Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 17 - 15 settembre 1905

RIVISTA POPOLARE o, Poli tic a, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONECOLA.JANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d' ogni mese Italia; anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero; anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: C01·so Vittorio Emanuele n.0 115 - NAPOLI Anuo Xl - Nnm. 17 ABBONAMENTO POSTALE ttoma, 1.5 Settembre 1905 SOMMARIO: Noi: Gli avveuhnenti e gli nomint: (I risultati dell'esercizio ferroviario di Stato in !svizzera - A Grosseto ed a Castrogiovanni: fra galantuomini contro una accozzaglia di aspiranti briganti - I risultati finanziari del - l'esercizio postale nd mondo - Il bilancio della guerra - La necessità dd regime federale in Russia - Il socialismo .e la Borsa del Lavoro di Napoli - Per la memoria di Zola).· - La Rivista: La pace. -- N. Colajanni: Per la sincerità e per la educazione politica. - Sperimentalismo sociale: // movimento cooper,itivo nel!' agricoltura danese. - Il Giappone (cont. e fine). - S. Veca: La Cooperazione (cont. e fine). -- A. Agresti: Rassegna scientifica. - Rivista delle lUvlste: II Giappone dopo la guerra (L'Européen) -- Il Giappone e l'Inghilterra (lrisk Rosàry) - L'organizzazione internazionale della piccola borghesia (La Revue) - Il pericolo bianco in Australia (Nineteenthy Century) - La futura repubblica di Po'- Ionia (World To-Day J - Dopo i fatti di Grammichele (Nuova Antologia) - n contegno dei socialisti tedeschi di fronte alle leggi sociali (Die Gren 1 boten) - La politica commerciale francese nelle colonie (So 1 ialistische Monatshejte)-Recensioni. GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI I risultati dell' esercizio ferroviario di Stato in Isvizze1·a. - I primi risultati dell' esercizio di Stato delle ferrovie italiane, pel mese di Luglio, il primo della. nuova. azienda, non sono cattivi nonostante che in un tempo così breve non era possibile, che si ve• dessero le conseguenze del nuovo indirizzo che alla medesima si cerca di dare. Noi li speriamo buoni; ma desi~eriamo, però1 che tale speranza. non sia imperniata esclusivamente sulle eccellenti qualità del Direttore Generale de1le Ferrovie dello Stato Comm. Bianchi e che la Direzione venisse sottratta alle influenze politiche. La necessità di sottrarla alle influenze politiche sarebbe stata già dimostrata, se è vero ciò che narrano alcuni giornali di Roma ancora non smentiti, sul grande disgusto provato dal Sottosegretario ai lavori pubblici on. Pozzi, delle richieste straordinariamente numerose di biglietti di circolazione gratuiti. Intanto è il momento di vedere quali risultati ha cominciato a dare l' esercizio di Stato nella Svizzera, che ha preceduto l'Italia di due anni in tale riforma. I liberisti, i privatisti gongolano e gridano al fallimento dell' esercizio di Stato elvetico perchè il coefficiente di esercizio, cioè il rapporto tra le entrate e le spese è aumentato dal 1902 alla :&ne del 1904 da 61,11 °/ 0 a 67,68 °/ 0 • Non sono i.,ochi i giornali e le riviste d'Italia che hanno riferito e commentato tale risultato prevedendo qualche cosa di peggio in casa nostra. I privatisti italiani, però, si sono ben guardati dal riferire le osservazioni fatte dal Milhaud, a difesa dell'esperimento della Svizzera e che potranno servire benissimo per l'esperimento italiano, se questo riuscisse a risultati analoghi. Perciò a prevenire il can can della stampa ligia alle vecchie società, e specialmente ali' Adriatica, noi crediamo utilissimo riassumerle. La prima osservazione da fare è d'indole generale, di massima. Con una cifra di affari minima e con minimi benefizi :;i può h.Vereun basso coefficiente di esercizio ; e viceversa. L'elevazione di quest'ultimo da sola , quindi, nulla dice. Inoltre lo scopo di un servizio pubblico come quello delle ferrovie non è quello di realizzare degli utili; ma di soddisfare il più largamente che si può ai bisogni del pubblico. Tutto ciò ch'è permesso di sperare è che questo servizio uon sia oneroso per lo Stato e che esso paghi le proprie spese. Questa osservazione generale del Milhaud ha un valore speciale per l' Italia ; dove il servizio ferroviario, anche coll'esercizio privato, produceva una perdita di 100 milioni all'anno al Tesoro dello Stato. Tale perdita deve necessariamente aumentare, almeno nei primi tempi, perohè lo Stato per mettere le ferrovie in condizioni di essere esercitate utilmente pel pubblico deve spendere circa mezzo miliardo in costruzioni di nuovi binari, ampliamenti di Stazioni, rifornimento di materiale rotabile. .'rale spesa si riteneva indispensabile sotto l'esercizio privato e sarebbe avvenuto in forza delle Convenzioni del 1885 sempre a carico dello Stato. Sarebbe quindi un grossolano sofisma quello che le perdite derivanti da tali spese volesse addossarle al nuovo sistema di esercizio. In Italia , poi, si ritenne necessario il passaggio delle ferrovie daìle Società a.Bo Stato nello interesse non del pubblico erario, ma sopratutto della economia nazionale che dall'esercizio privato veniva continuamente danneggiata e non favorita. Ritorniamo alla Svizzera. I conti dell'esercizio nel 1904 - dopo pagate le spese di esercizio e di rinnovamento, gl' interessi del capitale impiegato e la quota - di ammortizzamento di questo capitale - hanno lasciato un eccedente di L. 60, 734 : piccola cosa per una Società privata, che deve dare dei dividendi agli azionisti ; sufficiente per un' azienda di Stato. Ma il lato buono dell' esercizio svizzero non sta in questo piccolo profitto della speculazione, diremo così, dello Stato; ma nei considerevoli vantaggi a1;1sicµrati al pubblico, sui quali i p1·ivatisti prudentemente tac - ciono. , Un'idea di questi vantaggi si ha dal Rapporto della Direzione delle Ferrovie dello Stato in !svizzera pubblicato nel num. del 17 maggio 1905 della Feuille Féderale Suisse. Eccone un brano : « Nel dominio delle tariffe, le tariffe mercantili uni-

