80 RIVISTA POPOLARE dono simpatie ammirative malgrado il loro chiuso ottuso e sprezzante orgoglio. Queste non son ragioni serie per spiegare la diffusa avversione contro di noi. La ragione è questa : noi siam divenuti troppo grandi , tropiJO forti pei nostri onorevoli vicini di là dal canale. Essi non ci perdonano la nostra concorrenza industriale e commerciale, i nostri congressi tecnici, la nostra grande flotta mercantile e la nostra modesta flotta di guerra. Tuttavia ciò_ non rappresenterebbe un pericolo per noi se non fossimo ali' interno così insanabilmente divisi; se il capo d'un partito di tre milioni di tedeschi non potesse apertamente minacciarci d' alto tradimento in caso di guerra ; se non -fossimo oltre a ciò impediti dalle divisioni confessionali e particolariste e dalle lentezze delle riforme interne. Data questa situazione non è escluso che fuori si sentano incoraggiati ad assalirci ed a spogliarci del nostro modesto (« posto al sole >> ; abbiamo contro di noi un accordo anglofrancese che può trasformarsi ad ogni occasione in un'alleanza offensiva; la flotta inglese ha portato il suo Ct!ntro di gravità nel mare del nord , e cioè rivolge le sLie punte contro di noi come la Russia sotto Alessandro U[ ammucchiava truppe al nostro confine per essere pronta a passarlo. La Russia è ora paralizzata, l'Austria è s-.:onvolta è l' ftalia, economicamente rafforzat:ci., vuol certo adempiere a' suoi doveri di ~ lleata , ma resta a vedere se ciò le sarebbe possibile quando .le forze alleate d' Inghilterra e di Francia comparissero sulle sue coste. . . . . . . Auguriamo che in corso di qua e di là dal Grenr_boten. 4- gennaio). i tentativi di ravvicinamento ora ,. mare del nord, riescano. (Dien ♦ Péladan: Confutazione dt Taine. - Un'estetica è sempre anche ali' insaputa del suo autore il frammento d' una filosofia, d'una politica. Taine positivista, imbevuto di determinismo scientitìco, doveva tentare una critica razionalista del1'arte. D'altro lato la mentalità del cattolicismo ufficiale rispetto ali' arte ci è data dal seguente giudizio di Cartier : (« Questa statua (il Mosè) è almeno decente, mentre quella della cappella dei Medici è di una nudità rivoltante n. Pretendere con Taine, che ad esempio la Cena non sia che un gruppo di (« vigorosi italiani n, o con il Cartier che la rinascenza sia opera del diavolo, sono assurdità ugualmente ri pugnanti, figlie del dogmatismo e del!' ignoranza. Nè l'uno nè l' altro conosc,mo la rinascenza. In faccia al nudo l' uno non vede l'anima in nome del suo materialismo, l'altro lo esacra nella sua bigotta ottusità. S'intende che la dottrina clericale non ha oggi più bisogno di confutazione, ma vanno confutati gli errori ~el determinismo , va detto che il determinismo del clima e della razza non può applicarsi all' artista. Si dice che il modo di pensare d'un uomo della Sciampagna non è quello d' uno del!' Alvernia perchè la prima è cretosa e la seconda è granitica. Sta bene sino a un certo seono · ~ b ' ma paragonate la poesia di un trovatore della Sciampagna alla poesia di un trovatore dell'Alvernia, e non troverete più nulla che corrisponda a quella immaginosa contrapposizione della creta e del granito. L'artista nel suo individualismo è slegato dall' ambiente, può renderlo, ma può anche contrastarvi. Le scienze naturali , che Taine conosceva meno di Ruskin, si o.:cupano della specie e non ddl' individuo. In arte solo l'individuo esiste. Non si può studiare una famiglia leonardesca , raffaellesca. michelangiolesca. Tre individui son comparsi e poi scomparsi per sempre. li seme d' un mandorlo posto per terra riproduce un mandorlo, ma come concepire la semente del genio che non si manifesta se non cnn l'opera? Non vi sono fanerogami in arte , cioè uomini provvisti di organi estetici distinti. Cercheremo I' identificazione con le piante