Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 4 - 28 febbraio 1906

RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere- e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJA.NNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Italia: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vittorio Emanuele, n.0 115 - NAPOLI Auuo Xli- Num. 4 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 28 Febbraio 1906 SOMMARIO: Noi: Gll avveulmentl e gll uomini: ( La fine del settennato di Loubet e l'inizio di quello di Fallières. Sem~lici~à ed onestà repubblicana - L'antimilitarismo i~ Francia e l'antipatriottismo a Trieste - Il giudizio di Ar. cangelo Gh,_sler_,.s~pra Edoardo Pantano - Milano invasa dai mendicanti meridionali? .. - La menzogna aggravata dal sofisma ..... A1 Dmttl della Scuola - La lista dei morti e dei feriti giapponesi durante la guerra russo-giapponese). - La · Rivista: La separazione della Chiesa e dello Stato (Il Papa contro Monsignor Bo11omelli). - Noi : Ancora dello sfac~I? e dell'anarchia ferroviaria. - _Unferroviere: La verit.\ sul movimento ferroviario. - GiuseppeCimbali: Giuseppe Mazz:1111e la filosofia del dovere (contmuarione e fine) - G. Carano-Donvito: Sperimentalismo sociale (Le condizioni del lavoro_ e il movi:ne?to ?peraio in Germania durante il 1905) - B. Auerbach: Latini ed Anglo-Sassoni di N. Colajanni-;:- O. Viola: La d1strtbuz1one geografica delle biblioteche governative in Italia - Aldo De Rinaldis: Ragionando di Estetica e di Architettura - ltivista delle ltlvtste: Tipi letterari della crisi russa (La Revue) - Antimilitarismo e sindacalismo (Le mouvement socialiste) - La rivoluzione del secolo XX. (lndipendent Review) - li vino al servizio della temperanza (Revie~ of Reviews) -- La posizione del partito irlandese (Fortnightly Review)......:... Il problema futuro (London Quaterly Revzew) -- La conferenza marocchina (Sorialistische l,.fonatshefte) - Recensioni. GLI ft VVENIMENTI e GLI UOMINI La flne del settennato di Loubet e l'inizio dl quello di Falllères. Semplicità ed onestà repubblicana. - La cerimonia della trasmissione del potere dalle mani dell'ex Presidente Loubet in quella di Fallières è riuscita oltremodo istruttiva ed interassante. La cronaca dei giornali dice eh.e Loubet era commosso nello stringere la mano al successore e nel congedarsi da tutti gl' impiegati della Presidenza e dai Ministri ; non lo era meno Fallières , pel quale comincia una nuova vita di onori e di responsabilità. Per quanto la cronaca di questa trasmissione dei poteri sia stata fatta nei quotidiani italiani, noi, non sappiamo resistere alla tentazione di togliere di peso d_au0; giornale di. Roma questo brano finale della ce• nmoma. " I pat•igin i ammirarono il tratto altamente delicato di Fallières che volle accompagnare il suo predecessore al domilicio privato. Lungo ,tutto il percono la folla era straordinaria : le finestre ed i balconi erano zeppi. Quando alle 16.40 il corteo presidenziale giunte all'angolo di via Dante acclamato freneticamente, Loubet scese per il primo e si accinse a salutat·e Fallières, ma questi dichiarò che non ai sarebbe ritirato prima di averlo accompagnato fin sopra casa sua. · CoJi Loubet e Fallières salirono al primo piano, dove si erano già riuniti tutti i ministri ad aspettarli· Nell'entrare nel palazzo. Loubet ebbe una g1·adita aorpres~: due graziose giovinette lo aspettavano davanti al po1·tone con due grandi mazzi Ji fiori : esse portavano i voti dei ('Ommercianti ed abitanti dd quartiere : La ragazza Giuditta Loussent le11e a Louhet il seguente indirizzo : "Signor Presidente !-Vogliate accettare questi modesti fiori in testimonianza della nostra venerazione e come l'espressione di quanto noi siamo onorati della vostra presenza nel nostro auartiere. L'altra ragazza, certa Perin, si rivolse alla signora Loubet e diue: " Possano questi fiori, signora, dirvi la nostra 1·iepettoaa ammii-azione e siano peguo della fedelt~t che verso di voi ci anima.,, Loub~t rispose cosi: '' Figliuole mie, sono molto commosso del vostro pensiero graditissimo, ma permettetemi d'offrire questi fiori al aig. Presidente della Repubblica, il quale ha voluto accompagnarmi fin qui ; egli li offrirà alla signora Fallières ,.. E Loubet abbracciò teneramente l~ bambine. Intanto la folla di fuori -aveva rotto i cordoni di truppa acclamando Loubet, il quale fu costretto presentarsi dne volte al balcone ; poi è ritornato presso Fallières ed i due personaggi si strinsero ripetutamente la mano. Quindi Loubet accompagnò Fallières fino giù nel cortile. R salito, fo obbligato a presentarsi di nuovo al balcone. Confessiamo candidamente, che questo tratto di costumi repubblicani semplici e dignitosi che abbiano os - servato in Francia, tra latini degenerati, vicini di casa. nostra, ci compensa dell'amarezza provata di fronte alla spettacolosità ed alla ciarlataneria semi-imperialista di cui si ebbe un saggio al di là dell' Oceano in occasione del matrimonio di Alice Roosevelt, la figlia del Presidente della Repubblica degli Stati Uniti. La commozione di quei due uomini semplici e buoni che i loro titoli al supremo onore della Presidenza della Repubblica li hanno nella loro propria vita e non in quella dei loro antenati; e che hanno titoli di onestà e di bontà propria e non di sa.echeggi, di brigantaggi e di massacri in guerra come li hanno avuto trasmessi tanti Re di Europa che per loro stessi nulla hanno fatto e poco valgono; - la loro commozione ripetiamo, è di quella a giusta ragione comunicativa, contagiosa e mista con uRa larga ondata di ammirazione che pro• vocano quanti guarda.no a ciò che significa questa semplice trasmissione di potere da un galantuomo ad un altro. Si pensi che il Presidente della Repubblica fra.nce8u abita uei più grandi e belli palazzi dello Stato e di

