RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Italia: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: C01·so Vitt01·io Bmanuele n.0 115 NAPOLI Anno XI - Num. 9 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 15 Maggio 1905 SOMMARIO: Noi: Gli avvf,nlmenti o g-Ji nomini: (Le spese militari in Senato e nel Congresso di Bologna. Le importanti dichiarazioni di Turati - Francia e Italia in Roma a Victor Hugo -- Il militarismo alla gogna - Come si spende in Italia il prodotto delle imposte - indici di coltura del Giappone) - Dott. NapoleoneColajanni: Diritto di scio-: pero e compartecipazione agli utili tra gl'impiegati dello Stato - Oott. N. Colajanni: Ad Arturo Labriola - x. y.: Il problema giudiziario - Prof. Avv. Fabio Luzzatto: Un regresso legislativo - Gabriel Beaubois: GI' impiegati dello Stato e il socialismo operaio - A. Agresti : Istituto Internazionale di Agricoltura : Quattro parole al comm. Antonio Monzilli - Gis Lonò: Il contadino russo - B. Croce-G. Lanzalone: Per ribattere il chiodo - Mario Pilo: Strllonc;ni lettrrari -- R1v1sta delle U1viste: Il bila1;é:io dello Stato Italiano (Economista) - I pericoli della propaganda nel mezzogiorno (A-rione socialista) - La questione ferroviaria negli Stati Uniti (North American Review) - Le assicurazioni in Germania (Scribner's Maga-rine) - Lo svilupoo della popolazione inglese seco~do il censimento del 1901 (Windsor Magazine) - Amministrazione comunale e protezione delle puerpere e dei lattanti (Die Neue Zeit)- La lotta storica per l'Adriatico (Die Gren:rboten) - Le maledizioni della civiltà ( Century Maga 1 ine) - Recensioni. GLI ft"VVENI/v\ENTI e GLI UOMINI Le spese militari in Senato e nel Congresso di Bologna. Le importanti dichiarazioni di Turati. - Al senato una interpellanza del famigerato generale Bava-Beccaria, il vincitore e l'eroe sinistro delle giornate di Milano nel 1898, ha sollevafo la quistione delle spese militari e della necessaria difeda dello Stato. L'interpellante di fronte alle spese della Svizzera e dell'Austria aveva buon giuoco e non aveva tutti i torti affermando che Ja nostra difesa è manchevole ai confini, specialmente dal lato orient~le; nè le assicurazioni interessate dei ministri della guerra passati e presenti, Pelloux e Pedotti, e dell'on. Arbib possono valere a cancellare l'impressione lasciata dalle parole del primo. Ancora più concretamente il grave problema si è affacciato nella Camera dei deputati colla richiesta di molti milioni dal Ministro della Marina Mirabello. Intanto le spose militari bene intese e ben proporzionate trovarono un difensore inatteso nel Congresso dei Post-telegrafici di Bologna. Turati in risposta al Dr. Nurra, che sperava potere trovare i mezzi per mi- ·gliorare le condizioni de~di impiegati nella riduzione delle spese militari fece molte riserve come si può rilevare da questo resoconto del Resto del Ca1'lino (6-7 maggio): L'ora~ot·e non è sospettabile di militari11mo, e parla deila federazwne come di un interesse di civiltà contro la baruarie. Le idee Nurra e Del Padulo sono in tutti ma nelle afferma- . . . ' z10n1 conviene andar cauti. La riduzione delle spese militati rion deve esse,·e pi·esentata con. un semplicista: " rt:spanniate di là per dare di qua! ,, il metodo deve essere studiato. • Già di per_ sè la denominazione " spese improduttive ,, è molto vaga, 1mpl·ecisa. Esse sono improduttive perchè di rendimento non immediato. A1;1-ch,le medicine con questi criteri sarebbero spese irnprodut_t1ve, m_anon si- possono abolire. Quando non avremo più dehnq_uent1 sar~nno del pari improduttive le spese di polizia. Sono _1~produtt1ve _quelle che non occorrono più. La vera. caratter1~t1?a. è che s1~no danno:1e le spese militari superanti 1~ pote~z1ahta ~conom1ca del paese, e che non rendano i b,:mefì.c1 attesi, che siano fatte male, o non corrispondano ai bisogni. . Nessuno di noi pervenendo al potere proclamerebbe subito 11 completo_ disarmo. Tolstoi e tutti i più convinti pacifì.cisti procla~ant1 guerra alla guerra non si decidono a proclamare la convenienza_ di rompere le armi nel pugno della propria patria. Lo steaso _B1ssolati, che è fra i più convinti, dichiarò in parlamento _di accettare armamenti indispensabili alla difesa del paese. chiedendone un miF,liore ordinamanto. I socialisti tedeschi, che pa1sano per rigidi o quasi rivoluzionari, discutono al Reichstag di battaglioni, o di quadri e sono pronti a combattere per la difesa del territorio. Per esser sinceri sull'argomento occorre guardare alla misura; non confondere le lontane idealità dell"avvenire pel disarmo, l'aspirazione alla pace universale, la votazione di tutte le vite al lavoro fecondo con la soppressione delle necessarie garanzie per la difesa della propria patria. Con dichiarazioni intempestive, di quelle dette utopistiche, e poco pratiche, indeboliremmo le nostre proposte complete e concrete. La propaganda chiassosa ha forse affrettato per reazione la domanda dei duecento milioni di nuove spese militari. Non i•osaiamo accettare l'intransigenza di coloro che propugnano l'assoluta soppressione delle spese militari. Una modi; fì.cazione nell'ordine del giorno concordata ira Dal Padulo e Alati contenterà i due sistemi. Limitiamo il nostro voto a rifiutare le spese militari eccessive, incompatibili colle ri11or11e del paese, non necessarie alle esigenze della sua difesa e che sarebbero male impiegate. Tale riduzione diventa sempre più possibile, quanto più ali' interno le lotte pacifiche si sostituiranno alle lotte feroci e le armi non dovranno assicurare i privilegi contro il proletariato. Avremo sempre maggior forza a chiederne la diminuizioue quanto più diminuirà il concetto della violenza, quando il proletariato aarà più cosciente e s'imporrà colla forza operante della sua energia morale e storica. Allora noi saremo più vicini al disarmo che quando si grida: " Abbasso l'esercito ! ,, col risultato di rinforzarlo ... per ragioni di difesa. M?st~ar~ i pugni è u_nmodo_per in_durr_e il Governo a provvedersi d1 rivoltella. Noi con o_pe.rad1 pacificazione interna ci avvicineremo meglio al nostro scopo (vivissimi applausi). Noi ci associamo completamente a queste considera· zioni; aggiungiamo soltanto che è dovere precipuo della democrazia di esigere che le spese non solo siano proporzionate alla potenzialità economica della nazione ; ma devono essere spese bene e non col sistema attuale, che esaurisce la nazione e non gli assicura la difesa (1). ♦ Francia e Italia in Roma a Victor Hugo. - È prevalsa da qualche tempo la consuetudine di consa · crare l'amicizia tra due popoli con qualche monumento, che ricordi un avvenimento, un'idea, un uomo che ne simboleggi l'unione. Si dirà che la politica può passar sopra in dati momenti a tali segni perenni di unione e di amicizia ; e sarà ed è, pur troppo vero. Ma non (1) Come segno dei tempi nello steuo senso di Turati indichiamo ai lettori un articolo di Vittorio Pi.va nell'Avanti della Domenica, che mette in dubbio l'efficacia del convegno dei socialisti italiani e triestini.
