Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 8 - 30 aprile 1906

RIVISTA POPOLARE 219 non vi è chi possa misconoscerne la giustizia e la necessità. Se la legge non è sufficiente ad assicurare quella difesa, non è certo vietata la formazione di altre leggi, purchè sì rispetti quel principio di libertà, che deve costituire il fondamento d'ogni istituzione democratica. Se la difesa deve raggiungersi con continue restrizioni alla libertà individuale, si retrocede evidentemente verso il di,spotismo e la tirannide, e viene meno il fondamento democratico e liberale dello Stato. Che fare adunq ue? Se è vera la massima di Cavour che « bisogna che l'Italia si faccia con la libertà, altrimenti bisogna rinunziare a farla ))' non è possibile veruno strappo a quella libertà, ch'è la conquista più importante dei popoli civili. on si può negare quindi che la legge di separazione in Francia non « istaura, come ha perspicua_mente notato il Masci, rispetto alla Chiesa, la lib•ertà nel diritto comune». E venendo alle cose nostre , non si può .negare la recente tendenza a seguire l' utopia cavouriana della conciliazione con la Chiesa, e n' è prova non dubbia l' entusiasmo con cui abbiamo ricevuto le congregazioni francesi, e la politica, direi quasi, di rassegnazione, per non dire di umiliazione, che si è seguita, e che continua a seguirsi verso il Vaticano. Cavour sognava un trattato, che <e avrà per l' avvenire delle società umane conseguen~e ben più grandi della pace di Westfalia ))' e intanto ebbe tempo di avvedersi, aggiunge il Masci, <e nelle trattative con Roma, quanto fosse difficile ammodernare la .Chiesa cattolica; e se più vita gli fosse rimasta, avrebbe visto compiuta, col Sillabo del 1864, e con la deunizione dell'infallibilità nel 1870, quella organizzazione gerarchica della Chiesa, che unificandola all' interno sotto un dispotismo rigoroso, la poneva più che mai in lotta contro quella civiltà eon la quale egli voleva riconciliarla >>. E avrebbe anche visto l'odierno dissidio tra la Chiesa e la terza Repubb\ica, l' enciclica con' ro h legge della separazione, e la sorte toccata a Monsignor Bonomelli. E oggi che noi abbiamo potuto assistere allo svolgimento di tutto il dramma, è il caso di continuare ancora a carezzare l' utopia cavouriana? ... Ciò posto, è necessario sapere qual' è la via da seguire. · Il Masci non l'accenna esplicitamente; ma, date quelle premesse, cioè, la libertà nel diritto comune, e l'abbandono dell' idea cavouriana (che io preferisco di chiamare utopia), la ·conseguenza non può essere dubbia. Per conto mio deduco la seguente: Se la Chiesa mantiene ostinatamente la dottrina di Tommaso: Omnes reges populi christiani oportet esse subdito Christi Vicario Romano Pontifici, sicut ipsi Domino Jesu Christo; se la libertà è la ragione di essere di uno Stato civile, e non deve subìre r.estrizioni di sorta, la via da seguire è una sola, la lotta, cioè, per le proprie idealità entro l'orbita della legge. Lottiamo adunque per il trionfo dei propri ideali coi mezzi permessi dalla legge. Ognuno crede di combattere per il trionfo della verità. Il tempo deciderà dell' esito delle lotta. E il povere dello Stato ? Ecco il problema,. che meriterebbe un'ampia disamina, e che per rag10ne di spazio non posso fare per ora. Mi limito quindi ad una sintesi rapidissima. Pretendere che esso rimanga impassibile , quale semplice spettatore, nella lotta tra il dogma e la scienza, tra la Chiesa e la civiltà, è ii pretendere che venga meno alla sua stessa ragione di esistenza. Continuare a cullarsi ancora nella utopia cavouriana è un grave errore che potrebbe con durre a conseguenze disastrose. Essere aggressivo o provocatore non è neppure il suo fine, essendo per sua natura un organismo etico. Libertà per tutti entro il perimetro della legge è senza dubbio il suo prograrnm~ fondam_entale. ~a questo programma non deve 1ntenders1 certamente come una formola vuota ed inerte; non dev' essere soltanto neaativo ma positivo ed inesauribilmente fecondo. Dev/esser~ svolto senza paura e senza preoccupazioni; deve mirare ad unico une, se non vuole venir meno alla missione educatrice cioè al benessere generale e alla grandezza della patria. Il suo programma quindi non può essere soltanto amministrativo, ma dev' essere essenzialmente politico; e non può trascurare e mettere da parte quelle riforme, che mirano ad estendere sempre più in tutti gli strati sociali il principio di libertà, a reintegrare l' organismo etico della famiglia, ad assicurare in ~odo più vigoroso la laicità della scuola, spogliandola dal vecchiume umanistico e indi rizzandola ai veri fini della vita, e a concedere alle classi proletarie quei benefici, che hanno finora mendicato invano, e che per potere ottenere in minima parte, debbono essére colpite dal disastro e dalla rovina, come p. e. quelle del mezzogiorno d' Italia. E sarebbe desiderabile nei nostri uomini minore sentimentalismo nelle proprie idee· politiche e una maggiore azione. Ancora non sappiamo spopparci dal vuoto formalismo, e navighiamo fra le plaghe del sentimento. Più che sdilinquire in certe coerenze apparenti, è necessario agire, attuare il proprio ideale , valendosi di tutti i mezzi atti a poterlo raggiungere; e in questo caso ha valore la massima che il fine giustifica i mezzi. Il culto di una idealità, se è une a se stesso, finisce per trasformarsi in ascetismo, e in tal modo non si caverà mai un ragno dal buco. Ricordiamoci della sapienza greca, che non bisogna sapere per sapere, ma sapere per fare. Per apprezzare o meno la coerenza politica di un uomo, bisogna aspettare i fatti. G!udicare prima è navigare in un platonismo inconcludente. F. Pietropaolo K1Vl5T A [)ELLE ~IVISTE Dr. R. Hennig: Progetti Commerciali tedescorumeui.-Il 20 luglio 1905, il servizio del cavo telegrafico tra la città rumena di Costanza, e il villaggio di K.ilia, vicino a Costantin?poli , fu inaugurato con solennità straordinaria : il compimento del cavo era già stato festeggiato il 29 maggio in presenza del re Carlo e <lella regina Elisabetta di Rumenia, dell' ambasciatore tedesco a Costantinopoli , e di molti nota-- bili tedeschi, rumeni e turchi. L::i spiegazione di tutto questo, entusiasmo ufficiale pet l'inaugurazione di un cavo di 400 Km. si può trovare nei progetti commerciali tedesco-rumeni , negoziati per trattato già nel 1899. Per mezzo di servi zii direttissimi di vapori e di ferrovie, la Rumenia spera di fare di Costanza una rivale di Brindisi nel traffico verso l' Oriente. Dalla Germania s1 potrà arrivare in Egitto due giorni più presto per Costanza che per Brindisi : tra Beriino e Bucarest è già in operazione un servizio di ferrovia eccellente ed esiste un servizio di vapori tra Costanza, Costantinopoli ed Atene, che nel corso dell' anno s' estenderà fino ali' Egitto. Ma perchè. debbono questi progetti~ così importanti p.::r la Rumenia, essere anche così interessanti per la Germania? Lo si comprende facilmente quando si pensa alla f~rrovia di Bagdad,

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