86 RIVISTA POPOLARE Europa; clie riceve onori reali; che ha uno stipendio di L. 1,250,000; che sta a capo di una nazione di 39 milioni di abitanti ; che tratta alla p~ri coi capi dei popoli più grandi del mondo ... Ce n'è abbastanza per eccitare tntte le passioni e tutte le ambizioni .. Eppure il vecchio Presidente pregato e ripregato non ha voluto essere rieletto ed il nuovo nul1a ha fatto per arrivare al supremo onore! Ma la stampa monarchica che sbrodola dettagli se una principessina sbadiglia, se un marmocchio regale ride, se un Re 'l'ravicello ba il mal di capo .... questa stampa scioccamente si è divertita a dire che Lonbet e Fallières sono due uomini .... mediocri I Volesse il Cielo che tutte le monarchie di Europa avessero dei Re che rassomigliassero nella mediocrità al vecchio e al nuovo Presidente della Repubblica francese I . Il messaggio di Fallières letto alla Camera dal Presidente del Consiglio Ronvier (1) annunzia che il nuovo Presidente seguirà la politica del predecessore : la politica di riforme sociali e di consolidamento dello spirito laico e repubblicano ; e noi ci auguriamo che la _folle ambizione del malvagio imperatore di Germania non venga a perturbarne lo svolgimento con qnalche guerra scelleretameote premeditata. Ciò che ha portato alla Francia sotto l'aspetto economico il settennato di Lou bet che fu un collaboratore di Mèline nella riforma doganale del 1892, lo vedremo in qualche altro numero della Rivista, non potendolo in questo per sovrabbondanza di materiale, sulle orme di un economista francese, che alle chiacchiere dei fanfaroni del liberismo ha saputo contrapporre l'eloquenza dei fatti. Dal lato politico ricordiamo che durante il settennato di Loubet, la ferma venne ridotta da tre a due anni; fu votata la legge dell'assistenza obbligatoria, iniziata la dis,~ussione di quella per la pensione della vecchiaia; ve11ue condotta a termine la separazione della Chiesa dallo Stato che costituisce forse lo avvenimento più importante di questi ultimi anni. Nella politica estera i successi furono maggiori: fu ristabilita l'entente cordiale coli' Inghilterra e coll'Italia; risultato che compensa il fiasco dì Fashoda ; Delcassè fu il ministro a cui si devono i successi e i pericoli dell'imbroglio marocchino. Sarebbe ingiustizia il dimenticarlo nel bene quando si passa in rassegna l'opera del settennato di Loubet e quando si insiste sempre sul lato cattivo della sua azione ministeriale; ♦ L'antimilitarismo in Francia e l' antipatrlottlsmo a Trieste. - L'errore commesso dal governo nel processare Hervé e i primi firmatari del mani!'esto antimilitarista lo ha messo in un non piccolo imbarazzo, perchè i manifesti si rinnovano e i firmatari sono migliaia. D'onde l'impossibilità di processarli e condannarli tutti. Meglio sarebbe stato lasciarli giudicare dalla pubblica opinione, che avrebbe finito col disgnstarsi di un pazzo come Hervé, che dopo la condanna ha ripetuto ai soldati questo scellerato consiglio : se la Francia viene invasa dagli imperiali eserciti tedeschi invece di sparare contro i nemici invasori tirate nella schiena dei vostri ufficiali .... ! Intanto nella propaganda antimilitarista ci sono episodi, che impressionano e che colpiscono il militarismo nel suo lato veramente odioso e dannoso. Eccone uno, i cui dettagli togliamo dalla Petite république. La Voix du Peuple ha pubblicato il 15 febbraio un numero speciale a 75,000 copie, la cui prima pagina è consacrata ad un disegno. Alcuni maggiori-medici sono occupati a marcare la spalla dei coscritti con un timbro che dice: buono per essere ammazzato. Un coscritto debole e malandato viene liberato e lasciato per la ripopolazione. In seconda pagina un altro disegno (1) Uua specie di storia istruttiva dei messaggi dei Presidenti della Repubblica francese ha fatto EdmondoClaris nella Petite republique (N° 16900). porta questa leggena: La bottega da rnacellaio (L'Etal). Tutte le carni hanno la loro qualifica ('I'outes les viandes ont des cocardes). Vi si vede un macellaio con un kepi gallonato innanzi a cui passano i coscritti. Altro disogno in terza pagina colla leggenda: Al macello, rappresenta un ufficiale che ga.loppa in mezzo ad una mandra di bovi e che pas'3ando innanzi a tre feriti, che implorano ai1Jto, risponde: Si pensi prima al bestiame ; è la carne più cara I E' facile immaginare quali artic,)li e quali e3orta · zioni facciano compagnia a tali disegni·: e noi soggi11ngiamo che tutto ciò p~tò servire beni::;simo nella propaganda contro la guerra e contro il mìlitari:-:imo, che noi perseguiamo da anni. Ma tutto ciò messo al ser vizio dell'antipatriottismo ali' Hervé è odioso· L' antipatriottismo Ht sic è diventato il programma dei socialisti triestini; e noi l'abbiam1 vivamente de plorato nel numero precedente. Ci piace ora rilevare che Arturo Labriola, dei cui articoli equivalenti a male azioni ci siamo occupati , sull' argomento ha pubblicato un bello e buono articolo nel!' Avrmti I in cui bia'3ima apertamente i socialisti di Trieste, cui lo avvincono legami affettuosi. A loro chiede: « Come possono i socialisti fare una « specie di patriottismo renvusè che consiste nel l' ape provare un atto del fCOVerno preso confessatamente « in odio al carattere nazionale d' una maggioranza « locale? • Il socialista rivoluziona.rin italiano conchiude: « Tengo « per conto mio a non figurare tra quei sociali::iti, che « approvano tutto quello che fanno i loro compagni, « anche qnando l'errore è evidente e può celare un " gravissimo pericolo. Per conto mio penso che i so- « cialisti triestini dovrebbero ben guardarsi dal sollec vare l' errata impressione che I a loro poli tic a possa « coincidere con gl' interessi dell' Austria e del g,J· • verno. ~ No; non si tratta di una errata impressione. Forse sono buone le intenzioni dei socialisti triestini; ma le intenzioni in politica non contano : valgono i f'citti. E i fatti dicono che in questo momento i socialisti triestini fanno il comodo dell'odioso ministro dell'interno, Bilandt Rheidt, dell'Impero austr;aco. ♦ Il giudizio di Arcangelo Ghislerl sopra · Edoardo Pantano. - L' articolo del nostro direttore sopra Pantano miHistro gli ha proc11rato lodi non poehe e qualche ingiuria. Le ingiurie gli pervennero da anonimi; nna critica garbata gli pervenne da Cremona, anch'essa anonima. A tutti gli anonimi diciamo soltanto, che di repubblicano essi non hanno che l'epidermide; non ne hanno nè la mente, nè il cuore. L'educazione repubblicana dev'essere a base di franchezza, di sincerità, di coraggio: sono le qualità indispensabili per un partito eh' è in grande minoranza nel paese e che deve procurarsi la stima e il rispetto non con la forza numerica , che gli manca, ma con quella mo• rale , di cui ciascuno può individualmente rendersi padrone (1). Nel giudicare Pantano i più severi sono i re pub blicani; e si comprende benissimo. Non ce ne sorprendiamo e inolto meno crediamo che ci sia da lamentarsene. Tra i giudizi che si sono pubblicati uno, però, ce n' è che riteniamo meritevole di essere segualato : quello di Arcangelo Ghisleri. Così egli conchiude la part~ che riguarda il neo ministro dell'agricoltura in un nt1mero unico consacrato a Giordano Br11uo e che (1) Dopo composto questo stelloncino e sul punto di andare in macchtna ci arrivano La Luce repubblicana ed un giol'llale romagnolo che si occupano del caso Pantano e del!' articolo del nostro direttore. Dell'una e dell'altro diremo nel prossimo numero; sin da ora avvertiamo che c'è una grande differenza nella intonazione della lettera dell' avv. Severini al nostro direttore e l'articolo del secondo.