226 RIVISTA POPOLARE è meno vero, che il monumento resta e che parla e parlerà ai viventi ed ai venturi ed attenuerà molte ire e rinsalderà molti benevoli sentimenti. Tra tali monumenti simboleggianti la pace tra le nazioni - la grande idea, che anche attraverso alle guerre comincia a divenir fatto -- certamente rimarrà magnifica ed espressiva la gigantesca statua della libertà che fa da faro ed illumina il porto di New-York, dono della Repubblica francese alla Repubblica degli Stati Uniti nel centenario della proclamazione della indipendenza delle colonie dall'Inghilterra. Quello fu il monumento simbolico per eccellenza, più rispondente a verità, che non sarà facilmente oscurato da fatti contraddittori, che ricorda uomini, avvenimenti, istituzioni, che portano J 'impronta della grandiosità e della sincerità ad un tempo. Poi c'è stato il monumento a Goethe da Guglielmo 2° donato alla città di Roma, che non sarà mai compreso dall'animo popolare perchè troppo classico e letterario l'uomo ricordato; e dopo è venuto il monumento a Victor Hugo, che alla stessa Roma ha regalato la Lega franco-italiana. Ed eccoci qui davvero di fronte ad una statua di un uomo , che tutti riconoscono in Italia , che moltissimi ha_nno amato vivo·, e di cui molti leggono con emozione e con diletto i libri da Not1·eDame de Paris, alla Leggende dei secoli , al Canto per Mentana , ai Mise·rabili ecc. Ed anche questo è il monumento che può parlare più eloquentemente al cnore degli italiani e dei francesi per invitare alla pace ed ali' amicizia le due nazioni a civiltà latina. Victor Hugo, infatti, non cantò soltanto Roma e l'Italia; ma per Roma e per l'Italia agi e soffri. Dei tanti discorsi pronunziati all'atto della inaugurazione il 6 maggio, perciò, il più appropriato e rispondente al significato della cerimonia ci sembrò quello del valoroso colonnello Pittaluga, uno dei mille , ·che ricordò : il discorso e la protesta di Victor Hugo nel 1849 quando Napoleone Bonaparte pre.parossi all' assassinio della Repubblica in Francia coll' assassinio della Repubblica romana ; il fierissimo canto dopo Mentana; la sdegnosa protesta contro l'Assemblea rurale di Bordeaux, che non volle approvare l' elezione di Garibaldi , eh' era corso a difendere la Francia: protesta seguita dalle din.ii"sioni da deputato e dal cammino per l'esilio ripreso poco dopo che aveva rimesso il piede sul sacro suolo della sua adorata Francia. Degnissime, opportune, commoventi le aitre del senatore Rivet che in nome dei 1·epubblicani f1·ancesi fece ammenda onorevole del delitto di Mentana. Noi non ci permettiamo di aggiungere altro sul conto di Victor Hugo poeta, politico, spirito tutto imbevuto di umanitarismo sincero e ci piace chiudere coi versi che a lui un altro grande poeta italiano. Giosuè Carducci, consacrò: Poeta, sul tuo capo sospeso ho il tricolore Che da le spiaggia d'Istria, da l'acque di Salvorr· La fedele di Roma, Trieste, mi mandò. Poeta, la vittoria dì Brescia a te davaute Ne la parete dice: Qual nome e qual fiammante Anno nel sempiterno clipeo trascriverò f Passan le glorie come fiamme di cimiteri, Come scenari vecchi crollan regni ed imperi : Sereno e fiero arcangelo move il tuo verso e va, Canta alla nuova prole, o ·vegliardo divino, Il carme secolare del popolo latino; Canta al mondo aspettante, Giustizia e Libertà.. ♦ Il militarismo aUa gogna. - Ve lo ha messo il processo Modugno. Di lui , del presunto assassino della povera moglie Cenzina di Cagno, molto si era detto e scritto, che lo metteva in una sinistra luce; ma ciò che i soldati ed un missionario sono venuti a narrare in- .danzi alle Assise di Perugia delle gesta sua e di altri militari compiute in Cina sorpassa ciò che_si sapeva. Sono storie luride e atroci di stupri , di uccisioni , di saccheggi e di baccanali compiute con freddezza, con premeditazione, con incoscienza forse, come se si fosse trattata di atti ordinari, che si compiono ogni giorno nella vita. Stanno forse soltanto a deporre della malvagità. e del pervertimento diabolico di un uomo, sul quale scioccamente alcuni lombrosiani in ritardo vanno a cercare i pretesi caratteri anatomici della delinquenza? Ma no! Molti altri italiani, francesi, inglesi, tedeschi e russirussi e tedeschi sopratutto - hanno fatto ciò che in Modugno ci desta orrore; forse gli hanno dato l'esempio e non poche voltf l' hanno sorpassato. E' la guerra, è il militarismo, il grande responsabile di quelle scelleratezze. No, la caserma non educa al bene, ma al male; no, la guerra non risveglia sentimenti nobili e cavallereschi, ma rappresenta l'insieme dello condizioni più adatte per la reversione atavica e risveglia e ringagliardisce l'antica bestia umana sotto le spoglie dell'uomo civile moderno! Ci sono intanto degli sciagurati nella stampa I che hanno cercato attenuanti a Modugno ed ai suoi simili . ricordando che gli europei, i nord-americani, i giappo · nesi, inva~ero la Cina nel 1900 per punire le crudeltà e gli assassinii dei Boxers. Ma a.llora il solo Colajanni ebbe il coraggio di levarsi nella Camera dei deputati per difendere i poveri calunniati cinesi, sollevando anche un certo scandalo sui banchi dell'Estrema; egli ricordò che i Cinesi erano gli oppressi , i provocati, gli spo- . gliati dagli Europei che sotto il pretesto d' incivilirli li volevano conquistare per sfruttarli economicamente e ladronescamente; egli ricordò che i Boxers adoperavano gli stessi metodi, che noi ammiriamo tutta via nei pa.• trioti italiani, che vollero scuotere il giogo dei tedeschi, dei borboni, dei pontefici. Che putiferio allora fu sollevato dai patriottardi nella Camera e nella Tribuna della Stampa! lYia vennero le gesta dei civili- tipo Modugno - si conobbe la verità sulle provocazioni ai missionari; e si dovette ammettere che i Boxers non avevano torto. che la Cina era non solo sfruttata e saccheggiata, ma anche atrocemente calunniata. Si propone, ora che la verità cruda esce lampante dalle Assise di Perugia, che un'inchiesta venga fatta dal Ministero della guerra per assodare meglio le responsabilità del Modugno, ma anche per vedere se egli ebbe complici. Noi crediamo che l'inchiesta non si farà, quantunque sicuri che gli Italiani in generale si siano mostrati in Cina più umani degli altri militari - e ciò non per maggiore civiltà o bontà di animo, ma perchè meno avvezzi dei russi, dei tedeschi, degli inglesi ecc., alle crudeltà ed alle rapine coloniali. Non si farà l' inchiesta perchè non si vorrà con un docu - mento ufficiale discreditare il militarismo e la guerra, l' organo e la. sua. fuzione. ♦ Come si spende in Italia il prodotto delle imposte.- Nella Rivista delle riviste riproduciamo quasi per intero un'articolo dell'Economista di Firenze sul bilancio italiano; il quale articolo è alla sua volta la quintessenza della relazione Rubini sull'ultimo bilancio di as · sestamento, di cui ci siamo occupati altra volta. Togliamo soltanto la correzione, che il De Johannis fa al Rubini - e che ci sembra giusta - sulla interpetrazione pessimista data ali' incremento delle entrate .minore all' incremento delle spese ; correzione che il De J ohannis fonda sul fatto che nel 1898 fu eccezionalmente bassa l'entrata pel dazio sul grano. Richiamiamo l'attenzione dei nostri lettori su questo articolo non solo perchè dà una chiara idea del decorso della finanza italiana nell'ultimo sessennio; ma sopratutto perchè fa vedere nettamente qual'è la parte delle spese civili e quale quella delle militari: minima la prima; abbastanza elevata, specialmente se messa in
