Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 22 - 30 novembre 1904

RIVISTA POPOLARE 605 incoscienza e paura; chi è veramente forte ed onesto non deve temere questi botoli che urlano,. questi. rettili che addentano ; la sicurezza dell.a propria rettitudine è corazza e antitodo sufficiente per malfattori volgarissimi che aJ coltello- come dice A. Niceforo-hanno sostituito la penna, al falso l'articolo. « M;a alle vipere - si risponderà - non si deve schiacciare la testa; ai botoli non si devono rompere le gambe? >>. Si, ma il dispreno ed il silenzio sono le armi più formidabili; ogni altro mezzo si presta a meraviglia al giuoco di q nesti giornalisti delinquenti per cui la penna è un vero grimaldello; uomini - li definisce il Niceforo - che vivono facendo servire 'l'articolo di giornale come di chiave falsa per aprire le casseforti delle Banche, i portafogli dei ricchi e-qualche volta - il portamonete delle signore. Infatti il caso tipico che si presenta, con poche varianti, è il seguente : un giornalaccio di questi vi attacca nella vita pubblica o privata di moto proprio o per incarico di un vostro nemico , che l' ha pagato. Se voi non credete disprezzare l' attacco disonesto e quasi sempre anon·imo, che ccsa potete fare? O rivolgervi allo stesso giornale per una ritrattazione, ciò che potrete ottenere con denaro; o rivolgervi ad un altro giornale del genere per ricambiarlo con pari moneta , che provocher~ p_iù violenti attacchi, ancora con denaro ; o rivolgervi al magistrato, ciò che vi costerà sempre denaro e sarà una vera bazza per quei sicari della penna. Il Codice di procedura penale si presta mirabilmente per sfuggire lungo tempo al processo; e quando sarete stanchi e nauseati, decisi a desistere, il rettile è là pronto che si oppone alla vostra desistenza, se prima non lo compenserete con denaro ... dei danni sofferti per avervi diffamato. Questo male che noi lamentiamo è dovuto un po' all' ambiente sociale nostro, nè tutto barbaro nè tutto civile, un po' a vizio inveterato, che abbiamo il dovere di correggere , dando l' esempio buono; coloro che questo dovere non sentono, sono più degni seguaci della reazione che della democrazia , cui dobbiamo tutti ispirarci sempre nella idealità e nei metodi di lotta. E' questa forza ideale che ci differenzia dai nostri nemici; è nella convinzione della onestà delle nostre azioni che dobbiamo fidare, sprezzando la calunnia ed i suoi metodi infami. Chi, invece , ha paura, è un debole ; chi - anche per reazione legittima - accusa i: una coscienza un po' lorda ; e più miseri ancora ci sembrano coloro che ne comprano le lodi; anche se meritate. Ora noi condudiamo : nella vita tutti abbiamo potuto errare , tutti possiamo avere delle colpe - errare humanum est-e precisamente quelle di avere tollerato e partecipato a questi deplorevoli e deplorati metodi di lotta. Dissimularsi o giustificarsi i_ propri torti non giova; bisogna confessarli apertamente col proposito di mai più ricadervi, per nessuna ragione e per nessuna provocazione. Ai partiti democratici - quali p radicale, il repubblicano, il socialista - si deve accedere col proposito sincero di vita nuova e di 1i1etodi corretti , ed a ciò fare si deve avere la forza morale di sprezzare e commiserare così le denigrazioni e i denigratori come le lodi e i laudatori, prezzolati o gratuiti che essi siano. Bisogna sconoscere la vita della stampa impunitaria per ricorrervi senza sentirne grande vergogna. Coloro perciò che non possono correggersi di questi e9 altri vizi ; coloro che non sanno rinnovare la mente ed il cuore, si allontanino ·dai partiti democratici , perchè altri menti ne avranno sempre la testa e le costole rotte non solo , ma nuoceranno alla causa cui pure intenderebbero giovare. Dobbiamo essere severi contro gli amici come contro i nemici, perchè vogliamo che gli altri s1eno severi contro noi. Castelvetrano. G. BONAGIUSO 1II1111111111111111111111111111111111111 Il lii li I Il 111111111111II111111111111 I 1111111111111 L'arte nelr Jtalia meridionale Schizzo di topografia storica ( Cont. e fine v. num. r8, anno X) ~I. Non ci resta che penetrare in questa metà del• l'Italia, cosi a lungo separata dalla metà settentrionale per opera dello· sbarramento costituito dagli Abruzzi e dal muro invisibile che il potere pontìficio elevò, durante dieci secoli, dal mare Mediterraneo ai monti della Sabina. Nel percorrere con lo sguardo le provincie del sud noi dobbiamo mettere in rilievo la rip:1rtizione delle regioni naturali, indicare i contrasti del piano e della montagna; delineare il tracciato delle grandi vie, in una parola disegnare sopra una carta sommaria le linee che dovevano essere le « direttrici >> della civiltà ». Fra i monti degli Abruzzi e il mare Ionio , le regioni naturali si delimitano con la più saliente nitidezza. Parallelamente alle rive opposte dell'Adriatico e del mare Tirreno, si stendono tre plaghe di terra, che nel loro complesso ·coprono la larghezza intera della penisola , e che formano le grandi divisioni di una gradazione determinata fra il piano aperto e le montagne impenetrabili, passando per valli e ripiani inquadrati da catene di colli e ancora accessibili. Le montagne più impervie , invece di essere ammassate sull'asse della penisola, si trovano rigettate verso il mare. Ma se bene ciascuna di queste tre regioni naturali sia delimitata, dal Sannio alla Calabria, mediante una continuità di linee, pure il loro complesso si trova bipartito in due gruppi, non solo distinti, ma ancora precisamente. oppostL Un primo gruppo, al nord, comincia sul littorale dei tre golfi di Gaeta, di Napoli, e di Salerno. La regione campana non s'arresta bruscamente a piedi dello sprone ardito, che si avanza nel mare sino all'isola di Capri. Alle culture regolari, lineari, circordanti il Vesuvio, succedono, su tutta la cornice del promontorio vicino, quei giardini di aranci che smorzano le asprezze della montagna sotto il rigurgito di un verde sempre vivo, non offuscato nè meno dall'inverno. Le stesse campagne feconde di grano e di viti si prolungano nella larga valle del Sebeto, e riappaiono, dopo una cerchia di alture, nella conca del golfo di Salerno. Per quanto opposti gli aspetti del paesaggio tra la foce del Garigliano e quella del Sele, essi dànno, quasi in gara, al viaggiatore l'impressione di una terra felice: Campania felix. Quando si abb,mdonano i dintorni di Capua e di Napoli per avanz,1rsi verso l'est, si urta in una duplice fila di. montagne parallele al littorale tir-

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