Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 4 - 28 febbraio 1905

RIVISTA POPOLARE 111 versare in Manciuria, com'era stato preveduto, soldati, munizioni e viveri, oggi non cessa di ammassarvi delle forze sem- }Jre maggiori. Ho parlato di " vivet·i ,,. Ieri ancora i giornali annunziavano che la Manciuria non producendo più nulla e i Cinesi no~ potendo più rifornire di viveri l'esercito russo il mantenimento di 300,000 uomini in Manciuria diveniva affatto impossibile. Ma queste voci sono s.mentite anticipatamente dal generale Hnber, capo dell'intendenza dell'esercito russo in Manciui·ia, il quale si è d1chiHrato pronto a mantenere sul teatro della guerra, sino a tutto il 1906, un milione di uomini. E basta ... Io credo che tutti questi " avvenimenti ,, che ho euume1·ati dimostrino in modo evidente l'incapacità dei Giapponesi a vincere. Essi avrebbero potuto vincere dieci volte. :B;ssi, prima, non avevano dinanzi a loro nessun esercito, poi n'ebbero uno a~solutamente inferiore, un esercito improvvisato, imp1·eparato, racimolato quasi e là, diviso, disorganizzato e schiavo, un esercito che nessun Napoleo-.1e avrebbe potuto, su un terreno sconosciuto, schiera1·e dinanzi al nemico. Essi iuvace erano preparati, clrano lihe1·i, la loro volontà era una, essi volevano la guerra, ne conoscevauo l'ora e il terreno, potevano marciare, agi1·e s1curmente; oggi aucora non conoscono nè l'inazione, n ~ la divisione ; essi erano e sono strumento unitario di un'intelligenza unica. E uon vinsP,ro ! L"abilità e l'esperienza di Kuropatkin seppero sempre sottrarre i Russi dai pericoli che li minacciavano. Come sa1·ebbe stato diverso però s'egli avesse dovuto misurarsi con. un esercito istruito secondo i metodi moderni e comandato da un generale scientifico! 1 Giapponesi, sì; sono dei bravi soidati, arditi, istruiti, abili ;nessuno nega le lol'o qualità), ma essi sono affatto privi dt genio. Che cosa sarà quando si troveranno di front.e a un esercito numericamente eguale, conoscito1·e del terreno, delle loro forze, delle lot·o manovre, de.le loro astuzie1 Questa guerra non finirà tanto presto, certo. Io 1·icordo che Kuropatkin, quando partì da Pietroburgo, agli ufficiali del suo seguito, disse: '' Prima della fine di questa guerra, i vostri capelli cadranno e la vostra barLa ir:1bianchirà ,,. Questo speriamo che non sia. ma è innegabile che la guerra dura e durar;,\ _aucora parecchio, sanguinosa, indecisa, con la medesima tenacità da una parte e dall'altra. Le consegue."\ze sono ancora troppo lontane per prevederle, Ma se i Giapponesi non riuscirono a vincere un fantasma, vinceranno essi uu esercito agguerrito e forte quanto il loro f Scusatemi, io non lo credo. E non lo credo tanto più oggi che siamo nell'inverno-il vecchi,) alleato dei Russi, il vincitore di Napoleone e dei Turchi; (L'Italia i\1oderna, 18 febbraio). ♦ .A. 5. Rappoport: La ·rivoluzloue è impossibile 1u H,ussla. - Un negoziante rnsso 1·i~hiesto da un for<Jstiere se i Russi avranno la rivoluzione rispose: "No, noi sinora non aiibiamo un ukase dello Czar che la proclami. ,, La costituzione può essere concessa dall'Autocrate, ma i monjik (i contadini) non l'accetterebbero che per ordine d.ello Czar. Di loro pl'opria volontà essi non la otterrebbero mai. Heine disse una volta: "L'inglese ama la libertà come la sua moglie legittima, il francese come la sua maitresse, il tedesco come la sua nonna.,, Il contadino rnsso non l'ama io alcun modo: è troppo debole per amada. Una costituzione nei dominii dello· Cza1· 0011 sarà mai ottenuta dalla nazione russa per mezzo di una rivoluzione, perché la nazione non si vuole r1bellare contl'O lo Czar. Solamente l'Europa potrà costringere i governanti della Cina Europea a concede,re la libertà individuale, la li· b.e1·tà di parola e le riforme sociali. " l Russi , dice un ~tomo del!' autorità di Danilewsky, non sentono alcuna attrazione pel potere e molti lo considerano come un male; ma noi non vi scorgiamo alcun ch<'ldi cattivo.,, Per questo motivo la Russia è il solo j)aese che non ha mai avuto (e non avrà mai una rivoluzione politica). ,, La non resistenza è il buddistico annieotamento di sè stesso sono i tratti p1·iucipali del c·arattere nazionale che da tempo predica dalla sua cattedra il saggio di Kyassnaya Polyana. Il fatto storico trova la sua ca11sa nel temperamento della nazione. La disposizione ben radicata al dispotismo di un popolo che si inchina all'autorità e la guarda come un raggio di libertà rende impossibile una rivoluzione; un tale popolo è nato per vivere sotto tutela. Esso respira !ibe.ramente, per quanto la cosa possa sembrare paradossale , in un atmosfera di oppressione. L'onore de11a servitù., il vivo desiderio del self- . government, ch'è