Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 22 - 30 novembre 1904

. . . RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Uirettore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d' ogni mese lt,aJia. ; anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero : anno Iire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vittorio Emanuele n.0 115 - NAPOLI Anno X - Num. 22 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 30 N ovein bre 1904 SOMMAR.IO: Noi: Gli avvenimenti e g-Ji uomini: (La condanna dello sciopero generale - La seconda·conferenza dell' Aia - Per l' Italia irredenta - Un ministro della guerra borghese in Fraucia - La Corte Austriaca alla · sbarra del Reichstag - Il fermento in Russia - Le forze anticlericali in Francia. Spiegazione logica dell'anticlericalismo attuale della repubblica - Affari d'Oriente - Il rincaro del pane e il dazio variabile sul grano - Socialisti, leggete Mazzini - L'elevazione dei salari - Lo sciopero e l'arbitrato obbligatorio) - ..A. Agresti: A proposito di réclame - La Rivista: Incertezza politica - Guglielmo Evans: La campagna e le elezioni presidenziali negli Stati Uniti - Dott. Napoleone Colajanni: Per la difesa degli interessi regionali - G. Bonagiuso: Certa stampa .... - Emilio Bertaux: L'arte nel1' Italia meridionale: Schizzo di topografia storico ( contittuaz.ione e fine) - R1vls1;a (lelle Riviste: Sulle elezioni politiche (Cultura sociale) - L'assistenza agli Stati Uniti (Le ;Muséesocial) - L'eliminazione ddle malattie nella guerra (..A11tericanCJ{e·viewof 7<.§vie-w) - La risurrezione della Polonia (Quarterly Review) - I limiti della capacità giapponese (fortnigl1tly Review) - Lo ~viluppo della scienza economica italiana negli ultimi tempi (Archiv fur Soz.ialvissensc1,aft und S::t'talpolitik) - L'origine gernunica di Gatileo (Politisch-antropologische Re·vu.e) - Alcuni quesiti per la con-. ferenza per la pace (Ninetempth Century) - U.eceusioni - Illustrazioni nel testo. Oittigette lettette e eattto1ine~vaglia alt' E)n. N. eolajanni = N1\J?~LI. · GLI fiVVENIMENTI e GLI UOMINI La condanna dello sciopero g·enerale. - L' ha pronunziata, e solenne , Milano colle elezioni amministrative ed è stata meritata. Essa è venuta in buon µunto a confermare vienamente ciò che venne pubblicato da noi nel n. 0 del 30 settembre della Rivista. . Il Secolo ha confe.;sato onestamente la sconfitta e ne ha indicato esattamente la cam,a: Milano, scrisse il giornale democratico, condannò la violenza nel 1898 e dette la vittoria ai popolari; la condannò nel 1904 ed ha dato la vittoria ~.i conservatori e ai reazionari. Allora la violenza venne dal governo; oggi è venuta dagli elementi democratici e dal proletariato. Siamo perfettamente di accordo. La sconfitta non si può attenuare coll' intetvento nella lotta di forze nuove, delle forze clericali. I calcoli li ha fatti il Secolo (N. del 29-30 Novenibre: Un pv' cli statisticu) e dimostrano luminosamente che la caduta dei. popolari si deve sopratutto al distacco di cima 4000 elettori dall'antica compagine democratica. In vero ~1-~ 1899 i partiti popolari ebbero nelle elezioni am1nimstrati ve 18,430 voti; i moderati 7,439 e i clericali o cattolici 5085. . I\ L'unione dei moderati e cattolici nel 1904 avrebbe potuto raccogliere, perciò, 12524 e avrebbe dovut.o rimanere soccombente anche nel 1904. Invece il 27 Novembre i popolari eletti nell:-i minoranza ebbero un maximum di 14864 voti sopra Turati e l'unione clerico moderata ebbe un minimum di 17,501 voti. E' chiaro che oltre 4500 voti si spostarono. Si conosce in parte che i voti spostati appartengono agli esercenti e contro di essi non mancano i vituperi e le accuse di viltà. Ma qui non ci raccapezziamo davvero. Dovevano essi votare coi socia.listi il cui porro unum è .la lotta di classe ? Dovevano mostrarsi lieti della prova generale di clittatiwa proleta1·fo, che si propone di sopprimerli? Dovevano ringraziare coloro che volevano e vogliono affamarli e prénderli, per lo meno, a calci nel sedere i' Se ciò avessero fatto sarebbero stati veramente dei codardi e niente altro che dei codardi; avrebbero sorpassato la rassegnazione del '1101stoismo, che predica la non resistenza, ma non raccomanda di porre in mano le armi ai propri offensori. Non commentiamo il fiasco dei cosi detti rivoluziol'lari intransigenti. Lo scarso numero di voti ottenuto era prevedibile. Ma essi sono stati logici , coerenti e coraggiosi. Essi che nello sciopero generale videro la prova generale della battaglia a morte che il proleta-. ria to dovrà dare quaridocchesi a alla borghesia tutta, dalla clericale alla repubblicana, sdegnarono - e fecero bene dal punto di vista della logica, della coerenza e della libertà di azione - ogni alleanza coi borghesi di ogni gradazione. Un'idea ed un metodo cosi radicali potevano racco·- gliere molti voti? · Non era possibile ; ed essi, di sicuro, saranno rima~ti contenti degli ottocento circa, che si sono raccolti sul nome di Branconi. Chi ha fatto figura miseranda sono stati Il Secolo, i 1adicali, i repubblicani e i socialisti della riforma che appena appena hanno afferrato la minoranza. 'rurati si è salvato, entrando primo nella minoranza, noµ solo per le sue grandi qnali tà intellettuali, m~ perchè almeno scrivendo nella Critica Socia.le trovò il coraggio di condannare lo sciopero• generale. Ci fu contraddizione stridente tra le sue parole e il suo scritto ; ma i bnoni ambrosiani glie la perdonarono in grazia del confe8sato me poenitet I E giacchè ci siamo pigliamo nota assai volentieri di una preziosa diehiarazione che si connette alla condanna morale dello sciopero generale. L'ha fatta Leonida Bissolati in occasione di una polemica sull'Avanti! intorno al valore delle Riforme. Egli conclude la lettera a Leone con queste parole: « il terreno su cui camminiamo essendo, come tu Leone « osservi giustamente, tutto minato dalle insofferenze, <, dalle impazienze, dallo spirito di rivolta che circola « nella massa lavoratrice, ima 1·esponsabilità fo1·mi- « clabile si addossa chi pa1·li incaiitamente di rivo- « luzione. » Ma benone, ma benissimo ! E' quello che predichiamo da anni. Bissolati avrebbe dovuto e potuto aggiungere che la responsabilità è doppia per coloro che parlano di 1·ivoluzione senza avere l'intenzione di farla. ... E' ciò che non hanno capito molti repubblicani che

