394 RIVISTA POPOLARE derosa: « O Luna, io son, quale il destin mi volle e mi temprò strano e selvaggio ; e ho fermato di compiere un v'iaggio con te, Luna, e parlarti come un folle. Così mi trovo a respirar la molle notte , che di suoi fieni aulisce il maggio, in attesa che l'alba del tuo raggio segni laggiù d'ombra più nera i1 colle. Ornai sorgi ! Che .attendi ? La preghiera d'un poeta non t' t. dolce comando 'l Non ti commove il cor la primavera'? Sorgi: chè andar dobbiamo, alma sorella, ai confin della vita: io, camminando di solco in solco, e tu di stella in stella n. Aggiungo, che in questo libro le poesie si raggruppano sotto i titoli: Vagando, Malinconie, Canzoni del desiderio, Ore serene, Lo specchio, Voci del borgo, Invii; e che solo alcune rimangono sciolte, in fine, fuori classificazione. ~ G. A. CESAREOconferma con Le Consolatrici (editore il Sandron a Palermo) la sua bella fama di poeta pensatore e di energico colorista; a me, per un singolare richiamo di sensazioni artistiche, fa pensare talvolta a quel p:ttore potente ed originalissimo eh' è il De Maria: hanno entrambi, di fatto, una visione così personale della realtà , e un stile così soggettivo nel rappresentarla , che mentre distingue cias~uno di loro da ogni altro artefice della penna o del penaello , ne fa due nature ,singolarmente affini. Il volume, austeramente signorile, su carta a mano e di grande formato, si anmmcia con una sdegnosa prefazione in quartme, in cui lascia ai volgari poetastri la briga di farsi largo a spintoni ed a grida fra i critici e in mezzo alla gente: il figliolo legittimo delle Muse, che ha piena l'anima di stelle, canta per esse e per se, « e più si piace quanto più sta solo >>. ll che non toglie, che se quel canto è udito, ascoltato, assaporato, goduto da altri, sia tanto di guadagnato ... per essi: ed è il caso mio, che ho passato parecchie ore deliziosissime in compagnia di queste « Consolatrici >>, e che ho particolarmente gustata una (( Calmerìa di scirocco >> che riproduco più oltre, un sonetto in cui « Parla 11 il bimbo dalla sua culla e rivela, inteso solo dal padre poeta, (< le sante verità della natura >1; ed anche un altro, « Baruffe in famiglia », in cui il piccino è geloso e s'adombra se il babbo rivolge ad un altro un sorriso; e poi due di <e A~monimenti , per l'avvenire, per quando lui sarà morto ed il figlio si affaccerà sulla soglia dubbiosa ·di giovinezza; e più oltre un poeme.tto, (< La locomotiva 11, più musica descrittiva ed evocativa che non parola semplicemente letteraria; e • Campana a sera , , ,e arcana campana lontana » che effonde per il silenzio de· campi la sua soave, profonda, ignara mestizia; e (\ L'albero ucciso >>, enorme, arrovesciato nel bosco, con l'atro viluppo_ delle radici umide sparso come la chioma appassita nell'aria; e, meravigliose, le quintine del « Silenzio >l, dal ritornello mistico e grave come una formula di sortilegio ... Ma ecco la « Calmerìa di scirocco »: « Nell' ampia oscurità del firmamento, la rossa luna sboccia come un fiore di foco: un soffio pregno di calore investe a tratti il molo sonnolento. Il mare stracco ansa fra le carene ammal'iate, e liquide faville sciamano nei suoi gorghi a mille a mille; un cupo affanno l'alte rive tiene. Le polverose palme infino a terra abbiaccano la chioma sitibonda; guata la notte torbida e profonda, se lo scirocco torni a farle guerra. Anche il profumo degli aranci spira dall'ardue ville soffocante e denso come una droga, e se ne sazia il senso, che oppresso dalla voluttà, sospira. Sola nell'ombra perp~tuamente singh:ozza un'invisibile fontana: dolce compianto d' una voce umana sul tedio e sul dolore onnipresente >1. Terzo (numericamente, s'intende) viene Marino MARIN, l'idillico e mite cantore delle pianure venete, dei loro fiumi maestosi, dei lenti canali, delle ninfee, dei salici, dei mulini, della buona gente malinconica e arguta del suo paese : molte