490 RIVISTA POPOLARE e formi sono entrate in vigore il 1° Luglio 1904 pel « traffico interno; le nuove tariffe dei viaggiatori erano « state introdotte il 1° Maggio 1903. Molte nuove ta- « riffe sono state create per i traffici diretti e il po- « polo Svizzero gode già dei vantaggi che gli off'reuna « riduzione sensibile delle tasse. Miglioramenti sono stati « apportati agli orari nelle corrispondenze internazio- « nali come nelle relazioni locali e il parco del materiale « mobile è stato considerevolmente aumentato. I lavori « di allargamento e di ricostruzione delle ferrovie e « delle Stazioni sono stati spinti innanzi attivamente. e Gli stipendi e i salari dei funzionari e degli operai « sono stati fissati con criteri uniformi e la condizione « del personale è stata conside1·evolmentemigliorata•. Qualche dettaglio chiarirà meglio i risultati di questi primi anni dell' esercizio di Stato. Le tariffe delle merci sono state diminuite dal 1 ° Luglio 1904 del 4,40 °/0 ; il traffico è aumentato ed ha compensato ad usura le perdite che dovevano derivarne: nei quattro ultimi mesi le entrate da L. 32,561,357 nel 1903 salirono a L. 33,138,373 nel 1904. Sono state più importanti le riduzioni pei viaggiatori. La principale è avvenuta nel prezzo dei biglietti di andata e ritorno, eh' è stata del 25 °/ 0 • Il risultato è stato quello di fare aumentare di sei milioni il numero dei viaggiatori, cioè del 12 °/ 0 da un anno ali' altro. Questa. forte diminuzione nella tariffa dei viaggia.- tori essendo stata. compensata dall'aumento nel traffico tra il 1903 e il 1904 c' è stato l' aumento di entrata pel movimento dei viaggiatori da L. 43,909,319 a lire 45,427,823. L'esercizio di Stato, infine, ha. proceduto nelle sue diminuzioni di tariffe-viaggiatori con criteri rigorosamente democratici. Colle Società private il prezzo del biglietto di andata e ritorno si stabiliva aggiungendo al prezzo del biglietto di sola andata il 60 °/ 0 per la 1.a classe e il 60 °/ 0 per la 2.a. e 3.a. classe. L'esercizio di Stato invece ha stabilito il prezzo del biglietto di andata e ritorno aumentando · del 50 °/ 0 quello di 1.a classe ; del 37 °/ 0 quello della 2.a e del 25 °/ 0 della 3.a Quest'ultima circostanza dev'essere tenuta in grande considerazione in Italia, dove - come dimostrò ampiamente nei suoi articoli della Nuova Antologia l' on. Maggiorino Ferraris - sono per lo appunto le 3. classi che danno il prodotto maggiore e che pagano assai di più che in tutti gli altri paesi del mondo. E riferendoci sempre ai voti ed alle stesse proposte del Ferraris nel risultato ottenuto dalle Ferrovie elvetiche c' è un incoraggiamento diretto e sperimentale a diminuire le tariffe delle merci e dei viaggiatori. Noi siamo convinti che se finanziariamente non si ottenesse il compenso diretto e completo, nei benefizi della economia nazionale lo Stato, dopo poco tempo, coll'aumento del traffico delle merci e dei viaggiatori troverebbe larghissimo compenso indiretto. E noi siamo sicuri, che se il Comm. Bianchi resterà, come ci auguriamo, a capo dello esercizio di Stato noi vedremo tra breve ardite riforme intese a fortificare la nostra economia nazionale. ♦ A. Gros!eto ed a Castrogiovanni : fra galantuomini contro una accozzaglia di aspiranti briganti. Due lotte si sono combattute il 27 agosto e i I 3 settembre nei due Collegi di Castrogiovanni e di Grosseto e due repubblicani sono stati eletti. Ma i mezzi adoperati nei due collegi differiscono tra loro quanto quelli che possono adoperare i galantuomini e i briganti. A Grosseto tre uomini rappresentanti tre partiti hanno combattuto vigorosamente e lealmente con un programma e per un ideale. Di fronte al monarchico Banti nel ballottaggio del 3 settembre e coll'aiuto sincero e caloroso dei socialisti, che a primo_ scrutinio votarono per Savino Varazzani, il repnbblicl\no Pio Viazzi ottenne una magnifica vittoria. A Pio Viazzi , lo scrittore dotto ed elegante , che andrà a prendere il posto di Ettore Socci il nostro saluto e le nostre vivissime congratulazion:. A Castrogiovanni gli elettori spontaneamente es enza alcuna promessa che il loro designato riaccettasse il mandato , con uno slancio veramente straordinario ed unanime ripresentarono la candidatura di Napoleone Colajanni, che non si mosse da Napoli, non scrisse, non parlò, non telegrafò. I conservatori che contro di lui a ve\'ano più volte tentata la partita coll'aiuto illimitatamente illegale e violento di Crispi nel 1890 e nel 1895 e di Pelloux nel 1899 ed erano stati stritolati, questa volta non si presentarono; ma si fece innanzi un tait>, che credette comodo, non potendo contare sull'appoggio di alc11n altro partito, di proclamarsi socialista 'rivoluziona1·io... QL1anto e da quando sia socialista rivoluzionario questo tale i lettori della rivista lo sapranno dalla lettera aperta di Napoleone Colajanni ad Enrico Ferri. Con quale fortuna il signor tale provocò la risposta delle urne si vedrà da questo specchietto: Risultato della votazione del 27 agosto. Castrogiovanni. Calascibetta. . Villa.rosa. Resuttano . • S.a Caterina Villarmosa . Colajannl 1013 62 111 162 177 Signor tale 3 250 112 6 40 1533 411 SebbElne la differenza tra CoJajanni ed il signor tale sia enorme noi confessiamo che i voti ottenuti da quest'ultimo sarebbero molti .... se fossero di socialisti rivoluzionari.· Che non lo siano nel Collegio non e' è bisogno di dimostrarlo: riderebbero anche le pietre se ivi se ne tentasse la dimostrazione, essendo notissimi quasi tutti i sostenitori del signor tale come reazionari , come nemici personali di Colajanni o come persone che non sanno nemmeno che cosa sia un programma ed un colore politic~. Per quelli che non vivono nel Collegio e non lo conoscono aggiungeremo che a. Villarosa nelle due lotte asprissime del 1895 e del 1899 Colajanni ebbe la minoranza e che Calascibetta è la patria del signor Tale. A Villarosa ed a Calascibetta per racimolare quei voti non bastando le nimicizie personali di Colajanni ed il campanilismo aggiungeremo che dinanzi a molti elettori di buona fede si sventolarono due quistioni gravi nelle quali si cerca di mostrare che ci sia conflitto grave tra gl'interessi di Castrogiovanni, patria del nostro Direttore e quelli di Villarosa e di Calascibetta nell'una per la circoscrizione territoriale e nell'altra per la pretur1:1., dimenticandosi che per entrambi l' on. Colajanni ha. avuto il coraggio di affermarsi favorevole e alla nuova circoscrizione che nuocerebbe al paese natio e pel ristabilimento delle Preture e delle Sezioni di Pretura in Oalascibetta. Intanto il signor Tale , giovandosi della ignoranza di molti fece comprendere che egli, egli solo, con un colpo di socialismo che non per nulla si proclama rivoluzionario , avrebbe rapidamente fatto dare soddisfacente soluzione ai due problemi ... :. Noi non ci occupiamo, però della elezione di Castrogiovanni per fare conoscere questi miseri dettagli che hanno interesse locale, ma che pure hanno valore politico in quanto dimostrano che nel Collegio di Castrogiova.nni non esistono 411 socialisti rivoluzionari, spun - tati improvvisamente come funghi alle prime piogge autunnali. Ce ne occupiamo principalmente per da.re un saggio dei metodi svergognati di lotta che si pos sono adoperare, quando in mancanza di vero contenuto politico, qualche misera.bile vuole posare la propria candida tura.

