per la parte economica in cui egli è più competente di me. L'opmcolo del nostro collega Sinibaldi-per l'Umbria e per le Marche - te lo ha già dimostrato con dati di fatto che son certo avranno scosso anche il tuo ottimismo verso di noi, delle Marche e dell'Umbria sorella. Io ti aggiungerò che noi avevamo ereditato la ricchezza di montagne boschive per quercie secolari, e così dalla dcmaniazione dei beni religiosi in poi vivemmo su q uesia cassa di risparmio, che aveano accumulato i secoli; così la piccola e media proprietà ha potuto pagare le tasse eccessive, e quindi salvarsi dalle espropriazioni per debiti di imposte: Ma ora quella ricchezza boschiva in parecchi luoghi si va esaurendo o già è esaurì ta : le nostre montagne si avvicinano sempre più alle più aride, brulle e franose d'Italia e se non arrivassero denari dagli emigrati la miseria sarebbe arrivata alla disperazione. Dell'emigrazione, ch'è stata per noi come per le altre regioni più povere una mezza fortuna, fino agli ultimi tempi era sconosciuta quella all'estero, limitata all'·agro romano quella all'interno. Ora, come tu stesso riconosci, è arrivata al punto da spopolare e intanto, come ha dimostrato il Tombe i, i salari si mantengono sempre. assai bassi. A te poi non può essere sfuggito che secondo l' ultimo censimento l'aumento geometrico annuo per iooo abitanti fu, dal 1881 al 1902, 2,2 per la Basilicata, 4,4 per l'Abbruzzo, e immediatamente dopo veniamo noi delle Marche con 4,5 e dopo di noi, tutte le altre regioni sono cresciute di popolazione piL1 che la nostra. Non ti parlo dell'alimentazione popolare, e di quella dei contadini in ispecie. I tuoi contadini dèlla Sicilia e quelli del Mezzogiorno - eccetto i nostri fratelli dell' Abbruzzo-si guarderebbero bene dal toccare quella cattiva polenta eh' è il cibo usuale nelle Marche e nell'Umbria, e inorridirebbero avanti a g ucl pane di ghianda che, mi vergogno dirlo, si mangia d'inverno fra i monti miei. E .di conseguenza la Pellagra, mentre era una eccezione 25 anni or sono quando io ero studente di medicina, ora come fu dimostrato nell' Istituto d'Igiene di Pisa, tende ad aumentare in modo continuo e tale che nessun· alt1·a regione: d. ltalia si trova in condi 1ioni peggiori per rispetto ali' andamento di questa epidemia (r). Quanto alla mortalità regionale, togli da quella del Mezzogiorno e delle isole, la malaria e le sue conseguenze indirette sulla mortalità per polmoni ti e simili i nfczioni; e dovrai convenire che la nostra (1) La Pellagra nelle Marche ecc., pel Jott. Gaetano Gherardi. Pesaro, tip. Federi ci 1905. è in realtà molto superiore a quella della Sicilia, della Sardegna e perfino delle Calabrie. Quanto all'analfabetismo lo stesso Maggiorino FerFaris ebbe a scrivere: dalle Marche in giù la scuola popolare è in condizioni deplorevoli. Cosicchè noi delle Marche e dell' Umbria apparteniamo all'Italia del Io1·d per la Pellagra; all'Italia del Sud per analfabetismo, emigrazione, spopolamento, disagio economico; e per le eccessive tasse per le inveterate ingiustizie governative, delle quali una delle più stridenti la trovi nella ripartizione dei fondi pei pubblici lavori, apparteniamo all'ltalia tre volte buona. E tu che sei uomo giusto e sincero guanto altro mai, devi riconoscere che noi rappresentanti politici dell'Italia centrale più povera, facemmo e facciamo il dover nostro invocando giustizia e sollievo anche per le nostre popolazioni, che fecero sull'altare dell' Unità continui sacritìzi, ma ora che siamo sulla via della perequazione regionale gridano: basta. PROF. ANGELO CELLI dep. al Parlamento Aproposditeolprezzdoellaverginità della reg·ina di Spag·na. Un 1,articoLne interessante degli sponsali reali di Spagna è quel lo cli e don Al fondo, dOIJOaver pronunziato il rit11ale sì, consegna a sua moglie tredici monete d'oro, die rappre~entano, i;econdo è asserito, il prezzo del la verginità della i;posa. Non è verameu te un prezzo eccei;-;ivo, e for.se il Sultano sarebbe stato dispo.-;to ad aggiungere qualche altra moneta. Ma più ridicola ancora è l' asserzione che, insieme al prezzo del la verginità le tredici monete d' oro simbolizzino Gesù e i dodici apostoli : cosa ci abbiano da fare costoro col pagamento della verginità vattel 'a pesca. La verità è che si tratta. di. 1111 . simbolo del!' antica compera della i;posa, anteriore di molti secoli al cd• stiane~imo: compera bella e buona, perchè precede la consumazione del 111atrimonio, men tre la ricòmpemm della verginità, come si usava dai Gerr11ani, avveniva dopo, e potevct assumere l'aspetto di un regalo, co:m un po1 più dignitosa per la donna, che non quella di vedersi comprata come una merce qualunque. Ma la Chiesa non ha mai avuto molte delicatezze per la donna, pur di trovare un posticino per Gesù, i dodici apostoli, le sue benedizioni e assoluzioni, e cosi apparire indispensabile co1·ampopulo. Ohe la Chiesa non abbia mai avuto molto riguardo per il pudore femminile è del resto cosa ritiaputa: al qual proposito è da tramaudare ai posteri l'altro particolare della benedizione preventiva del!' alcova uuziale fatta dal cardinale Saucha; con lo scovo di « allontanare gli spiriti impuri dagli sposi , e di pr,avenire la possibilità. che questi abbiano ad accenderdi dei peccaminosi ardori della eoncupiscenza e della vo1 nttà; • cerimonia così poca vereconda, che ne sono allontanate espressamente le persone di età non matura, all'mfuori naturalmente degli sposi. Poiché l'efficacia pratica di questo esorcismo non può essere che nulla, non resta altro che il desiderio perenne della ChieRa di intrufolarsi negli affari in timi degli altri,

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