delle poes· e del nitido libro stampato dagli Zanichelli a Bologna, sono infatti altrettanti paesaggi, acquerelli e pastelli dal tenue disegno sicuro, dai miti colori attenuati, quali quell'atmosfera così sottilmente velata e quella psicologia poetica e sognatrice che ne risulta, richiedono e suggeriscono. Io vorrei riportare per saggio ... se non quasi tutto il volume, almeno il soavissimo idillio dal titolo arcadico di <e F1lemone e Bauci », o i sei sonetti <e Le acque del Polesine 11, o quelli, così gentili e profondi, che can - tano <e Gli alberi >>; ma, tiranneggiato,· al solito, dallo spazio e dalla vista degli altri volumi che aspettano brontolando, mi · · limito a trascrivere questo del cc Miele >1: (C L'ape di su la siepe di sambuco va e viene ronzando: è primavera; l'orto è un candore; e l' ape mattiniera non viene e va per ozio come il fuco: deliba il miele, e 11011 è fior caduco a cui non cerchi la riposta antera: parte agile al mattino e torna a sera, traverso i campi, gravida di suco. Gentile o agreste, ama ogni fiore, e d'ogni fiore ella fa suo prò, se bene aprile le n'offra più che non le ne bisogni: ha caro il pesco, ha caro il pomo, ha caro anche il pruno: oh virtù rara e sottile: spremere 11 miele al fior del pruno amaro ! ». Qua1·to poeta , Angiolo Silvio NovARo, del quale lo Streglio pubblica La Casa del Signore, alludendo con questo titolo alla natura universa ed alla sua intrinseca divinità: vari~ di metro, d' argomento, d' ispirazione , queste sue liriche vibrano tutte, nfatti , di questa intima religione della realtà spiritualizzata, che è forse la vera e la sola religione dell'avvenire. Trascelga ancora per saggio , anche a titolo di confronto , ur,a visione lunare: « Beata sopra il soglio altissimo de' cieli , dispogliata di veli , coronata di gloria , sedea la Luna ; e guardava con ciglio tranquillo di regina la tremula marina) le terre umili, e. l'ardua costiera bruna: quando improvvise nuvole, già neghittose al monte, balzaron con la. fronte carca di torva noja dalla lor cuna; e su pel cielo mossero, siccome· fattucchiere iscarmigliate e nere, per braccia e man tenendosi ad una ad una. Salia la rea marmaglia, saliva senza posa, saliva minacciosa d'onte, di vituperii, e di sfortuna. E giunse .. E in plumblea maglia l'alta regina avvinse, poi tra raffi la strinse, tentando in viso inciderle qualche lacuna. Ma l'infestata, placida, lo scorno tollerava , e or sì or no gittava un riso sulla sucida turba importuna. Deluse allor le nuvole, sbadigliando lor tedio, levarono l'assedio, e integra ancora e splendida regnò la Luna. 11 ii? Quinto poeta, Guido MELZI d' Eri I, con un piccolo volumino di Visioni fuggitive (Fratelli Lanzani editori a Milano), di cui ecco un saggio su <e La loggia de' Lanzi >): <e Tremulo sotto 1a gran loggia splende il sole un raggio, ed il marmoreo gelo tuttò a quel bacio fervido s'accende. Gitta le grida dolorose al cielo Polissena rapita e altrui contende del bellissimo corpo il nudo stelo ; e Perseo vincitor stringe le orrende chiome del mostro in un sanguineo velo. Quante mai cupidigie e voglie strane fremon le statue, dal furor commosse, in preda al morso d'uno strazio immane! Più le guardo nel sol che le colora, più mi sembran patir, di sangue rosse, l'implacato Destin che le martora ! n ii? Sesto , il nostro· LANZALON,Eargu:o , come sempre , e bonario , anche nei trentacinque Sonetti agresti che compongon la breve raccolta edita ora a Salerno dal Jovane: udite: « Fu approvata una legge in Parlamento , quasi a unanimi voti : erano i varì articoli così semplici e chiari , che fu opportuno un bel regolamento , compilato da venti luminari , e diviso in articoli trecento, cui tenne dietro un procelloso vento di note, contronote, e circolari: onde si fecer sì tonfusi e varì i criterì di tutti i funzionari, e sì arduo il disbrigo degli affari • che '
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