il risultato di un sentimento ben sviluppato d'iniziativa individuale e d'indipendenza è ben radicato nel carattere nazionale dell' Inglese. In Russia è perfettamente l'opposto. Se i Rus11i non presentassero, tali caratte1·i ben distinti, gli autocrati non li avrebbero sottoposti alla schiavitù. (Fortnightly Review, febbraio). llllt 11111 lllll 11111111111111111&111111111111111111111111111111111111111 tlt UU• 111111111 RECENSIONI PAUL LOUIS - Les lois ouvrières da,ns les deux monde.s - Paris, F. Alcan, 1905, Cent. 60. . In un piccolo volume della Biblioteque Ucile dell' Alcau 11 nost1·0 amico e collaboratore Louis ha condeni1ato tutto ciò che legislativamente si è fatto sui seguenti arg<1Ìnenti: Uffici del lavor6; Contratto di lavoro; Pagamento del salario; Fissazione del salartn: Associazione operaia; Coalizione e sciopero; Regolamentazione del lavoro; Igiene e sic-urezza ;· Lavoro a domicilio; Di alcune industrie spe0iali ; Sregolamento- di offi- <:ine ; Le condizioni del lavoro , Gli accidenti del lavoro; La lotta contt·o la malattia; L'assicurazione per la vecchiaia e la malattia; L'assicurazione contro la disoccupazione; Il colloca: mento: I Consigli di probi-viri; Ceonciliazione ed arbitrato. Alcuni di questi brevi e lucidi capitoli, come quello sulla le~is1azione degli scioperi e sull'arbitrato sono di attualità in Italia. Il Louis, e i nostri lettori lo sanno, è un marxista intransigente e pessimista accanito pel momento attuale. Egli nega coraggiosamente ed ingiustamente ogni miglioramento reale delle classi lavoratrici e ritiene rigidamente esatta la legge di bronzo formulat:i da f.assalle e Marx. Ha fede illimitata nello avvenire, sul quale nella conclusione sc1·ive: "In fondo, checché avvenga, nou si tratta pel proleta~·iato che di una quistione di tempo. Che il regime industL-tale adotti delle riforme radicali o che si crist.allizzi nelle condizioni presenti esso è condannato a perire. Lo Statismo lo conduce aJla rovina; la resistenza allo Statismo accelera la sua fine. Esso sinora si è urtato soltanto negli operai delle n aoifatture; ma i lavoratori del commercio e quelli della terra denunziano le proprie miserie e reclamano i propri diritti. La coscienza della solidarietà di classe guadagna tutti quelli che avevano combattuto isolatamente; l'organizzazione proletaria si leva in massa contro il capitalismo. ,, " Come l'Impero romano cadde sotto i colpi dei barbari che aveva creduto associare alla propria difesa , la società, attuale soccomberà sotto gli assalti delle masse operai1 che aveva sperato disarmare colla sua legislazione. Invece di rego-' lare e circoscrivere il loro slancio, essa ha decuplicato la loro forza di attacco Invece di addormenta1•e le loro energie con concessioni successive, essa ha consolidato in loro il sentimento del proprio valore ed eccitato il desiderio di sovversione. E' vero, però che la società attuale non aveva libertà. di scelta' e che l'immobilità le sarebbe riuscita tanto fatale quanto la sua azione incerta. ~enza metodo e senza SCOj,O determinato ! ,, , Siamo più di accordo sulla fatalità. di questa evolnzione, che sul giudizio partigiano sul passato e sul presente. A. MARESCALCHI - G. A. Ottavi e i 50 anni del Coltfoato,·e. - Casalmonferrato, Biblioteca Agraria Ottavi. L. 5. G. A. Ottavi, a~ronomo di Casaimonferrato, fu il. fondatore nel 1855 del periodico agrario " Il Coltivatore ,, ; ed Arturo Maréscalchi oggi redattore capo del giornale, ha volùto dedicare un libro alla memoria di questo laborioso ~.gronorno, nell'occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione del " Coltivatore. ,, E un pregevole lavoro che ci dà un'idea precisa del carattere di G. A. Ottavi, descrivendo l'uomo nel suo grande amore all'agricoltore, nella sua laboriosità, nella sua praticità nel1' agronomia e nell'economia rurale; l'agronomo nei rapporti con la scienza, con la pratica, coi congressi agrari, con !'escursioni, con le sue teorie; il professore, il .conferenzie,·e, Io .scdttore. L'autore ci fa conoscere ancora la storia del "Coltivatore ,, riassumendo tutte le notizie, molti articoli, e presentando ai lettori i collaboratori. 11 libro finisce con un lavoro comparativo fra l'agricoltura italiana nel 1855 e nel 1904; in c11i son descritti il paese, l'amministrazione dell'agricolturn, l'Economia il credito e la cooperazione, l'istruzione agraria, le associazioni e le accademie agrarie, i giornali di agricoltura, le :scie::ize applicate, i concimi e le concimazioni, la condizione degli agricoltori ed il giornalismo agrario. Dott. NapoleoneColajanni, proprietario, direttore-responsal>ile. NAPOLI - R. TIP. PANSIN[, CHIOSTRO s. LORENZO .•

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