590 RIVISTA POPOLARE rn questa occasione dello sciopero generale hanno fatto ]a figura più 11miliante e più· illogica: si sono mei;si à la suite di Bra-ccialarghe senn raccogliere nemmeno un bricciolo di popolarità .... Hanno la sola soddisfazione di avere agito secondo coscienza perchè non si sono accorti in tempo dell'errore commesso propugnando nn nietodo di lotta essenzialmente anarchico, eh' è la negazione più categorica del pensiero repubblicano. ♦ La seconda conferenza dall'Aia. - Il president.e degli Stati Uniti fa pratiche per ottenere la convocazione della seconda conferenza dell'Aja e q1.12.ntunque Russia e Giappone - che parteciparono alla prima conferenza - abbiano declinato l'invito per questa, tutto fa supporre che Roosevelt riuscirà nel suo intento. N atnralmfnte, come non ci illndevamo sn i risultati pratid della prima, e lo dicemmo allora; non ci illudiamo su i resul tati pratici - immediati - della seconda che si apre con auspici meno favorevoli della prima. Tuttavia noi ci vediamo una certa influenza che ci piace segnalare, e della qnale è opportuno tener conto. La influenza di propaganda per la pace. E' un fatto che ci sembra indiscutibile, che le gHerre non cesseranno fino a tanto che i popoli stessi prendendo su se la cosa, non vorranno deferire ad altro tribunale che a quello delle armi le loro contese. Ora perchè i popoli si persuadano di questo occorre che l'ideH. della pace penetri profondamente nello spirito dei popoli, li pervada intieramente, per così dire, delle sue verità e della sua giustizia. C'è molta gente che è abituata a non credere al le pa,role ed alle idee degli uomini se queste idee non portano un qualunque timbro ufficiale. La propag:rnda per la pace fatta dal Block , dal Moneta, da molti e molti altri rimaneva per codesta gente, ed è la maggioranza nelle popolazioni, rimaneva e rimase lettera morta, finchè lo Tsar prese lui l'iniziativa di dimostrare che, dopo tn tto, · gli amici della pace non sono dei tipi tanto utopistici quanto ad alcuni piace pensadi. E dalla prima conferenza dell' Aja ad oggi, l'idea della pace ba fatto molto cammino fra i popoli; molto più che se quella conferenza non fosse avvenuta e la propaganda per l'idea fosse rimasta limitata agli uomini che da lunghi anni vi hanno consacrata ]a vita. Aspettarsi un resultato pratico immediato da simili iniziative è vano; bisogna contentarsi di ciò che si può ottenere, e che è poco, snl momento, ma è destinato a dare frittti e resultati maggiori. Certamente non c'è miglior propaganda contro la guerra e in favore delJa pace, che l'avversione stessa del popolo al militarismo, ora noi consideriamo che se questa avversione si manifesta così chiaramente in questo momento, lo si deve molto all'azione aperta in favore delJa pace della prima conferenza dell' Aja. E sicuro che se avessimo il benessere economico di tutti i popoli d'Europa i 99 °/ 0 dei casi di guerra sarebbero eliminati; ma poichè questo non è, bisogna contentarsi di vedere propagata l'idea, anche da qti.elli stessi che considerano loro prima funzione essere 110mini di guerra. Risolverà qnalche cosa, questa seconda conferenza? No, assolutamente no. Come fummo scettici su i risultati della prima, lo siamo anche su quelli della seconda; ma abituati come siam<, a considerare che il poco è sempre meglio del niente, non possiamo fare a meno di vedere con piacere la iniziati va del Roosevelt e di augurare la migliore riuscita possibile. La prima couferenza dell' Aj a ebbe, come unico resu ltato tangibile, quello di escludere assolutamente l'uso delle palle esplosive - dum-dum - dalle battaglie; è poco ma ogni prun fa siepe dice il proverbio, ed è lecito sperare che, da nn Iato l'azione dei commissari ufficiali per la pace, dall'altro l'azione educativa e pro pugnativa delle· conferenze ed in5.ne il maggiore ben essere e la più alta civìltà dei popoli riusciranno ad eliminare per sempre q ue.-itobarbal'O e feroce uso della guenn. Ben a.vvenga, dnnqqe, questa seconda conferenza dell' Aja ; se non altro servirà a dimostrare ai popoli che l'idea della pace rappresenta una necessità 11niversalmente sentita. ♦ Per· l'Italia ir:redenta..-I fo.tti d'Innsbruck hanno contin 11ato a. fare le spese delle discussioni e delle agitazioni tanto in Austria 'l uanto in Italia. J n Austria tra i Tedeschi e specialmente l,ra i radicali e i pangermanici nelle Università e nelle piazze si sono ri pet,11te le manifestazioni osti li agli Italiani. Nulla di più iniq110. e di più balordo e di più ~cellerato della caccia che si vnol dare agli Italiani. Di che cosa devono rispond,we q;1esti ultimi? Di d ne colpP, che non si possono comiidnare tali che nel senso più ferocemente ironico. Essi -sono colpevoli : 1° di dover freqnent,are nna facoltà g-iuridica. in irna città tedesca dove essi non vogliono andare; dove vanno perchè il governo imperiale contro la logica, contro la giustizia, contro la Costituzione dello stes..;o Impero che assicnra diritti uguali a tntte le nazionalità, che lo costituiscono, li priva di una Università italia11a e ]i costringe ad audare in una tedesca; 2° di essersi difesi come meglio potevano eontro as~alitori straordi nariame11te numerosi. Ora. in quale paese civile, ed a11ehe incivile, si è letto mai che si deve maltrattare chi in ossequio alle leggi per soddisfare un bisogno, o per esercitare nn diritto sacrosanto, è costretto a frequentare nH de.to luogo? Si è forse mai letto che si faccia colpa ad 1111 individuo o ad una collettività di nnn essersi lasciato accoppare da un aggressore violento e disonesto? Queste cose non possono avv0nire che presso i raµpresentanti di n11a razza che si pretende supe1·iore e che crede di possedere il monopolio della civiltà! Accanto a qneste disgustose constatazioni vediamo 11n barl1,me di speninza nP.l fatto che a Praga .