Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 17 - 15 settembre 1905

, RIVISTA POPOLARE 49!S testè, tirando il fiato ed infiorando di un significativo auf ! la pubblicazione di un telegramma-rettifica del sindaco e dei presidenti del seggio del mio paese natio, che della elezione di Castrogiovanni anche se loro ne avesse scritto domeneddio, non avrebbero pubblicato altro. Io essendo infinitamente più piccolo di Domeneddio non ho voluto andare incontro ad un rifiuto, nè mettere i tuoi collaboratori nella penosa condizione o di commettere una sgarberia o di contraddirsi. A loro, però, permettimi che io rivolga una osservazione : se essi avessero tenuta la promessa fatta al corrispondente ordinario di Palermo di non occuparsi in alcun modo della elezione di Castrogiovanni in vista ·del dissidio che tra i socialisti di Palermo era scoppiato a proposito di tale elezione; se essi non avessero prestato fede ad alcuni miserabili, che si assunsero il disgustoso compito di calunniare individui e collettività, l'Avanti! non sarebbe stato infastidito dalle rettifiche, la cui pubblicazione era strettamente doverosa. E vengo alla ragione di questa lettera. Non è uno sfogo personale: ho ottenuto molti voti-alcune centinaia - di più delle altre volte e non ne sento il bisogno: il tale che combattè solo contro il mio nome ebbe oltre 1100 voti meno di me; ma è la continuazione di una campagna che conduco senza scopi personali, per alte idealità politiche e morali e eh' è servita soltanto a procurarmi noie e initTiicizie; è la narrazione di un episodio tipico di quel pervertimento politico, di quella indegna truffa che individui e gruppi commettono in Sicilia e nel mezzogiorno tutto, assumendo con insuperabile ciarlatanesca disinvoltura sembianze politiche, che non corrispondono nè ai loro interessi, nè ai loro precedenti, nè alla loro coltura - se pur ne hanno una, anche caotica e rudimentale - e che servono soltanto a soddisfare la loro morbosa vanità o i loro rancori_. Ora questa ultima lotta di Cas~rogiovanni, svoltasi mentre me ne stavo in Napoli e nella quale non ho preso la benchè menoma parte nè diretta, nè indiretta, incarna tipicamente, ti ripeto, la laidissima consuetudine di mentire i principi, che non si hanno, riuscendo alla negazione della sincerità e della educazione politica. Ne sottometto a te gli episodi, perchè in essa la bandiera sventolata essendo stata quella del socialismo rivoluzionario, a te, che giustamente sei ritenuto come la personalità più eminente del partito, che sotto di essa milita, dovrebbe premere di far sentire una parola severamente e serenamente ammonitrice. Ho parlato di necessità di occuparsi della educazione politica del corpo elettorale della Sicilia e del mezzogiorno e aggiungo , che la si può intendere nel senso anche più comune che si dà alla parola educazione, come osservanza delle regole elementari del galateo politico. Sotto questo aspetto, infatti, potrai vedere da un documento umano, che ti mando , che per ·combattermi non si seguirono le buone norme che si seguono nei paesi civili nelle lotte politiche: non si discusse il mio programma, non si criticò la mia azione politica con verità e sincerità, non si contrappose un altro programma vero e che corrispondesse anche alla lontana alla bandiera spiegata dal socialismo rivoluzionario; ma tutto si ridusse a raccattare tutte le sozzure più indegne contro di me ed a pubblicarle in un immondo libello. Esso costituisce il documento umano, cui accennai, che ti mando raccomandato. Esso ti spiega benissimo, come nel paese dove il triste libello vide la luce, che nella lotta più aspra combattutasi contro di me nel 1899, - io ebbi 98 voti ed il mio avversario 186 - mi ~veva dato una notevole maggioranza contraria, questa volta la maggioranza a me avversa si ridusse ad un solo voto , computandosi anche , in favore di quel tale, che mi si pose di fronte, una scheda ,nella quale stava scritto: al candidato di Calascibetta. Anche i miei avversari restarono nauseati e non volendo votare per me si astennero piuttosto che dare il voto a chi rappresentava una laida accozzaglia d'interessi, di odi, di dispetti, che tutto poteva essere meno che un partito politico. Aggiungi questo dato caratteristico: ai miei ·denigratori nessuno concedette l'onore di rispondere nel Collegio durante la lotta. Solamente a Calascibetta, patria del tale che mi si pose di fronte, si pensò di ripubblicare una lettera aperta che lo stesso· tale, camuffatosi oggi da socialista rivoluzionario, aveva pubblicato in una lotta precedente e nella quale si prendeva il mio nome come vessillo, quantunque si trattasse di una lotta amministrativa, locale , della quale nulla sapevo. Manco a dirlo quella scandalosa lettera che portava la firma del mio burlesco denigratore, fu lacerata rabbiosamente dai suoi ..... amici! Al libello immondo poi si tentò dare credito avvertendo con sciocca malignità che io non mi querelo mai, per non accordare la facoltà delle prove ..... E proprio L'Avanti! che per questi bravi socialisti rivoluzionari dovrebbe essere il vangelo, ha biasi--: mato l'amico Lovetere per la minaccia di dar querela ..... Io non mi querelo per tutti i motivi che tu illustre atleta del foro puoi immaginare; e non mi querelo specialmente perchè non voglio procurare una qualsiasi fama, anche con una condanna, a chi non ne merita alcuna, e dare un'aria di martire con un poco di comodo esilio o di breve prigionia, a chi in altro modo nobile e generoso non potrebbe acquistarsela. Ho minacciato di querela un mag~- strato-canaglia per metterlo colle spalle al muro sfidandolo a sfuggire al metodo comodo delle insinuazioni inafferrabili e a formulare accuse precise, che possano dare luogo alla querela per diffamazione. Quanta differenza ci corra tra il fare condannare per diffamazione un Sostituto procu1ator generale del Re ed un auto-candidato non ho alcun bisogno di dirlo a te ..... La mia azione politica. in quaranta tre anni di lotte, quanti ne corrono da Aspromonte ad oggi, non è del tutto ingloriosa; e pe:- la mia azione parlamentare ebbe parole di marcatissima deferenza, chi scrisse la biografìa mia nell'Avanti! e che certamente non mi era amico. Ebbene, come se la cavano l'immondo libello dianzi citato e gli oratori ai servizi del tale , che pose la propria contro la mia candidatura nella critica della mia azione politica e parlamentare? (Di programma ideale 11011 ne parliamo : non lo conoscono , nè erano atti a discuterne). Mi si rimproverò il voto e la campagna mia pel dazio sul grano, l'altra sui ferrovieri e..... l' approvazione della legge sul sindacato obbligatorio per gl' infortuni nel lavoro delle miniere di zolfo. Avrò agio di ritornare sui due primi punti; adesso mi fermo sull' ultimo. Il signor tale nel discorso pronunziato a Villarosa mi rimproverò la legge sul sindacato obbligatorio per gl' infor~uni nel lavoro delle miniere di zolfo ..... Ebbene quella legge non ha avuto nè il mio voto, nè un mio scritto, nè un mio discorso! Il meglio è questo: quella legge nella Camera non ebbe oppositori aperti, non ne ebbe e non ne poteva avere tra i socialisti. Solamente nei corridoi si arrabbattava contro di essa l' on. Conte di Testasecca: uno dei più grandi proprietari di miniere di zolfo. Et pour cause ! Che razza di socialismo, con o senza rivoluzione '

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