492 RIVISTA POPOLARE possono andare orgogliosi di avere fatto morire sul campo di battaglia cinquecentomila uomini circa e di avere fatto subire la più grande umiliazione al popolo russo. Intanto è bene fissare alcune date veramente storiche di questa grande guerra. Le trattative diplomatiche per la evacuazione della .Manciuria da parte dei Russi durarono per buona parte delJ'anno 1903. La Russia che era impreparata alla guerra le condusse con evidente. malafede per le lunghe nell' intenzione di rafforzarsi non solo nella Manciuria ma anche nella Corea, dove i suoi cosacchi avevano messo il piede. Ma i Giapponesi non si lasciarono ingannare ed appena il loro ambasciatore a Pietroburgo presentò l'ultimatum, che non ebbe risposta, il 6 febbraio 1904, due giorni dopo nella notte dall'S al 9 febbraio con fulminea rapidità l'ammiraglio Togo assalta la flotta russa ancorata dinanzi a Port--Arthur e da il primo colpo formidabile alla potenza navale della Russia. Il primo incontro fra i plenipotenziari della Russia Witte e Rosen e quelli del Giappone Komura e Takahira avvenne ad Oyster Bay, a bordo del May FlnweJr il 25 luglio e le conferenze per la pare cominciarono a Portsmouth il 27. Dopo poco più di un mese di faticose trattative l'accordo venne conchiuso il 29 agosto. ♦ La necessità del regime federale in Russia. - L'abbiamo affermata nettamente nel precedente nu mero della Rivista, discutendo della Gossudarstvenaia · Duma istituita coll'ukase del 19 agosto. Vediamo ora con piacere da un articolo del Gior,,,ale d'Italia, che in Polonia, dove c'è maggiore coltura viene esplicitamente affermata tale necessità. Il Conte Skarjiurski ha pubblicato nei giornali di Varsavia una serie d'articoli, nei quali ha chiaramente esposto l'unica soluzione possibile della quistione politica e amministrativa in Russia: l'adozione del sistema federativo, mediante l'istituzione di Diete separate per le singole nazionalità e la delegazione di rappresentanti speciali di quelle Diete alla Duma dell'Impero. I poteri di quest'ultima dovrebbero inoltre essere notevolmente estesi, poichè, stando alla -legge or~anfoa promulgata il 6 (19) agosto, la futura Assemblea Nazio nale russa non sarà che un O'rgano ausiliario del governo autocratico. Per quanto limitati , i poteri del Consiglio dell'Impero (destinato a costituire una specie d'Alta Camera) saranno assai più estesi che quelli della Duma dell'Impero. Speriamo che queste idee si facciano strada e che nelle prime riunioni della Duma, se pur si riunirà, tra le modificazioni che saranno chieste della magra costituzione largita dallo Czar ci sia questa fondamentale in senso federalista e che risponde ad un bisogno storico, geografico ed etnografico del vasto impero. ♦ Il socialismo e la Borsa del Lavoro di Napoli.- Qualche anno fa quando i socialisti di Napoli si mostrarono addirittura ubbriacati da qualche successo, in gran parte non dovuto a loro, noi ci permettemmo di dare amichevoli, affettuosi consigli. Allora non ci si rispose colle diffamazioni e colle contumelie; - queste sono proprie del periodo di lotta ferroviaria labriolesco -;· ma altezzosamente ci si disse, che noi c'ingannavamo e non conoscevamo nè il popolo nè il socialismo napoletano. Si presentarono diverse occasioni , nelle quali , noi avremmo potuto invocare i fatti che ci davano ragione; ma ce ne astenemmo, perchè non volevamo perdere il nostro tempo in un'opera ch'era assolutamente inutile. Oggi, però, più che a soddisfazione propria, ad ammonimento dei socialisti sinceri ed onesti del Settentrione che si illudono su certe manifestazioni meridionali, sentiamo il dovere di richiamare la loro attenzione su di una lettera. che Stefano Ba.rtolotti, un socialista