RIVISTA POPOLARE 87 venno pubblicalo in Roma a cura di tre bravi studenti amici nostri Conti, Frontini e Prato: ,. Chi ricorda lr sue dichial'azioni alla dimane del nostl'O Congresso di Ancona, può dire che ormai egli non rappresenta"a n ~ il P;trtito nè il grnppo repubblicano, ma soltanto sé stesso. ,, "Giustizia vuoli;i si ri_conosca ch'egli non s'imbrancò uscendo dal nostro, in altri partiti , e nemmeno in altri grnppi parlalllent.,ri. Sti la folla non può oggi disg1u.1gere il nome suo dalle tumultuoso e memorandtl gioruate d Il' ostruzionismo, uoi, che vigilavamo più dappresso gli ulterio,·i suoi passi, non ci meravigliamo se - come d'altri uomini d'azione avvenne - ,'~tà che ormai lo urge olt1·e la sessantina, l'abbia reso impaziente di provarsi ancora una volta sul te1·reno dei fatti, magari alle prese coll'a~surdo. ,, ·• lo credo alla sua sincera illusione di pott?r essere utile. Epperò io, che non r ho risparmiato nell'Italia d~l l'opolo del 1901, for,nulo per lui questo solo augurio:-ch'egli rnppia volere, /'ol'leme ,te vole1·e - e dimette,·:;-i a, tempo! ,, Noi che in questa oc"asione Rbbiamo avuto agio di a1umirare il contegno dei socialisti attraverso ai loro organi maggiori -dall'Avanti! al Tempo, noi ci rallegriamo di questa rarola non irosa di Arcangelo Ghisleri; il quale senza che possa essere sospettato di avere attinta la serenità nella quarantenne fraterna amicizia, il• caso Pantano ha spiegato nè più nè meno di come lo spiegò N. Colajanni e in una a questi della sincerità del ministro di agricoltura e commerci'.) non dubita. Abbiamo lodato la stampa socialista; nè ce ne pentiamo per qualche manifestazione , che potrebbe sembrare contradditoria al nostro ottimismo tra q neste manifestazioni , s'intende che non comprend'.amo la magnifica esplosione di dubbi , di timori e di avvertimenti di Fili1•po '.rurati: noi la troviamo giusta, anche doverosa. Ci riferiamo, in vece, ad un articolo che vorrebbe offendere Pantano e gli giova e che è stato pn bblicato dall'Avanti! Quest'articolo in sostanza non è che una comparsa conclusionale in favore di De Marinis, di cui è stata fatta gi11stizia sommaria dal seguente istruttivo cappello, che vi ha apposto ~nrico Ferri: . «L'Avanti! come la mRggior parte dei giornali socialisti, non si è occupato del « caso Pantano > per due ragioni principali: e I. Pantano non è . e non fu mai nel partito socialista (come ci fo invece De Marinis). Egli fu ufficialmente nel partito repubblic':lno, fino al Congresso di Ancona (1901) ; « II. L'accettaziono di 'Pantano di essere e ministro della monarchiR > ha suscitato, con maggiore violenza di linguaggio, il furore di certi giornali « monm·chici • . Ora quei giornali, oltre ad essere monarchici sono anche affaristici (ba.stano ad esempio il Oaffaro di Guasta vino, il Mattino di Scarfoglio e l' 01·a di Florio-Scarfoglio) ed il loro furore si spiega col timore (i fatti diranno se fondato o no) che Pantano sia un ostacolo ai loro c~morristici succhionismi per le prossime convenzioni marittime, per il trasporto degli emigranti ecc. Ripugna quindi ali' Avanti! di unirsi al coro d~i laidi rappresentanti della stampa affaristica•. A noi sembra che Fnrico Ferri mettendo il compagno autore dell'articolo in certa compagnia... monar. chico-aflaristica gli abbia arrecato la maggiore ingiuria possibile. Tra semplici mortali correrebbe una sfida. ♦ Milano invasa dai mendicanti meridionali? ... - I maggiori uomini politici italiani,-primi tra tutti Zanardelfi, Giolitti, Luzzatti - con le loro leggi sul Banco di Napoli , sulla Basilicata , pel risorgi mento economico di Napoli , per l' acquedotto pugliese ecc. hanno dimostrato a fatti di voler cooperare al risollevamento del mezzogiorno ed alla attenuazione di quella enorme differenza tra Nord e Sud , che costituisce una grande debolezza ed un grande pericolo per la nazione italiana. Questi fatti per noi valgono infinitamente di più delle vuote e retoriche manifestazioni sentimentali di affetto, d' interessamento ecc. pel mezzogiorno di cui furono larghi gli antichi governanti , che smarrirono la direttiva sapiente ch'era stata data sin dall'inizio dell'unificazione del Regno dal Conte di Cavour; e tali fatti, che rappresentano atti di giustizia nel senso più rigoroso della parola, integrarono le magnifiche esplosioni di solidarietà che dal Nord in pro del Sud vennero in occasione dei disastri di Modica, delle Calabria ecc.; tali fatti e tali esplosioni di solidarietà, infine, servirono a lenire l'amarezza intensa che si era annidata nel cuore dei meridionali per le ingiustizie subite , per le calunnie e per le insolenze di cui si videro gratificati per lunga serie di anni. A parte la denigrazione che veniva da scrittoruncoli settentrionali , a parte ciò che nei caffè e nei convegni settentrionali si diceva a voce alta contro il mezzogiorno, non è male ricordare che in altri tempi un generale, il Gova, chiamò barba1·a la Sicilia; che un altro generai~ ripetè lo stesso giudizio procurandosi una santa sciabolata da Felice Cavallotti ; che un deputato, il Gabelli, fece l'ignobile distinzione tra N01·dici e Sudici ripetuta poscia da un giornale socialista. E tacciamo di tutto ciò che la democrazia settentrionale disse e scrisse per combattere Francesco CrisP.i , le cui colpe volle addossare all' isola , che gli aveva dato i natali. Non ripeteremo ciò che tante volte abbiamo scritto intorno alla ignoranza dei settentrionali sulla storia secolare del mezzogiorno , da cui rampollarono le condizioni odierne di vera inferiorità; ma invece amiamo esprimere di nuovo la parola di riconoscenza verso gli uomini succennati, che si sono cooperati con alto senso di patriottismo a modificare siffatte condizioni. In contrasto coll'opera di tali uomini si accenna di nuovo a riaprire la serie delle insolenze , che sono il prodotto della ignoranza ; ed a guastare l'opera dei _politici si mettono i letterati e i drammaturghi. Un letterato drammaturgo, Sem Benelli, infatti, ha messo tutta la sua ignoranza e tutta la sna malevolenza seri vendo, a proposito della Esposizione di Milano, in una corrispondenza da quella città , un brano come questo: '' Le viscere e le vene dell'Esposizione son q uaai pronte: lo fognature , il gas , l' elettricitti. E la piccola e provvisoria stazione vedrà presto giungere le merci pÌLI svariate , dalle corazze della marina, ai prodotti per la Mostra agraria. Un seguito sterminato di c'l.rri ai approssima, aspetta vicino. ,, " Ma, come nelle fiere dei villaggi, la prima merce che giunge è la miseria. ,, " La ricca Milano , che si vantava di non avere un mendicante nelle sue strade , è invasa ora da una turba grande di accattoni: donne, vecchi, fanciulli. ,, " Se ne trovano da per tutto. Al tè delle cinque, le dame sono distolte al loro cinguettio , io qualche angolo di cafft'\ storico o in qualche novissimo ritrovo, da un musetto sudicio e allegro che chiede l'elemosina; fuori la mamma, con diversi altri bambini, guarda attraverso i vetri. ,, " I milanesi si lagnano. Questi disgraziati non sono d.el "Nord. Son quasi tutti meridionali. ,, " Ho provato a interrogarne qualcuno : - " Siam venuti all'Esposizione! - rispondono. ,, " Sono i primi visitatori e fanno i primi affari. ,, Noi crediamo che la notizia data dal signor Sem Benelli sia falsa perchè non possiamo immaginare che !' autorità politica lasci invadere dai mendicanti una città come Milano senza farne una retata con relativa spedizione al paese di origine. Se fosse vera, qualunque Italiano, che ha senso di convenienza politica e conoscenza delle cause remote cl:ie generano il fenomeno