· a Vienna gli 81avi si siano dichiarat,i favorevoli agli Italiani. ~: que::;ta dovrebbe essere l~t tendenza nella. quale si dovrebbe svolgere l' azione delle varie nazio nalità dell'Impero degli Absburgo: Slavi e Itafo1.ni banno oramai un com11ne nemico, il Tedesco. Perchè non devono dimenticare il passato doloroio di fronte al presente ed ali' avvenire pericoloso? Percliè non devono procedere uniti e concordi per farsi meglio rispettare e per fare riconoscere i propri diritti disconosciuti dai 1redeschi che non vogliono saperne di perdere l'egemo1lia malamente esorcitata per alcuni secoli? All' agi ta.zione di pia'.tza corrisposero le discussi on i parlamentari. Interpellato dai. dep11tati italiani 11el Reichstag austriaco il ministro Koerber rispose riconoscendo tutto il torto dei rredeschi. ('iò che natnral mente provocò le proteste violenti dei radicali e dei Pangermanici ; del Wol:ff, dello Stein e sopratutto di qnell'arnese da galera, che risponde al nome di El ber e che rap}Jresenta degnamente in Parlamento i Tedeschi d'Innsbruck. Ma se il Presidente del Consiglio austriaco fu onesto nell'assegnare le responsabilità altrui , non fu logico nello sta b.ilire la propria e nell'accennare al provvedimento invocato. Egli, infatti, confessò, che si prevedevano le aggressioni di Innsbruck e si sapeva che gli Italiani assaliti si Rarebbero strenuamente difesi. Ma perchè, dunque, non prevenire i tristi avvenimenti e limitarsi ad avvertirne l'ocliosù borgomastro d'Innsbruck, ch'era complice e manutengolo degli aggre,,.,,ori? Eeco una applicazione della formula 'reprimere , non preveni-re ('ertamente non prevista da Zanardelli ! Nè ci si può dichiarare soddisfatti in qnanto ai ri• medi per l'avvenire. Ci fu l' accenno all'Università .italiana in Rovereto; ma si sa che gli Italiani dell' Impero non potrebbero

R I V I STA P O P O Ij A R E 591 dichiararsi soddisfatti se non coll'Università in Trieste dove troverebbero l'ambiente ad::itt.oa tutte le condizioni per farne un centro d'irradiazione di vita e di civiltà. In Italia è chiuso il Parlamento e il paese è stato distratto daile elezioni politiche arrivate improvvise, ma che dettero luogo ad 1m' azione intensa e rapida. C;ò contribuì in parte a rendere fiacche le proteste àel paese contro le vilissime aggressioni dei Tedeschi. Sino a ieri sono state chinse le Università ed ora gli studenti sono occupati e preoccn pati per gli esami; ciò che ha contribuito assai alla fiacchezza delle manifestazi0ni pro Irndenti e contro l'Austria. Tutto si è limitato a Comizi non movirnentati e non imponenti, a dimostrazioni in teatro, a manifesti della Società Dante Alighieri, ad incremento confortante dei suoi soci ed alla sottoscrizione aperta. Ma sarebbe vano illudersi: il paese si è mosso poco per 1111 altro motivo, che non depone in favore della nerezza e del carattere degli Italiani. Qnale sia questo motivo lo lasceremo dire a Scipio Sighele scrittore eminente e non sospettabile d'· intemperanza. Ecco ciò che egli scrisse in proposito al direttore del Giornale d'Italia : " Ricordate ciò che avvenne per Aigues-Mòrtes ~ Un fremito di sdegno corse per tutta la penisola. Ebbene : i tumulti di Ionsbruck sono più gravi dei disordini di Aigues-Mortes. Più gravi, perchè la caccia all'Italiano fu premeditata, e suggellò nel sangue una guerra sorda intrapresa da anni; più gravi, perchè non è soltanto contro gli italiani che i pangermanisti tirolesi sferrarono il loro odio, ma è contro la coltura, contro la civiltà italiana che si alzò brutale il bastone tedesco, nel1' illusione beata di poter colpire no11 solo gli uomini , ma le idee. ,, " Eppure, per gli operai di Aigues-Mortes l'Italia fu in fiamme: pet· gli studenti italiani di lnnsbruck, l'Italia si man tiene fredda, serena, tranquilla. E sono diecine i nostri feriti! E sono centoquaranta i nostt·i fratelli arrestati! E tutti gli italiani che vivono a Innsbruck, persino i deputati, debbono fuggire dalla città perchè il Governo austt·iaco non garantisce loro la vita! E tutte le botteghe che hanno un nome italiano sono devastate; e la Facoltù italiaùa è distrutta a colpi di ascia; e per tutta la piccola furente citt,\ è un udo solo: Via gli italian.i ! ,, " Como spiegare questa. nostra inverosimiie indifferenza 1 Perchè l'Italia che era cosi su:,,cettiuile quando i suoi offensori e1·aa.o francesi , si mostra cosi tollerante adesso che i suoi offensori sono tedeschi f ,, " Un maligno risponderebbe che il popolo - non solo nelle elezioni - subisce l'influenza del Governo, il quale a seconda del proprio interesse lo aizza o lo amm:insa per mezzo dei iuoi giornali. All"epoca di Aigues-Mortes il Governo desiderava che l'opinione pubblica cogliesse qualsiasi pretesto per scatenarsi contro la Frnncia; oggi il Governo, per non aver grattacapi, desidera che gli italiani vengano meno alla loro dignità e non protestino contrn insulti vigliacchi e violenze inaudite. ,, Siamo perfettamente di aceordo: ali' indomani di Aignes Mortes , proprio nella Rivista Popolcwe allora dìre~ta da A11tonio l!1ratti noi abbiamo esplicitamente accusato il governo di avere provocate o favorite le dimostrazioni contro la Reµn bblica francese! Ora invece esso si mostra troppo prudente e troppo remissivo. A formulare questo biasimo noi p1·oviamo un vivo dolore perchè sino a ie1·i abbiamo biasimato quanti cercavano intorbidare le relazioni tra l' Austria e l'Italia. Ma convinti che la no::;tra saviezza in Austria viene interpetrata come vigliaccheria ci vediamo costretti a mntare di avviso. All' on. ministro degli esteri che vorrebbe assolutamente disinteressarsi di ciò che avviene al di là del1' Isonzo col pretesto che si tratta di affari inte1·ni dell'Ausfrici, nei quali l'Italia non ha il diritto d' intervenire si deve rispondere che tale principio ha un limite nell'applicazione. In tutto c'è una misura oltre la quale i fatti cambiano di natura! Alla guerra del 1859 non ::ii preludiò , forse , col g1·ido di dolore dei lombardo-veneti , che aveva commosso Vittorio Emmanuele 2°? ♦ Un ministro della guerra borg·hese in Francia· In seguito alla vile e mascalzonesca aggressione che ir nazionalista Syveton compì contro il vecchio m1111stro della gnena della repubblica francese, generale Andrè, q11esti, contrariamente a ciò che lasciavano :mpporre le sue prime dichiarazioni si è dimesso. Certamente il confessato spionaggio non era da proporsi