rivoluzionario, ha pubblicato nell'Azione Socialista (2 settembre) di Roma sulla Borsa del Lavoro di Napoli e con questo significativo sottotitolo: Al Guarino perchè i compagni ìntendano. Il Bartolotti dopo una grave requisitoria contro il Guarino- il factotum della Borsa del Lavoro e l'uomo rappresentativo del socialismo partenopeo - conchiude la sua lettera con questi brani : e Dico solo, senza scendere a particolari, e di ciò il e Guarino certo non si dorrà , che le condizioni polie tiche e materiali della Borsa non aut,)fizzano dave vero certe arie e certe esorbitanze stilistiche. Qui e molto è da creare, tutto da restaurare e da risanare. " Nella recente elezione della Commissione esecutiva e (mi sia Cl,ncesso lo accenno a questo fatto), di tutta « la provincia di Napoli intervennero alle urne _seicento « elettori : vale a dire l' 8 per cento dei soci essendo < la Borsa di Napoli ridotta a quasi un térzo delù « sue forze, in breve tempo. In città si raccolsero e centocinque schede ! Come vedete, la Borsa non ha e bisogno di e troppa propaganda. • Fa da sè. • e Qui è tutto un lavoro immane da ripigliare. per e dare corpo alla Borsa, ombra inutilmente trinciante e nel vuoto. Occorre un paziente lavoro per gittare e qualche barlume d'idea a tanta parte del proletariato e che ne abbisogna; occorre richiamare nell'orbita dele l'organizzazione gli aggregati disciol tisi od emigrati; " occorre destare la fidncia di sè nei lavoratori; la fi- « ducia distrutta dell' organizzazione; ricomporre ine torno ai fluttuanti restami una salda potenza proe letaria. • e Non manca che il nostro sforzo, il nostro tollerante « amore e volere intelligente, poichè il terreno è mee ravigliosamente promettente. La bella resistenza degli e scioperanti di Torre può darvi & un dipresso la mi• e sura delle profonde virtù del lavoratore napoletano. e E prima di essi, all'alba del nuovo secolo, gli scarie catori di Napoli, nuovi all'organizzazione, seppero i « palpiti della solidRrietà proletaria e vollero far causa e comune coi compagni genovesi in isciopero. • - e Frutti inaspettati e spontanei , rampoll.anti dal « terreno a pena ri modso, che confermano la mera vie gliosa bontà del suolo. Quando si finisca con la men- • zogna , i socialisti di Napoli , che pure hanno din- < nanzi tesori di promesse e di conquiHte nel campo e dell'organizzazione, devono avere il coraggio di ripe.- e rare, o quello di suicidarsi. • « Fuori di qui non è che la volgarità della chiace chiera e della mistificazione. • · In verità se noi aggiungessimo una sola parola di commento a queste constatazioni non potremmo che diminuirne il valore. Avvertiamo soltanto che il corsivo e il grassetto del primo periodo sono del Bartolotti. A quando la dichiarazione che egli è un traditore? ♦ Per la memoria di Zola. - I reaziouari italiani durante la discussione dell' affaire Dreyfus in generale si trovarono di accordo cogli elementi più avanzati nel difendere la vittima dello scellerato militarismo e del gesuitismo. L'accordo pareva. strano; tanto più che i reazionari · italiani colla loro attitudine negavano la loro solidarietà a quelli di oltr' Al pi, a.i quali infliggevano , anzi , un biasimo aperto. Penetrando al fondo del fenomeno era facile accorgersi che i reazionari italiani si mettevano di accordo r.oi repubblicani e socialisti di tutto il mondo per a vere un buon pretesto d' infamare la re~ pubblica vigente in Francia. Si staccavano cosi dai loro correligionari della. sorella latina. su di un episodio per rimettersi con loro in piena armonia nel dare al tronco: alle istituzioni repubblicane. Cosi si spiega pure .come i sos\enitori più sfegatati del militarismo
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