88 RIVISTA POPOLARE o la nasconderebbe pietosamente o non la presenterebbe in una forma- crudamente offensiva per t11tta una regione o meglio per oltre un terzo dell' Italia , dove i ricchi industriali del settentrione trovano un mercato, che hanno tutto l'interesse a conservare. Noi poi non avremmo rilevato il maligno accenno del corrispondente letterato se esso non avesse visto la luce in uno dei diari più diffusi e più autorevoli della capitale: nel Gim·nale d'Italia (n.0 del 12 febbr., p. 3.a). Se abbiamo sentito il dovere e il diritto di protestare contro quel burbanzoso e insolente corrispon - dente, sentiamo anche quello di biasimare f0rtemente, aspramente, il mezzogiorno nei suoi artisti e nei suoi produttori , che non hanno pensato per lo interf'sse proprio e pel decoro del loco natio di fignrare alla Esposizione di Milano. La loro assenza è deplorevole; è prova d'inerzia, d' ignoranza, di bestiale insipienza; ed opportunamente venne deplorata dal Giornale d'Italia in un cappello ad una intervista che il signor Oronzo Valentini ebbe col senatore Vigoni sulla partecipazione del Mezzogiorno alla esposizione di Milano. Il dia.rio di Roma avvertiva opportunamente ch'era obbligo del governo scuotere, eccitare i produt.teri meridionali , sostituirsi a loro, compensarne l' inazione. Gli uomini del Giornale d'Italia ora sono al potere; e e' è l' on. Pantano e siamo sicuri , che faranno tutto ciò eh' è in loro potere di fare, benchè sia tardi, per destare i dormienti. La nostra esortazione e i nostri voti, poi vogliamo chiuderli colla raccomandazione che il senatore ·vigoni fece al Valentini, che ora come all' epoca dell'Esposizione di. Saint Louis , spese la propria energia per farvi figurare la sua regione natia. '' Il Mezzogiorno deve muoversi e galo1·pare se vuole mettersi alla pari del resto d'Italia. Non è ammesso più il passo ordinario, oggi che tutta Europa sembra in preda ad un movimento economico eccessivo ma mirabile. Compr .ndo che l'Italia del Sud non può fare tutto da sè: ma è pur nece::1sario che quel poco che potete fare !aggi ù lo facciate con intendimenti moderni, ultra-moderni. Pet· esempio , voi difettate di scuole professionali e di arti e mestieri, mentre abbondate di scuole classiche per averne avvocati, medici, professori, uua tendenza pericolosa che yi fa perdere del tempo e dell'energia, e vi trattiene nel campo delle parole, non in quello dei fatti. Aprite scuole di agricoltura e di arte applicata, chiudete una parte dei vostri nnmernsi licei e vedrete che anche il Mezzogiorno si avanzerà rapidamente nella via delle soddisfazioni del pt·ogresso. Laggiù la questione vera è d'istruzione moderna, non d'altro. ,, Così disse il presidante della Esposiiione di Milano; e noi ci associamo alle sue parole , senza nemmeno rilevare ciò che ci sarebbe d'inesatto sulla ripartizione delle scuole classiche nel Sud e nel Nord d'Italia. ♦ La menzogna aggravata dal sofisma ..... Al Diritti della Scuola. - Per un caso strano non pervenne a noi , ma ci fu mandato da un amico il N. 0 dei Diritti della Scuola, in cui c'era una lunga filastrocca a base di citazioni di Cartesio, di Lindner, di Buisson ecc. sul ca1·atte1·e e in. risposta a poche linee di UlJ nostro stelloncino in cni si sfidava un lustrascarpe della Minerva a provare la nostra inqualificabile co11fraddizione tra gl' inni laudativi sciolti nel passato dall'on. Colajanni all' on. De Marinis e la fe1·ocia con cui gli si è scagliato confro adesso. Questo tale lustrascarpe non comprende che si· possa distinguere tra la moralità politica e la moralità ordinaria , tra chi ruba un portafoglio pieno di biglietti di banca e chi per avere un portafoglio di ministro in un discorso falsifica il pensiero altrui ed altera le date affinchè non si Scopra la falsificazione e difende il carattere del!' on. De Marinis, che per acchiappare il portafoglio ricorse alla falsificazione e in pochi anni cambiò cinque o sei volte di partito politico, in nome delle coe1·enzedelle volizioni di Lindner, della libertà di mutare, del consiglio di Cartesio di non accettar mai pe1· vera una cosa che non si _1·iconoscaevidentemente esser tale ecc. ecc. Discutere di certe cose con questo tale ·non è possibile: non le sente e non le comprende. Noi vogliamo dargli ragione su tutto affinchè lo scioccherello non dica che cerchiamo divet·sioni ... e pieni di ammirazione per quest'uomo rigido che ammette una sola moralità, eh' è q nella impersonata nell' on. De Marinis, gli domandiamo : caro signore dimostrateci la nostra con· traddizione inqualificabile tra gl' inni laudati-vi di una volta e il biasimo di oggi. Tutto il resto è incidentale: rilegga il nostro stelloncino e se ne persuaderà. Dal direttore dei Diritti della Scuola, che si dichiara solidale col dotto lustrascarpe della Minerva , di cui loda la lettera bella , misurata , serena , che insegna come si debbapolemizzare fra persone non invasate dallo spirito di parte, desideriamo sapere se, a suo avviso, sia una cosa bella, misurata e serena il mentire e il tentare di far dimenticare la menzogna col sofisma. E tanti saluti a Lindner, a Buisson e sopratutto a Cartesio .... ♦ La Usta del morti e del feriti glappones~ durante la guerra russo-giapponese. - E stata pubblicata di recente da.l mim:'ltro della guerra del Giappone questa lugubre lista : Uccisi sul campo di battaglia Feriti • . . . . . . . . Scomparsi . . . . . . . Feriti in seguito ad accidenti Morti e invalidi in seguit•J a 111alattie 43.219 153.673 5.081 16.456 218.429 221.136 Totale 439.565 Sembra esio-uo il numero degli ucc;s1 in battaglia se t-, • • si pone a confrontù colle stragi che vemvano annun• ziate, specialmente durante gli assalti a Port Arthur. Tra gli scomparsi sono compresi i prigionieri di_ guerra che si trova vano in Russia. Sui 221.136 ammalati 17 .366 furono attaccati da malattie contagiose. Tra i soldati curati negli ospedali giapponesi 137.610 in Ag?s~o erano guariti dalle ferite; 3.601 morirono. I morti 111 tutto anivarono a circa 60,000. NOl s,· è pubblz'cata la 2/ Ji/dùrzone del!' opera del nostro Direttore : Latini e 1\nglo=sassoni (Razzeinferiori e Razzesuperiori) Pi'ù che una seconda edizione, l'opera può di'rsz· z·nteramente ri'fatta ed aumentata dz' parecchi· capitol z'. L'elegante e grosso volume di' 500 pa,qzne sz' vende presso la nostra Ammz'nzstrazz·one a Lire 6. 