ali' ammirazione del pubblico, anche rappresentando, co111enel caso in discorso, la reazione cor1tro i procedi iii enti pericolosi per le istituzioni che da trent'anni erano segui ti nell'esercito. Il Generale Andrè ha creduto cbe la sua presenza nel ministero adeH::;olo potesse indebolire nella lotta contro i reazionari , c11i si sono associati toto co1·de Millerand, Ley,gues ed altri , che dovrebbero militare nella fila della dernocrazia e che se ne sono distaccati - per la impazienza di riafferrare il potere. A questi 11ltimi dovrehbe servire di lezione e di esemoio la nobile lettera, colla quale abbandon::i. la carica~l' ex ministro della guerra , riboccante di sano patriottismo e di spirito repubblicano. Il 1,uccessore è stato subito trovato nel Bertaux, un ricco borghese che milita .nel partito radicale socialista e cbe si è occupato sempre con competenza di cose· :i1ilitari. Con Freycinet egli è il Hecondo borghese che nella repubblica occupa il posto di ministro della guerra. Se il compito del primo fu grande e lo assolvette bene riuscendo a riorganizzare la difesa della Francia :1ll'indomani della gnerra colla Germania, non sarà minore quello del Bertaux, che deve liberare l'esercito della lue reazionaria e clericale, che costituisce un pericolo i111ma11ete11per le istitt,zioni repubblicane. Gli. aug11riamo la riuscita. Non vogliamo lasciare q11estoargo111ent0senza accennare all'attit.ndine di aspra e velenosa critica assnnta ria Kautsky contro Jaurès anche su questa quistione. L'intransigente socialista tedesco non sa perdonare al grande 1·ifonni::;ta francese di avere salvato il mini stfl'o Comhe8 e ripete tutti i motivi, che pappagalle- ::;camente ci fanno sentire contro l'odiata borghesia i rivoluzionari italiani. ìVI.ain Germania Jaurès e i riformisti fra11ee::-ihi.anno trovato, come altra volta, un difellsore ene1·gico nel Vo1wci1"ts. « In Francia, dice il giornale ::;ocialista di Berlino, per molti anni di Heguito il corpo degli ufficiali è stato nazionalista, clerit:ale e rnonarchico. Chiunque profes- ::iava sentimeuti di versi si vedeva attraversato nel1' avanzamento, soffriva uella cal'riern e qualche volta uella per;:;oua. Occorsero lnngbe e dolorose battaglie contro questo stato 11iaggiorn falsario per liberare un innocente. La repnhblica. ha av11to e conserva il dovere di difendersi contro i suoi nemici. Perciò i socialisti di tntte le gradazioni alla Can1era votarono la n1ozioJ1e,che p:-oclama la necei:;i,ità di un controllo regolare sulle opinioni degli ufficiali. La repubblica si difende a b::on diritto contro la reazioue. Kautsky è rimasto ingannato dalla bella indignazione dei reazionari, che era 1m' abile manovra: essi non volevano condannare. lo spionaggio, ma colpire la repubblica. Senza dubbio noi uon e' i llndiarno sui difetti e sulle insufficienze della rep11bblica borghese, ma non possiamo obbliare che la riforma dell'esercito eh' egsa persegue contiene un certo numero di misure utili e veramente democratiche. In Fra.ncia oggi si tratta di subordinan) il potere militare al potere civile; ed è perciò che la reazione si è scagliata violentemente contro il governo democratico. Ka~1tsky può a sno bell' agio burlarsi delle riforme proposte da J aurès; esse sono parziali indubbiamente I ma esse sono di l11nga p0rtata, sono efficaci e devono essere difese da radicali e repubblicani. Jaurès riunendo le forze repubblicane in difesa delle riforme e del ministero ha fatto il proprio dovere. Noi deploriamo che Kautsky lavori a render<j più malagevole all'estero l'intelligenza della situazione della Francia. Se egli facesse tacere i propri pregiudizi , consacrerebbe i propri sforzi a

592 RIVISTA POPOLARE fortificare la democrazia francese, i cui destini hanno o-rande influenza sulle sorti del socialismo internazio- ;ale e particolarmente su quelle del socialismo tedesco.> A commento e giustificazione della bella difesa fatta dal V01·wa1·ts ! alla democrazia francese ed a J aurès si sappia che tutta la stampa reazionaria d_ella vicin~ repubblica ha riprodotto con grande compiacenza gh isterici e velenosi attacchi di Kautsky. ♦ La Corte Austl'iaca alla sbarra del Reichsta.g. I fatti. d' Innsbriick hanno ottenuto un risultato imprevedibile: hanno fatto formulare da diverse parti, dai reazionari czechi e dai socialisti tedeschi e polacchi una violenta per quanto giusta requisitoria contro la Corte Austriaca. Il fatto è doppiamente notevole. E' notevole perchè si sa che in Au.stòa per la dinastia c'è una specie di venerazione religiosa ; è notevole perchè in fondo si conosce che tutto il movimento clericale e antiit::1.liano trova appoggio , simpatie e incoraggiamento di ogni sorta nelle aule della Corte dove brillano, attorno al vecchio Impe1·at01·edegli impiccati una legione di arciduchi, che brillano per gli uniformi e per la ... degenerazione fisica e morale. Nella discussione pei fatti. d'Innsbriick dette la stura agli attacchi lo czeco Barone Sternberg . .Ricordò il caso del barone vValburg, preteso figlio naturale del defunto arciduca Ernesto e dfose inaudito che nou gli sia fatto giustizia; aecennò all'arresto di una signora che voleva provare di essere figlia naturale dell' arciduca Ranieri e protestò con parole violentissime contro quanto successe alla Corte circa l'affare Matassicb. Sin qui si tratta dei costumi degli arcidL,.chi; e non ce ne potremmo scandalizzare noi italiani. ... ~rrovò, però, la nota essenzialmente politica esclamando : « J tedeschi fanno una violenta politica di razza: ne avete una prova nei fatti di Innsbruck. I tedeschi vorrebbero avere il diritto di bastonare tutti senza che questi si djfendessero. Trovo naturalissimo che gli studenti italiani minacciati di bastone ricorressero per difendersi al revolver; ne avevano diritto >. Chi assurse a considerazioni più generali, più severe e più elevate fu il socialista Pernestorfer. Egli ri1mmentò che se alcuni anni fa non si riuscì al progettàto accordo fra italiani e tedeschi nel Tirolo ciò avvenne per altissime influenze, che mandarono tutto a monte; e che se in Austria imperano ancora sistemi medioevali la colpa è della dinastia. « Da seicento anni, egli continuò, la famiglia