Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 22 - 30 novembre 1904

590 RIVISTA POPOLARE rn questa occasione dello sciopero generale hanno fatto ]a figura più 11miliante e più· illogica: si sono mei;si à la suite di Bra-ccialarghe senn raccogliere nemmeno un bricciolo di popolarità .... Hanno la sola soddisfazione di avere agito secondo coscienza perchè non si sono accorti in tempo dell'errore commesso propugnando nn nietodo di lotta essenzialmente anarchico, eh' è la negazione più categorica del pensiero repubblicano. ♦ La seconda conferenza dall'Aia. - Il president.e degli Stati Uniti fa pratiche per ottenere la convocazione della seconda conferenza dell'Aja e q1.12.ntunque Russia e Giappone - che parteciparono alla prima conferenza - abbiano declinato l'invito per questa, tutto fa supporre che Roosevelt riuscirà nel suo intento. N atnralmfnte, come non ci illndevamo sn i risultati pratid della prima, e lo dicemmo allora; non ci illudiamo su i resul tati pratici - immediati - della seconda che si apre con auspici meno favorevoli della prima. Tuttavia noi ci vediamo una certa influenza che ci piace segnalare, e della qnale è opportuno tener conto. La influenza di propaganda per la pace. E' un fatto che ci sembra indiscutibile, che le gHerre non cesseranno fino a tanto che i popoli stessi prendendo su se la cosa, non vorranno deferire ad altro tribunale che a quello delle armi le loro contese. Ora perchè i popoli si persuadano di questo occorre che l'ideH. della pace penetri profondamente nello spirito dei popoli, li pervada intieramente, per così dire, delle sue verità e della sua giustizia. C'è molta gente che è abituata a non credere al le pa,role ed alle idee degli uomini se queste idee non portano un qualunque timbro ufficiale. La propag:rnda per la pace fatta dal Block , dal Moneta, da molti e molti altri rimaneva per codesta gente, ed è la maggioranza nelle popolazioni, rimaneva e rimase lettera morta, finchè lo Tsar prese lui l'iniziativa di dimostrare che, dopo tn tto, · gli amici della pace non sono dei tipi tanto utopistici quanto ad alcuni piace pensadi. E dalla prima conferenza dell' Aja ad oggi, l'idea della pace ba fatto molto cammino fra i popoli; molto più che se quella conferenza non fosse avvenuta e la propaganda per l'idea fosse rimasta limitata agli uomini che da lunghi anni vi hanno consacrata ]a vita. Aspettarsi un resultato pratico immediato da simili iniziative è vano; bisogna contentarsi di ciò che si può ottenere, e che è poco, snl momento, ma è destinato a dare frittti e resultati maggiori. Certamente non c'è miglior propaganda contro la guerra e in favore delJa pace, che l'avversione stessa del popolo al militarismo, ora noi consideriamo che se questa avversione si manifesta così chiaramente in questo momento, lo si deve molto all'azione aperta in favore delJa pace della prima conferenza dell' Aja. E sicuro che se avessimo il benessere economico di tutti i popoli d'Europa i 99 °/ 0 dei casi di guerra sarebbero eliminati; ma poichè questo non è, bisogna contentarsi di vedere propagata l'idea, anche da qti.elli stessi che considerano loro prima funzione essere 110mini di guerra. Risolverà qnalche cosa, questa seconda conferenza? No, assolutamente no. Come fummo scettici su i risultati della prima, lo siamo anche su quelli della seconda; ma abituati come siam<, a considerare che il poco è sempre meglio del niente, non possiamo fare a meno di vedere con piacere la iniziati va del Roosevelt e di augurare la migliore riuscita possibile. La prima couferenza dell' Aj a ebbe, come unico resu ltato tangibile, quello di escludere assolutamente l'uso delle palle esplosive - dum-dum - dalle battaglie; è poco ma ogni prun fa siepe dice il proverbio, ed è lecito sperare che, da nn Iato l'azione dei commissari ufficiali per la pace, dall'altro l'azione educativa e pro pugnativa delle· conferenze ed in5.ne il maggiore ben essere e la più alta civìltà dei popoli riusciranno ad eliminare per sempre q ue.