' . RIVISTA ·POPOLAR E p confronto colla nostra ricchezza, la seconda. Se ne deve tener conto ora che si domandano nuove spese militari. Torneremo a suo tempo su questo argomento. ♦ Indici di cultura del Giappone. - Molti credono che i progressi del Giappone si lirnitano soltanto ~ quelli di ordine materjale ; ciò non è. Basterebbero 1 dati sull'istruzione elementare, sulla partecipazione ai congressi scientifici, sui progressi del giornalismo e del socialismo ecc. per convincersi che esso progredisce in ogni campo dell'attività umana. Sono interessanti quelli sull' acquisto di libri all' estero, quali vengono somministrati da un console di Francia. Le compre di libri inglesi sono aumentate da 87,608 yens nel 1901 a 315,518 nel 1903. In Germania da alcuni anni ne acquista prr circa 95000 yens all'anno; negli Stati Uniti per circa 72000 nel 1902; in Francia per 15000. La Francia fornisce il Giappone di romanzi e di opere scientifiche, specialmente di medicina. Nor DIRITTO DI SCIOPERO E COMPARTECIPAZIONE AGLI UTILI tra gl' impiegati dello Stato Nel mio breve soggiorno in Milano , presentato da una lettera di Filippo Turati, venne da me un egregio funzionario, cui erano erano note le, mie battaglie contro lo scatenamento delle innumerevoli dimande di miglioramenti economici delle varie categorie d'impiegati dello Stato. Supposi che venisse per fare delle recnmmazioni sulla mia condotta· e non fu poca la mia meraviglia quando da lui appresi, che egli in fondo era di accordo con me. Alla domanda mia : Credete che basterebberoroo milioni all' anno per soddisfare le richiestedei funzionari , oltre le maggiori spesepei ferrovieri gia votate ? - Non. basterebbero ! egli rispose. Ed io di rimando : Credete possibile che si trovino ministri che domandinoa deputati e senatori chevotino altri roo milioni d'imposteper migliorarele condizioni economichedegli impiegati ? - Sarebbefollia semplicementeannunziarlo! soggiunse il mio interlocutore con profondo accento di sincerità, quasi con indignazione. - E allora? fu la mia semplice , nrn incalzante conclusione. A questa domanda mia il funzionario , che mi stava dinanzi e che veniva ad invitarmi per una conferenza· agl'impiegati di Milano, - che promisi colla semplice con troassicuraziooe che dalla sala non sarei uscito lapidato - senti il bisogno di affermare che gl' impiegati vogliono i milioni , ma senza le nuove imposte e ~he in un anicoio che avrebbe mandato alla 7.{ivista avrebbe spiegato come eliminare la contraddizione dei due desiderata, che a me sembrano assolutamente inconciliabili. Aggiungo, che l'ottimo funzionario non s'illudeva sulla possibilità di ottenere i mezzi per migliorare le condizioni dei suoi colleghi con dei tagli generosi sulle spesemilitari; possibilita , che nella opinione pubblica farà un gran passo indietro col discorso pronunziato dal1' amico Turati al Congresso dei post-telegrafici in Bologna e che mi sembra tanto interessante e sintomatico, che riproduco in altra parte della Rivista. Confesso che attendo con viva curiosita l'annunziatomi articolo, che a mio avviso dovrà risolvere la quadratura del circolo; intanto mi fermo sul Congresso dei Post-telegrafici di Bologna per vedere s_ee quale profitto abbia tratto questa categoria di funzionari, che primi in Italia tra gl' impiegati dello Stato tentarono uno sciopero e si organizzarono per chiedere o meglio imporre miglioramenti economici, dalle discussioni e dagli avvenimenti ultimi. L'inaugurazione dette occasione a dichiarazioni ed a difese anticipate , che vanno di volo rilevate. L' on. Bentini, apri il Congresso quale Presidente della sezione di Bologna proclamò, qual'è in realtà, lotta di categoria quella intrapresa dai post-telegrafici; e non so quindi come possa conciliarla colla solidarietà del proletariato campagnuolo, che insieme a quello urbano dovreb~e sostenere il peso delle maggiori spese e delle aggravate imposte. Il Turati alla sua volta, prendendo la parola quale Presidente dell'Unione nazionale post-teiegrafica, mise le mani innanzi raccomandando la prudenza perchè « molti, << troppi uomini stanno in agguato e dicono che le « loro sono assemblee di piccoli interessi, calunniate « come leghe di appetit.i.. >> Vere calunnie !..... I punti principali del Congresso furono tre : 1 ° il diritto di sciopero tra i funzionari ; 2° la compartecipazione agli utili sull'azienda postale; 3° i provvedimenti di vera giustizia che occorrono in favore dei post-telegrafici. ♦ 1 ° I termini della questione sul diritto di sciopero tra i funzionari dello Stato furono posti cosi da Turati : « Il dialogo fra Stato e -scioperanti è « semplice. Alla d0manda di libertà di sciopero si << risponde: continuità dei servizi. « L' una e l' altra due cose rispettabili. Siamo ccspinti a trovare la forma che garantisce la liberta « e i pubblici servizi. La conciliazione delle due cose inconciliabili sta nelle istituzioni arbitrali. >> E si sa che il Turati l'arbitrato intende completare col contratto collettivodi lavoro. Dell' uno e dell' altro mi occuperò di proposito nel numero venturo; giova vedere ciò che pensa pel futuro e di fronte alle vigenti leggi il personale del ministero delle poste e telegrafi. Il signor Demetrio Alati difese con molta abilità e spiegando idee radicali rivestite di forme legalissime un suo lungo ordine del giorno sulla organizzazione e tattica della Federazione, il cui punto interessante stava nel comma seguente, che provocò una vivace discussione : ccIl Congresso da ultimo, mentre dichiara che nessuna classe di lavoratori può far getto della facoltà di ricorrere anche ad estremedifese di fronte all'eventualità di offese ugualmenteestreme e -non altrimenti rintuzza. bili , riconosce che, per le esigenze del servizio pubblico, non possono consjderarsi come armi normali di lotta pel personale dello Stato quelle stesse che - come l'abbandonoconcertatodel lavorasi impugnano cosi spesso, in difetto di leggi protettive e di equi arbitrati, dagli operai della industria libera ; ma reclama , anche pel personale di Stato, il più ampio e garantito uso di tutte le libertà politiche, di pensiero, di organizzazione e di propaganda, che costituiscono la difesa, il valore, la dignità del cittadino, e non ammette che le esigenze della di-