di Absb11rgo fa senti.re il suo peso su questi popoli. In altri paesi le dinastie si 80no fatte meritevoli almeno di qualche cosa. Hanno legato i loro interessi a quelli del paese , hanno · favorito lo sviluppo del paese. Indicatemi in Austra qualcosa di simile. « Le famiglia regnante cresce continuamente in modo da far impensierir0. Dobbiamo conti:rrnare noi a mantenere tutta quella gente che uon ba mai fatto niente pel popolo? « Ci si domanderà: Si distinguono i membri della famiglia imperiale per qualità? Per la maggior parte sono ignoranti ed ineducati. Non vogljo poi insistere sulla vita privata macchjata di quella gente. « Mi hanno avvertito che dovrò scappare appena Francesco ~-,erdinando sarà salito al trono. E' già successo altre volte che i capi del governo abbiano assoldato dei bravi, ma io non ho paura e :-,ottoscrivo a quanto disse Sternberg che cioè il pesce comincia a puzzare dalla testa. « La •dinastia è la sciagiwa di questo paese. Per salvm·e l'Aust?-ia bisogna spazzar via tutto il cia'rpame medioevale, bisogna democratizzare , bisogna cla1·eautonomie nazionali. Koerber non fa niente e aspetta. Meglio sarebbe che se ne andasse. Egli non è che il protettore dei politicanti più abbietti e degli autisemiti. > Le parole di Pernerstorfer sono accolte da ovazioni dai banchi dei socialisti.. Si capisce che non siano mancati i. richiami del Presidente, le proteste dei minii:;tri e dei monarchici più arrabbiati; ma Pernerstorfer potè contlnuare e terminare il suo discorso senza che la seduta fosse sl:,ata sospesl:l,o tolta. In Italia se contro la Dinatitia ~rnbauda si fostie detto la decima parte a lvlonte1.;iLorioa.vremmo avuto il finimondo ! ♦ ll fermento i:n Russia. -- Il fato tragico, vendicatore delle innumerevoli vittime della tirannide rustia prosegue implacabilmente l'opera sua. Non una vittoria ju Manchuria, Port Artlrnr lentamente cade conqui stato palmo a palmo dalla ostinazione giapponese malgrado l'eroismo della Stoessel e dei suoi soldati. E intanto in Russia, da un capo all'altro dello immenso paese la ribsllione serpeggia , e quà e la scoppia iu un fermento conndso, violento, momentaneo , prontamente sedato nel sangue, ma rì velatore di uno stato di cose arrivate al punto fatale de1la loro nl tima soluzione. La Russia ha fatto di tutto-e farà molto ancora-- per provocare una guerra con l' Ingbiltena che le desse il diritto di chiamare in aiuto la Francia, o di accettare nna mediazione che concludesse ad una pace onorevole. l\Ia i tentati vi sono stati vani. Sono stati vani, perchè il partito della guerra a tutta oltranzct, potentissimo alla Corte Rnssa . ha fatto temere la guerra Europea, più che le provocazioni non facessero 8perare un intento pacifico. E la Russia si trova sola e disperata, contro il valido popolo cbe da oltre sei mesi le tiene il piede sul collo ed è riuscito a sfatare la fama della meravigliosa cavalleria cotiacca ed ha dirnostra to al mondo civile che la ferrovia della Manchiuria ba funzionato splendidamente soltanto per le tasche degli affaristi. Intanto il popolo russo, l'orda enorme dei passivi e rassegnati lVlujich, comincia ad agitarsi e coarn una follia pervade lo spirito delle folle che le gazzette ufficiali e officiose dichiaravano ancora ieri eutusia.8ta. per la guerra. 1D più virulenti, più energiche dì tutte si mostrano le popolazioni dei paesi conqnistati, dei paesi vessati, dei paesi oppressi. Prima di tutte quelle della Polonia. Il paese che Jiede a Giovanni Sboiesckj i suoi terribili falciatori, che ha taciuto sotto lo knout, che ha saputi modi in Siberia, nelle rniue dell'isola Sakaliu, · e sulla forca i i:;ttoi migliori , si 1·ibella di nnovo e impreca alla gnerra ingiu:::i~a,al macello che accnmnla decine di migliaia di cadaveri su i lontani campi di battaglia perchè gìi Alexeiefi, i Barovadine, i Bobrikoff la cricca degli h.mmiragli vili , e dei funzionari ladri 11011 perda l'interesse dei milioni investiti o previsti nell'acquisto e nello sfruttamento delle terre di lVIanchuria. E il trnno traballa sotto i. piedi dell'autocrate, di questo misero essere senza. volontà e senza for:,,;ache, nelle ore angosciose che seguono alla lettura dei disperanti dispacci· di Konropatckine o àì Stoessel : deve pensare con tril:ltezza alla violenta tiranuia di q nelii che lo precedettero e che lasciarouo a lui in retaggio col trouo , in un con la corona l'odio dei popoli t il dolore della espiazione. ~ l'ora della grande e::;pia:.i;ione s'avvicina terribile. Da un lato il nemico vincitore sempre, dall'altro il popolo che si ribella. A Varsavia due giorni di terribiìe lotta han no fatto sentire all'an. tocrate che il tempo è finito delle rassegnazioni e della violenza. Ben poco è trapelato della gravità dei fatti di Varsavia; la, cernrnra russa ha ottenuto più che ha potuto, ma le lettere giungono oggi e la verità si fa strada. I uove morti diventano un centinaio, i feriti

RIVISTA POPOLARE 593 più di novecento dalle dne parti. A Radom , sempre in Polonia., i richiamati per la guerra in Manchuria si sono rifiutati di partire. Quattro di essi sono stati fncilati, ma non è stato possibile persuadere gli altri alla partenza. A Vilna studenti ed operai hanno cantato per le vie la Ma,rsigliese; la polizia, accolta a revolver~te ha fatto uso delle armi e di quà e di là ci sono morti e feriti. Anche a Pietroburgo, a Kazan, a lYiosca, a Odessa, a] Nord come al Sud della Russia è un medesiwo grido, e una medesima esplosione di collera e di volontà. - Abbas8o ì'autocrazia che favorisce il potere di uomini inetti; sia finita la inutile ed ingloriosa guerra! -- Ed è qu_esta la punizione degli oltraggi secolari che l'autocrazia ha fatto snbire a.I popolo russo. Il potere degli Tsar è di ventato oggi l'organismo che rode e dissangna le forze vi ve del popolo; che inceppa il progresso, e rappresenta miseria, dolori e morte. Funzionari rapaci 7 funzionari indegni, funzionari feroci, ecco quello che l'autocrazia russa rappresenta oggi , per il popolo; ed il popolo scosso nella sua supina rassegnazione dalle incessanti notizie di sconfitte, di disastri, di carneficine immani comincia a dire la sua parola: ed è la prima che il fato inesorabile pronuncia della inappellabile condanna del· governo degli Tsar. Un trageda greco ci vedrebbe l'opera terribile della Nemesi eterna ; noi ci vediamo, e non è meno tragico e terribile, il risnltato inevitabile, fatale, d' ogni tiram1ia : tirannia di prete, tirannia di soldato; dominio di violenza basato su Ja violenza, dalla violenza difeso, e dalla violerrna anche distrntto. ♦ Le forze anticlericali i11 Francia Spiegazione logica dell' al 1 ticJ.er1calismo attuale della repubblica. - Alcuni avvenimenti internazionali assai noti ed abbastanza recenti-l'intervento delJa Francia contro la rivoluzione spagnuola. sotto la restaurazione, la spedizione di Ancona sotto gli Orleans, la soppressione della repn bbliea romana del 1849, Men tana, il Jarnais di Rouer ecc.