RIVISTA POPOLARE Il signor Tale, infatti, che sino a ieri fu tra i più fanatici sostenitori di Colajanni e le cni parole e i cui giudizi pronunziati CC'nenfasi e con entusiasmo proprio sino a ieri potrebbero servire meravigliosamente per confutare le infamie divulgate in qnesta occasione contro lo stesso Colajanni, non potendo combattere sul terreno delle. idee e dei programmi politici, è sceso alle più basse e più turpi contumelie che nella sua pazzesca immaginazione ha creduto che potessero servire come buoni argomenti ; e siccome egli pare che non. abbia nemmeno l'intelligenza per creare infamie e vituperii ha dovuto ricorrere a chi attualmente è il _maestro insuperabile nel genere. Abbiamo nominato il nostro ineffabile e caro e mite e bene educato Arturo Labriola. Del disgraziato epilettico non ci eravamo occupati sin da quando con un suo articolo egli era disceso tanto in basso nella diffamazione volgare ed abbietta, che ci si perdeva in serietà e in dignità a rispondergli. Pel rispetto che dobbiamo ai nostri lettori non ripubblichiamo il lurido sfogò dell' eroico epilettico ; avvertiamo soltanto che nel tentativo inane di buttare del fango su Napoleone Colajanni si mette sotto le ali di QD& ingiuria di Francesco Crispi e delle insinuazioni di un magistrato spregevole che da Colajanni venne messo alla gogna e alla Camera e nella pubblicazione: Come si amministra la giustizia in Italia. Per un socialista rivoluzionario .... contro la decenza e la rettitudine non c' è male..... Noi abbiamo detto che l'eroico Arturo è maestro nel vituperio. Eccone la prova: la togliamo dall'Azione socialista del 2 settembre che in un articoletto del titolo: Dal _vocabolariodelle contumelie dell' Avangum·dia Sooalista scrive: l< Eccovi qua un piccolo florilegio di contumelie raccolte nella sola prima pagina dell'ultimo numero dell' Avanguardià Socialista n. « Noi dell'A 1 ione Socialista siamo chiamati (< Tartufi mascherati n - - « Seminaristi inariditi e slombati dal!' onanismo polemico e ingrulliti nell'opera servile n - (( chierichetti curvati nell' adora 1 ione cieca e pijferara a bruciare incensi sotto il naso dei padroni n - « pecorile branco turatiano n - <( paperi diguananti nel!' acqua putrida dello stagno riformista n. « E Turati? Sapete di quali complimenti è gratificato Turati ? Vi serviamo subito n. « Turati (< dalla flaccida e sbolenfia persona n è chiamato (< il rabbioso esegeta del!' imperial regio socialismo riformista n; egli ha l' anima « bieca , vile e codarda », ha il (< cinismo d'una politica fatta di tradimento e d'insidia n; la sua psiche è composta « dalle stratijica 1 ioni ereditarie di un albero genealogico che si identifica con una gamma di gerarchie questurinesche ii egli getta fra i riformisti suoi se· guaci « l'imperativo categorico della sua suprema vigliaccheria n e il suo ufficio di direttore della Critica Sociale si confonde (< con le mansioni del capo poli:r_iotto milanese n. « Tutto questo in una sola pagina ! Immaginarsi l' intera collezione ! n Se questo scrive Arturo, il bene educato, di Turati e dei compagni socialisti, c' è da meravigliarsi se ha seritto altrettanto e pegg:o su Colajanni? I suoi articoli provano che l'epilessia in lui ha assunto le forme dell'idrofobia. Poveraccio ! fa pietà. ♦ I risultati finanziari dell' esercizio postale nel mondo. - Nell' Européen (26 agosto) sono pubblicati i dati forniti dall' Ufficio Internazionale di Berna sui risultati .finanziari del servizio postale nel mondo nel 1903. La riforma postale ultima entrata in vigore il 1 ° settembre rende di attualità queste notizie .e noi le facciamo conoscere ài nostri lettori. In un gruppo di Stati e di Colonie le spese superarono le entrate; in un altro ci furono degli avanzi. Stati in deficit: Stati Uniti di America L. 22,108,922: ' 4 ' ~ Repubblica Argentina 4,766,770; Messico 1,290,379; Algeria 1,144,777; Indo-Cina 3,711,142; ecc. ecc. Stati con avanzo: Germania 76 milioni ; Belgio 13; Gran Brettagna 117; Francia 73; Ungheria 15; Giappone 12 ; Russia 78; Spagna 16; Italia 4; Olanda 5; Rumenia 3, ec. ec. Crediamo che alcune di queste cifre non siano esatte: ad esempio quelle per l'Italia. Nell'insieme danno una idea giusta di ciò che rende o fa perdere il servizio postale, la cui _importanza economica e sociale è in continuo e forte aumento. Quali saranno i risultati per l'Italia della riduzione a 15 centesimi del francobollo per le lettere e dell'aumento a 5 centesimi del francobollo per i biglietti di visita e per le cartoline illustrate? Noi crediamo che la riforma sia troppo timida per le lettere e che invece essa possa servire a contrarre sensibilmente il movi • mento delle cartoline illustrate e dei biglietti di visita. ♦ Il bilancio della guerra. - La conclusione della pace tra la Russia e il Giappone permette di tentare il bilancio delle perdite in vite umane fatte dai due Stati belligeranti. Vari giornali ci si sono provati; ma tutti i calcoli non sono che approssimativi, e quelli sinora pubblicati si riferiscono soltanto al numero dei morti rimasti sul campo di battaglia. La statistica più esatta pare quella che presentiamo nel seguente quadro: NOMEE DATADELLABATTAGLIA 1904 J alu, 1 ° maggio Scisanlitai, 16 maggio . N a.nscian, 26 maggio. Telisse, 1 ° giugno. . Fen-sciu-ling, 27 giugno Kai-ping, 8 luglio. Mo-tien-ling, 17 luglio Kiao-tao, 19 luglio Ta-sci--ciao, 25 luglio. Tomucing, 31 luglio . Jusciulingtse e Jangtseling, io ag. Liao-jang, 4: settembre . Scia-ho, 14: settembre Quarantasei scaramucce. Scaramucce oltre Scia ho . . 1905 Niu-ciuang, 14 gennaio . Heikautai, 26 a 29 gennaio Scaramucce tra Heikautai e Mukden. Mukden, 19 febbraio a 16 marzo Ciang-tu, 3 aprile a 22 giugno . . Fakumen, 3 aprile a 22 giugno . Kai-juan, 3 aprile a 22 giugno . . Jinge-cing, 3 aprile a 22 giugno Uei juan-pan-men, Ciang-tu e Kang- ' ping, 16 giugno. . . Port Arthur . Perdite in mare Prigionieri . Totale Giappon. 1.039 146 4.207 1.163 171 153 209 423 1.077 860 • ~46 17.613 15.879 7.000 200 250 8.000 650 52.500 100 50 75 70 215 50.000 3.670 166.756 646 Russi 2.398 300 3.370 9.270 450 250 1.000 1.000 2.000 4.250 2.000 25.000 69.201 7.000 395 500 10.100 1.525 152.500 390 340 800 800 240 20.000 6.000 320.779 67.701 Totale generale 167 .402 388.480 Qnesti dati devono essere integrati dai seguenti. Delle 83 navi russe impegnate nella guerra 57 affondarono, 7 caddero in mano del nemico , 19 furono disarmate in porti neutri. Delle 76 navi giapponesi solo 12 affondarono; e non ci fu altra perdita da parte dell'Impero del sole Levante. Inoltre il Giappone s'impadroni di 50 piroscafi per contrabbando di guerra, mentre i Russi non distrussero che ~!Oli 12 vàpori giapponesi. Le cifre della mortalità sono spaventevoli. Il maledetto Czar e sopratutto i suoi generali ladroni

