Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 17 - 15 settembre 1905

RIVISTA. PO-POLARE 507 generalizzato che sta cd elevato a sistema , è precisamente l' espressione di quelle costituzioni economiche primordiali. ♦ Va distinta da questa ricerca puramente tt:orica quella sul1' efficacia pratica della cooperazione. Quando si guardi a li~ forme pratiche, il Panta'eoni ha buon giuoco pt:r le sue conclusioni teoriche. Se i dieci operai della nostra cooperativa di produtione tipo hanno bisogno d'aumentare i~ capitale tecnico, ed aprono una sottoscrizione, per azioni magari Ji piccolo t.iglio , poniamo di 20 lire cadauna , i sottoscrittori saranno dei soci semplicemente capitalisti , ed allora sì che sopra vvit:ne il bisogno di determinare , in base al libero dibattito della domanda e dcli' otlerta che si svolge sul mercato capitalista , la misura <lei due redditi , sah1rio e interesse; ma allora non siamo più in tema di cooperazione pura, bensì di pseudo-cooperazione o di cooperaziont: spuria, e quindi l'analisi scientifica deve abbandonare i valori dcmeotari irriduttibili ed i sommi principi economici puri, per aver riguardo ai fatti , e domandart: a questi soltanto il responso sull' efficacia pratica dell' istituto. E dell' efficacia grandissima della cooperazione parla indirettamente, a prescindere da considerazioni estranee, I' enorme sviluppo e le vaste proporzioni raggiunte. Ma, anche se si voglia addivenire a considerazioni d' indole speciale, non può negarsi l'azione modificatrice, se non quali. tativa, certamente quantitativa delle forme prati, he. Pigliamo ad esempio la cooperativa di produzione. 11 •••• Ove non si tratti di una. cooperativa spuria, iniziata da operai assolutamente privi di mezzi e perciò mascherante un rapporto pret tamente capitalista , quella forma d' impresa deve necessariamentt: mutare· la ragione di riparto dd prodotto aJ aumento della parte del lavoro ed a riduzione di quella dei capitale. Infatti la distribuzion~ del prodotto fra capitale e lavN"o ..... è determinata dalla forza relativa Jet capitale e del lavoro e perciò deve mutare in pro' di quest'ultimo, non appena uu nuovo fatto intervenga ad accrescerne l\! forze nel dibattito industriale » ( 1 ). Senza dubbio , uno di, tali fatti è la <.:ooperazione. ♦ E veniamo alla trita questione del valore sociale, quella tale questione sn cui si è scritto troppo. Accennerò fuga<.:emente alle idee morali e altruistiche , al famoso senso coopera!ivo ed altri vaneggiamenti di entusiasti, per dire che ornai sono pochi gli economisti, che, sl!guendo il vessillo del Gide , vi insistono sopra. Di maggior rilievo sono le aspettative messianiche d'una ,·épublique coopérative. Il Leroy-Beaulit:u , in vari articoli critici ( 2) , dimostra i danni e gli inconvenienti di questa pretesa 1·épublique. Ma a noi sembra che si debba dire ben più. È facilt: mostrare che non si può affatto giungere ad essa. E le cause di siffatti ostacoli sono di due ordini: le une toccano l'organismo economicosociale in cui sorgono e vivono le cooperative, le altre dipen - dono dalla natura stessa dellé funzioni che sono chiamate ad esercitare. In quanto alle prime, aboiam visto che per la formazione del capitale , per la condotta economka _dei soci , e per varie altre circostanze è ben raro che una cooperativa, giunta ad un certo grado del suo sviluppo , non degeneri ed assuma aspetti e funzioni puramente speculative. -------- ( 1_) V• Loria - op. cit. pag. 289 e seg. per le osservazioni al rtguardo. - Pei limiti imposti al presente scritto non ho potu!o tratt_are più ampiamente nel testo la question~ dell'effica_c,a prat1c_a della cooperazione. Del resto niente avrei potuto aggmn_gere d1 ~u?vo , dopo le dibattute p0lemiche fra i più recenti econom1su che se ne sono occupati. (2) Revue des deux