Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 22 - 30 novembre 1904

RIVISTA POPOLARE 611 l' urto del nemico comune, i due poteri non si sentissero presi dallo stesso spavento e non tornassero amici; e ingenui fummo anche nel chiedere che i cattolici si organizzassero su di un programma civile e sociale proprio, visto che essi non potevano orgauizzarsi apertamente al motto: per la monarchia e per la proprietà privata, si volle la disorganizzazione e la dissoluzione, affinché ognuno fosse libero di appendere in pace il ·suo voto agli dei della patria e di portare il suo biglietto uell' urna a favore dei c·andidati del rappresentante, pro tempore del potere civile. Ciò è avvenuto domenica, 6 novembre, ed in ciò è l'epilogo di tutta la campagna che dal principio del 1898 ad oggi si è fatta contro di noi. Noi siamo vinti, ed insieme sul cattolic;smo italiano trionfano Giolitti e Ronchetti. Se le nostre tendenze di fronda erano una minaccia per la monarchia, questa è salva; ed essa non avrà nemmeno l' incomodo di decorare i suoi salvatori perchè son tutte persone molto buone e modeste e che l'han fatto per amore dell'ordine: se mai, esse renderanno i conti al governo radico-socialista che verrà dopo. Ci si perdoni la collera. Quando pensiamo che questi mercanti del cattolicismo, questi poveri di spirito, i quali si lamentano delle offese di un governo cui son cosi pronti a portare il loro concorso, questi uomini teneri sopratutto della conservazione della monarchia e de' suoi governi blandamente cesaristi , sono essi che ci accusa vano ieri di non amare la Chiesa , di metterne in pericolo l' esistenza , di combatterne gl'interessi, noi abbiamo il diritto di notare la rovina che è la nostra rivendicazione; quando alla constatazione di questa rovina aggiungiamo la confessione che un partito, il quale finisce cosi nella oblivione completa dei suoi doveri e della sua dign.tà, era troppo inebetito dalla vecchiaia perchè va-· lesse la pena di lavorare a riscuoterlo e a risvegliarlo come noi abbiamo fatto, è tutto il lavoro nostro passato, l'anima e il sangue della nostra giovinezza che ci da diritto a parlare. Questa è la verità , dura e cocente, sulle elezioni di domenica 6 novembre, e, possiamo aggiungere sicuramente fin ora , sui ballottaggi del 1 3 ; ma , per non essere unilaterali, consideriamo la cosa da altri punti di vista. L' .1ppello dell'on. Giolitti ha commosse le viscere dei cattolici di Milano, di Torino, di Firenze, di Napoli, di molte altre città grandi e minori: e, assai più che nelle elezioni del 1900 molte riuscite di costituzionali sono dovute ai loro voti. Ma un pericolo serio minacciava realmente il paese? Eravamo alla vigilia d'una rivoluzione o sicuramente incamminati verso di essa? Neanche per sogno. Lo sciopero generale si risolse in una debolezza nuova dei partiti rivoluzionari : la borghesia e specialmente le classi medie e modeste che negri Ùltimi anni avevano amoreggiato con gli estremi, hanno reagito contro gli eccessi di questi : l' urto violento di una classe, la foga conquistatrice degli interessi che le organizzazioni di questa rappresentano , hanno scosso più potentemente le altre classi e gli altri interessi, e questi intensifì.- cano ora la loro azione nel circolo della vita pubblica: ciò avviene all'infuori d'una nuova e più diretta partecipazioue dei cattolici alla vita politica parlamentare. Se questi avessero, in altre condizioni interne di partito e con altri mezzi portato il loro peso nelle elezioni, le cose sarebbero and_ate ben diversamente; oltre l'esclusione di parecchi altri socialisti e anticlericali e parassiti della vita parlamentare, l'appoggio dato nei collegi, dove il candidato dell'ordine non poteva essere dei nostri, ai costituzionali liberali avrebbe avuto la forza d' un accordo, tacito o formale, contro i soyversi vi e contro la politica anticlericale. Cosi, invece, poco abbiamo contribuito alla vittori:1 degli altri , i quali sono dispensati da ogni impegno correlati\'O; nulla abbiamù ottenuto per noi; sono stati gittati nelle nostre file nuovi elementi d'incertezza e di confusione ; è divenuto più profondo l' abisso fra la politica sociale dei partiti estremi e la nostra; ci siamo impegnati in una politica d' ordine - e noi sappiamo bene che parola vaga sia l'ordine, da Varsa via a Parigi - che potrebbe anche essere, domani, antidemocratica senza essere per questo efficacemente antisovversiva. Osservazioni buone , dirà alcuno : ma i fatti sono stati i più forti. Forse che questo programma di ·astensione, fallito / in modo cosi miserando, era radicalmente sbagliato ? E parrebbe che si, se gli uomini , i qnali oggi rappresentano le tendenze prevalenti nel campo nostro , Coroa<wia e Cameroni, della Lega lombarda , Piccinelli , Protopi~1~i e via dicendo, sono quelli che l' hanno più lungamente combattuto o che oggi lo trascmano impunemente. Ma , e allora pcrchè n?u si cercò di riparare lentamente all' erroce, non ci cercò d1 cogliere i yantaggi che pure