492 RIVISTA POPOLARE possono andare orgogliosi di avere fatto morire sul campo di battaglia cinquecentomila uomini circa e di avere fatto subire la più grande umiliazione al popolo russo. Intanto è bene fissare alcune date veramente storiche di questa grande guerra. Le trattative diplomatiche per la evacuazione della .Manciuria da parte dei Russi durarono per buona parte delJ'anno 1903. La Russia che era impreparata alla guerra le condusse con evidente. malafede per le lunghe nell' intenzione di rafforzarsi non solo nella Manciuria ma anche nella Corea, dove i suoi cosacchi avevano messo il piede. Ma i Giapponesi non si lasciarono ingannare ed appena il loro ambasciatore a Pietroburgo presentò l'ultimatum, che non ebbe risposta, il 6 febbraio 1904, due giorni dopo nella notte dall'S al 9 febbraio con fulminea rapidità l'ammiraglio Togo assalta la flotta russa ancorata dinanzi a Port--Arthur e da il primo colpo formidabile alla potenza navale della Russia. Il primo incontro fra i plenipotenziari della Russia Witte e Rosen e quelli del Giappone Komura e Takahira avvenne ad Oyster Bay, a bordo del May FlnweJr il 25 luglio e le conferenze per la pare cominciarono a Portsmouth il 27. Dopo poco più di un mese di faticose trattative l'accordo venne conchiuso il 29 agosto. ♦ La necessità del regime federale in Russia. - L'abbiamo affermata nettamente nel precedente nu mero della Rivista, discutendo della Gossudarstvenaia · Duma istituita coll'ukase del 19 agosto. Vediamo ora con piacere da un articolo del Gior,,,ale d'Italia, che in Polonia, dove c'è maggiore coltura viene esplicitamente affermata tale necessità. Il Conte Skarjiurski ha pubblicato nei giornali di Varsavia una serie d'articoli, nei quali ha chiaramente esposto l'unica soluzione possibile della quistione politica e amministrativa in Russia: l'adozione del sistema federativo, mediante l'istituzione di Diete separate per le singole nazionalità e la delegazione di rappresentanti speciali di quelle Diete alla Duma dell'Impero. I poteri di quest'ultima dovrebbero inoltre essere notevolmente estesi, poichè, stando alla -legge or~anfoa promulgata il 6 (19) agosto, la futura Assemblea Nazio nale russa non sarà che un O'rgano ausiliario del governo autocratico. Per quanto limitati , i poteri del Consiglio dell'Impero (destinato a costituire una specie d'Alta Camera) saranno assai più estesi che quelli della Duma dell'Impero. Speriamo che queste idee si facciano strada e che nelle prime riunioni della Duma, se pur si riunirà, tra le modificazioni che saranno chieste della magra costituzione largita dallo Czar ci sia questa fondamentale in senso federalista e che risponde ad un bisogno storico, geografico ed etnografico del vasto impero. ♦ Il socialismo e la Borsa del Lavoro di Napoli.- Qualche anno fa quando i socialisti di Napoli si mostrarono addirittura ubbriacati da qualche successo, in gran parte non dovuto a loro, noi ci permettemmo di dare amichevoli, affettuosi consigli. Allora non ci si rispose colle diffamazioni e colle contumelie; - queste sono proprie del periodo di lotta ferroviaria labriolesco -;· ma altezzosamente ci si disse, che noi c'ingannavamo e non conoscevamo nè il popolo nè il socialismo napoletano. Si presentarono diverse occasioni , nelle quali , noi avremmo potuto invocare i fatti che ci davano ragione; ma ce ne astenemmo, perchè non volevamo perdere il nostro tempo in un'opera ch'era assolutamente inutile. Oggi, però, più che a soddisfazione propria, ad ammonimento dei socialisti sinceri ed onesti del Settentrione che si illudono su certe manifestazioni meridionali, sentiamo il dovere di richiamare la loro attenzione su di una lettera. che Stefano Ba.rtolotti, un socialista rivoluzionario, ha pubblicato nell'Azione Socialista (2 settembre) di Roma sulla Borsa del Lavoro di Napoli e con questo significativo sottotitolo: Al Guarino perchè i compagni ìntendano. Il Bartolotti dopo una grave requisitoria contro il Guarino- il factotum della Borsa del Lavoro e l'uomo rappresentativo del socialismo partenopeo - conchiude la sua lettera con questi brani : e Dico solo, senza scendere a particolari, e di ciò il e Guarino certo non si dorrà , che le condizioni polie tiche e materiali della Borsa non aut,)fizzano dave vero certe arie e certe esorbitanze stilistiche. Qui e molto è da creare, tutto da restaurare e da risanare. " Nella recente elezione della Commissione esecutiva e (mi sia Cl,ncesso lo accenno a questo fatto), di tutta « la provincia di Napoli intervennero alle urne _seicento « elettori : vale a dire l' 8 per cento dei soci essendo < la Borsa di Napoli ridotta a quasi un térzo delù « sue forze, in breve tempo. In città si raccolsero e centocinque schede ! Come vedete, la Borsa non ha e bisogno di e troppa propaganda. • Fa da sè. • e Qui è tutto un lavoro immane da ripigliare. per e dare corpo alla Borsa, ombra inutilmente trinciante e nel vuoto. Occorre un paziente lavoro per gittare e qualche barlume d'idea a tanta parte del proletariato e che ne abbisogna; occorre richiamare nell'orbita dele l'organizzazione gli aggregati disciol tisi od emigrati; " occorre destare la fidncia di sè nei lavoratori; la fi- « ducia distrutta dell' organizzazione; ricomporre ine torno ai fluttuanti restami una salda potenza proe letaria. • e Non manca che il nostro sforzo, il nostro tollerante « amore e volere intelligente, poichè il terreno è mee ravigliosamente promettente. La bella resistenza degli e scioperanti di Torre può darvi & un dipresso la mi• e sura delle profonde virtù del lavoratore napoletano. e E prima di essi, all'alba del nuovo secolo, gli scarie catori di Napoli, nuovi all'organizzazione, seppero i « palpiti della solidRrietà proletaria e vollero far causa e comune coi compagni genovesi in isciopero. • - e Frutti inaspettati e spontanei , rampoll.anti dal « terreno a pena ri modso, che confermano la mera vie gliosa bontà del suolo. Quando si finisca con la men- • zogna , i socialisti di Napoli , che pure hanno din- < nanzi tesori di promesse e di conquiHte nel campo e dell'organizzazione, devono avere il coraggio di ripe.- e rare, o quello di suicidarsi. • « Fuori di qui non è che la volgarità della chiace chiera e della mistificazione. • · In verità se noi aggiungessimo una sola parola di commento a queste constatazioni non potremmo che diminuirne il valore. Avvertiamo soltanto che il corsivo e il grassetto del primo periodo sono del Bartolotti. A quando la dichiarazione che egli è un traditore? ♦ Per la memoria di Zola. - I reaziouari italiani durante la discussione dell' affaire Dreyfus in generale si trovarono di accordo cogli elementi più avanzati nel difendere la vittima dello scellerato militarismo e del gesuitismo. L'accordo pareva. strano; tanto più che i reazionari · italiani colla loro attitudine negavano la loro solidarietà a quelli di oltr' Al pi, a.i quali infliggevano , anzi , un biasimo aperto. Penetrando al fondo del fenomeno era facile accorgersi che i reazionari italiani si mettevano di accordo r.oi repubblicani e socialisti di tutto il mondo per a vere un buon pretesto d' infamare la re~ pubblica vigente in Francia. Si staccavano cosi dai loro correligionari della. sorella latina. su di un episodio per rimettersi con loro in piena armonia nel dare al tronco: alle istituzioni repubblicane. Cosi si spiega pure .come i sos\enitori più sfegatati del militarismo