RIVISTA POPOLARE 22g~ scìplina possano mai varcare le soglie dell'ufficio e i limiti della funzione tecnica per la quale unican:iente l'impiegato loca l'opera propria alla Naz10ne. » Noto due osservazioni piene di buon senso di Cottarelli e Pozza , che in sostanza dicevano : gli scioperi si fanno quando ce n'è l'estrema necessità e non c'è bisogno di proclamarne la teorica. Considerazioni degne di attenzione espose Turati e non volendo riassumerle, per non guastarle e non attenuarle le riproduco integralmente. Turati disse: L'opinione di alcuni che non vorrebbero accennate certe eventualità, perchè certe cose si fanno e non si dicono, enunciata al Congresso, è un bel modo di mostrarsi prudenti. Di fronte a centinaia di persone , colla stampa non si può mantenere il segreto. D'altra parte occorre la sincerità di parlare chiaro. Contro lo sciopero si appuntano tutte le ire conservatrici, mentre la rinunzia dichiarata allo sciopero ci procura dai militanti sul! 'altra riva considerazione di pusillanimi. Vi sono coloro che vogliono la rinuncia degli impiegati allo sciopero e quelli che vorrebbero vederli scioperare uso i contadini. Una terza corrente intermedia considera le condizioni speciali degli impiegati. E' indiscutibile che l'impiegato di Stato ha garenzie diverse giuridiche , parlamentari ed economiche. All' impiegato i reazionari chiedono netta dichiarazione per lo sciopero o contro lo sciopero. Non è giusto attaccarci alle due corna del dilemma, poichè occorre distinguere le armi normali dalle armi occasionali. L' oratore fu invitato a togliersi dalla posizione in cui si è posto ; ma egli crede che i mezzi si debbano adoperare a seconda delle circostanze: non rinuncia a null'à, nemmeno a giudicare della convenienza e della opporttunità dei mezzi e del momento per adoprarli. E fa un esempio froebelliano. Noi abbiamo un bell'educare i nostri bambini a sensi pacifici a non battere i fratellini ; ma nessuno potrà negare, nè noi nè i nostri bambini allorchè diventeranno uomini , che in qualche occasione un buon pugno semplifica e risolve per bene una intricata quìstione (ilarità, applausi) .. Non fa dichiara{ioni scioperaiole ne contro : gli scioperi nei servi{i pubblici sono gravi e non bisogna minacciarli. E ricorda a proposito l'ultimo gesto dei ferrovieri : fu dannoso il minacciarlo, poichè ciò impegnava ed impegnò a combattere una battaglia in circostanze di tempo e di ambiente sfavorevoli; e fu combattuto dall'opinione pubblica. Spuntare un'arma è dannoso per il domani di tutte le con• quiste ideali (Bene). Si parlò dello sciopero dei telegrafisti che riuscì a spuntarla nel 1893. Altri tempi, altri ambienti. Il pubblico non ancora era allarmato , il Governo venne preso alla sprovvista. Tutto ciò determinò il sucéesso di una protesta a cui non mancava un evidente substrato di giustizia. Riuscirebbe ancora oggi? Iscrivere quest'arma fra le nostre armi sarebbe assai dannoso. Il diritto c'è, e non bisogna rinunciarlo, ma nemmeno minacciarlo , od esagerarne la portata. I deboli nella lotta debbono subire non poche rinunzie. E' nocivo illudersi che tale mezzo riesca efficace per conquiste continue. Persuadere il proletariato che basti scendere in piazza per ottenere ciò cui crede aver diritto equivale ad allontanarlo da tutto quel lavoro di educazione, di penetrazione lenta e sicura che possono avvicinarlo al suo scopo, equivale a scoraggiarlo dal tentare tutte le altre vie più complicate per raggiungere i proprii fini._ Lo sciopero è una puntata sovra un numero di roulette a Montecarlo, puntata la cui perdita rappresenta la morte di un'organizzazione. E vengono poi le umiliazioni degli sconfitti, la croce rossa ... (applausi). Combattere non vuol dire mettersi in condizione, se vinti di non potere più risorgere, di restare nell' impossibilità indeterminata di ricominciare la lotta (applausi prolungati). Come conclusione di questo discorso, che rappresenta per me la qnintessenza dell'abilità oratoria, era da attendersi che Turati avrebbe esclusa la minaccia contenuta nell'ordine del giorno Alati; ma per una certa indecisione, che da qualche tempo vedo negli atti e nei discorsi del deputato per Milano-messa in evidenza dallo sciopero generale del settembre a dalla quistione ferroviaria - rispecchiante di sicuro un contrasto intimo della propria coscienza, egli dopo avere ragionato contro l'inciso ultimo dell'ordine del giorno Alati votò in favore. E fu male che sia stato votato dall'Assemblea : la minaccia costringerà i posttelegrafici, come costrinse i ferrovieri, alla realizzazione forse con danno proprio ; certamente con danno grave del servizio e della nazione. ♦ 2° Il punto interessante e nuovo e delle pretese dei post-telegrafici ventilato nella Relazione Campanozzi e discusso nel Congresso di Bologna è quello della compartecipazione negli utili dell'azienda; e il Campanozzi nella sua Relazione lo discute come mezzo per migliorare la condizione economica degli impiegati e come mezzo per migliorare anche la gestione a vantaggio dell'erario col maggiore- interessamento nel servizio che spiegherebbero coloro, che lo prestano. Rilevo anzitutto un errore grave del Campanozzi: egli afferma che l' ordine del giorno Carmine-Turati votato altra volta dalla Camera costituisceun contratto bilaterale tra il governo e il personale. Si ripete il caso dei ferrovieri, che scorgevano un diritto quesito nel le proposte e negli ordini del giorno dell' Inchiesta Gagliardo. Ora nè gli ordini del giorno, nè i risulta ti delle Inchieste costituiscono contratti bilaterali e danno origine a diritti. E' bene che ciò lo comprendano coloro che male interpretano gli atti parlamentari; ma sarà meglio, che comprendano i deputati , che essi non devono votare alla leggera, spesso per compiacenza verso 1 proponenti - compiacenza che non si crede pericolosa - degli ordini del giorno , che ingenerano illusioni, delusioni, risentimento contro lo Stato che viene accusato di aver mancato agli impegni assunti se i suddetti ordini del giorno rimangono senza efficienza. In q~anto al principio intrinseco della compartecipazione agli utili in un monopolio dello Stato è davvero enorme : antigiuridico, impolitico e finanziariamente pericolosissimo per lo Stato. Domani, sempre sul ventre dei contribuenti, che pagano gli alti dazi e le alte tariffe, se venisse concessa la compartecipazione agli utili dell'azienda postale e telegrafica agli impiegati addettivi, noi sicuramente e con ugual diritto la vedremmo richiesta : dai ferrovieri, cui erroneamente, sebbene in misura derisoria, veniva concessa del progetto Tedesco ; dagli impiegati del lotto; della fabbrica dei Tabacchi e del sale; del registro e bollo; dai doganieri, ecc. I doganieri già l'hanno domandata, hanno tentato l'ostruzionismo a scartamento ridotto minacceranno lo sciopero ... Nella industria privata la compartecipazione agli utili, che pel passato era stata decantata come la panacea che doveva condurre alla pacificazione sociale, all'armonia tra capitale e lavoro, considerandone lo sviluppo proporzionale a quello dell'industria in complesso, rappresenta· un fiasco miserevole. Gli stessi operai in favore dei quali era stata escogitata se ne dichiararono in generale insoddisfatti : essi non vollero correre l'alea delle oscillazioni nei profitti e nelle perdite e preferirono quasi dapertutto gli aumenti certi e determinati nei salari coll'usato sistema. E tra le linee si può anche leggere nella relazione Campanozzi e nella discussione di Bologna, che come mezzo per assicurare il proprio miglioramento non ne sono contenti gli stessi post-tele-