l'astensione offriva? Perchè le si è reso anche oggi l'omaggio dell' ipocrisia, e perchè - specialmente - si è venuti a mostrare ·di nuovo, col fatto, che in fondo, e certamente contro l'intenzione di chi e' impose il non expedit, esso non ha avuto che questo bel risultato, di togliere dall'una parte al conAitto fra Chiesa e Stato una delle manifestazioni più vivaci e più efficaci, e dall'altra permettere queste . mobilitazioni dandestine degli elettori cattolici pei governi italiani e per la monarchia. Meravigliosa politica l Ma si dirà che questa condotta umile, pedissequa , rassegnata, groppona è la più utile, oge;i, per gl'interessi del cattolicismo: è vero, ed anche noi l'abbiamo detto altre vclte: ma la più utile per chi si ntostra e rimane a ditpetto di ogni cosa incapace a fare di meglio; e i giovani hanno questa fierezza di credere che molto di meglio c'era e ci sarebbe da fare. Oggi aggiungeremo qualche altra cosa. Delle due, l'una. O questi cattolici che nella metà dei collegi d' Italia - e notevoli sono speeialmente i casi di Milano, di Rho, di Treviglio e di Bergamo - hanno inteso la pressione degl'interessi sociali e politici , o collettivi o locali, soverchiare le loro· coscienze di cattolici militanti, devoti ;,1l Papa e fedeli a una linea di condotta cdmune, ovvero essi hanno creduto di far anche gl' interessi della religione, passando sopra al non expedit con sicura coscienza e preferendo agi' interessi ed ai vantaggi d'una condotta comune la caduta di Maironi, di Weil-Weis, di Mangiagalli o di chi sia altri. Nell' uno o nell'altro dei casi, noi ci troviamo dinanzi a una crisi che è una vera decomposizione: e tm to un passato se ne va. Questi cattolici che non si sa più nè trattenere nè spingere innanzi; che in una stessa città obbediscono a due condotte diverse ed opposte, fra i quali il clero maneggia e prepara l'infrazione a un di vie.o pontificio: questi cattolici che comprano, sacrificando le loro coscienze, il diritto di essere cittadini e di aver come t~li degl'interessi e dei dritti, e pei quali, nei momenti supremi tace la voce della Santa Sede e quella di un loro partito qualsiasi , che corrono a rinforzare un nemico il quale vollero debole, indebolendo per esso sè stessi, sono veramente una poyera cosa da far pietà. Ed essi non meritano oramai che una cosa, e speriamo l'abbiano pronta ed intiera: il disprezzo di coloro ai quali hanno offerto, calcolato e non chiesto, il proprio concorso. Chi accusare di questo stato di cose, di questa anarchia spontanea? L' abbiamo detto altre volte: tutti e soli coloro i quali, dal 1898 ad oggi hanno impedito, ritardato, combattuto per mille maniere la ricostituzione interna delle forze nostre, vigorosamente procurata dai giovani, e, in particolar modo, da uoi della Cultura sociale; quelli che, per limitarci al caso più recente, insidiarono ed annullarono l'opera di un Congresso cattolico, mirabile di giovinezz~ e di vita, di volontà di lavorare e di e55ere eguale ai suoi còmpiti. Dal Congresso di Bologna ad oggi , per quanto male fosse stato già posto il problema della ricostituzione _delle forze cattoliche nell'Opera dei Congressi, tuttavia un'opera forte, giovane, sincera in tutti i vari gradi della sua direzione ed in tutte le manifestazioni della sua attività, confidente nel suo avvenire avrebbe potuto affrontar ben altrimenti le elezioni generali. Ma, immensamente meglio, se nel 1900 e 1901 si fosse lasciato crescere il partito . dei giovani e distendere contro il sociali-;mc• e nelle viscere della borghesia malata e flaccida le sue propaggini così rigogliose, se accanto all'organizzazione. ufficiale, astensionista per ragioni diplomatiche, fosse cresciuto questo partito giovane, fresco, autonomo, non compromesso, ricco di simpatie e di promesse, allora, ed allora solo, il grosso problema dell' entrata delle forze sociali dei cattolici nella vita pubblica avrebbe potut'.J essere convenientemente risolto. Cosi la protesta non ha più dignità nè efficacia, l' astensione è una ipocrisia senza scopo, l' appoggio alla causa dell'ordine e della pace è un servigio reso ad avversari : cosi noi siamo realmente un gregge di servi ; se è questo che si voleva , combattendo i giovani , lo scopo è raggiunto. Per conclusione , a noi non resta che ricantare il nostro vecchio ritornello: noi cattolici italiani, in realtà, non siamo avanti a un problema di partecipazione o meno alla vita pubblica, ma avanti a un problema di organizzazione interna. Sciolto questo in maniera normale e consentanea alle esigenze dei tempi, ogni altra questione è superata. Oggi, in conforto di questo punto di veduta, pel quale oramai i giovani d. c. sono pronti ad agire , aprendo essi agli altri la via, noi abbiamo due fatti nuovi: primo, che il parlare ài astensione effettiva dei cattolici sarebb~, più che uno scherzo di cattivo genere, una ipocrisia; secondo, che la Santa Sede, quando non si tratti di organizzazioni ufficiai-

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