48 H. I V l S ·r A P O P O L A R E ,,.. smorti e quali balenanti: l'affanno in quei corpi si solleva con impeto , rigurgita alle fauci , irrompe, ra11co. Sapete che è? Si vuole eleggere a sindaco, li su due piedi, a furia di un gran voto plebiscitario, il baronetto Baretti, giovane di prosapia nobile, di costumi intemerati, delicatissimo nei sentimenti e nelle azioni, un gran galantuomo; ma egli non vanta ues suna cult11ra intellettnale, e per simili incRrichi pubblici gli manca il coraggio civile, una certa energia di mente, un po' di tutto. Come potrà costui affrontare impavidamente il pericolo di una cittadinanza? Lo stesso padre Culordi, che non era suo nemico, bofonchiava tra i denti: « Nuova di zecca questa I° Viva ..... un cavolo Don Gigi, con un certo filo di ironia, lo redarguiva. « Ma voi E1ieteincontentabile! Il barone è nn bravo giovane. « Voi andate a servire il vostro Cavaliere, e non mi rompete i ..... Con lo scilinguagnolo adempiva il suo ufficio, col dovuto rispetto all'abito religioso. Indi si voltava a sfogarsi con gli amici. « È un galantuomo, ma per la sua casa. Un giovinastro del partito onesto per poco non gli calò un pugno su la zucca. Sbattuto da queste tempeste. il,-baronetto, confuso. dovette accettare. Si provo anche di connettere, alla "?eglio:. due parole di ringraziamento, e di pronunziarle lì stesso, al balcone; ma, fosse la commozione o la deficienza assoluta di franchezza, s'impigliò come nn pulcino: si sE>ntirammollire sin nellé ossa , le gambe gli si piegarono, mentre un velo gli appannava la vinta; a traverso le labbra tremolanti le parole strisciarono incerte, saltel1arono, scaturirono debolissime, in embrio ne. Dovette ritirarsi e sedere su la prima seggiola. " Vivaaaa ! Vivaaaa ! Con tanto di tuba cotidianamente in capo, il baro· netto, fece da sindaco parecchi giorni . smarrito nel ginepraio del labirinto municipale; non sE>ppcmai che , pesce pigliare, e passò il tempo cercando negli intrighi di 'quel viluppo, dov'egli. miope, non ci sborniava nè punto nè poco. Un mistero impenetrabileJ Non poteva contentare nessuno. Sin anche le donniccinole del popolino, irritate, brontolavano: « Che ci fa questo pupattola? Benedetto tutto il ·Cavaliere ! Si? Anche qnesto? Il baronetto, a momenti, ci perdeva il suo decoro: fortunatamente non aveva perduto di mira la porta per dove era entrato, e se la svignò. Sindaci di questo calibro ne seguirono circa mezza dozzina. Da ultimo il cavaliere Andrea Frascenzi, uomo di buoni costumi, si vide assaltato a quel modo con cui aveva veduto assalire i suoi infelici preçlecessori. Viva qua, viva là. « Si? Venite per me adesso? Grazie tante! E non ne volle sapere di racconciare la barcaccia, allegando in iscusa gli affari di famiglia. Allora, buona notte, le dimissioni p10vvero. ♦ In quella mattina la gran piazza Garibaldi, nel ful gore immenso di 1m cielo madraperlaceo, splendeva nelle lastre rigurgitanti di riflessi solari. A torno a torno, gli edifizii parevano animati da una luminosità singolare: le colonne della chiesa di San Sebastiano si arrotondavano linde, quasi smaglianti di un. irradiamento condensl:l.to nella pietra; le vetrate della Cattedrale, coi loro quadretti a colori, lasciavano travedere un barlume della luce interna, e, a volta a volta, balenavan guizzi iridati; in alto l'orologio mostra.va nel quadrante un biancore sereno, e le sue sfere segnavano le undici. Da per tutto, su i culmini di questi edifizii, il sole versava miriadi di fiammelle d'oro; un pittore avrebbe avuto da potere diffondere~ su la sua tela, tutta la fosforescenza del suo pennello. In piazza., nel Corso Principe Umberto, nel Corso Vittorio Eman11ele, quasi in tutta la piccola città c'era un bolli bolli che mai. Si ripetevano le elezioni amministrative per nominare da capo i componenti del municipio. E sapete perchè? Perchè nel partito salito in alto per si poco tempo, non si era trovato un figuro che sapesse fare il sindaco! I disonesti ne ridevano a crepapancia; gli onest,i masticavano bile, pieni di vergogna, con una faccia da ammalati che trangugiano medicina amara. Ad ogni modo, si sarebbero guardati a faccia aperta gli uni con gli altri. Oh! erano ben pazzi tutti coloro che tornavano a porre le loro speranze nel Cavaliere! « Pazzi no » asseri va invece don Michele Staccio, che era benvoluto dal Cavaliere e sperava un posticino. > Ragionano perfettament~. Don Carmelo Zanno, un altro coso quello lì che avrebbe leccato i piedi anche a uno spazzino per avere un posto, andava in st1 e in giù pel paese, pentitissimo di avere voltato cosacca; ora si sentiva spaccare il capo da una vampa interna, e se lo premeva alle tempie, forte forte. Piagnucolava, perfino! Un suo compare, mastro Sebastiano CacaC'cia, lo incontrò in in quello stato di desolazione proprio in piazza, dinanzi al 011 flè Romeres. e Compare, che Vl è accaduto? Avete gli occhi rossi di lagrime. « Lasciatemi crepare, che sàrebbe il miglior partito per me! Sono un disgraziato. Mi ero messo dalla parte degli onesti. Ero bello e collocato, come un principe, con due lirette il giorno, senza farmi nè in qua nè in là .... Il compare sbarrò gli occhi. e Come un principe, con due lire? « D' un tratto ...... un capitombolo! Come sono sfortunato! « Vedete bene , compare, che non c' è convenienza oggid1 a stare con gli onesti ...... Avete fatto ma.le a cangiare partito. Gira e rigira il sindaco non pnò essere che il Cavaliere; soltanto lui può manipolare quella pietanza. Il falegname mastro Michele Ma.sseni, un capo scarico di nmore sollazzevole , alle loro spalle si sganasciava in risa .. Don Carmelo si voltò arrabbiatissimo ; era rosso come un peperone, e gli occhi gli schizzavano fuori dalle orbite. Grugni:
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