RIVISTA POPOLARE 493 in Italia flagellassero spietatamente il militarismo di Francia, che aveva organizzato il processo Dreyfus. Finito il processo col riconoscimento della innocemr.a àella vittima dei gesuiti e del nazionalismo imperialista e. reazionario, che attentava ai giorni della repubblica. al di là delle Alpi, i reazionari italiani tro varono una occasione per denigrare il massimo, il più eloquente difensore di Dreyfus: Emilio Zola. Cosi si trovò chi falsando una frase pronunziata dalla vedova del grande romanziere nel salotto della Contessa Ersilia Caetani Lovatelli in Homa, scrisse che Emilio Zola aveva intrapreso la difesa di Alfredo ·Dreyfus perchè pagato dal Figaro. Quel magnifico J' accuse I vibrante di sdegno e agitatore delle anime a difeija dell~ verità , che il mondo intero aveva fatto proprio e che nella sua grandiosa semplicità conteneva la condanna di tutta la scellerata condotta dei nazionalisti e dei ges_uiti francesi non sarebbe stato che, il basso prodotto di una bassissima venalità. : delle cinquantamila lire pagategli per pronunziarlo da Gastone Calmette, ogg~ direttore del giornale bouleva1'dier di Pari<>'i. . I cleriç~li italiani si ~flrettar~110 a. divulgare l'ig;ob1Je menzogna, che toglieva ogm merito al loro nemi<'-o ~milio Zola; ma una lettera della vedova alla Tribuna ha tagliato corto smentendo recisamente la leggenda che si tentò creare. Vedremo ora , se i denigratori di Emilio Zola faranno atto onesto di resipiscenza; e vedremo se essi semplicemente s'ingannarono raccogliendo la narrazione fatta dal signor Barone Alberto Lombros0 delle dichiarazioni attribuite alla vedova Zola o se essi calunniarono colla coscienza di calunniare. Noi LA PACE L'inverosimile è un fatto compiuto : la pace tra Russia e il Giappone è stata conchiusa non per mut~e concessioni , ma perchè il Giappone ha rinunzta.to a t?tte le_pretes~ a~anzate sin dal primo giorno dai su01 _plempotenzian Komura e Takahira, che erano state sdegnosamente respinte da quelli russi Witte e Rosen. Il mondo è rimasto sbalordito all'annunzio dello avve?i~11ento i~atteso, che nulla lasciava prevedere possibile e I.a improvvisa rinunzia dei Giapponesi a ~ett~ pretese - indennità di guèrra di tre miliardi , consegna dei legni di o-uerra della Russia rifugiati nei porti neutri, limitarione della potenza navale della Russia nel Pacifico e annessione dell'isolà di Sakaline - che nessuno data la serie non . ' . mterrotta delle loro strepitose vittorie trovò mai e~o1:bitanti ha s~mm~nistrato l'occasione 'ai più svanau e contraddittori commentL La conclusione improvvisa della pace parve tanto più sorprendente in quanto che, come osservava un Giapponese, colla continuazione della o-uerra si sarebbero ingigantiti i pericol.i interni 0 della Russia senza che qualche cosa di simile alla lontana si fosse potuto prevedere peJ Giappone. Nè la improvvisa ce?evolezza dei plenipotenziari giapponesi si può spiegare colla tattica ordinaria del domandare troppo p_er potere ~ttenere il più che si può: grandissima nmane la distanza, come osservò il Clemenecau tra ciò che ottennero e ciò che domandarono. ' S~ veramente domandarono molto per contentarsi, quando videro irremovibili i Russi nel rifiuto del nulla specialmente in quanto alla indennità di guerra. si dovrà co~venire che il Giappone dimostratosi tanto superiore alla Russia nelle operazioni militari, nelle trattative diplomatiche si chiarì molto inferiore. l}'n uomo di Stato giapponese, del resto, non ha esitato a confessare sinceramente tale inferiorità. Nè si deve obbliare che i plenipotenziari russi, esercitati da anni nei tranelli bizantini erano ' assistiti dal Martens, uno dei più profondi conoscitori del diritto internazionale. Le ipotesi più contraddittorie si sono avanzate s~ q:1esta ritira~a _diplomatica dei Giapponesi in antitesi c_ol l~ro i1:mterrotto av~nzare sul campo di battaglia. S1 pers1st~ da molti nel ritenere che ci sia qualche articolo segreto, col quale si accorda al Giappone una indennità di guerra, come si affermò che ci sia stato nel trattato di pace tra l'Italia e l'Abissinia dopo Abba Garima. Ma non ci pare assoluta_m:nte verosimile. Lo smisurato orgoglio russo non ~1 s1 ~ar~bbe ad~tt~to; poichè questi Codicilli, qu~sti articoli segreti, si sa che non rimangono mai tait. Molto meno possono rimanere cel:id quando si tratta di centinaia di milioni o di miliardi. Questa indennità di guerra che pagata palesemente non avrebbe nmiliato la Russia, data di nascosto avrebbe costituito davvero la sua vergogna. Al Giappone si è attribuita d'altro canto un'abilità sopraffina ed una veduta assai lontana affermandosi che il Mikado abbia voluto assicurare un grande successo. a.I Witte,, eh' essendo stato per lo passato un partigiano dell alleanza russo-giapponese rimettendo~o in ~°:ge alla Corte dello Czar, po~ trebbe realizzare l ideale antico. In questo caso si sarebbe trovato alla generosità giapponese un precedente nella generosità della Prussia verso l'Austria all' indomani di Sadowa : la prima si dice no~ volle umiliare e indebolire troppo la' nemica 'della vigilia per farsene un' utile alleata. Si dimentica però, che la generosità prussiana fu alquanto forzat~ perchè Napoleone 3° minacciava di prendere alle spalle gli eserciti della Prussia sul Reno e che Bismark dubitava della lealtà dell'Italia che si ' era fatta battere quasi a posta, come dimostrò Alberto Mario, nella battaglia di Custozza. Diversa invece, era la situazione della Russia pel Giappone: che non aveva da temere alcun intervento di poderoso nemico da alcun lato e che poteva contare sulla utile e reale rinnovata alleanza coll'Inghilterra. Se e quanto sia possibile un'alleanza tra la Russia e il Giappone, che nel Pacifico avverrebbe ai danni dell'Inghilterra e degli Stati Uniti principalmente noi non ci arrischiamo di esaminare. ' ~~i n~m vede che se Francia, Inghilterra e Stati Umti umssero le loro flotte avrebbero facile rao-ione di que;le ~usse _eGia~ponesi? Comunque ~e q°u.esta recondita 1ntenz10ne e e stata nella o-eneros1tà o-iap- . d . o o ~on~~e. st. eve c,onvemre che in questo caso mancò 1 abilita diplomatica a Kamura e Takahira nello avere insistit~ come se fosse conditio sine qua non per la conclus10ne della pace, sulla indennità di o-uerra. Luigi Barzini che ha acquistato una meritata celebrità coll~ sue corrispondenze dall'Estremo Oriente nel 1900 e nel 1904-905, nel Corriere della Sera ad una specie di ammirazione sconfinata e idealistica pel Giappone ha saputo unire la nota realistica con queste considerazioni : . Le_ notizie dell'acco:·do_ sono vaghe, tanto da stupirci. I vincitori hanno ceduto a1 vmti , hanno abbandonato Je domande ~~ù in:po:tanti, c~uelle.che avevano l'impronta dell'imposizione. s.1 puo d1_re.che 1 russi hanno imposto termini di pace e che i g1appones1 h hanno accettati. Non possiamo giudicare Ja por-