-· RIVISTA POPOLARE 229 grafici, che hanno visto nell'ultimo quinquennio diminuire gli utili dell'azienda e aumentare il coefficiente di esercizio, cioè il rapporto tra le entra te e le spese: il miglioramento, che dovrebbe venire da tale riforma appare, quindi, incerto e lento. In quanto ai benefizi che verrebbero allo Stato dallo interessamento nell'azienda degli agenti è altrettanto, anzi più iricerto e contestabile. La storia delle aziende private insegna che quelle che realizzano guadagni a centinaia di mHioni non fanno compartecipi agli utili gl' impiegati loro. Il Campanozzi ha fatto una ·accurata esposizione delle varie cause che negli ultimi anni determinarono la diminuizione degli utili nel-l'azienda postale e telegrafica e l'aumento del coefficiente di esercizio : disordini amministrativi, spese inutili ed errori della gestione Galimberti e delle sue famose innovazioni nei vaglia, spese in utili e sperperi n ell' amministrazione dei telefoni, soverchi favori all'Agenzia Stefani, incremento straordinario nei servizi gratuiti post.ili e telegrafi.cii ecc. ecc., ed ha trovato modo - ed ha fatto bene - di ricordare che l'incremento nella spesa pel nuovo organico Stelluti-Scala in minima parte si riversò a benefizio degli impiegati esistenti e fu assolutamente irrisorio pei più umili , pei quali un miglioramento s'impone in nome dell' umanid. Ora in tutti i fatti indicati come cause del fenomeno constatato e deplorato da Camp.mozzi rimangono al di fu0ri c.lell'azione dei subalterni e possono e devono essere rimosse senza che vi abbia che vedere l'interessamento loro nella buona gestione dell' azienda. Qui cade in acconcio rilevare l'errore analogo in cui è caduto il signor Edgardo Rosa; il quale crede che in buona parte i risultati finanziari cattivi dell' azienda ferroviaria italiana siano dovuti al malvolere dei ferrovieri , cagionato dal cattivo trattamento e che invece gli ottimi risultati delle ferrovie prussiane derivano dall'ecceliente loro situazione. Nulla di più erroneo. I lucri o le perdite vengono determinati nell' ,1zienda ferroviaria, come in quella ~ostale e telegrafica, dall'ammontare dell'introito lordo sopratutto; e non si capisce come il buonvolere o il malvolere dei ferrovieri e dei post-telegrafici possa influire nell'aumento o nella diminuzione delle merci o dei passeggieri, delle lettere o dei telegrammi. Se mai,- e il principio bisogna ammetterlo con molta riserva, non ostante l' entusiasmo dell'amico MaggiorinoFerraris - potrebbe esercitare un'infiuenz,1 l'altezza maggiore o minore delle taritle; s:1rebbe minima quella derivante dagli sperperi o daìle economie degli impiegati. Un confronto ferroviario basta a chiarire la poca consistenza della tesi : nella rete Mediterranea la linea Eboli-Reggio ha dato un prodotto chilometrico di L. 8,908; quella Genova-Alessandria di L. 166,958 : e i ferrovieri dell' una hanno gli stessi stipendi di quelli dell' altra linea. Un' ultima consider:1zione. Per alcuni l'idea della compartecipazione negli utili delle Poste e telegrafi nasce dal concetto che questo monopolio dello Stato lascia un' eccedenza del le entra te sulle spese , che oscillò nel quinquennio uìtimo tra 12 e 15 milioni all'anno. Ma ben altri sono gìi u Liii, che poste e telegrafi hanno lasciato altrove, S;:'nza che sia venuta alla mente degli impiegati di pretenderne una parte! In Francia nel 1901 furono di L. 58,300,961; in Germania di L. 59,599,146; nella Gran Brettagna di L. 167,384,800 ed erano stati di L. 91,120,150 nel 1881. Perchè pullula in Italia un'idea che non germinò nei cervelli dei post-telegrafici della Francia, della Germania,· della Gran Brettagba? Si dirà certamente che la triste condizione degli impiegati italiani fa sorgere idee, che altrove non sono eccitate dall'aculeo del bisogno impellente· E in piccola parte può essere vero ; ed è assolutamente vero in tutto per tina parte degli agenti, che meno si fanno sentire , meno sono curati e minori preoccupazioni destano negli agitatori e di cui dirò appresso. Ma su questo argomento valgono le considerazioni , che ho esposto sui rapporti tra stipendi e salari dei lavoratori e dei professionisti liberi e degli impiegati dello Stato. . Le ragioni vere di questo sollevamento, di questa sedizione - come la chiamò in un momento di sinc:erità l' on. Ciccotti - dei f~nzionari di ogni ordine sono diverse e vanm) segnalate una volta per tutte e per tutti. La cagione principale va ricercata nella mancanza del sentimento della solidarietà nazionale e socia-le, che lascia libero e sfrenato il predominio all' interesse individuale.- Il quale per essere più sicuramente soddisfatto , tra gli elementi più intellettuali che com prendono i vantaggi dell' unione e dispongono dei mezzi e della opportunità di praticarla, genera la forma caratteristicamente e morbosamente sviluppatasi in Italia, delh solidarieta e del!' egoismo di categoria. E' stato proprio il Campanozzi a formulare colla maggiore precisione questo fenomeno nella cenna!.a relazione in questi termini : « E' vano dis- « simularcelo : nella maggiorparte dei grandi e piccoli « salariati non è ancora sviluppatoquelsenso,chechia- « rnereipolitico,il quafr induce al rispetto, alla tutela « della proprietà dello Stato, eh' è proprietà, col- « letti va. L' Arnminùtrazione non sente l'obbligo di « salvaguardare i diritti dell' erario , che sono quelli « del paese , perchè è solita considerarela cosa pub- « blieacomepatrimonio di nessuno: res pubblica., « res nullius )>. Naturalmente la constatazione il Campanozzi non la fa nel senso e collo scopo in cui la riproduco io; ma la spiegazione della noncuranza nell' Amministrazione per la cosa pubblica, v,1le nè più nè meno per la genesi delle pretese dei suoi salariati grandi e piccoli, che dell'interesse collettivo s'infischiano e mettono innanzi esclusivamente il proprio. La mancanza dell' accennato senso politico, del sentimento della solidarietà nazionale, dell'interesse collettivo, non è nei soli funzionari e nelle pùbbliche amministrazioni; ma domina in tutti gl' Italiani e coopera efficacemente, generando l'inerzia, a favorire lo sviluppo delle pretese dei funzionari. Siffatta mancanza produce nei funzionari la loro specifica azione attuale; la stessa deficienza. non solidarizza tra loro tutti i cittadini per inàurli alla controazione. La deficiènte coltura politica e intellettuale, del resto, contribuisce nel non fare avvertire i nessi logici tra gli avvenimenti, tra le spese e le entrate, tra la necessità di nuove imposte o la impossibilità di alleviare le esistenti gravosissime e la soddisfazione di richieste di centinaia di milioni per elevare gli stipendi dei ferrovieri , dei post-telegrafici, dei
