494 RIVISTA POPOLARE tata di questo atto, perchè ignoriamo te ragioni che vi concorsero, ma così esso ci appare magnifico. ( giapponesi come ci hanno maravigliato nella guerra, ci mc::ravigliano nella pace : il loro gesto è generoso e superbo, forse hanno sentito l' imponente pressione dell'opinione del mondo, della quale Roosevelt si fece generoso e audace interprete, hanno sentito il 11 basta » gridato da tutte le coscienze. Essi che spararono il primo colpo di cannone, dovendo scegliere tra pace e guerra, di fronte ali 'umanità intera che attendeva palpitando hanno detto 11 basta». Presto sapremo quanta parte Roosevelt ebbe negli ultimi momenti e quale influenza avrà esercitato sui giapponesi la considerazione che nessun'altra vittoria avrebbe potuto indurre la Russia a pagare l'indennità, mentre la continuatione della guerra avrebbe aperta una più larga e forse irreparabile breccia nelle finanze della naz10ne. Anche con ciò la meravigliosa rinuncia non perde nulla del suo valore, perchè simile preoccupazione verso il paese e verso il popolo, simile premura di risparmìargli sangue, lagrime e danaro non potrebbe apparirci più meraviglioso, tutto il merito però della pace spetta al Giappone che si è conquistato un eroismo di più, Komura è l'eroe, egli s, è preso sul capo una responsabilità tremenda , ha affrontato la maledizione e l'odio dei concittadini. Questa pace solleverà una onda di furore nel Giappone: un popolo che sacrifica tutto senza lamento per una guerra che ritiene necessaria, che vince quindici battaglie, conqqista venti fortezze, annienta due flotte, cattura 90 mila uomini si aspetta ben altri compensi. Komura al momento della partenza fu salutato da una folla <lt:lirante a cui doveva dare il suggello solenne del trionfo della nazione, ora sarà forse accolto come un traditore della Patria. Deve aver ben so11erto questo fiero e taciturno rappresentante di un popolo forte e vittorioso che dovè ritirare ogni pretese e dire al nemico vinto : 11 Sia fatta la tua volontà >>. I Giapponesi sono uomini avveduti ed essi realmente non possono ignorare che il loro paese è poverissimo, come avranno potuto •·rilevare i nostri lettori dalle notizie statistiche che andiamo pubblicando sul Giappone e che la continuazione della Guerra collo allontanamento delle operazioni dalla base delle operazioni avrebbe fatto aumeotare oltre misura le spese già ingenti e determinato l'esaurimento economico e finanziario della nazione. Se poi ci fu davvero la pressione dei banchieri nord-amerìcani in favore della pace alle condizioni stabilite si spiega perfettameute la cedevolezza dell' ultima ora. Le dichiarazioni di Kaneko e di altri scrittori politici del Giappone sulle disponibilità finanziarie di un miliardo circa in oro e sulla possibilità di contrarre subito un prestito all'interno di altri 500 milioni ci sembrano delle vanterie, delle blague, a cui a dir vero non ci avevano abituati i giapponesi. Nella sostanza , poi , il Giapp0ne ha conseguito lo scopo che si propose colla guerra ed ha ottenuto dei vantaggi considerevoli, che forse non spera va al principio delle ostilità. Che cosa domandava il Giappone prima della guerra ? Che la Russia restituisse la Manciuria alla Cina e che esso potesse esercitare il proprio protettorato sulla Corea. Tutto ciò il Giappone l'ha ottenuto: e<l ha ottenuto dell'altro ancora. Ha ottenuto metà di Sakaline coi vantaggi economici della pesca sull'altra metà; ha ottenuto Kua~-Tung coi magnifici porti di Dalnl e di Port-Arthur che gli assicureranno un 'influenza preponderante e diretta su Pekino e su tutta la linea settentrionale della Cina. Che cosa poteva ottenere di più continuando a sorridergli la vittoria ? Ben poco di serio e di buono; certo avrebbe acquistato Wladivostok; ma questo altro magnifico porto perde la sua importanza militare con la formidabile porta fortificata MasampoTsushima-Kiusiu che fa del .Nlare del Giappone e di Okbotsk un vero mare interno nipponico. Per tali motivi noi credavamo che nel Giappone non potesse essere male accolta la pace e molto meno che potesse esservi considerati come traditori Kamura e Takahira. Ma noi ci siamo ingannati e Barzini, che conosce l'anima giapponese indovinò. Il malumore vi ha prodotto sommosse violenti ed anche delitti. Ciò l'.he diminuiscè l'aureola <li magnanimità, di cui si volle circondare il popolo dell'Impero nipponico. Se sono infondati i motivi <li malcontento tra i Giapponesi per la conclusio11e della pace , ci riesce inspiegabile il malumore dei guerrafondai russi, di cui si è fatto interprete il Novoie Wremia. Si, è vero che la Russia perde la M:rnciuria , Dalni , Port-Arthur, mètà di Sakaline; che vede crollare l'edifizio grandioso eretto in mezzo secolo da Muraview, da Gortchiakoff, da Witte e il suo maestoso sogno di un grande impero sul Pacifico. Ma si poteva impedire. tale crollo quando tutti i generali sono stati sconfitti o disonorati , la flotta distrutta interamente, perduti a centinaia i cannoni e per centinaia di milioni gli approvigionamenti? Non è lo stesso il Novoie Wremia che dei disastri della guerra e della pace disonorevole chiama responsabili il governo , la societa, i capi militari, la diplomazia delhi Russia? E durante la guerra, accompagnata dalla carestia, dal colera, dall' anarchi,1 all'interno, si poteva sperare che mutassero le condizioni che avevano determinar.o la catastrofe? Il pensarlo semplicemente è da manicomio e ai russi che conservano senso di dignità non rimane da fare che una cosa sola : rassegnarsi ed accogliere come un' ancora di salveiza quella pace eh' è stata la meno disonorevole e la meno dannosa che il mondo intero potesse sperare. Ma se a Pietroburgo e a Toldo, in Russia e nel Giappone ci sono dei malcontenti per la pace non ce ne possono essere negli Stati Uniti che sono stati lo strumento , il mezzo più efficace per farla conchiudere. Noi non sappiamo se il capitalismo americano abbia avute le sue mire interessate nelle conclusioni della pace; se Schwabe, il Direttore del Trust dell' Acciaio, conta realmente di costruire la flotta russa nei cantieri americani; sappiamo, però, che i nord-americani possono andare orgogliosi come della più grande vittoria morale per l'onore toccato al Capo del loro Stato di farsi iniziatore e intermediario attivissimo e intelligentissimo di un avvenimento che interessa il mondo e la civiltà. Nulla, q □indi di più logico e di più giustificato della proposta di Baudry, il direttore della Mutual Life , di erigere per contribuzione mondiale un grande palazzo in Portsmouth e di donarlo a Roosevelt, il glorioso presidente della Repubblica delle stelle ! La Rivista Perlasineerità eperlaeducazione politica Ad ENRICO FERRI Caro Amico, Desideravo mandare all' Avanti ! questa lettera; pubblicata nelle colonne del tuo giornale avrebbe avuto maggiore efficacia; e con maggiore sicurezza avrebbe raggiunto lo scopo alto, che si propone e che dovrebbe stare a cuore, come sta a cuore a te, a quanti militano con sincerità nel partito socialista con o senza affissi. Ma gli amici c~e . nella tua assenza dirigono il giornale hanno d1ch1arato
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