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RIVISTA POPOLARE 89 la se~arazione ~elCla~ies~aelSlatato (,) (Il Papa controMonsignorBonomelli) Di fronte alle resistenze dei clericali francesi alla applicazione della legge sulla separazione della Chiesa e dello Stato, che imponeva l'inventario della prima, era attesa, non con ansia, ma con una certa curiosità la parola del sommo pontefice. Avrebbe egli condannato la riltellione dei clericali? l'avrebbe in• coraggiata ? Ecco ciò che si desiderava conoscere. Prima della parola del sommo pontefice, però, venne quella di Monsignor Bo:1omelli vesco e di Cremona e produsse una grande impressione assai favorevole a lui ... nel mondo laico e tra i catto• lici, che seguono l' indirizzo politico-sociale di Don Romolo Murri, cioè della cosidetta democraziacristiana. Monsignor Bonomelli,- abbastanza popolare in Italia perchè si è tenuto sempre lontano dall' intransigenza clericale , perchè si è interessato della emigrazione temporanea,-in una pastorale ai fedeli della propria diocesi, non solo ha fatto bonne mine à manvais jeu, ma ha quasi glorificato la separazione avvenuta in Francia e nell' applicazione rigo• rosa della formula di Cavour: liberaChiesa in libero Stato ha visto il mezzo per la purificazione e pel risorgimento della Chiesa Cattolica, per la restaurazione del sentimento religioso. Egli vi afferma che quanto più la separazione sarà completa tanto più sicuro sarà il trionfo del concetto religioso. Fu questo l'avviso di cattolici eminenti come Lacordaire, Montalembert e che condusse in ultimo Lamennais a distaccarsi dalla Chiesa di Roma; questo stesso pensiero campeggia in uno scritto di Paolo Sabatier, di cui ci occuperemo in questo stesso articolo e che venne lodato da Don Romolo Murri ( Culturasociale del 10 gennaio); il quale staffilò il clericalis1110 francese e chiamò quello della repubblica francese , grande esperimento di libertà e di modernità. Questi precedenti, il fatto che un vescovo di grande autorità, quale il Bonomelli, pur non consigliando di provocarla, approvò la. separazione e se ne ripromise dei notevoli benefizi per la Chiesa; la circostanza, ricordata dallo Spettatore, che Pio IX in fatto aveva riconosciuto la opportu:.ità del principio della separazione non convocando , cor:ne pel passato , le potenze cattoliche all' ultimo Concilio Ecumenico, facevano attendere una enciclica favore• vole alla separazione, per quanto anche severa con• tro la repubblica francese. La importanza della illa• zione che traevasi dalla convocazione dell' ultimo Concilio era stata lumeggiata da un cattolico dei più eminenti, di cui si sia onorata la Chiesa negli ultimi tempi: da Padre Curci. Il quale a suo tempo aveva scritto : « il contrario sistema di separazione della Chiesa dall,) Stato è bello e stabilito rico- . ' noscrnto, accettato dalla Chiesa stessa e dal Papa, talmente, che oggi non resta ai sinceri credenti a cui si è dato il modo, di farlo passare il più com• ( 1) Ai nostri lettori raccomandiamo la lettura di un articolo di ~esare Lombr?so nell'Avanti! del 27 Febbraio (La sepa razione della Chiesa dallo Stato in Francia e i pericoli del cleri.:a/ismo in Italia). p~uta1~1ente che sia possibile in legge, riservandosi d1 esigerne una piena applicazione . . . Pio IX il q_u:~lea;7eva condannato la separazione come princ1p10, l accetta come fatto, e le si accomoda le si concilia, come ad un bisogno della civiltà mo'derna quantunque nel Sillabo stesso sia condannato chi affermasse potere o dovere la Chiesa accomodarsi alla separazione medesima ». Venne _altresi ricordato che quando la Chiesa Romana vi trova il proprio tornaconto, con sapiente opportunismo si accomoda alla separazione: valga l' esempio degli Stati Uniti. Ma l' aspettazione fu delusa. Venne la parola di Pio X in una enr:iclica e nel Concistoro, io cui nominò molti vescovi francesi, e venne colla lettera ai vescovi lombardi. La sua parnb fu quale poteva attendersi dal fanatico card. Merry del Val, che tanto volentieri vedrebbe riaccendere i roohi della Santa Inquisizione; quale, del resto, la pofeva pronunziare chi nel Sillabo vede il codice dei cattolici· ' e il Sillabo (nlle proposizioni 6, 8, 57 definisce la separazione é:mpia, perniciosa, cagione di tutti i conflitti e di tutti i mali della società attuale. L' Enciclica di Pio X sulle cose di Francia non si limita a condannare ]a separazione, ma tenta a giustificare la condanna e formula delle accuse con• tro il governo della repubblica francese. In questo documento il Papa dichiara che la Santa Sede ha fatto tutto il poss:bile per evitare sì gran male sia alla religione che alla stessa società civile. Espone la dottrina della Chiesa sulle relazione fra le due società, religiosa e civile , e condanna con varii argomenti il principio della separazione. Aggiunge che la separazione è da riprovarsi specialmente per la Francia, che nell' unione colla Chiesa cattolica ha trovato attraverso secoli la sua compattezza e le sue glorie. Il Pontefice deplora la mancata fede ai patti e la violazione del diritto internazionale ; al che si aggiunge l' oflesa fatta alla Santa Sede per l' omis• sione di quelle formalità e di quei doverosi riguardi che nella denuncia dei trattati , secondo le consuetudini internazionali , sogliono usarsi anche ai più piccoli Stati, e sono dovute in modo speciale al Sommo Pontefice, attesa la sua dignità di Capo Supremo della Chiesa cattolica. Esaminando la legge in sè stessa, il Pontefice rileva quanto contenga di offensivo e ripugnante: 1.0 Alla divina istituzione della Chiesa, io quanto che la legge, passando sopra alla gerarchia divinamente istituita, attribuisce l' esercizio pubblico del culto ad Associazioni di laici, sottoposte alla com• petenza del consiglio di Stato ; · 2.0 Alla libertà della Chiesa coll'imporre le dette Associazioni ed attribuire all'Autorità civile la suprema giurisdizione sulle medesime, col sancire molte altre disposizioni che inceppano l' esercizio della podestà ecclesiastica sui fedeli, il funzionamento del cui to pubblico, la sacra predicazione, ecc., lasciando molta latitudine all'arbitrio dei pubblici funzionari; 3°. Al diritto di proprietà della Chiesa, spogliandola di una grande parte del suo patrimonio , dei suoi templi, dei suoi edifizi, delle sue fondazioni di Opere pie, e sopprimendo gli assegni che erano do• vuti dallo Stato ai ministri del culto sia per uno stretto obbligo di guistizia, in quanto essa rappresentava un equo compenso per l'appropriazione dei