c:-ittogame? L'assurdo ci arresterebbe. La scienza olfre sì un seguito addizionale che pone l'ultimo venuto in possesso di tutte le conquiste precedenti; il più p:ccolo naturalista si assimila le scoperte di Lavoisier e di l3erthelot e , salvo nei metodi , la scienza non sembra poter pm retrocedere. L'arte al contrario s'incarna, vive e muore in ciascun genio. Giotto è un'arte intera, e Raffaello, per perfetto che sia, non possiede la qualità del trecentista. Più recentemente lngres e Delacroix ci hanno dato lo spettacolo di due rivali impotenti a scambiarsi le qualità ; e così via. Ora invece ciò che caratterizza la flora e la fauna è la costanza del tipo. Mezzo secolo fa un medicastro, Moreau de Tours, pretese di scoprire dei rapporti fra genio, pazzia, rachitis.mo, scrofola neuropatia ; i tre eroi <lei disegno e poi Bach e Palestrina e Dante e Sakespeare e Goethe ecc. ecc. lo smentiscono come ognuno sa. Il genio non è una nevrosi , più di quello che la bestiaggine sia lo stato normale. Con gli aneddoti sulla collera di Michelagelo e simili non si prova nulla. li genio è un uomo incinto, e ci si deve stupire che questo stato produca qualche modificazione degli umori quando la gravidanza fisiologica dà luogo ad un fenomenismo così radical~ e sovente così strano? Platone ha splendidamente spiegata la dietesi dell'uomo creatore, del rapitore del fuoco; egli ne fa un demonio, un intermediario fra il mortale e l'immortale. L'arte vive di spiritualità, di mistero, e l'impressione d'ogni capolavoro si può forse scomporre in tre termini : la (< lontananza )l corrisponde al passato, l'« al di là n analogo all' avvenire, e la (( reàltà n costitutiva del presente; d'onde si scopre l'inanità del realismo. L' effetto della Sistina, della Cena e della Scuola d' Atene si scompone in questo triplice irradiamento. I soggetti sono assai lontani da quelli che i nostri occhi incontrano, le forme son molto ((al di là n dalle nostre forme personali, e tuttavia una vita intensa o piuttosto un carattere d'immortalità ci dà l · illusione d' una scena riva. Supponiamo che la Sistina sia trattata alla Fidia e che si applichi a rappresentazioni di moviment: volgari d' opere servili; supponiamo che la Cena riunisca alla moderna degli ebrei sordidi o dei brutti beduini; supponiamo che la scuola d'Atene sia un gruppo della facoltà di lettae su una scalinata ; non ci sarebbe più mistero, e perciò non più capolavoro. L'arte vive di spiritualità; e ciò che Taine non comprese abbacinato dalla scienza sperimentali:! eh' egli ignorava come era ignorante di fisica e di tisiologia e solo provvisto o taré di cultura letteraria, e volle con ciò applicare al volo dd pensiero le leggi della gravità e inaugurare una meteorologia del bello. Quest' assurda intrapresa ha dato frutti detestabili. La pigrizia, la volgarità , tutti i bassi istinti della decadenza rac - colsero dalla cattedra di Taine i pretesti ufficiali per non fare o far male. Fu una catlzedra pestilentiae. Tainè fu un settario di quelli che formano un' originalità a spese della verità e della esperienza. Non vi è originalità possibile della ricerca sincera. Ogni innovazione dottrinale è un tradimento della verità. Il metodo di giudicare l' arte da' suoi precedenti e susseguenti dandok posto nella evoluzione storica abolisce la vera estetica. L'opera deve apparire come un individuo e esamiminata per sè; ogni artissta racchiude· un'arte completa, ogni opaa non ha che il suo proprio valore. Si gioisce della purezza d' una madonna come della voluttà d'una cortigiana senza bisogno di dati, diarì del tempo, farragginosi commenti, clima, razza, ambiente. (Mercure de France, febbraio). ♦ Nithack-Stahn : Arte protestante. - Bisogna dire sin dapprincipio che il protestantesimo si è sempre trovato in rap-
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