494 RIVISTA POPOLARE tata di questo atto, perchè ignoriamo te ragioni che vi concorsero, ma così esso ci appare magnifico. ( giapponesi come ci hanno maravigliato nella guerra, ci mc::ravigliano nella pace : il loro gesto è generoso e superbo, forse hanno sentito l' imponente pressione dell'opinione del mondo, della quale Roosevelt si fece generoso e audace interprete, hanno sentito il 11 basta » gridato da tutte le coscienze. Essi che spararono il primo colpo di cannone, dovendo scegliere tra pace e guerra, di fronte ali 'umanità intera che attendeva palpitando hanno detto 11 basta». Presto sapremo quanta parte Roosevelt ebbe negli ultimi momenti e quale influenza avrà esercitato sui giapponesi la considerazione che nessun'altra vittoria avrebbe potuto indurre la Russia a pagare l'indennità, mentre la continuatione della guerra avrebbe aperta una più larga e forse irreparabile breccia nelle finanze della naz10ne. Anche con ciò la meravigliosa rinuncia non perde nulla del suo valore, perchè simile preoccupazione verso il paese e verso il popolo, simile premura di risparmìargli sangue, lagrime e danaro non potrebbe apparirci più meraviglioso, tutto il merito però della pace spetta al Giappone che si è conquistato un eroismo di più, Komura è l'eroe, egli s, è preso sul capo una responsabilità tremenda , ha affrontato la maledizione e l'odio dei concittadini. Questa pace solleverà una onda di furore nel Giappone: un popolo che sacrifica tutto senza lamento per una guerra che ritiene necessaria, che vince quindici battaglie, conqqista venti fortezze, annienta due flotte, cattura 90 mila uomini si aspetta ben altri compensi. Komura al momento della partenza fu salutato da una folla <lt:lirante a cui doveva dare il suggello solenne del trionfo della nazione, ora sarà forse accolto come un traditore della Patria. Deve aver ben so11erto questo fiero e taciturno rappresentante di un popolo forte e vittorioso che dovè ritirare ogni pretese e dire al nemico vinto : 11 Sia fatta la tua volontà >>. I Giapponesi sono uomini avveduti ed essi realmente non possono ignorare che il loro paese è poverissimo, come avranno potuto •·rilevare i nostri lettori dalle notizie statistiche che andiamo pubblicando sul Giappone e che la continuazione della Guerra collo allontanamento delle operazioni dalla base delle operazioni avrebbe fatto aumeotare oltre misura le spese già ingenti e determinato l'esaurimento economico e finanziario della nazione. Se poi ci fu davvero la pressione dei banchieri nord-amerìcani in favore della pace alle condizioni stabilite si spiega perfettameute la cedevolezza dell' ultima ora. Le dichiarazioni di Kaneko e di altri scrittori politici del Giappone sulle disponibilità finanziarie di un miliardo circa in oro e sulla possibilità di contrarre subito un prestito all'interno di altri 500 milioni ci sembrano delle vanterie, delle blague, a cui a dir vero non ci avevano abituati i giapponesi. Nella sostanza , poi , il Giapp0ne ha conseguito lo scopo che si propose colla guerra ed ha ottenuto dei vantaggi considerevoli, che forse non spera va al principio delle ostilità. Che cosa domandava il Giappone prima della guerra ? Che la Russia restituisse la Manciuria alla Cina e che esso potesse esercitare il proprio protettorato sulla Corea. Tutto ciò il Giappone l'ha ottenuto: e<l ha ottenuto dell'altro ancora. Ha ottenuto metà di Sakaline coi vantaggi economici della pesca sull'altra metà; ha ottenuto Kua~-Tung coi magnifici porti di Dalnl e di Port-Arthur che gli assicureranno un 'influenza preponderante e diretta su Pekino e su tutta la linea settentrionale della Cina. Che cosa poteva ottenere di più continuando a sorridergli la vittoria ? Ben poco di serio e di buono; certo avrebbe acquistato Wladivostok; ma questo altro magnifico porto perde la sua importanza militare con la formidabile porta fortificata MasampoTsushima-Kiusiu che fa del .Nlare del Giappone e di Okbotsk un vero mare interno nipponico. Per tali motivi noi credavamo che nel Giappone non potesse essere male accolta la pace e molto meno che potesse esservi considerati come traditori Kamura e Takahira. Ma noi ci siamo ingannati e Barzini, che conosce l'anima giapponese indovinò. Il malumore vi ha prodotto sommosse violenti ed anche delitti. Ciò l'.he diminuiscè l'aureola <li magnanimità, di cui si volle circondare il popolo dell'Impero nipponico. Se sono infondati i motivi <li malcontento tra i Giapponesi per la conclusio11e della pace , ci riesce inspiegabile il malumore dei guerrafondai russi, di cui si è fatto interprete il Novoie Wremia. Si, è vero che la Russia perde la M:rnciuria , Dalni , Port-Arthur, mètà di Sakaline; che vede crollare l'edifizio grandioso eretto in mezzo secolo da Muraview, da Gortchiakoff, da Witte e il suo maestoso sogno di un grande impero sul Pacifico. Ma si poteva impedire. tale crollo quando tutti i generali sono stati sconfitti o disonorati , la flotta distrutta interamente, perduti a centinaia i cannoni e per centinaia di milioni gli approvigionamenti? Non è lo stesso il Novoie Wremia che dei disastri della guerra e della pace disonorevole chiama responsabili il governo , la societa, i capi militari, la diplomazia delhi Russia? E durante la guerra, accompagnata dalla carestia, dal colera, dall' anarchi,1 all'interno, si poteva sperare che mutassero le condizioni che avevano determinar.o la catastrofe? Il pensarlo semplicemente è da manicomio e ai russi che conservano senso di dignità non rimane da fare che una cosa sola : rassegnarsi ed accogliere come un' ancora di salveiza quella pace eh' è stata la meno disonorevole e la meno dannosa che il mondo intero potesse sperare. Ma se a Pietroburgo e a Toldo, in Russia e nel Giappone ci sono dei malcontenti per la pace non ce ne possono essere negli Stati Uniti che sono stati lo strumento , il mezzo più efficace per farla conchiudere. Noi non sappiamo se il capitalismo americano abbia avute le sue mire interessate nelle conclusioni della pace; se Schwabe, il Direttore del Trust dell' Acciaio, conta realmente di costruire la flotta russa nei cantieri americani; sappiamo, però, che i nord-americani possono andare orgogliosi come della più grande vittoria morale per l'onore toccato al Capo del loro Stato di farsi iniziatore e intermediario attivissimo e intelligentissimo di un avvenimento che interessa il mondo e la civiltà. Nulla, q □indi di più logico e di più giustificato della proposta di Baudry, il direttore della Mutual Life , di erigere per contribuzione mondiale un grande palazzo in Portsmouth e di donarlo a Roosevelt, il glorioso presidente della Repubblica delle stelle ! La Rivista Perlasineerità eperlaeducazione politica Ad ENRICO FERRI Caro Amico, Desideravo mandare all' Avanti ! questa lettera; pubblicata nelle colonne del tuo giornale avrebbe avuto maggiore efficacia; e con maggiore sicurezza avrebbe raggiunto lo scopo alto, che si propone e che dovrebbe stare a cuore, come sta a cuore a te, a quanti militano con sincerità nel partito socialista con o senza affissi. Ma gli amici c~e . nella tua assenza dirigono il giornale hanno d1ch1arato