-e la importanza delle classi dirigenti, che si mostrarono sempre ossequenti alla Chiesa di Roma e dettero il maggiore contributo all' Obolo cli 8. Piefro fecero credere per molto tempo al mondo civile che la Francia fosse la terra classica della credenza religiosa e della superst,izione cattolica. Gli eccessi, cui pervennero i clericali nell' affafre Dreyfos fecero credere riella loro onnipotenza anche sotto la Repubblica. Tale opinione generale sulle convizioni religiose della Francia pure anche sfruttata in Itali,1,; dove sino a poco tempo fa era ca.none incontroverso della stampa monarchica che il clericalismo francese rappresentasse il maggi.ore pericolo per la esistenza della nazione italiana. Gli nltimi avvenimenti della Francia hanno arrecato una certa sorpresa perchè è sembrata soverchia l' audacia del governo di Oombes nello sfidare la grande massa cattolica colla sua azione violentemente anticlericale. Ma si è dimenticato che il clericalismo non è che alla superficie e che si è creduto alla sua profondità, solo perchè lo strato superiore era più brillante e più attivo. . Oggi che il clericalismo secondo i monarchici italiani non è più un pericolo per l'Italia - anzi! - e che in Francia sembra in grande decadenza vogliamo ricordare che nella vicina repubblica solamente si scrio contati a milioni coloro che nei censimenti non fecero alcuna dichiarazione snlìa religione professata. La realtà, però, era nota agli studiosi al di là delle Alpi e per mostrare quale strada avessero fatto l'anticlericalismo e l'incredulità prima che si fosse arrivato alla guerra contro le Congregazioni religiose ci sembra opportuno tradurre questo interessante articoletto dell' Ew·opéen. « Al momento in cui la quistione- della separazione dalle Chiese dallo Stato viene agitata da tutti, osserva • la rivista francese, non è senza interesse dare alcune cifre e alcune informazioni sul numero dei cattolici 1·ealmente praticanti ». « Ecco ciò che dice a questo riguardo Taine nelle sue Ol'igines de la F-rance contemporaine (Le 1·égime mode1·ne Tome II 1894) : . « In molti villaggi la messa grande della Domenica· non è ascoltata che da donne e qualche volta in piccolo numero,· nna o due schiere di fanciulli condotte dai frati e dalle suore insegnanti , qualche vecchio. La grande maggioranza degli uomini non entra; essi restano fuori sotto il portico o nella piazza. della chiesa chiacchierando tra loro del raccolto, delle cose beali e del tempo che fa. Al XVIII secolo quando un curato doveva informare l'Intendente sul numero degli abitanti della parrocchia, gli bastava contare coloro che facevano la comunione pasquale; la loro cifra era presso a poco quella della popolazione adatta e valida, la metà o i due quinti del totale. Oggi a Parigi su due milioni di cattolici che sono in età di fare la comunione, appena centomila adempiono a questo che essi sanno di essere un dovere tassativo e impresso sin dall' infanzia nella loro memoria: su cento persone, quindi, non· ce ne sono che cinqne, che fanno la comunione, di. cui probabilmente quattro donne ed un uomo o presso a poco una donna su tredici ed un uomo su cinquanta. In provincia si può forse raddoppiare o triplicare la proporzione. . 4 'l'aine aggiunge in nota: A Bourron (Seine et Marne) che nel 1789 aveva 600 abitanti il numero di. coloro che facevano la comunione era di 300. Oggi sopra 1200 abitanti sono 94. In una seconda nota aggiunge: Sopra 38 milioni di francesi non si contano quattro milioni che sono veramente cristiani. Oggi un ecclesiastico ben informato mi scrive: Non credo che in Parigi ci si.ano più di centomila persone che fanno la Pasq na, sopra tre milioni di abitanti (aprile 1890). La cifra dei cattolici veri varia molto secondo le parrocchie : Maddalena 4500 sopra 29000 ab.; Sant' Agostino 6500 sopra 29000; Sant' Eustachio 1750 sopra 20000; Brillancourt 500 sopra 10000; Grenelle 1500 su 47000; Belleville 1500 sopra G0000. « Q11este cifre, continua l'Ew·opéen confermano l'osservar.ione già fatta altrove, che Je classi povere divengono sempre più incredule. Vedendo che dapertutto il clero fa alleanza coi ricchi per timore del socialismo esse finiscono per considerare la religione come una nem1Ca. « Ecco intanto due altre noti.zie ~rnllo stato degli spi.riti in provincia. Nel libro: Le G1·and peril cle l'Eglise de Prance (4a ed. 1879) ]'abate Bougain dice: Conosco un vescovo che arrivando nella sua diocesi ebbe l'idea di domandarsi sulle 400000 anime che gli erano affidate quante ce n'erano che si comuni.cassero a Pasqna. Non ne trovò che 37000. Così oltre 300000 potevano considerarsi come infedeli. « Nella Vie de Mg1· Dupanloup; l'abate Lagrange scrive: In una lettera pastorale per la diocesi di Orleans egli confessava che snlle 350000 anime affidategli non c'erano che 45000 appena che celebrassero la Pasqua. « Da queste cifre e da altre ancora si deve conchiudere che la maggior parte della popolazione francese si compone d'indifferenti e di cattolici eccessivamente tiepidi. » Sin qui l' Européen. Noi aggiungiamo che l' attitudine assunta dal clero cattolico nelle ultime elezioni italiane determinerà una grande cerrente d'incredulità tra i nostri lavoratori. Tanto meglio! ♦ Affari d'Oriente. - La matassa, già imbrogliatissima, degli affari d'Oriente-non dell'Estremo Oriente, tende ad arruffarsi ancora di più. La q nestione deL l'isola di Creta sta per riaprirsi sul terreno della vio.