90 R I V I S T A P O P O L A RE beni ecclesiastici compiuta dallo Stato durante la prima rivoluzione francese, sia per formale impegno con tratto col Concordato, eh' è un solenne patto bilaterale e reciprocamente obbligatorio. Il Pontefice esprime anche il rammarico per la legge di separazione, giacchè essa nocerà grandemente alla concordia ed alb pace interna della Francia, che specialmente nelle condizioni presenti dell' Europa ha sommamente bisogno dell' unione dt tutti i suoi figli. Per tutti gli esposti motivi il Pontefice solennemente riprova e condanna la legge, e conclude rivolgendo un caldo appello all'Episcopato, al Clero ed al popolo francese, esortando tutti all' unione alla concordia, alla generosità nella difesa della religione , che ~si vorrebbe bandire assolutamente dalla Francia. Invita i cattolici a stare uniti al Clero, ai vescovi , alla Sede Apostolica, a conformare la loro pubblica condotta e privata agli insegnamenti della fede e morale cristiana, a pregare e confidare in Dio che , per intercessione della Vergine Immacolata, voglia ridonare alla Francia tranouillità e pace. Noi non ci occuperemo della parte teologica, per cosi dire, della Enciclica ; non ci permetteremo osservazioni sui suoi pretesi diritti finanziari derivanti dagli atti della rivoluzione francese e che sono anche invocati contro l'Italia per la legge di soppressione delle corporazioni religiose,- perchè noi crediamo che non possano essere più messi in contestazione i diritti supremi dello Stato. Lasciamo ai francesi la cura di rammentare al Papa quanto poco adatti di suscitare entusiasmo siano i ricordi della influenza cattolica in Francia che fece scrivere le gesta Dei per Francos; e accenniamo di volo alla ambiguita dei consigli ai cattolici francesi nel!' ora presente. Rimettendosene alla Vergine Immacolata , Pio X lascia liberi i francesi di ricorrere alla ribellione o di astenersene. In questa guisa egli cerca evitare le responsabilità che potranno derivare da un consiglio esplicito o nell' un senso o nel!' altro. Questa am biguitù di. linguaggio non è accidentale: rappresenta un sistema della Chiesa Cattolica, che venne deplorato già dal Sabatier. Questo sistema dell'ambiguità, che fa concorrenza ai responsi sibillini degli oracoli pagani, mentre in Francia scorre il sangue ed il tumulto e la violenza si sostituiscono alla predicazione della pace e dell'amore secondo il Vangelo di Cristo , è assolutamente indegno di chi si proclama infallibile. Nessun peggiore fallimento morale di quello di chi nei momenti supremi non sa pronunciare una parola onestamente chiara e che se ne rimette ~lla Vergine Immacolata, eh' è muta ! Il punto su cui vogliamo fermarci è quello strettamente politico, che a noi particolarmente si addice di discutere. Il Governo o il Parlamento della Repubblica francese prendendo la iniziativa della legge di separazione hanno commesso una violazione arbitraria e ingiustificata· del Concordato; o vi ~ono stati provocati dal contegno della Chiesa cattolica? Ecco l' importante. Il sommo pontefice ha risposto addossando la colpa e la responsabilità dell' avvenimento sul governo della repubblica, 111:l lo scritto di Paolo Satier, l'autore della bellissima opera su S. Francesco d'Assisi, cui accennammo (1), nella forma più serena dimostra luminos:unente che dalb parte della Chiesa Ji Roma o se si vuole del partit,> cleric:1le, che più autorevolmente e genuinamente la rappresenta ; vi fu una continua provocazione : la legge di separazione, si può anzi considerare come un atto di legittima difesa. · Riassumendo alcuni punti del suo pamplhet, che primitivamante vide la luce sotto forma di corri• spondenza al Tirnes <li Londra ci convinceremo della giustezza di questa conclusione. In ciò che il Sabatier osserva sulla educazione del clero francese, si potrebbe. trovare la causa prima e remota di ciò che è avv~nuto. A causa <li tale educazione il clero è adatto per condannare, non per disc.utere; vuole ubbidienza cieca e niènte altro. Tutta l'educazione che riceve un giovane destinato al sacerdozio non mira che ad elevare una muraglia tra lui e i suoi concittadini. Egli deve saper tutto; meno ciò che è e ciò di cui ha bisogno b Francia. D'onde la frase tanto caratteristica dell'abate Dabry: « Non ci potrebbero fssere dei pellegrinaggi di preti che andassero a farsi battezzare uornini? >> Perciò la separazione in Francia non avviene tra lo Stato e le Chiese; ma tra lo Stato e la Chiesa catto!ica. Si deve, però, avvertire, continua il Sabatier, che se lo Stato oggi si separa c.blla Chiesa, questa _gli ha notificato da lungo tempo la propria separaz10ne. L1 repubblica dopo il 1870 ha avuto per la Chiesa Romana dei riguardi, che verun altro governo ebbe mai per essa. Ma invece di essergliene riconoscente la Chiesa si lasciò trascinare dai violenti del genere di Monsignor Freppel e il paese si vide nel 1873 percorso da pellegrinaggi provocanti che si portavano a Paray-le-Monial al grido di: Salvate Roma e la Francia in nome del Sacro Cuore! Dopo il 1870 la Chiesa ha continuaniente fornito le schiere inviate ali' assalto della repubblica. I cattolici non sono stati soltanto conservatori; sono stati fieramente rea7.ionari, pronti ad arruoiarsi sotto qualunque bandier~1, sotto quella di Boulanger o di Drumont purchè si promettesse loro di sbarazzare il paese ben presto dal detestato regime repubblicano. Ci fu un momento in cui parve, che sotto l'impulso di Leone XIII i cattolici si volessero ravvicinare alla repubblica; ma il cosidetto movimento dei ralliès fu condotto malissimo, mancò di sincerita e rivelò subito nei suoi la intenzione d'ingannare e d'insidiare la repubblica. I congregazionisti, dice il cattolico Barone de Mandat-Grancey, i vescovi, i generali, gli ordini religiosi non hanno saputo conservare la stima dei cattolici. << Essi non hanno saputo nè prevenire la tempesta, nè manovrare mentre imperversava, nè anche morire con dignità. L'attitudine dei ralliés fu tale che anche l'Osservatore 'R._omano dovette qualche .volta biasimarli espressamente. Bisogna leggeri: il numero del 24 febbraio 1901 per vedere come trattò la clericale Verité française, di cui. disse, « essere un tessuto di asserzioni gratuite e maligne e di afterrnazioni che sono in opposizione perfetta col nome (,) A' propos de la separation des Eglises et de l'Etat. Paris 1905. Librarie Fischebacher 1905 (Rue <le Seine 33).