, RIVISTA POPOLARE 49!S testè, tirando il fiato ed infiorando di un significativo auf ! la pubblicazione di un telegramma-rettifica del sindaco e dei presidenti del seggio del mio paese natio, che della elezione di Castrogiovanni anche se loro ne avesse scritto domeneddio, non avrebbero pubblicato altro. Io essendo infinitamente più piccolo di Domeneddio non ho voluto andare incontro ad un rifiuto, nè mettere i tuoi collaboratori nella penosa condizione o di commettere una sgarberia o di contraddirsi. A loro, però, permettimi che io rivolga una osservazione : se essi avessero tenuta la promessa fatta al corrispondente ordinario di Palermo di non occuparsi in alcun modo della elezione di Castrogiovanni in vista ·del dissidio che tra i socialisti di Palermo era scoppiato a proposito di tale elezione; se essi non avessero prestato fede ad alcuni miserabili, che si assunsero il disgustoso compito di calunniare individui e collettività, l'Avanti! non sarebbe stato infastidito dalle rettifiche, la cui pubblicazione era strettamente doverosa. E vengo alla ragione di questa lettera. Non è uno sfogo personale: ho ottenuto molti voti-alcune centinaia - di più delle altre volte e non ne sento il bisogno: il tale che combattè solo contro il mio nome ebbe oltre 1100 voti meno di me; ma è la continuazione di una campagna che conduco senza scopi personali, per alte idealità politiche e morali e eh' è servita soltanto a procurarmi noie e initTiicizie; è la narrazione di un episodio tipico di quel pervertimento politico, di quella indegna truffa che individui e gruppi commettono in Sicilia e nel mezzogiorno tutto, assumendo con insuperabile ciarlatanesca disinvoltura sembianze politiche, che non corrispondono nè ai loro interessi, nè ai loro precedenti, nè alla loro coltura - se pur ne hanno una, anche caotica e rudimentale - e che servono soltanto a soddisfare la loro morbosa vanità o i loro rancori_. Ora questa ultima lotta di Cas~rogiovanni, svoltasi mentre me ne stavo in Napoli e nella quale non ho preso la benchè menoma parte nè diretta, nè indiretta, incarna tipicamente, ti ripeto, la laidissima consuetudine di mentire i principi, che non si hanno, riuscendo alla negazione della sincerità e della educazione politica. Ne sottometto a te gli episodi, perchè in essa la bandiera sventolata essendo stata quella del socialismo rivoluzionario, a te, che giustamente sei ritenuto come la personalità più eminente del partito, che sotto di essa milita, dovrebbe premere di far sentire una parola severamente e serenamente ammonitrice. Ho parlato di necessità di occuparsi della educazione politica del corpo elettorale della Sicilia e del mezzogiorno e aggiungo , che la si può intendere nel senso anche più comune che si dà alla parola educazione, come osservanza delle regole elementari del galateo politico. Sotto questo aspetto, infatti, potrai vedere da un documento umano, che ti mando , che per ·combattermi non si seguirono le buone norme che si seguono nei paesi civili nelle lotte politiche: non si discusse il mio programma, non si criticò la mia azione politica con verità e sincerità, non si contrappose un altro programma vero e che corrispondesse anche alla lontana alla bandiera spiegata dal socialismo rivoluzionario; ma tutto si ridusse a raccattare tutte le sozzure più indegne contro di me ed a pubblicarle in un immondo libello. Esso costituisce il documento umano, cui accennai, che ti mando raccomandato. Esso ti spiega benissimo, come nel paese dove il triste libello vide la luce, che nella lotta più aspra combattutasi contro di me nel 1899, - io ebbi 98 voti ed il mio avversario 186 - mi ~veva dato una notevole maggioranza contraria, questa volta la maggioranza a me avversa si ridusse ad un solo voto , computandosi anche , in favore di quel tale, che mi si pose di fronte, una scheda ,nella quale stava scritto: al candidato di Calascibetta. Anche i miei avversari restarono nauseati e non volendo votare per me si astennero piuttosto che dare il voto a chi rappresentava una laida accozzaglia d'interessi, di odi, di dispetti, che tutto poteva essere meno che un partito politico. Aggiungi questo dato caratteristico: ai miei ·denigratori nessuno concedette l'onore di rispondere nel Collegio durante la lotta. Solamente a Calascibetta, patria del tale che mi si pose di fronte, si pensò di ripubblicare una lettera aperta che lo stesso· tale, camuffatosi oggi da socialista rivoluzionario, aveva pubblicato in una lotta precedente e nella quale si prendeva il mio nome come vessillo, quantunque si trattasse di una lotta amministrativa, locale , della quale nulla sapevo. Manco a dirlo quella scandalosa lettera che portava la firma del mio burlesco denigratore, fu lacerata rabbiosamente dai suoi ..... amici! Al libello immondo poi si tentò dare credito avvertendo con sciocca malignità che io non mi querelo mai, per non accordare la facoltà delle prove ..... E proprio L'Avanti! che per questi bravi socialisti rivoluzionari dovrebbe essere il vangelo, ha biasi--: mato l'amico Lovetere per la minaccia di dar querela ..... Io non mi querelo per tutti i motivi che tu illustre atleta del foro puoi immaginare; e non mi querelo specialmente perchè non voglio procurare una qualsiasi fama, anche con una condanna, a chi non ne merita alcuna, e dare un'aria di martire con un poco di comodo esilio o di breve prigionia, a chi in altro modo nobile e generoso non potrebbe acquistarsela. Ho minacciato di querela un mag~- strato-canaglia per metterlo colle spalle al muro sfidandolo a sfuggire al metodo comodo delle insinuazioni inafferrabili e a formulare accuse precise, che possano dare luogo alla querela per diffamazione. Quanta differenza ci corra tra il fare condannare per diffamazione un Sostituto procu1ator generale del Re ed un auto-candidato non ho alcun bisogno di dirlo a te ..... La mia azione politica. in quaranta tre anni di lotte, quanti ne corrono da Aspromonte ad oggi, non è del tutto ingloriosa; e pe:- la mia azione parlamentare ebbe parole di marcatissima deferenza, chi scrisse la biografìa mia nell'Avanti! e che certamente non mi era amico. Ebbene, come se la cavano l'immondo libello dianzi citato e gli oratori ai servizi del tale , che pose la propria contro la mia candidatura nella critica della mia azione politica e parlamentare? (Di programma ideale 11011 ne parliamo : non lo conoscono , nè erano atti a discuterne). Mi si rimproverò il voto e la campagna mia pel dazio sul grano, l'altra sui ferrovieri e..... l' approvazione della legge sul sindacato obbligatorio per gl' infortuni nel lavoro delle miniere di zolfo. Avrò agio di ritornare sui due primi punti; adesso mi fermo sull' ultimo. Il signor tale nel discorso pronunziato a Villarosa mi rimproverò la legge sul sindacato obbligatorio per gl' infor~uni nel lavoro delle miniere di zolfo ..... Ebbene quella legge non ha avuto nè il mio voto, nè un mio scritto, nè un mio discorso! Il meglio è questo: quella legge nella Camera non ebbe oppositori aperti, non ne ebbe e non ne poteva avere tra i socialisti. Solamente nei corridoi si arrabbattava contro di essa l' on. Conte di Testasecca: uno dei più grandi proprietari di miniere di zolfo. Et pour cause ! Che razza di socialismo, con o senza rivoluzione '