594 RIVISTA POPOLARE lenza, e in Albania, in Macedonia ed in Palestina la Turchia, le potenze europee , e le popola:.-;ioni si trovano di nuovo - era mai cessato'? - in conflitto. E' una lotta ostinata d'interessi, di r~zze, d'idealità che non può non finire in un urto nel quale volenti o nolenti dovranno vedersi trascinare le potenze europee. Sarà un disastro, per quest'ultimo, sarà una fonte di lunghi dolori ma lo avranno voluto. La condotta della diplomazia europea non è stata e non è né intelligente , nè leale. Vale la pena di parlare della situazione dell'isola di Candia che è la più minacciosa di tutte, e la pià imminente. Snbito dopo l'insurrezione e per pacificare l'isola le potenze europee mandarono i loro soldati nell'isola, a ·sostituirvi i militari turchi. La gendarmeria fu organizzata con elementi italiani e tanto i soldati che i gendarmi fecero buon~ prova. La pacificazione si ottenne e Ja percentuale della criminalità è discesa dai 200 a.i dodici delitti all' anno , il che è certamente nn vantaggio. A governare l'isola fu nominato quale alto commissario e rappresentante delle potenze il principe Giorgio di Grecia. Bisogna tener conto del fatto , importantissimo, che la insurrezione nell'isola dj Oandia ebbe luogo all' intento di scacciare i tnrchi e riunire l'isola alla Grecia. Il fatto che a governare l'isola, nominato per tre anni, si mandava il principe della famiglia regnante in Grecia, fece pensare agli abitanti che quel provvedimento era la preparazione al coronamento dei loro desideri, dei loro voti e dei loro sforzi. Sei anni sono oggi passati; l' isola è pacificata , ha un parlamento proprio e nel parlamento c'è una opposizione che accusa - oggi - apertamente il principe di non volere l'unione dell' isola alla Grecia, per conti nuare egli ad essere il governatore dell'isola, cosa che cesserebbe il giorno che l'isola diventasse una provincia greca. Invano il principe Giorgio fa sentire alle potenze che nna soluzionee nel senso desiderato dagli abitanti - s'impone. I capi deìle potenze europee ricevono ogni anno il principe Giorgio con onori seurpre pià grandi, le promesse son sempre fiorite, ma quanto a mantenerle è un altro par di maniche. Ora la popolazione si agita, l'unione dell'isola alla Grecia si fa più imperiosa, la posizione del princip~ Giorgio di vcnta di più in più insostenibile. D' altra parte non bisogna dimenticare che il principe Giorgio - per quanto animato da intenzioni di fedeltà verso le potenze - e figlio del Re di Grecia· e che quindi può da un momento all'altro sentirai obbligato a secondare i desideri del popolo. E se il popolo domani inalbera la l>andiera greca e dichiara apertamente la propria unione alla Grecia che farà il principe Giorgio? E le potenze? E la Turchia? Perchè bisogna tener conto che Cand;a è ancora sotto la sovranità del Sulta110, e quindi la sollevazione a Candia da al SuHano il diritto di mandarvi le sue truppe a 1·istabilire l' 01'dine. E l'opera della diplomazia europea dove se ne va a finire? E' nn fatto che i nostri uomini di stato si contentano di vivacchiare giorno per giorno; 11cn osano- non sanno - fare dell11politica a resultati duraturi ; rattoppano, raµpezzauo. rammendano; non rinnovano, non creano; e quindi il male che essi evitano oggi si ripresenta domani aggravato da tutte le circostanze nate fra l'ieri e l'oggi. · E la questione di Caudia è una _di qneste rattoppature che oggi non reggono più. E non è la sola. In Albania il governatore turco Osman Pascià, non vededi buon occhio la influenza dell'Italia e degli italiani nel paese. Le scuole italiane non gli piacciono e fa di tl!tto per sopprimerle. Dovette scusarsi per avere jmpedi to il libero esercizio della posta Italiana a Giannina, ora si è scusato anche per avere obbligato il vescovo di Berat a far sapere ai cristiani del distretto di Vallona che non gli piace che essi frequentino le s~uole italiane. L'affare, dopo le scuse di Osman Pascià, si è aggiustato, ma anche questo stato di cose è di. q 11elli che non si possono prolungare all'infinito. Qne::;to governatore che. continnamente crea delle difficoltà al suo governo. mettendo in lotta le popolu.- zioui cristialle con quelle mnsulmane che dovrebbero vi vere in bnona arn1011ia, è 1m elemento pericolosissimo; eµpnre il governo turco considera che egli è pro prio l' nomo il µiù adatto per governare il paese ; e forse, dal punto di vista turco, egli lo è veramente; egli fan:ttico mussnlmano come considera i cristiani cani. che per amore o per forza dovrebbero essere convertiti a Maometto. E come se l' odio che le razze e le popolazioni diverse che popolano l'oriente non bastasse, Austria e Russia, con l'invio di nuovi loro nfficiali per la famosa gendarmeria . della Macedonia esasperano il governo turco e le_popolazioni musulmane e preparano lo sfacelo tanto temuto e che si fa di giorno in giorno più inevitabile. E la Francia aggi1111ge a questo le s11e i-ichieste per una linea ferrovi::1ria da Darna::ico ~t Aleppo in Palestina. ferrovia che farebbe molto bene i suoi interessi, che ora son fatti ottimamente- a favore della Turchia - dall'altra ferrovia Damasco Mezeri b. E naturalmente il governo turco mena in lungo la faccenda , cercando, se c' è mezzo, di non concedere niente. Come si vede la si.tna,,;ione non è rosea. La terribile goerra russo-giapponese ha distratto gli occhi di tutti dalle qnistioni dell'Oriente Europeo; anzi si può dire che ogni giorno che passa peggiorano e che ci troveremo, un brutto giorno , faccia a faccia con la situazione tanto temuta: la guerra e l'insurrezione nell'Or.iente Europeo. ♦ Il rincaro del pane e il dazio varia.bile sul grano. In Roma e in tutte le grandi città d'Italia è viva 1a preoccupazione pel rincaro non piccolo nel prezzo del pane. Esso non é che in parte determinato dal rialzo nel prezzo del grano ed il governo è tanto convinto di ciò che il Ministro degli Interni ha diramato una circolare ai Prefetti, nella quale ingiunge _loro di sorvegliare l'andamento dei prezzi del pane e di ricorrere al calmiere qualora potessero consta.tare che la elevazione del prezzo fosse una conseguenza di una ingorda. speculazione o dei grandi molini o dei fabbricanti di pane. Che in Roma ci sia questo fattore , ingorda speculazione, nel rincaro del pane lo dimostra all' evidenza l' on . .Mao-o·iorinoFerraris in nn articolo pubblicato · nella Nii~:a Antologia del 16 novemb~·e. D~i confron~i stabiliti risulta che sen7,a alcuna ragione m Roma 11 pane si vende più caro che a Parigi ed a Torino. lVla il colpo di grazia contro gli s1:,eculatori viene dato dal confronto dei prezzi nella stessa Roma come si scorge da questo specchietto : Prezzi del pane in Roma al chilo Associazionde i fornai Cooperativdaegli impiegati 1a qualità Centesimi 48 Centesimi 42 2a » » 43 l'> 37 3a » )) 38 )) 33 4a » » 3·3 " 30 5a ,, 27 Come si vede c' è una bella differenza tra i prezzi d-ell'Associazione dei fornai e quelli della Coopera ti va. D' onde la convenienza sempre meglio dimostrata di consigliare e di sviluppare la Cooperazjon_e. . Ma osserva o·iustamente l'on. Magg1ormo Ferrans, è un 1fatto che ~' è un 8ensibile rialzo nel prezzo del o-rano che sul mercato di Londra è di L. 2,25 al quint;le· ed ulteriori rialzi si temono per vari motivi. Perciò e~ii ritorna sulla proposta favori~a , sostenuta anche da noi di modificare l'attuale regime doganale ' •