mond..:s 1893 << La coopération » L'économiste francais cit. ecc. In ordine alle seconde poi, valgano le osservazioni fatte innanzi sull' inconciliabilità d' interessi delle va rie classi sociali partecipanti al beneficio della cooperazione , per dimostrare l'impossibilità d'un regime cooperativo universale. Ma quello che a me piace di rilevare si è che le ultime conseguenze c Ji possono trarsi le mie conclusioni teoriche coincidono perfettamente con le risultanze dei fatti e con le osservazioni della maggior parte degli economisti , fra i quali il Lt!roy-Beaulieu, sull 'a,·venire della cooperazione. Quando si tratta delt' avvenire e dellè pretese palingenesi degli istituti sociali od economici, le previsioni non sonò mai esenti da critiche, appunto perchè previsioni ; perciò tengo a dichiarare che quanto mi è dato di aggiungere di qui a poco ha il solo merito, a parer mio, di fondarsi sull'esperien1a del passato. Non so con quanto successo si possa tentarn di dimostrare che il carattere dell'evoluzione economico-sociale, per non dire addirittura cosmica , non sia quello della differenziazione crescente e progressiva da una patte; , e delta progressiva e crescente solidarietà tra le parti dilforenziate , dall' altra. Nel campo economico non può contestarsi ad esempio la cresèentc.: specifì ca.1.ione delle occupazioni , la crescente divisione del la - voro (intesa codesta in senso ampio), la crescente dilforenziaziont: dei redditi. Tutta fa storia economica del lavoro è lì a dimostrarci la dillt:renziaz1one crescente e la solidarietà, il wnsensus crescente fra i diversi elementi. Chi, come me, accetta il principio fondamentale del sistema spènct:riano sia pure nei limiti di ciascuna serie fenomenologica non può non preconizzare la transitorietà del feno. meno cooperativo, in quanto mira ad un ricorso, costituito appunto dall' unificazione e scmplicizzazione di ciù che è già differenziato e complesso, ma siccome veri ricorsi non esistono, così è ben n:Jturale che quelle tali categorie l!conomiche pri mitive ritornino sotto la forma che è più propria al momento storico che attraversiamo, cioè sotto la forma di fenomeno di gruppo o di classe. Ma ciò è forse disadatto a spiegare il successo ottenuto dalla cooperazioni! fino ad oggi'? Anzi , è appunto in base ad esso che ci si rivela la sua efficacia; poichè precisamente ad eliminare gli inconvenienti e le ingiustizie prodotte dall'attuale regimt: capitalista ben s'adatta un ritorno a forme economiche tramontate; cosicchè può ben dirsi che queste funzionino da antiJoto, inq~antochè s'oppongono alle forme differenziate come forme antitetiche, cioè unificatrici e sempl"ci ; ma perciò appunto hanno vita transitoria e son destinate a scomparire appena quegli attriti e quelle ingiustizie sieno in gran parte eliminate. l due istituti dell'arbitrato e della conciliazione, ad esempio, presuppongono l' attuale differenziaz10nc e distribuzione d<'i redditi , senza bisogno d' un ritorno al passato. Ora , se quei due istituti funziont:ranno ad armonizzare gli interessi degli imprenditori con quelli dei salariati , mancherà alla cooperazione un :::otivo sufficiente, che, come abbiam visto, è quello, che generalmc!nte accompagna il sorgere delle società cooperative. ♦ Ben comprendo che tutti codesti riAessi esigono una trattazione ed una dilucidazione più ampia, e ben scorgo il ginepraio di questioni e di obbiezioni che contro di essi potrebbero sollevarsi; ma i ristretti confini del presente scritto non consentivano di svolgere con ampiezza maggiore , come ho fatto altrove , i vari argomenti. Del resto ho avuto solo l'intento di dettare delle conclusioni. Per una trattazione critica è troppo poco, ma per altri riguardi, forse, è già troppo. Dorr. SALVATORE VECA

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