b RIVISTA POPOLARE pretato eo·ue una inutile blagite; tanto più che riteniamo sia ~tata giusta e doverosa la distinzione fatta dai giurati francesi tra chi a fatti ha mostrato di saper difendere valorosamente e militarmente la patria e chi ha dichiarato che lasl'erebbe invadere il proprio paese dallo straniero se11za opporgli resistenza. Il contegno di Amilcare Cipriani davanti il giudice istrnttore prima e dinanzi ai giurati dopo fu quale pote vano farlo prevedere i suoi precedenti: dignitoso, fiero. sprezzante. All'indomani de!l' ns30Juzione venne intervistato da un redattore della Peltte npublique, di cui è ·collaboratore ordinario e spiegò tale sua condotta. Dall'intervista crediamo opµort11no riprodurre le parole che egli pronunziò innanzi ai giurati, ad onta della oppodizione del Presidente delle Assise: e Io parlerò ad ogni co:-;to; nessuno può i1opediri11i di prote- tare contro un simile giudizio eh' è tm onta, una infamia. Voi avete esitato, voi non avete <'Sato assnmere tutta intera la vostra responsabilità; voi avete avnto paura e la vostra viltà appare dalla mia adsol uzione. > « Ho dichiarato innanzi al giudice d'istruzione che io avevo collaborato al manifesto e l'avevo firmato con piena conoscenza d1 causa e mi dowando q,1ali souo le ragioni che hanno potuto farmi iugiuriare in tal maniera, µercbè que1:1ta assoluzione è un insulto cbe respingo con indignazione. Nulla ho fatto per attirarmi le vostre grazie, i vostri favori. Nullo ho chiesto. nulla attenuato: io respingo dunque con indignazione questa deci 1,ione di favore. > E noi ripetiamo: egli ha torto a non voler riconoscere la. causa della propria assoluzioné ; essa risiede nei t:iuoi atti nobili. generosi e militarmente coraggiosi, che valgono assai di più delle pm·ole che potrebbero sembrare una e8plosione rettorica. Superfluo aggiungere che noi crediamo che sia. stato un errore la condanna di Hervé, Nei reati di opinio ue, se tali reati possono esistere , la condanna deve darla sol tanto la pubblica opinione. ♦ Per una frase sul virus religioso. - Nell'articolo del Prof. Vaccallitzzo: Pe1· Dante e pe1· la Dante Alighien:, che fo tanto bene accolto, in una nota, e' era una frecciata all'indirizzo del Prof. Giovanni Nicolo8i, il cui libro l:!Culastico sulla 11forale civile veniva denunziato collie infetto da virus 1·eligioso,settario e intollerante, percbè vi si diceva che non può esse1·evero amico chi è frretigioso. Il .Prof. Nicolo8i ci manda uoa lettera di risuosta indirizzata al SllO avversario in cui si vnole fare in tendere che la definizione del!' Amicizia di cui si è. valso per arrivare a quella conclusione è quella di S. Agostino e di Cicerone, di De Sacy e di Ari1:1totile e si fanno altre distinzioni tra 1·eligione, Ù'1'eligione, si discute sulla fede ecc. Noi, quantunque la risposta sia abbastanza sproporzionata al la nota pubblicheremmo la lettera del Nicolosi se egli rispondesse all'accusa più grave del Vaccalluzzo eh' è quella di avere affermato, a proposito di un monumento a Cavour che menfre il mondo innalza montimenti alla sua memoria, l'anima sua b1·ttcia nell' in/e1no. Su q ue::3to il Nicolosi tace ; ora il suo 8ilenzio dà il significato alla sua definizione sulla Amicizia. Questo silenzio ci ·dice che il Nicolosi è un cle1 icale e nemico d' Italia. Perciò non pubblichiamo la 8Ua rettifica NOI Per esuberanzttdi materiale siamo costretti a rinviare al numero prossimo la bella prolusione al Corso di Filosofia del Diritio nell' Università di 'R....omadel Pro f. G. CmBAU: Giuseppe Mazzini e la filosofia del dovere. L'eserciziodi Stato è insidiato? Il problema che maggiormente attira l'attenzione del pubblico in questo mome11to è qudlo ferroviario. Non riguarda come, tu Lti sanno, il modo di esercizio, poichè questo nodo fo troncato in un colpo per necessità di cose, anzichè per co. ciente azione diretta ed indiretta <lei governo e del paese. Si divènne al1' eserciziodi Staio non gia percbè i partigiani del1' esercizioprivato avessero disarmato, ma perchè non ci fu tempo e modo di organizzare quel lo privato. I governanti, specialmenti Zan:udelli e Giolitti ebbero una grave responsabilità: parteggiavano, con particol:1rità il primo, per l'esercizioprivato e non ebbero il coraggio di mettere la quistione netta men te perchè sapevano che la maggioranza del paese e della Camera erano di contrario avviso. Un solo uomo politico di molto v,-t1ore, l' on. Carmine, convintosi della impossibilità di venire a tale solL1zionesi dichiarò per l' eserciziodi Stato ed a tempo debito consigliò di prepararlo. Ma coloro che avevano il dovere di prepararlo nicchiarono sempre; e i arrivò, contro il chiaro disposto di leggi e <liimpegni solenni di ministri dinanzi al Parlamento, alla vigilia della cessnioue delle convenzioni del 1885 seuza nulla, proprio nulla, avere disposto e preparato, tanto che si temeva e si sospettava che il governo agiva in mala fede pa farsi costringere a lasciare le ferrovie nelle mani delle Società private, il l. 0 luglio 1905. La legge provvisoria, tumultuariamente discussa e votata in aprile 1905 fo il prodotto della minaccia dello sciopero dei ferrovieri ; e le dichiarazioni precedenti del Ministro Tedesco assicuranti che ad un cenno del Parlamento lo Stato poteva assumere l' esercizio delle ferrovie e farlo procedere regolarmente, a fatti risultarono una blague disastros,1mente ridicola. Tali dichiarazioni, fatte le debite proporz10111, rassomigliarono alle incoscienti assicurazioni date dal Maresciallo Lebeuf alla vigilia della guerra franco-prussiana. Tutto è pronto ! egli aflermò ; e a fatti si vide che: tutto mancava... A che ne siamo adesso dopo sei mesi di esercizio di Stato tutti sanno: i treni non arrivano più in orario e i ritardi costanti non si misurano a minuti ma ad ore; le merci o non partono o arrivano quando Dio vuole e quando-com' è il caso delle ±rutta, <legli ortaggi e di certi latticini freschi - si sono già guastate e perdute del tutto o depreziate; nelle stazioni tra merci che non partono e merci che non si scaricano c' è un ingombro spaventevole, i11tutti- negozianti, industriali, viaggiatori per aflari, tomistes - c' è un profondo malcontento. Si maledice a squarciagola l' esercizio di Stato e molti che fino al 1.0 luglio 1905 n'erano con vin ti sostenitori non esitano oggi a cantare le lodi più sperticate dell' esercizioprivato. Gl' innegabili, gravissimi inconvenienti che si deplorano e che cagionano tanti incomodi e tanti danni sono insiti all'eserciziodi Stato in sè e per sè? ne dipendono e stanno in rappotto di causa ad efletto? Non mancano alcuni che affermano tale relazione e ci sono sapienti molto a bunn mercato e molto disinteressati, che si fregano le mani ed esclamano: Lo avevamonoi previstoI Or bene, l' esercizio di Stato è tanto responsabile di . tali sconò
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