RIVI.STA POPOLARE 91 glorioso che sta in testa del giornale, e in cui le perfide insinuazioni sono frammischiate alle calunnie ». I cattolici francesi non si resero mai un conto esatto <lei sentimenti della democrazia e dei veri repubblicani e . scherzarono col fuoco convinti di poterlo fare sempre impunemente. Nel 1882 sotto il Ministero Ferry la Francia aveva dato un avvenimento alla Cbiesa. Se l'avesse ascoltato forse le cose s~1rebbero andate diversamente. Invece i clericali credettero che tutti si riducesse ;td un in utile accesso momentaneo di collera e le Conaregazioni cacciate dalla porta rientrarono da tutte le finestre: esse pullularono, comprarono dei campi, delle case, crearono degli opifici; usarono delle illimitata libertà di muoversi, presero attitudine di vincitori e posero della civetteria nello sfidare la pubblica opinione. I Padri Agostiniani dell'Assunzione o assunzionisti furono i più arditi in questa via. La stanchezza manifesta e l'indiflerenza colle quali la Francia verso il 1890 accoglieva le formule stereotipate del1' anticlericalismo volg:ue illusero. Essi credettero che fosse venuta l' ora e che tutto sarebbe loro permesso e possibile. Trattarono la Francia da paese conquistato; credettero che la Francia laica era vinta e aveva paura di loro. Essi organizzarono una stampa fanatica e intollerante; le Croci (giornali) pullularono dapertutto; le Croci assunsero nomi e forme diverse - Croce della domenica, Croce illustrata, Croce del rnarinaio , Croce del fanciullo ec. , organizzarono conferenze, asili, scuole; pubblicarono almanacchi e libri di propaganda di ogni specie. L' associazione cattolicapopolare di Piou , l' Univers , altri giornali aiutarono le Croci; trentacinque vescovi felicitarono Veuillot per l' opera che intitolò la bandiera del sacro cuore; a Nancy furono fondate delle milizie del sacro cuore e cosi in altri luoghi; al Sacro cuore fu consacrato solennemente il com une <li Auriac ; in molte località del mezzogiorno si organizzò una nuova inquisizione che faceva temere il ritorno del Terrore bianco; furono sfruttate le ciurmerie ignominiose di Diana Vaugban e di Leo Taxi!; fo predicata la crociata in nome del sacro cuore dal padre Coube a Lourdes e dal domenicano Didon ... E poi sopraggiunse l' affaire Dreyfus ! Di fronte a tutto questo si può dire che la democrazia è stata tardiva a muoversi. Ma c'è stato questo di buono nel ritardo : che nel paese sorse spontanea la reazionç contro le congregazioni e contro la Chiesa Cattolica in guisa che il Parlamento votando la separazione non ha fatto in realtà che constatare una situazione di fatto e cercare un modus vivendi, che gli corrisponda. Donde la calma e la serenita del grande dibattito (1). 'fra i sacerdoti ce ne furono di quelli che han no visto i pericoli, oltre il Loisy; ma sono rimasti inascoltati. ( 1) Il Sabatier che in alcun punti abbiamo feùelmente tra- · <lotto e in altri riassunto le sue affermazioni corrobora quasi sempre colla testimonianza di cattolici eminenti e di sacerdoti. Se ne rimette spesso ai libri dell'Abate Nandet: Po11rquoi !es Cat/wliques ont perdu la bataille (1904) , dell'abate Dabry: Les Catlloliques republicains ( 1905); del Barone de MandatGrancey: Le e/erge frmzcais et le co11cordal ( 1905); di Lcon Chainc: Les catlioliques Jrançais e! le11s dijficul!es acluelles ( 190-J.); <li T. Fallot: Le livre de l' aclio11 bo1111e ( 1905). Con ragione perciò nel programma di una rivista cattolica settimanale che si è fondata testè a Lione. il 'Domani, si dice: « La Francia cntolica muore: Essa soccombe non per gli attacchi dei suoi nemici, ma per le deformazioni e pèr gli errori propri. La Francia cattolica diviene sempre meno cristiana. La sua forma religiosa resta ; ma il suo contenuto spirituale e morale se ne v;i ». L'abate Laberthon· nière ha dato un programma rassomigliante a quello del Domani agli Annali di filosofia cristiana. Molti preti sottoscriverebbero quei programmi : ma la paura dei vescovi li trattiene. Di fronte a queste constatazioni quale valore possono avere le accuse del Sommo Pontefice? Per renderle appena appena creJibili egli avrebbe dovuto distrurre i fatti e condannare al silenzio tutti i preti francesi, che li hanno esposti e commentati tirandone le co:1seguenze logiche. Le ha tratte il Sabatier che avendo analiizato il processo politico e psicologico che <la un trentennio si è svolto in Francia ha giustamente osservato: « Vedere nella separazione della Chiesa e dello Stato, tale quale oggi ci si presenta , una misura politica provocata, sarebbe un errore completo ... Se vi sono degli uomini politici che si vantano <li averla creata, si è in diritto di dir loro che essi commettono un errore di fatto ... Essi sono vittime di una illusione analoga a quella dei loro avversari che vanno gridando che essa e stata decretata da tre o quattro frammassoni ispirati da Satana». « In realtà la parola stessa separazione è impropria del tutto per designare questa crisi : la rottura con Roma, la denuncia del concordato, la soppressione del bilancio dei culti non sono che le conseguenze lontane e il simbolo esteriore di condizioni profonde preesistenti. La Francia si trova io uno dei momenti principali della sua evoluzione intellettuale, morale, religiosa ; non sarebbe più in suo p·otere di arrestarla come non è in potere degli individui di sfuggire alla crisi della pubert:L « In Francia non ci sono due p:trtiti accamp:tti in faccia l'uno dell' altro, ma due concezioni antitetiche della vita. Una lotta si profonda non era stata ancora vista in alcun paese. I filosofi direbbero forse che i sistemi dell'immanenza e delLt trascendenza sono alle prese ; uno spettatore anche distratto , direbbe che da un lato v' è una civiltà che sta per nascere, e dall'altro una civiltà che sta per monre ». cc L' antitesi deriva specialmente dal fatto che i clericali fran(esi hanno la tendenza d'inspirarsi nella loro condotta politica dai collsigli dell'autorità ecclesiastica. Ciò ha due gravi risultati: l. 0 li isola dal resto della nazione; 2.0 li abitua alla sottomissione e li rende disadatti a comprendere negli altri un'attitudine differente. L'imperioso bisogno (he ha il repubblicano della sua autonomia civica non è per il clericale cagione di sbalordimento e di se.in-. dalo; è una impossibilità! Neoli Stati Uniti lo Stato riconosce tutte le Chiese e si ~eputa loro debitore. In Francia il caso è diverso; il paese ha proclamato la rottura colle Chiese. La soppressiolle del bilancio dei culti non e che un episodio, un dettaglio. Nou è una questione di quattrini che si agita. In realtà è l':tddio ad un p:issato; è una rivoluzione relioiosa che si prepar,t ». Paolo S:tb:ttier, com~ Monsignor Bcmomelli, è ot-