230 RIVISTA POPOLARE . doganieri , dei professori, dei funzionari tutti. La mancanza di senso politico, di solidarieta nazionale e sociale e di coltura non fa avvertire che l' interesse diretto e immediato e disprezzare quello indiretto e mediato e viene esposta sinteticamente da un ritornello di una canzonetta napoleta!fa. Così mi spiego gli affettuosi ammonimenti che mi vennero da amici e da congiunti carissimi quando denunziai gli scandali della Banca Romana e che m1 sono stati ripetuti adesso in occasione della campagna ferroviaria: chi ti e' irnrnischia?che te ne importa? Non e' è da allarmarsi di questa grave e pericolosa deficienza. E' un male, speciale dell'Italia nostra; ma è naturale che cosi sia. Il sentimento nazionale , la solidarietà sociale è è un prodotto di una lenta, secolare evoluzione; e l' Italia come nazione è nata ieri. Il particolarismo che esisteva prima del 1860 era la negazione della solidarietà sociale e del sentimento nazionale. ♦ 3.0 Ma nulla c'è da fare pei post-telegrafici e per altre categorie di funzionari? Nori è questo il mio avviso ; e quale esso sia , piaccia o non piaccia ai malvagi ed agli imbecilli che per comodità loro falsificano il mio pensiero e mi attribuiscono in tenzioni feroci, lo manifestai prima deìle presenti discussioni e lo ripeto oggi. Vi sono impiegati in ogni ramo della burocrazia , che han no il diritto assoluto di veder migliorata Ja propria condizione; e sono di ordinario quegli- umili pei quali meno si fa la voce grossa dai cacciatori di voti e di popolarità nei Congressi e nei Comizi. Nelle poste e nei telegrafi vi sono, ad esempio, i portalettere rurali i cui salari sono al disotto di quelli della fame: un porta lettere rurale può guardare e guarda con un senso di profonda invidia Ja condizione di un cantoniere. In tutti i gradi dell'insegnamento da quello universitario a queilo elementare vi sono stipendi derisori che si raggiungono dopo anni ed anni di studio e di sacrifizi che sono al disotto di quelli della fame: chi non sa che tra i maestri e le maestre elementari in molti paesi non si arriva alle cinquecento lire all'anno? chi non conosce che nell'insegnamento secondario vi sono incaricati, che restano tali per anni ed anni e reggmti artifiziosamente mantenuti in tale posizione che considerano come una fortuna io stipendio di un qualsiasi impiegato di un Uffizio postale o telegrafico ? E chi potrebbe invidiare la sorte di un incaricato nello insegnamento Universitario a 1200 lire all'anno? Ed un Giuseppe Di Lorenzo, che ha guadagnato il premio Reale dei Lincei, eh' è socio della Reale Accademia. delle Scienze di Napoli, che ha avuto l'onore raro di essere nominato Socio della Società geologica inglese e di varie altre Società scientifiche <li Europa, non è assistente da vari anni in Napoli nella Università collo stipendio di L. 1200 all'anno inferiore a quello di un fuochista? E cosi in ogni ramo della burocrazia. Per questi umilissimi, per questi derelitti è necessario, è doveroso che lo Stato provveda e con urgenza, prima di accordare un centesimo di aumento per gli stipendi delle altre categorie e senza alcuna preoccupazione finanziaria, quali che siano le condizioni del bilancio. Convinto di questa necessità non ho aspettato incitamento, consigli, preghiere d'interessati direttamente e di ciarlatani umanitari o di deputati mancati che vogliono riafferrare il collegio, per sostenere la loro giusta causa ; perciò ho predicato sempre in favore dei maestri elementari; perciò ho votato l' ordine del giorno Varazzani e tornerei a votarlo non ostante le insolenze di alcuni insegnanti che bollai come soldati_diventura ; perciò in giunta del bilancio, quando fu discusso il nuovo organico dei post-telegrafici fèci chiamare il Ministro ed ottenni la promessa formale del miglioramento dei portalettere rurali, che sono fuori dell'organico. Ma ciò che occorre per tutte le categorie d'impiegati, per ogni ramo della burocrazia è l'organico chiaro, preciso, definitivo, che fissi e renda a tutti note le condizioni della propria carriera, che stabilisca le norme irrevocabili per le nomine, pei traslochi, per le promozioni in guisa che ciascuno sappia ciò che sarà di lui quando non verrà meno ai propri doveri ; e in modo che una volta per sempr~ vengano eliminati dall'amministrazione dello Stato le -ingerenze scandalose parlamenrari, le camorre dei gros bonnets della burocrazia , i capricci, le vendette , i favoritismi dei ministri: capricci, vendette, favoritismi, che scoraggiano i buoni ; che centuplicano le forze degli intriganti , dei servitori bassissimi di tutte le autorita; che distruggono ogni fede nella giustizia e rendono legittima la sedizione e fanno considerare come naturale la sopraffazione di una mafia nuova che si vuole imporre al governo, al Parlamento, al paese. DoTT. NAPOLEONE CoLAJANNI 1111111111111111111111I111111111111 f 111111 Il 11111111111 f ti 11111111111I11111111111111111111 .AD ARTURO LABRIOLA Arturo Labriola - piagnucolando come un bambino che abbia ricevuto ie sculacciate - strilla, con quella sua vocina acuta da cantore, che egli - poverino - non l' avea fatto apposta; èhe io - crudde - gli ho fatto male ; e che lo dirà a Papà. E cioe: afÌerma che io non provocato - l'ho calunniato - ed invoca un giury. Sui tre punti,. brevemente : 1.0 Non provocato -- Lasciamo da parte il complesso delJ' articolo del 22 Aprile - in cui Arturo Ramsès mi rimproverava tutti i miei peccati - e finiva col buttarmi :1 mare - azione da cattivello in questa stagione prebalneare. - E veniamo al punto. Se Arturo non capisce - meglio non sente - che il dire di me - uomo politico militante - che io non dissentivo .... dalla necessitàdi tentare un vasto movimentoantimonarchico,qualcosapiù, di un limitato scioperoferroviario e che io mi astennidal consigliare l'iniziativa soloperchè onestan1ente - questo onestamente è degno di Don Basilio in persona - dichiaravo che m' era impossibilepigliarvi parte con la persona vale semplicemente come darmi del vigliacco - non è colpa mia. E non toglie che egli mi abbia provocato. 2.0 L'ho calunniato - Portato da lui - incauto - su quei ricordi ho rammentato la verità. Arturo non ci fa una bella figura, anche questa non è colpa mia. Quanto a quel che ho detto lo confermo, ed, a scanso di equivoci, lo preciso.