496 RIVISTA POPOLARE sia quello del tale candidato a me avverso lo potrai comprendere da questo brano del libello di Villarosa: <e Egli - il tale candidato socialista rivolu- <c zionario - ha avuto il grande merito di avere, << solo in Italia, combattuto la costituzione del Sin- « dacato obbligatorio di mutua assicurazione per <e gl'infortuni del lavoro, che segna una vera iattura « per l' industria zolfifera siciliana, perocchè ha « aggravato - siccome aveva preveduto - le condi- « zioni degli esercenti e quelle degli zolf atai e ha « colpito i proprietari delle miniere, che nulla hanno « di comune con l'industria zolfifera, e che trove- <c ranno modo di rifarsi a danno degli uni e degli « altri ». I .:~ -iimeritodie~sere tdio -sol~--;~~~b~e~1-;1egge fu suo, tutto suo, perchè bestie irragionevoli come lui in Italia non se ne trovano, non dico tra i socialisti, ma nemmeno tra i conservatori e tra i reazionari, come il Conte Testasecca, che solo di sottomano la combattevano. La legge costituisce un aggravio per l' industria zoHìfera... come tutte le leggi sociali, che mirano a garentire la vita, la salute o ad assicurare un premio in caso di perdita dell'una o dell'altra, agli operai delle industrie. Perciò tutti gl' industriali, grandi e piccoli, salvo alcune nobili eccezioni, e .tutti i liberisti hanno combattute sempre e dapertutto le leggi sociali , che viceversa sono state più o meno calorosamente sostenute sempre e dapertutto da quasi tutti i socialisti delle varie gradazioni ... Ma l'aggravio all'industria zolfifera non venne dalla legge sul Sindacato obbligatorio,. di mutua assicurazione del 1904; sibbene da quella sull'assicurazione obbligatoria del 1898. Perchè si ricorse al Sindacato? Perchè non c'era modo d"intendersi colla Cassa Nar.ionàle per ff_l'in..fortuni di Milano che subì perdite colossali coll assicurazione nelle miniere di zolfo. Che cosa presentò di nuovo e di buono la legge sul Sindacato del 1904? Questo solo: costrinse i proprietari delle miniere a contribuire all'onere che veniva a gravare colla legge del 1898 sull' industria zolfifera. Ma i proprietarì delle miniere, dicono gli allegrissimi socialisti rivoluzionari di Villarosa, nulla hanno di comune con l'industria zolfifera. No, hanno qualche cosa di comune: tra i proprietari e l'industria zolfìfera corre quel rapporto che esiste tra la corda e l'appiccato. Il diritto dei proprietari del sottosuolo -( ed è questa la proprietà meno giustificabile sotto tutti i punti di vista , tanto che vige in Sicilia e non nel resto d' Italia e nelle altre parti del mondo, tranne in Inghilterra, che dai socialisti e riformisti e rivoluzionari venne sempre dichiarata scellerata ed infame)- preme maledettamente sull'industria zolfifera, dalla quale prende dal 15 al 40 °/o del pro• dotto lordo -- ecco una enormità veramente fenomenale - senza pagare nè allo Stato, nè ai Co• muni un centesimo d'imposta. D'onde l'avversione profonda del Conte Testasecca e dei proprietari di miniere verso la legge sul Sindacato obbligatorio. che per la prima volta ha tentato di far loro pagare qualche cosa - una minima, una impercettibile cosa - sul vastissimo recidi to, che assicura loro quella proprietà! Ora quel tale, che ha avuto, solo in Italia il merito di combattere quella legge è, per sua fortuna, da recente divenuto ricco proprietario di miniere ... Ed ha avuto questo raro, invidiabile merito: l'ha combattuta nel Giornale di Sicilia in nome del diritto dei proprietari.... I >immi, caro Ferri; se un siffatto socialista anzicchè l' appoggio, con riserva, dell'Avanti! non meriterebbe sculacciate dai riformisti e dai rivoluzionari? L'affermazione che le leggi del- r 898 e la conseguente del 1904 sia riuscita di aggravio ai lavoratori è tale vergognosa sciocchezza e tale turpe menzogna, che soltanto ai socialisti rivoluzionari del mio collegio poteva venire in mente, e solo da loro poteva farsi accettare da operai analfabeti. Ecco la situazione di fatto dei lavoratori di fronte agli infortuni prima e dopo delle suddette leggi. Prima delle leggi. Avviene il crollo della miniera Mintinella (prov. di Girgenti); ottanta operai vi lasciano la vita. Gli esercenti vogliono cavarsela con qualche decina di lire -alla famiglia di ciascun morto. Le famiglie iniziano lite e il Tribunale di Girgenti assegna loro lire niille per ogni morto; gli esercenti non si acquetano e la Corte di Appello di Palermo annulla la sentenza del Tribunale dì Girgenti e nega ogni e qualsiasi compenso alle famiglie dei morti..... Dopo le leggi del 1898-1904. Alla famiglia di ·ogni morto per infortunio vengono date dalle tre alle diecimila lire. I socialisti vorrebbero, certamente aumentato questo premio; quelli rivoluzionari del mio collegio lo vorrebbero ridotto a r.ero e lasciato alla buona grazia degli esercenti. .. Tu puoi immaginare caro Ferri, quanto guadagnerebbero confidando sulla generosità degl'indus(riali. In quanto ai proprietari di miniere non deyono essere disturbati nemmeno per un centesimo: essi nulla hanno di comune coll'industria, secondo le nuove teorie del socialismo rivolur.ionario del mio collegio; i proprietari non hanno che il diritto di sfruttarla terribilmente, ma non hanno alcun dovere e non ·devono subire alcun onere. Liquidata la posizione, diremo, così, giuridica e teorica del cosidetto socialista rivoluzionario potrei divertirmi ad analizzare la qualità dei sostenitori suoi; moltissimi dei quali, certamente sono oneste persone, ma nessuno pensa e nessuno desidera di essere ritenuto socialista e molto meno rivoluzionario tranne pochi che si contano sulle dita di una mano. Ti dirò solo che uno dei più calorosi suoi sostenitori forse è divenuto rivoluzionario, perchè venne bocciato nel concorso fatto per essere ammesso nel corpo della pubblica sicurezza. Del rivoluzionarismo delle masse che lo sostennero puoi averne un' idea da una corrispondenza da Villarosa alla Tribuna nella quale, se il corrispondente dice il vero - e credo non la dica nemmeno per isbaglio - una dimostrazione in favore di quel tale, di cui mi occupo terminò al grido di : Viva la giustir.ia ! Viva il Re! Non mi resta che lumeggiare rapidamente i moventi della lotta contro di me. Nel suo discorso di Villarosa l'ameno socialista rivoluzionario, che in teoria ho avuto il piacere di presentarti, dichiarò ch'era stato sempre un mio fedele sostenitore. Fedele sostenitore è poca cosa : egli a parole ed a fatti si mostrò sempre un entusiastico ammiratore della mia opera politica e scientifica, ammiratore sino al ridicolo: voleva percorrere la provincia di Caltanissetta per ispiegare alle turbe la mia ... Sociologia Criminale. Egli rispose vigorosamente a tutte le calunnie che furono dette e pubblicate con ro di me e di cui il libello di Villarosa ha fatto ora una edizione riveduta ed ampliata per suo uso e consumo. Ci fu tra noi una nube per motivi privati e per un'aspra mia lettera a lui diretta; ma in seguito alla grave mia malattia del · 1902 tornò amico ed ammiratore mio più che pel passato. Un fìglio di un noto magistrato, che per punirmi della mia campagna contro certi abbietti magistrati fece da galoppino elettorale del tale socialista rivoluzionario parlò, per biasimarla, dell'opera mia pel dazio sul grano e per la campagna ferroviaria; egli stesso nel discorso citato di Villarosa si disse disgustato della mia ultima condotta politica nei rap-

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