Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 4 - 28 febbraio 1906

RIVISTA POPOLARE 89 la se~arazione ~elCla~ies~aelSlatato (,) (Il Papa controMonsignorBonomelli) Di fronte alle resistenze dei clericali francesi alla applicazione della legge sulla separazione della Chiesa e dello Stato, che imponeva l'inventario della prima, era attesa, non con ansia, ma con una certa curiosità la parola del sommo pontefice. Avrebbe egli condannato la riltellione dei clericali? l'avrebbe in• coraggiata ? Ecco ciò che si desiderava conoscere. Prima della parola del sommo pontefice, però, venne quella di Monsignor Bo:1omelli vesco e di Cremona e produsse una grande impressione assai favorevole a lui ... nel mondo laico e tra i catto• lici, che seguono l' indirizzo politico-sociale di Don Romolo Murri, cioè della cosidetta democraziacristiana. Monsignor Bonomelli,- abbastanza popolare in Italia perchè si è tenuto sempre lontano dall' intransigenza clericale , perchè si è interessato della emigrazione temporanea,-in una pastorale ai fedeli della propria diocesi, non solo ha fatto bonne mine à manvais jeu, ma ha quasi glorificato la separazione avvenuta in Francia e nell' applicazione rigo• rosa della formula di Cavour: liberaChiesa in libero Stato ha visto il mezzo per la purificazione e pel risorgimento della Chiesa Cattolica, per la restaurazione del sentimento religioso. Egli vi afferma che quanto più la separazione sarà completa tanto più sicuro sarà il trionfo del concetto religioso. Fu questo l'avviso di cattolici eminenti come Lacordaire, Montalembert e che condusse in ultimo Lamennais a distaccarsi dalla Chiesa di Roma; questo stesso pensiero campeggia in uno scritto di Paolo Sabatier, di cui ci occuperemo in questo stesso articolo e che venne lodato da Don Romolo Murri ( Culturasociale del 10 gennaio); il quale staffilò il clericalis1110 francese e chiamò quello della repubblica francese , grande esperimento di libertà e di modernità. Questi precedenti, il fatto che un vescovo di grande autorità, quale il Bonomelli, pur non consigliando di provocarla, approvò la. separazione e se ne ripromise dei notevoli benefizi per la Chiesa; la circostanza, ricordata dallo Spettatore, che Pio IX in fatto aveva riconosciuto la opportu:.ità del principio della separazione non convocando , cor:ne pel passato , le potenze cattoliche all' ultimo Concilio Ecumenico, facevano attendere una enciclica favore• vole alla separazione, per quanto anche severa con• tro la repubblica francese. La importanza della illa• zione che traevasi dalla convocazione dell' ultimo Concilio era stata lumeggiata da un cattolico dei più eminenti, di cui si sia onorata la Chiesa negli ultimi tempi: da Padre Curci. Il quale a suo tempo aveva scritto : « il contrario sistema di separazione della Chiesa dall,) Stato è bello e stabilito rico- . ' noscrnto, accettato dalla Chiesa stessa e dal Papa, talmente, che oggi non resta ai sinceri credenti a cui si è dato il modo, di farlo passare il più com• ( 1) Ai nostri lettori raccomandiamo la lettura di un articolo di ~esare Lombr?so nell'Avanti! del 27 Febbraio (La sepa razione della Chiesa dallo Stato in Francia e i pericoli del cleri.:a/ismo in Italia). p~uta1~1ente che sia possibile in legge, riservandosi d1 esigerne una piena applicazione . . . Pio IX il q_u:~lea;7eva condannato la separazione come princ1p10, l accetta come fatto, e le si accomoda le si concilia, come ad un bisogno della civiltà mo'derna quantunque nel Sillabo stesso sia condannato chi affermasse potere o dovere la Chiesa accomodarsi alla separazione medesima ». Venne _altresi ricordato che quando la Chiesa Romana vi trova il proprio tornaconto, con sapiente opportunismo si accomoda alla separazione: valga l' esempio degli Stati Uniti. Ma l' aspettazione fu delusa. Venne la parola di Pio X in una enr:iclica e nel Concistoro, io cui nominò molti vescovi francesi, e venne colla lettera ai vescovi lombardi. La sua parnb fu quale poteva attendersi dal fanatico card. Merry del Val, che tanto volentieri vedrebbe riaccendere i roohi della Santa Inquisizione; quale, del resto, la pofeva pronunziare chi nel Sillabo vede il codice dei cattolici· ' e il Sillabo (nlle proposizioni 6, 8, 57 definisce la separazione é:mpia, perniciosa, cagione di tutti i conflitti e di tutti i mali della società attuale. L' Enciclica di Pio X sulle cose di Francia non si limita a condannare ]a separazione, ma tenta a giustificare la condanna e formula delle accuse con• tro il governo della repubblica francese. In questo documento il Papa dichiara che la Santa Sede ha fatto tutto il poss:bile per evitare sì gran male sia alla religione che alla stessa società civile. Espone la dottrina della Chiesa sulle relazione fra le due società, religiosa e civile , e condanna con varii argomenti il principio della separazione. Aggiunge che la separazione è da riprovarsi specialmente per la Francia, che nell' unione colla Chiesa cattolica ha trovato attraverso secoli la sua compattezza e le sue glorie. Il Pontefice deplora la mancata fede ai patti e la violazione del diritto internazionale ; al che si aggiunge l' oflesa fatta alla Santa Sede per l' omis• sione di quelle formalità e di quei doverosi riguardi che nella denuncia dei trattati , secondo le consuetudini internazionali , sogliono usarsi anche ai più piccoli Stati, e sono dovute in modo speciale al Sommo Pontefice, attesa la sua dignità di Capo Supremo della Chiesa cattolica. Esaminando la legge in sè stessa, il Pontefice rileva quanto contenga di offensivo e ripugnante: 1.0 Alla divina istituzione della Chiesa, io quanto che la legge, passando sopra alla gerarchia divinamente istituita, attribuisce l' esercizio pubblico del culto ad Associazioni di laici, sottoposte alla com• petenza del consiglio di Stato ; · 2.0 Alla libertà della Chiesa coll'imporre le dette Associazioni ed attribuire all'Autorità civile la suprema giurisdizione sulle medesime, col sancire molte altre disposizioni che inceppano l' esercizio della podestà ecclesiastica sui fedeli, il funzionamento del cui to pubblico, la sacra predicazione, ecc., lasciando molta latitudine all'arbitrio dei pubblici funzionari; 3°. Al diritto di proprietà della Chiesa, spogliandola di una grande parte del suo patrimonio , dei suoi templi, dei suoi edifizi, delle sue fondazioni di Opere pie, e sopprimendo gli assegni che erano do• vuti dallo Stato ai ministri del culto sia per uno stretto obbligo di guistizia, in quanto essa rappresentava un equo compenso per l'appropriazione dei

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