92 RIVISTA POPOLARE timista sugli efletti remoti della legge <li separaz10ne. « Nella Chiesa, egli conclude, vi sono due cattolicismi, quello di ieri e quello di domani. La denunzia del concordato completerà la disfatta del cattolicismo di ieri o clericalismo. Questo cattolicismo che muore potrà sembrare vivo e forte ancora per qualche anno; potrà proyocare delle esplosioni di fanatismo. Ma tutto questo non avrà maggior valore di una manifestazione dei contadini di Brettagna , ,quando la polizia vuole arrestare uno stregone o un ciarlatano. Ma in seguito alla separazione risorgerà il cattolicismo di domani, che sarà vivificato dalla corrente sociale.» E' questo, come si sa, il sogno, l'ideale •di Don Romolo Murri e della parte giovane della Democrazia cristiana. Ma questa per vedere tradurre in realtà il suo sogno, il suo ideale, si abbatte in un ostacolo : nel Papato, nella infallibilità della Cl]iesa di Roma, che la condanna inesorabilmente. Ronzalocuta est! E la parola di Roma papale colla lettera ai vescovi lombardi ha distrutto i sogni dei conciliazionisti, ha colpito aspramente Monsignor Bonomelli, ha riaffermato in modo solenne la inconciliabilità assoluta tra la Chiesa cattolica col suo Sillabo e colla sua infallibilità e il mondo moderno colle sue libertà e colla sua civiltà. Alla democrazia cristiana per il programma e per l'azione politicosociale in genere e a Monsignor Bonomelli per la questione della separazione in ispecie non resta che o a sottomettersi, rinnegando ciò che tredono essere la verità , o ad uscire dalla Chiesa Romana. La Rivista Anco~reallsaface.elo~ell'anarc~ia FERROVIARIA Prima che arrivasse l'ultimo numero della Nuova Antologia (16 Febbraio) <la un amico nostro, che non è il Morbelli , e che vuole nascondersi sotto lo pseudonimo di: Un ferroviere ci era pervenuto un articolo in cui sullo sfacelo e sull' anarchiaferroviaria si rincalzano gli argomenti qui precedentemente esposti. Ora nell'autorevole rivi.sta romana troviamo un vivace articolo polemico dell'on. Maggiorino Ferraris, in cui risponde alle critiche - e molte sono davvero cervellotiche-che gli sono state rivolte dal Corrieredella Sera, dal Sole e della Perseveranza, da noi e dall'amico Morbelli. La quistione è delle piu interessanti ed urgenti per la vita economica e sociale del mezzogiorno; noi, perciò, ci sentiamo nel dovere di riprodurre quasi integralmente la parte dell'articolo della Nuova ..Antologia che ci riguarda, per mettere i nostri lettori in condizioni di formarsi un concetto esatto del problema. L'on. M. Ferraris scrive: (( La Rivista non consente alle proposte dello Sfacelo, e le ragioni sono largamente addotte in un articolo tecnico, in più punti di indiscutibile valore, del signor Paolo Morbelli di Casale. Tutto il ragionamento dello scrittore si fonda su questa base: all' estero si hanno r r 5 lire di materiale mobìle per ogni I oo lire di prodotto: in Italia, si può già calcolare di avere 162 lire di rotabili per I oo lire di prodotto : dunque in Italia il materiale mobile non manca ; non manca ma sovrabbonda >>. (( Ora l' egregio signor Morbelli ci consentirà di dire che è proprio la base fondamentale del suo discorso che non possiamo ac(ettare , pere hè egli istituisce un confronto fra due traffici assolutamente diversi -- se non opposti - per quantità e per qualità >). (( ~ccenniamo per sommi capi , non potendo troppo dilungarci. (( 1. 0 Il materiale mobile in Italia costa almeno il 20 per cento di più che in Prussia e forse anche il 30 per cento, calcolando il dazio doganale, la protezione ali' industria nazionale, ecc. Quindi 628 milioni di materiale italiano forse corrispondono appena a 500 milioni di materiale estero ~. (( 2. 0 All' estero - in Olanda sopratutto! - e così nelle in· terminabili pianure e vallate della Germania, le pendenze sono miti e poche, cosicchè non vi sarebbe da sorprenderci se, a parità di forza, una stessa locomotiva facesse dal 33 ~I 50 per cento di maggior lavoro. E' molto probabile che se in Italia - con l' Appennino e le Alpi - una locomitiva tira in media 25 o 26 carri, all'estero la stessa locomotiva traini un numero di carri assai maggiore~ se non quasi doppio n. (( 3. 0 Le locomotive tedesche sono più giovani delle italiane (media anni 11.6 in Prussia e 24 a 25 in Italia) e quindi più potenti e meno soggette a guasti e riparazioni >> ; (< 4. 0 L'armamento delle ferrovie estere è più robusto, quindi si hanno treni più pesanti, che richiedono minor numero di locomotive » ; (( 5 t In generale le vetture dei passeggieri ed i carri merci ali' estero hanno maggior portata media, il che rappresenta una minor spesa totale » ; (< 6. 0 La differenza sostanziale - che tutto muta - fra noi e gli Stati esteri sta nella assoluta diversità del traffico , per quantità, qualità e percorso n. (( In Italia il traffico, soprattutto delle merci è in gran parte in una sola dire 1 ione: da sud a ·nord, dai porti di mare al centro od alle Alpi. La maggior parte dei nostri treni merci non ha carico di ritorno e quindi locomòtive e carri corrono a vuoto. Ciò avviene in misura infinitamente minore all'estero ll. Da una stazione di Puglia partono, ad esempio, roo carri al giorno carichi di vino per l' Alta Italia ed impiegano un mese per l' andata e ritorno. Ne!P andata portano I ooo tonnellate di vino a lire 50 la tonnellata ed introitano 50,000 lire: il ritorno si fa a vuoto, probabilmente per il 90 per cento, e non introitano che 5,000 lire : in tutto lire 55,000 con un rapporto di I carro per 550 lire di prodotto ». (( In Germania od in altri paesi, almeno una metà dei carri - se non i due terzi - ritornano carichi: allora essi introitan° lire 75,000 con il rappoI_"todi un carro per 750 lire». (( In Italia il viaggio da sud a nord si compie in un mese, ad esempio: in Germania è probabile che lo stesso percorso si faccia in 20 giorni, grazie alla ricchez,za degli impianti ed alla energia del personale. Quindi il rapporto di un carro per 550 lire in Italia, sale a circa un carro per 1 ,ooo lire alI' estero. Non è forse noto, che in Itatia una merce a piccola velocità ;mpiega circa un mese dall' Alta Italia a Roma, mentre la distanza identica dal notd a Londra si compie dalle merci in lnghilterra in tre giorni l Lo stesso carro è utilizzato 6 o 7 volte di più. Ma per raggiungere un simile risultato in Italia, bisognerebbe spendere miliardi in impianti fissi, doppi binari, ecc. : si ri · sparmierebbero 160 milioni di materiale mobile e si spenderebbe un miliardo in impianti >) : (( 7. 0 Altra circostanza assolutamente diversa è la quantità del traffico »• • Le forti masse di viaggiatori e di merci permettono un'utilizzazione del personale e del materiale assai maggiore > 1 • (( Come ci vuole un guarda-sala per 50 come I oo viaggiatori, così ci vuole una vettura di 2a classe per 5 viaggiatori come per ro o per 20 n. (( Ora la Rivista popolare non può ignorare le migliaia di chilometri in Italia , con un traffico miserevole che non ha punto riscontro nelle grandi reti estere. Una linea di 30 chilometri, con 4 corse al giorno, richiede due treni viaggiatori che facciano la spola. Se la linea introita 4,000 lire a chilometro, ogni treno corrisponde a 60,000 lire di prodotto. Ma se la linea introita 8,000 lire a chilometro , ogni treno, con una lieve modificazione di composizione in più, si ragguaglia ad un prodotto di r 20,000 lire ». Non neghiamo l'importanza di queste risposte; ma non restiamo interamente convinti. Il Morbelli in altri articoli aveva addotte altri argomenti, che sono sfuggiti all' on. Ferraris; rimane sempre questa pregiudiziale: perchè lo sfacelo e l'anarchia ferroviaria si centuplicano collo stesso materiale rotabile e cogli stessi impianti fissi appena

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