RIVISTA POPOLARE 231 a) Nella riunione del 7 maggio 1898 - io non fui consenziente con Arturo Labriola. Invece tutti i presenti rneno uno , ritenemmo un moto rivoluzionario impossibile. Ed 'è questa premessa che giustifica come - ridotta la cosa ad una semplice dimostrazione - e conseguenzial.e repressione sanguinosa - io dissi che per una semplice dimostrazione (e non per un moto rivoluzionario in cui fossi consenziente) non credevo di esporre la vita-· E d'altra parte credevo indegno e disonesto provocare quelle gravi conseguenze senza pagare di persona. Il che ammonii non tanto· per me - che modestamente di persona ho sempre pagato - ma perchè conoscevo il mio ... discepolo e volevo fargli intendere quel che io pensavo dello invocato battesimodi sangue... altrui. b) Fu come parlare a un sordo. L'indomani, provocata da un discorso di quell'uno - la dimostrazione avvenne colle previste conseguenze: fucilate, un morto, molti feriti, centinaia di arresti, di processi, di condanne, stato di assedio. c) E quell'uno non pagò di persona. Di fronte alle fucilate si nascose - di fronte al processo scappò in !svizzera. Sono parole crude. Invece di: si nascose potra dirsi si ritirò , si appartò, e simili eufemismi - ma, insomma, dove avvennero le fucilate, da tutti previste e da lui provocate, egli non c'era. È chiaro? 3.0 Sul giury. - Arturo Labriola, che ha ragione riconoscendosi in q nell'uno, invoca un giury e minaccia qualchealtra via. Un giury su che cosa ? Sulla verità dei fatti che io ricordai? Ho la sicurezza, che la mia affermazione basta. Di un giury a conforto della mia autorità morale non ebbi bisogno.mai - quando fui atrocemente calunniato. - Nè mi occorre ora. Un giury sulle possibili spiegazioni dei fatti stessi? Se ciò serve ad Arturo, si accomodi. Troverà amici indulgenti per la pietosa bisogna. Ma non pretenda che io gli faccia da compare. Non sono adatto, ed egli non lo merita. . Resta la minaccia di qualchealtra via. E su quella ci faccio una allegra risata. DoTT. NAPOLEONE CoLAlANNI llllllll lllll li lii li 1111111111111111111111111;11111111111111111111111111111111111111111111 11 pìYobletnél giadiziat'io (r) ----}{}{---- L'opportunità di insistere con costante proposito per una. congrua soluzione del problema giudiziario rinverdisce di continuo al perenne rinnovarsi di attacchi, di critiche, di agitazioni interne, pi Ll o meno larvate, di solenni manifestazioni di alti corpi dello Stato , di tentativi di riforma , che nel loro complesso sono gli esponenti e i sintomi chiari e prementi de.lla profonda crisi, che attraversa la 1llagi::1tra.tura, e del multiforme malessere, che travaglia e corrode l'organismo dell'amministra~ione della giustizia in Ita I ia. Gli articoli , i discorsi, i libri, che trattano dell'argomento, sono numerosi come le stelle del cielo, pm· adoperare l' imma• ginosa espressione dell' On. Oolajanni nel suo recente (1) Questo articolo è di un oLtimo magistrato, che per motivi suoi, facilmente spiegabili, vuol mantenere l'incognito. N. d. R e coraggioso opuscolo : Come si amministra la Giustizia in Italia. Di fronte a cosi notevole elaborazione politica .e scientifica non si può aver la pretesa di presentare il problema sotto aspetti completamente nuovi o di considerarlo sotto altri particolari punti di vista. Tuttavia, data la desolante stazionarietà delle cose , è sempre opera buona ed utile tentar di svegliare l' opinione pubblica. eccitarla a rendersi conto delle cause perma• nenti, che rendono possibili gli inconvenienti, interessarla alla sistemazione razionale di questo grande servizio da.Ilaquale promanerebbe la più potente e benefica azione moralizzatrice in tutte le manifestazione del nostro vivere civile. Approfondire l'analisi delle cause, che nel pubblico hanno ingenerato un profondo scetticismo intorno alle cose della giustizia , sarebbe impresa ponderosa ed eccederebbe i limiti, che la cortesia di questa Rivista potrebbe consentire. Fattori di tale sfiducia sono non solo il cattivo ordinamento giudiziario, ma, per accennarne semplicemente alcuni, la farraginosa complicazione dei congegni delle procedure, atte troppe volte a far trionfare più che il diritto le astuzie e gl' intrighi, la spietata :finalità, che accompagna tutti gli atti e che spesso assicura la vittoria al litigante di maggior resistenza , l' imperfetta organizzazione dell'istituto del gratuito patrocinio, e non ultimo l'inquinamento dell'ambiente. L'ambiente sano preme con siffatta tenacia sul giudice da fortificarlo nel giu• sto indirizzo, o da impedirgli addirittura di divergerne. Da noi, in troppi luoghi occorrono qualità veramente eccezionali di intelletto e di carattere per vincere, ol• tre le difficoltà inerenti alla funzione, quelle, che provengano dell'ambiente e dalle tradizioni. In questo mondo, notava il Turati, « è ritenuto lecito - quasi diremmo è artificio di buona guerra - il contestare se non risultino da scritti, le verità più palmari , il trincerarsi dietro cavilli di procedura, per ricusare il soddisfacimento di debiti contratti con la precisa intenzione di scroccare, o il rifugiarsi dietro presunzioni legali, per sottrarsi alle obbligazioni naturali più elementari. E' lecito insomma mentire, imposturare, truffare, assassinare altrui impunemente nel patrimonio e nella vita morale. L'avvocato, che vi si presta, fa quattrini all'ombra delle immunità, che la legge gli accorda, e qualche volta il patrocina tor e onesto dee domandarsi se ha diritto di tinunciare, per egoistico omaggio alla sua coscienza e in danno del cliente, all' iniquo sistema di difesa che la legge autorizza ». Come molteplici sono le cause dei mali , molteplici dovrebbero essere i provvedimenti. Il più maturo , il più urgente è quello, senza cui ogni altra riforma riuscirebbe vana, è il rimaneggiamento degli ordini giudiziari. Una buona costituzione di essi vale più ancora di un'ottima legislazione. Una legge di progresso non riceve lo svolgimento, di cni è capace, se chi è deputato ad applicarla non ne domini lo spirito e non sia penetrato dei bisogni, che essa è destinata a soddisfare e, d'altro lato, se non abbia l'autorità morale e la libertà per imporne l'osservanza. All'incontro una legge mediocre, in mano di una magistratura indipendente ed illumi.o.ata, che sappia adattarla con interpretazione prndentemente progressiva ed evolutiva. alle varie e rinnovantisi condizioni del vivere ..;ivile, appaga le esigenze della collettività e non fa neppure sentire il bisogno di un intervento continuo del potere legislativo. « La legge, diceva il compianto on. Pellegrini, è una muta chimera, è una sfinge, la quale parla secondo gli interroganti. Col medesimo corpo di leggi, seco11dol'animo del giudice, voi fate il medio evo e Fetà nuova ». ♦ E' noto che il nostro ordinamento, effigiato nelle sue somme linee su quello francese del 1808 e del 1810, ebbe nella sua genesi carattere di un adattamento meramente provvisorio, suggerito dalla fretta dell'unifica-