-itobarbal'O e feroce uso della guenn. Ben a.vvenga, dnnqqe, questa seconda conferenza dell' Aja ; se non altro servirà a dimostrare ai popoli che l'idea della pace rappresenta una necessità 11niversalmente sentita. ♦ Per· l'Italia ir:redenta..-I fo.tti d'Innsbruck hanno contin 11ato a. fare le spese delle discussioni e delle agitazioni tanto in Austria 'l uanto in Italia. J n Austria tra i Tedeschi e specialmente l,ra i radicali e i pangermanici nelle Università e nelle piazze si sono ri pet,11te le manifestazioni osti li agli Italiani. Nulla di più iniq110. e di più balordo e di più ~cellerato della caccia che si vnol dare agli Italiani. Di che cosa devono rispond,we q;1esti ultimi? Di d ne colpP, che non si possono comiidnare tali che nel senso più ferocemente ironico. Essi -sono colpevoli : 1° di dover freqnent,are nna facoltà g-iuridica. in irna città tedesca dove essi non vogliono andare; dove vanno perchè il governo imperiale contro la logica, contro la giustizia, contro la Costituzione dello stes..;o Impero che assicnra diritti uguali a tntte le nazionalità, che lo costituiscono, li priva di una Università italia11a e ]i costringe ad audare in una tedesca; 2° di essersi difesi come meglio potevano eontro as~alitori straordi nariame11te numerosi. Ora. in quale paese civile, ed a11ehe incivile, si è letto mai che si deve maltrattare chi in ossequio alle leggi per soddisfare un bisogno, o per esercitare nn diritto sacrosanto, è costretto a frequentare nH de.to luogo? Si è forse mai letto che si faccia colpa ad 1111 individuo o ad una collettività di nnn essersi lasciato accoppare da un aggressore violento e disonesto? Queste cose non possono avv0nire che presso i raµpresentanti di n11a razza che si pretende supe1·iore e che crede di possedere il monopolio della civiltà! Accanto a qneste disgustose constatazioni vediamo 11n barl1,me di speninza nP.l fatto che a Praga .· a Vienna gli 81avi si siano dichiarat,i favorevoli agli Italiani. ~: que::;ta dovrebbe essere l~t tendenza nella. quale si dovrebbe svolgere l' azione delle varie nazio nalità dell'Impero degli Absburgo: Slavi e Itafo1.ni banno oramai un com11ne nemico, il Tedesco. Perchè non devono dimenticare il passato doloroio di fronte al presente ed ali' avvenire pericoloso? Percliè non devono procedere uniti e concordi per farsi meglio rispettare e per fare riconoscere i propri diritti disconosciuti dai 1redeschi che non vogliono saperne di perdere l'egemo1lia malamente esorcitata per alcuni secoli? All' agi ta.zione di pia'.tza corrisposero le discussi on i parlamentari. Interpellato dai. dep11tati italiani 11el Reichstag austriaco il ministro Koerber rispose riconoscendo tutto il torto dei rredeschi. ('iò che natnral mente provocò le proteste violenti dei radicali e dei Pangermanici ; del Wol:ff, dello Stein e sopratutto di qnell'arnese da galera, che risponde al nome di El ber e che rap}Jresenta degnamente in Parlamento i Tedeschi d'Innsbruck. Ma se il Presidente del Consiglio austriaco fu onesto nell'assegnare le responsabilità altrui , non fu logico nello sta b.ilire la propria e nell'accennare al provvedimento invocato. Egli, infatti, confessò, che si prevedevano le aggressioni di Innsbruck e si sapeva che gli Italiani assaliti si Rarebbero strenuamente difesi. Ma perchè, dunque, non prevenire i tristi avvenimenti e limitarsi ad avvertirne l'ocliosù borgomastro d'Innsbruck, ch'era complice e manutengolo degli aggre,,.,,ori? Eeco una applicazione della formula 'reprimere , non preveni-re ('ertamente non prevista da Zanardelli ! Nè ci si può dichiarare soddisfatti in qnanto ai ri• medi per l'avvenire. Ci fu l' accenno all'Università .italiana in Rovereto; ma si sa che gli Italiani dell' Impero non potrebbero

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