RIVISTA POPOLARE 595 e di adottare il dazio variabile sul g1·ano in guisa da impedire che in certi momenti il prezzo del grano riesca troppo el,evato come nall' infausto auno 1898. La conci usione dell'opportuno articolo, cui noi ci associamo completamente, è Ja seguente : « Il Governo non può chiudere gli occhi al fatto e che da luglio in poi, i grani hanno avuto una tene denza persistente ali' aumento nei mercati interna- « zionali, e che il pane in Italia è rincarato dall' ele- « vatezza del dazio doganale sul grano e sulle farine « e dalle tariffe ferroviarie , che sono imposte di « Stato. » « Forse è giunto di nuovo il momento di chiederci « se sia equo il rappol'to fra il dazio del grano di « lire 7,50 a quintale e quello delle farine di lire 12,30 « e se la protezione accordata alle farine , con esclt1- <I: sione quasi assoluta dei prodotti esteri, non concorra « al rincaro artificiale del pane. » « Così pure . l' elevatezza delle tariffe ferroviarie, « per le grandi distanze, è tale che ogni città è co « stretta ad approvvigionarsi dai molini della propria « regione, che vengono in tal guisa ad acquistare un « monopolio di fatto, di cui usano a loro beneficio. Un « tale siRtema è dannoso alle popolazioni senza essere « di nessun vantaggio alle ferrovie ed allo Stato, che « perdono rilevanti trasporti. E' anche questo uno àei « tanti esempi della finanza retriva e sterile che an- ~ cora prevale in Italia. » « Ma per ultimo, siamo sinceri! Ad attenuare il « rincaro del pane in tempi di rialzo nei prezzi del « frumento, occorre un rimedio efficace e di immediato « effetto : la 1·iduzione del dazio dogcinale sul grano. » « Noi crediamo che i fatti attuali dimostrino 1 umi- « nosamente come il sistema del dazio vm·iabile sul « grano, che si adatta alle oscillazioni del prezzo del « frumento . presenti una inco.ntestabile superiorità « economica, tecnica e politica . sul regime del dazio « fisso , che provoca periodicamente il malcontento « delle popolazioni e l'odio contro i proprietari. Sono, « a nostro avviso, gli agricoltori ed i proprietari che « devono alfìne insistere energieamente , affinchè lo « Stato adotti il sistema del dazio variabile del grano. « pnchè mentre vi troverebbero più. sicura ed efficace « difesa contro i prezzi rovinosi delle concorrenze « estere, si eviterebbe l'odiosità e l'inabilità di rincari « penosi del paue, nei periodj di prezzi alti e suffi · « cientemente rimuneratori per il grano nostrano. Ed " affrettiamo col pensiero il giornu in cui un forte « indirizzo di politica e di riforma agra.ria , da parte « dello Stato italiano, consenta ai nostri agricoltori "' di meglio resistere alla concorrenza straniera e di « chiedere al progresso tecnico, più che alla protezione, « la difesa della prodnzione nazionale. » « Il prezzo del pane è un elemento d'ogni bilancio « domestico, è un fattore che influisce notevolmente « sullo spirito pubblico e sulla pace sociale. I dolorosi « ricordi del passato ammpniscano che anche in questo « campo la politica del nulla non può condurre che a « spi~cevoli conseguenze e ad amari disinganni. » E giacchè abbiamo toccato questo argomento crediamo opporttino ricoi-dare ai repubblicani che del dazio sul ?;rano fanno una qnistione di regime democratico o dispotico, che in Francia, cioè nella più grande repubblica democratica che ci sia in Europa, testè il ministro :Mougeot, dietro domanda del deputato Bignon, dichiarò che il governo era deciso a non togliere e non ridurre il dazio sul grano. Che ne pensano essi che vorrebbero gabellarlo quasi come una conseguenza del regime monarchico? Non si vogliono persnadere, che certe a:ffermazioui , nuocciono alla causa repubblicana? ♦ Socialisti , leggete Mazzini. - Arturo Catelani, uno dei più vecchi e cari collaboratori e redattori della nostra Rivista, ha pubblicato testè un elegante volumetto sull'Idea sociale di Giuseppe 111/.azzini. Il primo capitolo porta per lo app:rnto il titolo di questo stelloncino e risponde perfettamente a tutto il concetto del lavoro ch'è quello d'indurre i socialisti a leggere e studiare le opere di Giuseppe Mazzini prima di dichiararlo p1·ete, 1·eazionario, avve1·sario e indiffe1·ente alle rif01·me sociali e sopratutto .... sorpassato. Q11esto libro del Catelani è tra i migliori tra gli innumerevoli che oggi si consacrano al grande genovese ed ba il merito principale di commentare poco, e di esporre le dottrine di Mazzini per mezzo delle sue parole. I nostri lettori ne troveranno l'indice analitico nella rubrica delle 1·ecensioni j e dal medesimo comprenderanno la tela e la importanza del Javoro, che noi raccomandiamo nel modo più caloroso, che ci sia possibile. ♦ L'elevazione dei ■alari. - Nell'ultimo numero della Riforma Sociale e' è uno studio dei signori Alberto Geisser ed Effren Magrini: Contribuzione alla storia e statistica dei salari industriali in Italia nella seconda metà del secclo XIX che raccom[lndiamo molto ai nostri lettori e specialmente a coloro che per pregiudizi politici ed economici si ostinano nel pessimismo. e a nega1·e ogni progresso nelle condizioni delle classi lavoratrici e dell'Italia in generale. La dimostrazione del_ miglioramento avvenuto fatta dai due autori è chiara. Il Geisser e il Ma.grini non si nascondono le imperfezioni del loro lavoro ; e in gran parte derivano dallo scarso o mancato contributo che hanno cercato nel mezzoo·iorno e nel centro e dalle deficientissime ricerche n sui salari agricoli. Nell'una e nell'altra direzione anche collo scarso materiale statistico, che si possiede, essi avrebbero potuto fare di più e di meglio. Ma il lavoro pubblicato dalla Rifo1·ma Sociale tale qual'è riesce interessantissimo; e noi :::,pes:::;veolte faremo capo al medesimo nelle nostre discussi'Jni. ;... Lo sciopero e l'arbitrato obbligatorio. -- Ci arri va tardi per poterlo pubblicare in questo numero un articolo del nostro illu::;t,re amico e collaboratore Pani Louis, uno dei marxisti più rigidi della Francia, sull'argomento che. sarà. di attua.lita in Italia tru poco e che noi gli abbiamo chiesto. Lo pnbblicheremo nel prossimo numero. ♦ A proposito di réclame Ca1'issimo Colajanni, Di ritorno da Londra, leggendo !e riviste arretrate vedo in quella del 3 l ottobre corrente, sotto il titolo « Contro la malaria » una breve noti0ina che mi ri.- gaarda. Vi ringrazio delle bitOne parole che avete per me. e vi prego di dire al vostro amico, im po' meti~oloso. che io non faecio 1·éclame a nessuno , nè gratmta nè a pagamento. Nella mia Rassegna ~cientifìca, mi sforzo di dar conto ai lettori della Rivista det movimento scientifico deo·li studi, delle ricerche, delle invenzioni d'attualità. Naturalmente - e quando mi pare di potere essere al caso di farlo -- dò su qnelte invenzioni la mia opinione infi::3chiandomi altamente ::;eessa pi~ce ~ dispiace, giova o nuoce alle persone o alle cose d1 c,11 mi occupo. L'onorario che voi mi date per quella Rassegna mi basta ed io non rni riconosco il diritto di tirarne altro profitto. E questo per oggi e per sempre. E della pubblicazione di queste mie linee, mille grazie. Vostro A. Ag1·esti

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