232 RIVISTA POPOLARE zione. E' noto altresi come non meno di 40 progetti di legge siansi succeduti dalla costituzione del regno, lasciando quasi tutti non al tra memori a che d' infrn ttuosi conati, in modo che malgrado le sopravvenute traeformazioni di tanti rapporti della vita, la fisionomia generale dell'ordinamento giudiziario è rimasta immobile, salvo lievi modifiche, di valore più che altro decora ti vo. Quali sono state le cause di si avversa fortuna? I partiti di governo non accettano con entusiasmo il crescere di poteri moderatori, e, d'altro canto, per dirla colla Relazione ministeriaìe del progetto del 1902, non vi è forse altro corpo dello Stato, che più del giudiziario si immedesimi con tutta la vita della società, sicchè ogni alterazione del suo organismo produce perturbamento di idee , di abitudini inveterate di tradizioni tenaci e inoltre di gravi e complessi interessi economici. Si aggiunga che l'organismo giudiziario è fonte di vita di altri organismi minori e connessi, primi fra cui le Curie locali ... Ogni progetto di riforma giudi ziaria, eccita la resistenza di tutte queste idee, abitudini, tradizioni, interessi , come eccita naturalmente, anche lo spirito di conservazione di qnegli organismi minori, le cui condizioni di esistenza sono collegate agli ordinamenti attuali. Nè minore incaglio è quello economi~o. Il servizio giudiziario, per il sno meno imperfetto funzionamento, richiede requisiti altissimi nel personale , e, di conseguenza, retribuzioni decorose, ossia un sacrifizio, ostico alla finanza. Il volervi. sopperire, come in massima parte deve essere, con le economie attinte alla modificazione o alla riduzione di giurisdizioni e di circoscrizioni. porta ad un circo!o vizioso, poichè fa risorgere l'osta - colo degli interessi locali. Eppure, data la necessità, da tutti sentita del riordinamento del servizio, que::iti impedi1Genti devono essere superati, e, a tal fine, la via più prudente e più pratica è quella delle riforme graduali e frammentarie. In astratto, sotto certi aspetti, una revisione generale è preferibile, perchè crea un' opera più organica e coerente. Le varie parti dell'organismo giudiziario si collegano, si fondono, reagiscono le une sulle altre. Il problema delle garenzie si connette strettamente con quello del reclutamento, e questo a sua volta presuppone decoro di stipendi, mentre e l' uno e l'altro fattore intrecciati reclamano la ridnzione del numero dei magistrati e la cemita delle sedi non necessarie. Però i bruschi passaggi contrastano al principio dell'adattamento evolutivo. Come si fa a rovesciare da un giorno all'altro un ordinamento così delicato ? D'aitro canto le condizioni parlamentari µen;uadono della grande improbabilità di riuscita di una troppo vasta riforma. Gl'intere.s~i. di cui abbiamo parlato, non possono vincersi in blocco, e la loro insurrezione trova un' intensa eco nei Parlamenti , già per sè poco atti ad elaborare ed uti i mente discutere uua legge grandiosa, in cui sovrasti il carattere tecnico al carattere politico e che debba essere ispirata ai più alti dettami della scienza. Le difficoltà pratiche adunque consigliano ed impongono il metodo della gradualità, il quale può trovare il s110 correttivo nella concezione di un piano organico, di cui le singole riforme non rappresentino che le successive applicazioni. Nell:;t diagnosi dei mali si è raggiunta ormai una tale universalità di consentimento, che lo stesso continuo succedersi di ministri non potrebbe turbare l'omogeneità della riforma finale. Con questo criterio noi accenneremo ai passi più essenziali e più immediati, che su questo terreno si potrebbero dare. . . ♦ La chiave di voi t.:t ·aell' edificio giudiziario è il reclutamento, che nella nostra legislazione, µer insufficienza dei congegni predisposti ad accertare quel che di ~pecifico il servizio richiede, avviene quasi· a casaccio. Ecco, in compendio, quanto nel nostro sistema è prescritto per divenire magistrr1to : a) aver compito i 21 , ma non ancora i 30 anni di età; b) aver conseguito la. laurea in giurisprudenza; e) aver superato la prova di un concorso per esame; d) possedere moralità e condotta iucensurate. A 21 anni , o· giù di li, il carattere, che è tanta parte delle doti del giudice , non è formato, e sfogge ad un sic•1ro e positivo gi,,dizio. La laurea non dà alcuna garenzia di abilità professionale, e i concorsi giudiziari, così come si svolgono, e senza le indispensabili int6grazioni successive , non affidano molto di più. A prescindere i11fatti dal riflesso che le esigenze di essi sono limitate alla misura,, che segna soltanto la mediocrità, cui invece è ribelle la vera essenza della funzione giudiziaria , a prescindere ancora dai dubbi sulla sincerità dei loro risult.ati , non pochi essendo qnelli che riescono a copiare e a ricevere aiuti generosi dai compagni, tali esami , al più , possono far prova dell' acquisto di una cui tura scolastica d' occasione, alla quale arrivano anche i più inetti, pnrchè volenterosi, non di una mente vigorosa e atta a svolgersi, che è quella appnnto, che Fufficio richiede. L'inferiorità di livello intellettuale non è senza influenza sullo stesso carattere dei magi8trati , poichè, come bene è stato os~;ervato, una cosciénza tanto più è ferma, quanto più è sicura nei suoi criteri, e i poteri morali di resistenza !:!Onoin ragione diretta dei forti convinci menti. E' addirittura comico poi quel che si fa per l'accerfa,mento dei requisiti ruorali. In ~wstanza tutto si riduce ad informazioni meccanicamente t1.ttinte da una guardia di città o da un graduato dei carabinieri, che hanno esaurito il loro compito, quando hanno saputo che il giovane candidato non hii ammazzato, nè rubato, nè è stato immischiato in alcun fatto clamorosamente immorale, uè si è compromesso troppo, gettandosi allo sbaraglio dei partiti. · Così, dopo ~ei mesi di tirocinio in qualita di uditore . e una condot.ta rispettosa e timorata, si raggiunge la nomina a vice-pretore reggente o in missione, e dopo circa 18 mes:1 previo un innocuo esame, ad aggiunto giu~iziari0 , gra.do , che rende stabile l' ingresso in carnera. Tutto ciò spiega ad esuberanza la p~esenza in magistratura di parecchi individui , sforniti delle doti personali, che la vita reale reclama, e che i congegni del reclutamento non hanno affatto assicurato; spiega perchè, in mezzo a tanti buon i , vi siano anche i po - veri di mente, i deboli, i faziosi, i violenti, coloro che hanno una deplorevole inesperienza degli uomini e delle cose. La soluzione ideale· sarebbe quella di in vestire della facoltà di giudicare uomini di età matura e di autorità formata, ]e manifestazioni df>llacui vita ponessero in grado di apprezzarne in modo rassicurante le attitudini occorrenti. Il che sarebbe tanto più agevole in quanto a contatto della magistratura vive con occupazioni affini la classe degli avvocati. Ma una riforma siffatta, oltre che un torreno sufficientemente preparato alla radicale transizione, richiederebbe , da un canto , una perfetta organizzazione e uno scrupoloso funzionamento del servizio di scelta, e, dall'altro, una ben altra. 111isnra di stipendi, tale da allettare i mie;liori elementi del foro, ossia un enorme aggravio finanziario , cbe nelle attuali condizioni è follia discutere. Più saggio consiglio è quindi rinvigorire e circondare di idonei temperamenti il sistema dell' alunnato, il quale d'altronde ha anche i suoi compensi, giacohè, mentre occorre uno sforzo a chi ha vissuto in un diverso indirizzo per rifarsi la particolare educazione
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